mercoledì 2 novembre 2022

La Cina tra identità nazionale e globalizzazione nel saggio della prof.ssa Daniela Caruso. Articolo di Luca Bagatin

In un'epoca di drammatiche quanto insensate divisioni, di nuove povertà e di diritti dei lavoratori sempre più minacciati, al XXesimo Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese, tenutosi il 16 ottobre scorso, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, nonché rieletto Segretario Generale, ha sottolineato come “La Cina è un Paese socialista di democrazia popolare sotto la guida della classe operaia basata su un'alleanza di lavoratori e agricoltori; tutto il potere dello Stato in Cina appartiene al popolo. La democrazia popolare è la linfa vitale del socialismo ed è parte integrante dei nostri sforzi per costruire un Paese socialista moderno sotto tutti gli aspetti. La democrazia popolare a tutto processo è la caratteristica distintiva della democrazia socialista; è la democrazia nella sua forma più ampia, genuina ed efficace”. Aggiungendo che “Faremo affidamento con tutto il cuore sulla classe operaia e miglioreremo il sistema di gestione democratica nelle imprese e nelle istituzioni pubbliche, che prende forma fondamentale nella forma di congressi dei lavoratori, in modo da proteggere i diritti e gli interessi legittimi dei lavoratori”.

Proprio di modernizzazione, impresa e di rapporti economici e di dialogo fra popoli differenti parla l'ultimo saggio della prof.ssa Daniela Caruso, docente di Studi sulla Cina presso l'Università Internazionale per la Pace delle Nazioni Unite con sede a Roma.

Nel suo “La Cina tra identità nazionale e globalizzazione”, edito da Eurilink University Press (casa editrice dell'Università non statale legalmente riconosciuta a vocazione internazionale, Link Campus University), la prof.ssa Caruso riannoda i fili dei rapporti economici e culturali fra Cina e Occidente, nonostante i tentativi anticinesi dell'amministazione Biden, che attualmente guida gli USA..

Proprio a partire dai rapporti bilaterali di amicizia fra Italia e Cina, il 2022 - pandemia permettendo – è l'anno della cultura e del turismo dei due Paesi.

Nel saggio della prof.ssa Caruso si sottolineano gli sforzi della Cina, a partire in particolare dal 2001, di investire massicciamente in cultura e ciò sia a rafforzamento della propria identità culturale e nazionale, che al fine di farsi meglio conoscere al resto del mondo, instaurando rapporti di mutuo scambio di relazioni fondate sulla cultura e l'arricchimento reciproco.

La Cina, dal 1912 in poi, è diventata una repubblica ed è riuscita a liberarsi dal governo autocratico della dinastia Quing, che durava dal 1644.

Come spiega la prof.ssa Caruso, la Cina ha sempre avuto una vocazione pacifica e rispettosa della legge e si è sempre e solo difesa, nel corso della sua Storia, fatta anche di dominazione coloniale europea, dalla quale riuscì faticosamente a liberarsi ed affrancarsi.

Sin dalla sua fondazione, la neonata repubblica cinese, non ancora comunista, si fondò sull'eguaglianza dei cinque gruppi etnici che la componevano e, dal 1919, sull'onda della leninista Rivoluzione d'Ottobre in Russia, iniziarono a svilupparsi correnti di liberazione e emancipazione nazionale, che miravano a liberare il Paese da tutte le forze imperialiste, al fine di raggiungere la piena indipendenza e unità nazionale del popolo cinese.

La prof.ssa Caruso sottolinea, infatti, come il primo a usare il termine “nazione cinese” sia stato Mao Tse-Tung proprio nel 1919 e questo fu il compito principale del Partito Comunista Cinese, da lui guidato e fondato nel 1921.

Il saggio della prof.ssa Daniela Caruso, prosegue nello spiegare come la Cina, profondamente influenzata dal pensiero del filosofo Confucio, abbia raggiunto la modernità molto prima rispetto all'Occidente.

La secolarizzazione, l'eguaglianza educativa, una burocrazia fondata sul merito, una società civile autonoma, una lingua unificata e il multiculturalismo, infatti, furono raggiunti dalla Cina molto prima rispetto ai Paesi occidentali. Al punto che, come spiega la prof.ssa Caruso, i primi ad ammirare le cultura cinese furono filosofi Illuministi europei quali Voltaire, Leibniz e molti altri.

Il socialismo cinese (o “socialismo con caratteristiche cinesi, come viene definito in Cina), dunque, oltre alle influenze marxiste-leniniste, deve moltissimo al pensiero confuciano e la Cina moderna è esattamente una fusione fra marxismo-leninismo e confucianesimo, orientati entrambi alla modernità e al dialogo verso tutte le altre culture, nella valorizzazione della propria identità e nel reciproco riconoscimento.

Non a caso, come spiega il saggio della prof.ssa Caruso, i moderni leader socialisti cinesi, da Jiang Zeming a Xi Jinping, hanno voluto coltivare e diffondere il socialismo prendendo come base la cultura tradizionale cinese.

Xi Jinping, da ultimo, ha voluto sottolineare nel 2014, presso il Quartier Generale dell'UNESCO, l'eguaglianza di tutte le civiltà, rifiutando fermamente il concetto di “scontro di civiltà”, che fu spesso un leitmotiv dei neocon statunitensi: “Tutte le civiltà umane hanno lo stesso valore, e tutte hanno i loro rispettivi punti di forza e di debolezza. Nessuna singola civiltà può essere giudicata superiore alle altre”.

La prof.ssa Caruso riporta inoltre un passo del discorso del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi del 2017 in cui egli scrive: “Fin dalla sua fondazione il nostro partito ha strettamente combinato sia il benessere del popolo cinese che il bene dei popoli del mondo, ed è stato consapevole dell'importanza dello spirito dell'internazionalismo. Questa è l'importante distinzione tra il nostro partito e i partiti politici di altre nazioni. Ha origine dal profondo patrimonio della cultura tradizionale cinese (...)”.

Il saggio approfondisce, inoltre, gli aspetti relativi agli investimenti attuati dalla Cina in questi ultimi anni in ambito culturale, dai musei al comparto radiotelevisivo, sino alle partnership economico-culturali e turistiche con altri Paesi del mondo, fra i quali, in particolare, l'Italia.

Sottolineando, in questo ultimo caso, come il turismo cinese in Italia sia fortemente trainante, in particolare nelle città d'arte quali Roma, Venezia e Firenze.

Si fa inoltre riferimento a come la cooperazione fra Italia e Cina sia stata lodata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Matteralla, in un'intervista del 2019, riportata dal saggio stesso, nel quale, il Presidente, sottolinea come “L'Italia è sinceramente votata ai valori della pace, del multilateralismo fondato su regole e i nostri due Paesi sono tra i maggiori contributori al sistema delle Nazioni Unite, sia in termini di risorse finanziarie sia nell'ampiezza della partecipazione e dell'impegno nelle operazioni di mantenimento della pace (…)”.

E, mai come oggi, è necessario rinnovare dialogo e multilateralismo, magari partendo proprio dallo studio delle culture del mondo e dagli investimenti in ambito culturale, come sottolineato dalla prof.ssa Daniela Caruso nel suo saggio.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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