lunedì 19 novembre 2018

Il popolo contro le élite: dai gilet gialli in Francia all'avanzata dei comunisti in Russia. Articolo di Luca Bagatin

E' accaduto già di recente in Russia, in contrapposizione rispetto alle politiche liberali e di austerità imposte dal governo e sostenute dal Fondo Monetario Internazionale (aumento Iva e età pensionabile): alle elezioni amministrative c'è stata infatti una avanzata dei comunisti nelle urne e un arretramento del partito liberal-capitalista di Putin e Medvedev, oltre che da tempo un incremento delle proteste di piazza da parte di movimenti nazionalbolscevichi e socialisti.
Sta accadendo in Francia, ove la destra e la sinistra capitaliste - rappresentate dal governo Macron-Philippe, ormai ad appena il 25% di popolarità - stanno incassando le proteste dei cosiddetti "gilet gialli", movimento popolare spontaneo e trasversale, contro l'aumento del prezzo del carburante e le politiche oligarchiche del governo in favore dei ricchi (si pensi anche alla già contestata Loi Travail, il Jobs Act francese).
La Francia rurale e delle periferie, in sostanza, si sta svegliando. Ovvero la maggioranza dei francesi (il 74% si è dichiarato favorevole a queste proteste). Quelli che in massa alle presidenziali del 2017 non sono andati a votare (e sarebbero stati il partito pressochè maggioritario) e quelli che hanno votato per Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon (i quali hanno dato il loro appoggio alla protesta di piazza), ovvero per i partiti con un minimo di programma sociale e percepiti come un po' più popolari e populisti, che, se volessero ottenere un qualche risultato elettorale, farebbero bene a mettere da parte anacronistiche divisioni ideologiche e unirsi in un unico raggruppamento, oltre le ideologie e contro destra e sinistra capitaliste, anche assieme al piccolo partito dei Patrioti di Florian Philippot, al Polo di Rinascita Comunista e all'Unione Popolare Repubblicana di Asselineau.
Scenario simile è accaduto in Italia, ove la destra e la sinistra capitaliste - Pd e Forza Italia in primis - sono state sonoramente sconfitte. L'attuale governo, pur non essendo minimamente populista e/o socialista, sembra voler contrapporsi alle misure di austerità imposte dall'Unione Europea e attuare alcune misure sociali - comunque non socialiste - (reddito di cittadinanza), ma al contempo seguitare con misure di stampo liberal-capitalista (flat tax) e non presentando un progetto di radicale alternativa per il Paese.
Ad oggi, ad ogni modo, in Europa siamo ben lontani dall'avere un movimento autenticamente socialista e populista, ovvero anticapitalista e democratico autogestionario, come poteva essere ai tempi del nostro Risorgimento durante la Repubblica Romana, ai tempi della Comune di Parigi o nella Russia di fine '800 e inizio '900, oppure negli USA dei primi del '900.
Venti di questo tipo sono soffiati nell'America Latina del XXI secolo, attualmente subendo un leggero arretramento con Bolsonaro in Brasile e Macri in Argentina, laddove la classe media, emancipatasi grazie al socialismo populista, è stata irriconoscente nei confronti dei propri emancipatori (Lula in Brasile e i Kirchner in Argentina) e ha preferito rivolgersi alla destra capitalista, quella che purtroppo sta distruggendo le conquiste sociali, non ultima la cacciata dei medici cubani dal Brasile, coloro i quali curano ad oggi milioni di poveri e il taglio dei servizi sociali in Argentina.
Ad ogni modo i popoli ed i poveri sembrano finalmente non stare più a guardare e voler essere partecipi, democraticamente, dei processi politici che li riguardano.

Luca Bagatin

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