sabato 3 ottobre 2020

In Ecuador e Bolivia si avvicinano le elezioni. I socialisti in testa. Articolo di Luca Bagatin

 

Alle elezioni presidenziali ecuadoriane del 7 febbraio 2021, Rafael Correa, ex Presidente socialista, non potrà essere candidato alla vicepresidenza.

Lo ha reso noto il tribunale nazionale dell'Ecuador, che ha confermato la sentenza di corruzione, sebbene mai provata, contro di lui, impendendogli la candidatura.

La coalizione che sostiene, ovvero il Movimento Unione Nazionale per la Speranza” (costituita dai partiti “Rivoluzione Cittadina” (socialista) e “Centro Democratico” (centrosinistra)) va avanti comunque. Forte anche del sostegno dei sondaggi, che la danno in testa.

Candida infatti Andres Arauz, classe 1985, già Ministro del Patrimonio e della Cultura sotto la presidenza di Correa, nel 2017. Economista e ex direttore generale della Banca Centrale dell'Ecuador.

Alla vicepresidenza, a sostituire Correa, ci sarà il celebre giornalista e professionista della comunicazione Carlos Rabascall. Persona particolarmente sensibile alle questioni legate al sociale, allo sviluppo locale e territoriale, all'economia popolare e all'inclusione nel mondo del lavoro delle persone disabili.

Numerosissimi i candidati in lizza alla competizione elettorale: Guilermo Celi, candidato sostenuto dal Presidente Lenin Moreno e candidato del partito liberale “Società Unita più Azione (SUMA); Lucio Gutierrez, candidato nazionalista di destra con il partito “Società Patriottica”; Cesar Montufar Macheno del partito centrista “Movimento Concertazione”; Ferdando Balda sarà il candidato di “Libertà è Popolo” (partito di Gary Moreno, fratello del Presidente in carica, Lenin Moreno); Paul Carrasco, candidato del partito di sinistra “Insieme possiamo”; Abdalá Bucaram, candidato del partito di centrodestra “Forza Ecuador”; Isidoro Romero per il partito di centrosinistra “Avanza”; Guillermo Lasso per il partito liberale “Credo”; Yaku Perez, candidato indigenista per il partito “Pachakutik”, anticapitalista, indigenista e socialista, ma da sempre fortemente critico con la Presidenza di Correa. Possibile anche la candidatura dell'imprenditore Otto Sonnenholzner, vicepresidente di Lenin Moreno.

Arauz promette un programma che impedisca che l'Ecuador torni nelle mani dei neoliberali e degli oligarchi filo statunitensi e che la Rivoluzione Cittadina portata avanti dal 2007 da Correa venga spazzata via.

Situazione molto simile in Bolivia, ove, dopo il golpe bianco liberal-conservatore che ha cacciato dal Paese il Presidente legittimamente eletto, Evo Morales, ha visto precipitare la situazione sociale e economica.

L'autoproclamatasi Presidente Jeanine Anez - una Juan Guaidò al femminile - ha infatti riportato indietro il Paese di decenni, generando tensioni in tutto il Paese.

In caduta libera nei sondaggi, la Anez ha deciso di ritirare la sua candidatura dalle elezioni presidenziali, previste il 18 ottobre prossimo.

L'obiettivo della Anez è compattare il fronte anti-socialista, visto che il candidato socialista di Evo Morales, Luis Arce, anche'egli economista come l'ecuadoriano Arauz, è da tempo in testa in tutti i sondaggi con il 44,4%. A seguire il candidato di centrosinistra liberale Carlos Mesa, con il 34% e al terzo posto l'estremista di destra e fondamentalista religioso – molto attivo durante il golpe contro Morales, assieme alla Anez - Fernando Camacho, con il 15,2%.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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