“Il Collegio” è ed è
stato, forse, uno dei programmi più riusciti della televisione degli
ultimi anni.
E' un docu-reality – la
cui voce narrante è quella dell'ottimo Giancarlo Magalli - che però
scardina ogni regola del reality-show classico. Non prevede
eliminazioni né da casa né fra i partecipanti; non prevede quindi
televoti; non alimenta il gossip; non ha nulla di volgare o di trash.
Avente per protagonisti
18 ragazzi fra i 14 e i 17 anni, degli insegnanti, dei sorveglianti e
un Preside, è la trasposizione televisiva – in tutto e per tutto
(dalla location - il Collegio San Carlo di Celana, frazione di
Caprino Bergamasco – sino agli abiti dei partecipanti) - di un
collegio degli Anni '60.
E' un esperimento per
molti versi formativo, sociale, sociologico e culturale, se vogliamo,
che mette a confronto due epoche. La nostra e quella degli anni,
forse, fra i migliori del '900. Ove le regole a scuola erano ferree,
ma i rapporti sociali non erano ancora inquinati dalla mediaticità
televisiva, dal web, dall'informazione di massa.
E' un docu-reality nel
quale i ragazzi di oggi vengono guidati nello studio delle materie
scolastiche con i metodi applicati quasi sessant'anni fa. E ciò è
stato possibile grazie ad un corpo docente preparato ed allo stesso
tempo calatosi nello spirito dell'epoca. Pensiamo ad esempio
all'ottimo insegnante di italiano Andrea Maggi, che nella vita è
anche un romanziere; alla professoressa di materie scientifiche Maria
Rosa Petolicchio e al professore di Storia e geografia Luca Raina
(ideatore, nella vita, di “App per Prof”, una vetrina su YouTube
per insegnanti utile agli stessi per apprendere l'uso delle
applicazioni digitali). Nonché alla fermezza di un Preside
interpretato da Paolo Bosisio, noto regista e sceneggiatore teatrale
italiano, che nel programma riesce ad incarnare un'autorità
assoluta, temuta e rispettata. Severo, serio, ma giusto e talvolta
comprensivo, trovandosi a dirimere le questioni sollevate spesso
dalle bravate e dall'irrequietezza dei ragazzi.
I ragazzi, i veri
protagonisti, infatti, sono quelli dell'epoca in cui viviamo, non
certo abituati alle regole austere del bel tempo che fu. Ma è anche
questa la ventata di freschezza e spessissimo di ilarità, portata
all'interno del geniale programma ideato da Elisa Tomaselli e Sofia
Capra, per la regia di Fabrizio Deplano.
Fra i protagonisti di
quest'anno, la cui ultima puntata è andata in onda su Rai Due il 12
marzo scorso, ottenendo una media di share del 10%, ricordiamo i nomi
delle ragazze e dei ragazzi: Beatrice Cossu, Riccardo Tosi, Esteban
Frigerio, William Carrozzo, Youssef Komahia, Gabriele De Chiara, Elia
Gumiero, Alice Carbotti, Giulia Mannucci, Jennifer Poni, Nicole
Rossi, Alice De Bortoli, Matias Caviglia, Luca Cobelli, le gemelle
Cora e Marilù Fazzini, Michael Gambuzza, Evan Nestola, Ginevra
Pirola e Noemi Ortona.
Quest'ultima, peraltro
una delle più studiose e diligenti, ho avuto la possibilità di
intervistarla.
Noemi è una sedicenne di
Milano, frequentante il Liceo Scientifico. Fa peraltro parte del
movimento giovanile ebraico Hashomer Hatzair, che coniuga i valori
dell'ebraismo con quelli del socialismo.
Luca Bagatin:
Innanzitutto mi
piacerebbe sapere che cosa ti ha portato a partecipare al casting de
“Il Collegio 3” e che cosa ti ha lasciato questa esperienza.
Noemi Ortona: Mia
sorella guardava la prima stagione e mi ha praticamente costretta a
guardarla con lei. Dopo un po’ mi ha “preso” e ho deciso di
mandare l’iscrizione per il provino della seconda edizione. Non mi
avevano chiamata, ma mi hanno chiamata l’anno dopo per fare il
provino per la terza stagione e così ho preso l’occasione al volo.
Quest’esperienza mi ha insegnato tanto, ma la cosa principale che
mi rimane sono le amicizie che si sono create là dentro.
Luca Bagatin:
Pensi che una esperienza come quella de “Il Collegio” possa
essere utile e formativa per le ragazze e i ragazzi della tua
generazione ?
Noemi Ortona: Sì,
ne sono convinta. Purtroppo è un'esperienza che solo pochi hanno la
possibilità di vivere. Io sono crescita molto là dentro e sarebbe
bello se più persone avessero questa possibilità.
Luca Bagatin: Cosa
ne pensi delle persone della tua generazione ? In che cosa, secondo
te, si differenziano rispetto alle generazioni precedenti ?
Noemi Ortona: Tutte
le generazioni sono diverse. La mia generazione si differenzia
soprattutto perché siamo tutti cresciuti in un mondo in cui c’era
già internet, il telefono e i social network. Quindi il nostro modo
di vivere e di vedere la realtà è diverso dalle altre generazioni.
Luca Bagatin: Ho
letto che fai parte del movimento giovanile ebraico Hashomer Hatzair,
forse non molto conosciuto in Italia, ma presente anche con un suo
interessante sito web, che coniuga i valori dell'ebraismo con quelli
del socialismo. E' molto interessante che una ragazza della tua età
si interessi di aspetti che hanno a che vedere con il sociale e lo
spirituale.
Noemi Ortona: Il
movimento Hashomer Hatzair è un movimento ebraico e io essendo ebrea
lo frequento da quando sono piccola. Per semplificare è un po’
come gli scout.
Luca Bagatin: Cosa
vorresti fare “da grande” ? Quali sono i tuoi progetti presenti e
futuri ?
Noemi Ortona: Il
mio sogno è quello di diventare un'attrice. Studio infatti
recitazione, ma non voglio lanciarmi nel vuoto senza avere delle
certezze e quindi, in parallelo, vorrei completare i miei studi e
laurearmi in ingegneria.
Luca Bagatin
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