“I bambini bevono
sempre più Coca Cola e sempre meno latte, ed il tempo dedicato
all'ozio sta diventando sempre più tempo per il consumo
obbligatorio”. Questa è una frase che fa pensare. E' una frase
vera, che fotografa la realtà nella quale stiamo vivendo, ove la
pubblicità commerciale ha invaso le nostre case, le nostre menti, il
nostro tempo libero, la nostra vita e così i bisogni indotti che
essa veicola e – in modo più o meno subliminale – impone a noi
cittadini, che siamo ormai diventati dei meri consumatori.
Questa frase l'ha scritta
il saggista uruguaiano Eduardo Galeano alcuni anni fa, all'interno di
un più ampio articolo che descrive tale triste fenomeno.
Un triste fenomeno che
descrive, ampliandolo, anche il saggio a cura di Alessandro Pascale,
edito da La Città del Sole (www.lacittadelsole.net)
dal titolo emblematico “Il totalitarismo liberale. Le tecniche
imperialiste per l'egemonia culturale”.
Il saggio raccoglie
articoli, considerazioni, analisi, inchieste volte a fotografare e
conseguentemente a denunciare il sistema liberale, smascherandolo e
mostrando il suo volto autoritario, al servizio unicamente del
capitalismo, delle classi più ricche, di quelle sovrastrutture che –
nei secoli – hanno reso schiavi i poveri e i popoli.
Come scrive il curatore
nella sua ampia introduzione: “Al termine della presente opera
si inizierà a dubitare di vivere in “democrazia” e di essere
realmente liberi, tanto è forte il controllo diretto e indiretto
esercitato nella nostra società di massa dai media e dalle ristrette
élite padronali. Siamo ancora liberi di scegliere molte cose, certo,
ma secondo limiti pre-determinati che in fin dei conti non si
differenziano notevolmente, rimanendo sempre all'interno di una serie
di strutture e sovrastrutture borghesi”.
La tesi di fondo del
saggio è quella di mostrare al lettore il dominio fondato da quello
che il curatore definisce “Terrore delle guerre, della
disoccupazione, delle persecuzioni, delle migrazioni,
dell'alienazione, della repressione”. Un “Terrore figlio
di un Totalitarismo di tipo nuovo: morbido, accogliente, colorato,
“liberale” per l'appunto”.
E' il mondo
individualista nel quale viviamo, preda dell'ideologia del consumo e
del danaro. Delle corporation che governano interi Stati; che
esportano guerre; che fomentano divisioni; che destabilizzano Stati
sovrani (come la ex Jugoslavia, l'Iraq, la Libia, La Siria, il
Venezuela e molti altri prima ancora); che impongono ai popoli di
emigrare al fine di essere sfruttati, per garantire il benessere ai
popoli più ricchi del pianeta; che impongono i loro stili di vita
con la pubblicità commerciale e, appunto, rendono schiavo il nostro
stesso tempo libero.
Il saggio curato da
Pascale espone, attraverso numerose ricerche, tutte le tecniche
imperialiste usate in tal senso. Spiega ad esempio l'uso storico e
strumentale del razzismo per fomentare divisioni (anche facendo leva
sulle appartenenze religiose) e fomentando guerre fra poveri e ciò
in voga sin dai tempi del colonialismo. Fenomeno non a caso che ha
riguardato ed è stato usato fortemente dalla sinistra liberale
ottocentesca e da tutto il fronte liberale in Europa e criticato già
ai tempi da Karl Marx. Sin da allora i popoli (e gli eventuali morti)
del “Terzo Mondo” varranno di meno rispetto a quelli del
mondo “occidentale”, ovvero verranno considerati meno, sia sotto
il profilo storico-culturale, che oggi dal sistema mediatico e
politico occidentale.
In questo modo saranno
accettate, negli anni, le famose guerre di sedicente “esportazione
della democrazia”... che purtuttavia hanno destabilizzato
unicamente Paesi laico-socialisti – con una propria democrazia e
sovranità - e non hanno minimamente riguardato baluardi del
fondamentalismo islamico quali ad esempio l'Arabia Saudita, in quanto
alleati principali degli Stati Uniti d'America, patria del
liberal-capitalismo.
“Il totalitarismo
liberale” analizza successivamente il fenomeno del controllo
dell'informazione, laddove si dimostra che l'informazione “libera”
è nelle mani di un pugno di capitalisti, in regime di pressoché
oligopolio, in quanto pochissime multinazionali sono, di fatto,
detentrici del potere di televisioni, giornali, media , radio, web e
sistemi informatici. Negli USA ad esempio si è calcolato che il 90%
del consumo mediatico medio è proveniente sostanzialmente da sei
multinazionali: Comcast, The Walt Disney Company, News Corporation,
Time Warner, Viacom e CBS Corporation.
Non stupisce, quindi, se
i grandi media, trasmettono pressoché le medesime notizie e il
pensiero critico o non conforme o è ridotto all'osso oppure,
semplicemente, nei grandi media non esiste e ciò non va certo meglio
per l'Italia, ove ampi paragrafi del saggio sono dedicati anche alla
situazione informativa e mediatica del nostro Paese.
Diviene quindi facile,
per i media, secondo la tesi del saggio, manipolare le informazioni e
fornire narrazioni della realtà politica, sociale e geopolitica, ad
uso e consumo del “mainstream” e degli interessi dei grandi
gruppi economici e di potere.
Ecco che, ad esempio, si
sono giustificati interventi “umanitari” - aspetto diffusamente
trattato nel saggio - laddove “si diceva” che vi erano armi di
distruzione di massa. Che però poi si è scoperto che non c'erano.
Ma nel frattempo persone innocenti sono morte, sono state bombardate
e si sono sostituiti dei governanti legittimi con altri governanti
fantoccio, spesso fondamentalisti o autoritari, ma compiacenti verso
le “potenze liberatrici”.
Altra tesi sostenuta dal
saggio curato da Pascale è la diffusione dell'ignoranza e la
distruzione della cultura, operata attraverso la distruzione
sistematica della scuola pubblica in ogni Paese occidentale,
uniformatasi così al modello scolastico statunitense ove, di fatto,
l'istruzione superiore è accessibile unicamente alle classi agiate,
mentre la scuola pubblica cade a pezzi ed è lasciata allo stato
brado. E così, come scritto nel saggio, accade che la grande
maggioranza degli statunitensi creda di più – tanto per dirne una
- nel diavolo che nella teoria dell'evoluzione di Darwin (sic !).
Altri aspetti
diffusamente trattati da “Il totalitarismo liberale” sono poi i
seguenti: la manipolazione del linguaggio economico-politico
attraverso l'uso distorto di taluni termini (penso ad esempio all'uso
in modo distorto e negativo del termine “populista”); l'utilizzo
massiccio della pubblicità commerciale di cui abbiamo già sopra
fatto menzione, assieme anche alla denuncia del fenomeno
dell'obsolescenza programmata dei prodotti, uno dei sistemi più
perversi usati dalle aziende per far durare meno il ciclo di vita di
un prodotto e quindi obbligare le persone ad acquistarne uno nuovo;
l'influenza del capitalismo nell'arte e nella cultura, laddove si
racconta, nel saggio, la storia della propaganda filo statunitense e
filo capitalista di non poche opere cinematografiche, letterarie ed
artistiche, anche spesso attraverso l'intervento diretto della CIA,
nel periodo della Guerra Fredda; il tentativo - nella Russia
post-sovietica - di falsificare la storia dell'URSS dipingendola
quale un regime del terrore e non il Paese nel quale si è realizzato
il socialismo e si è combattuta povertà, analfabetismo e differenze
di genere.
Su questo argomento poi,
il curatore del saggio, essendo di formazione marxista e comunista,
ha voluto ampiamente trattare il fenomeno del cosiddetto revisionismo
storico – già in voga dopo la morte di Stalin in URSS e cavallo di
battaglia del PCI “eurocomunista” di Berlinguer - denunciandolo
quale fenomeno anticomunista e per molti versi all'origine dello
sdoganamento, da parte anche del mondo ex comunista, dell'ideologia
liberale e del sistema economico capitalista.
“Il totalitarismo
liberale. Le tecniche imperialiste per l'egemonia culturale”, come
spiegato dal curatore nella prefazione, inaugura la collana “Storia
del Socialismo e della Lotta di Classe”, che prevede un progetto
editoriale di dieci volumi, compreso il presente, volti a raccontare
approfonditamente una storia per molti versi dimenticata, sicuramente
utile da far conoscere anche a chi, pur non essendo o non essendo stato
comunista o socialista, vuole comunque approfondire senza pregiudizi
una realtà fortemente osteggiata da chi, oggi, in nome di una
presunta idea di libertà (quella di consumare e di “godere”
illimitatamente sulle spalle dei poveri e dei popoli), tiene in mano
le redini del gioco.
Molto interessante il
fatto, peraltro, che la casa editrice La Citta del Sole abbia voluto
indicare nell'incipit che, essendo essa “contro la riduzione a
merce dell'individuo e del prodotto del suo ingegno”, permette
la riproduzione anche integrale del volume editato, in modo
gratuito a patto che di ciò sia fatto comunque un uso proprio e
legittimo.
Luca Bagatin
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