lunedì 1 aprile 2019

IL VENEZUELA E LA DISINFORMAZIONE OCCIDENTALE CHE CI HA INSTUPIDITI (tratto da un post del giornalista Paolo Di Mizio)

Oggi, l'amico Paolo Di Mizio - scrittore e giornalista - per vent'anni  nella redazione del TG5 e di numerose altre importanti testate nazionali, ha pubblicato questo interessante post su Facebook, a proposito delle fake news diffuse dai media occidentali, relative al Venezuela.
Il post è molto interessante, perché si rifà allo studio di Alan MacLeod, ricercatore universitario britannico che, in merito a tale argomento, ha redatto un interessante quanto poco conosciuto rapporto/saggio.
Alcuni significativi stralci del rapporto sono stati tradotti da Paolo, che li riporta nel suo post e che pubblico, di seguito, integralmente.

L. B.

Paolo Di Mizio: IL VENEZUELA E LA DISINFORMAZIONE OCCIDENTALE
CHE CI HA INSTUPIDITI
(questo post è dedicato a molti di noi, cioè a quelli che sono acciecati dalla falsa propaganda americana e occidentale orchestrata dalla Cia).
L'autore dello scritto che pubblico qui sotto è Alan MacLeod, un ricercatore universitario britannico e collaboratore di un'associazione di sorveglianza sui falsi mediatici chiamata “Fairness and Accuracy in Reporting”. MacLeod ha vissuto per alcuni anni in Venezuela per studiare il regime chavista. Nell'aprile scorso ha pubblicato il libro “Cattive nuove dal Venezuela. Vent’anni di false notizie e disinformazione”. Ecco alcuni brani di una sua lunga relazione sul Venezuela per l'ente di sorveglianza sulle fake news.
Una delle conclusioni cui giunge il ricercatore britannico è che le notizie dal Venezuela sono state profondamente e coscientemente inquinate dai massmedia americani ed occidentali per favorire gli interessi politici e petroliferi degli Stati Uniti.
Quella che segue è solo una parte del rapporto, che ho tradotto dall'inglese.
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DAL RAPPORTO DI A. MACLEOD
L’ultimo straordinario capitolo nel bizzarro romanzo della politica venezuelana si svolge sotto i nostri occhi. Pur avendo vinto le elezioni presidenziali del 2018, Nicolàs Maduro ha visto autoproclamarsi Presidente il Segretario dell’Assemblea popolare Juan Guaidò, un uomo di cui l’80% dei venezuelani non aveva mai sentito parlare fino a quel giorno.

Guaidò è stato immediatamente sostenuto dai governi degli Stati Uniti e del Regno Unito. Il vicepresidente americano Mike Pence ha dichiarato: “Nicolàs Maduro è un dittatore senza alcuna legittimità. Non ha conquistato la presidenza con libere elezioni ed è andato al potere imprigionando chiunque gli si opponesse”.
Ho già scritto in dettaglio su come i mass-media si siano impegnati a fare da eco all’idea secondo cui Maduro sarebbe totalmente illegittimo e a definire la posizione degli USA sulla politica venezuelana come quella di un arbitro neutrale.
Ma perché i mass-media, che detestano Trump a casa loro, si allineano così prontamente alla sua politica quando si tratta del Venezuela? E perché ci sono così poche voci critiche di quello che è essenzialmente un tentativo di colpo di Stato sostenuto dagli Stati Uniti?
(…)
Due elezioni, un caso di scuola.
A sostegno di questo metodo per testare i modelli di propaganda [ndr, si riferisce al libro di Noam Chomsky ed Edward Herman “La fabbrica del consenso”, sulla disinformazione nei mass-media], ho studiato la copertura mediatica in Occidente delle elezioni del 2018 in Colombia, un alleato degli Stati Uniti, e in Venezuela, nemico giurato degli USA. In Colombia ha trionfato il conservatore Ivan Duque; in Venezula ha vinto il socialista Maduro.
Le elezioni in Colombia si sono svolte in un clima di terrore. Il candidato della sinistra Gustavo Petro è sopravvissuto per un pelo a un tentativo di assassinio, mentre i paramilitari di destra minacciavano i suoi sostenitori. Il partito conservatore del presidente uscente Alvaro Uribe ha massacrato più di 10.000 civili, mentre alcuni osservatori elettorali statunitensi, come Daniel Kovalik, professore di Giurisprudenza all'Università di Pittsburgh, scambiati per elettori colombiani davanti alle urne, si sono visti offrire denaro per votare per Duque. Ci sono state più di 250 denunce ufficiali di frode elettorale.
I maggiori mass-media occidentali, nel frattempo, hanno massicciamente approvato le elezioni di questo Stato alleato degli USA, presentandole come una speranza per il paese e minimizzando tutti gli aspetti negativi, in particolare le violenze. La Cnn ha riferito che “nonostante ci siano stati isolati episodi di violenza, essi sono stati minimi”. La Associated Press è andata più lontano, affermando che il solo pericolo reale per la Colombia era che Petro avrebbe condotto il Paese “pericolosamente a sinistra”, mentre la Npr descriveva Alvaro Uribe come “immensamente popolare”, senza neppure menzionare i massacri commessi dal suo governo.
Al contrario, quasi all’unanimità i mass-media hanno presentato le elezioni che si tenevano contemporaneamente in Venezuela come “una parodia”, “l’incoronazione di un dittatore”, “pesantemente truccate”, “l’arroccamento di una dittatura”, “una farsa che cementa l’autocrazia”. Il Miami Herald le ha definite “fraudolente”, “truccate”, “teatrali”, “truffaldine”, il tutto in una sola colonna.
Le elezioni venezuelane hanno comportato forse alcuni aspetti discutibili. Ma l’idea che si trattasse di un “simulacro di elezioni” è stata subito contraddetta dagli osservatori internazionali che monitoravano le elezioni, molti dei quali hanno pubblicato rapporti dettagliati che ne attestano la corretta organizzazione e il corretto svolgimento.
Hanno seguito le elezioni anche diversi osservatori internazionali di primo piano, tra i quali l’ex Primo ministro spagnolo José Zapatero e l’ex Presidente dell’Ecuador Rafael Correa. Zapatero ha dichiarato che “non c’è alcun dubbio sul processo elettorale”, e Correa ha detto che le elezioni erano state “organizzate in modo impeccabile” e si erano “svolte nella completa normalità”. Ma farete fatica a trovare sui mass-media occidentali una qualunque menzione delle loro opinioni.
L’amministrazione americana getta la maschera
(…) Uno dei pochi aspetti positivi dell’amministrazione Trump è che non cerca neppure di nascondere le sue vere intenzioni. E infatti John Bolton, consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, ha apertamente descritto il Venezuela come un’opportunità di business. “Farebbe una grande differenza per gli Stati Uniti sul piano economico, se le compagnie petrolifere americane potessero investire nelle riserve petrolifere e nella produzione del Venezuela” ha detto Bolton. [ndr, il Venezuela possiede riserve petrolifere superiori a quelle dell’Arabia Saudita].
Con una similitudine evidente con la preparazione della guerra all’Iraq, Bolton ha anche etichettato il Venezuela come membro di “una troika della tirannia” e ha di recente suggerito di imprigionare Maduro a Guatanamo Bay.
Il governo britannico ha bloccato il trasferimento dell’oro venezuelano custodito dalla Banca d’Inghilterra, dopo aver dichiarato Guaidò legittimo presidente. Parallelamente, gli Stati Uniti hanno intensificato, nonostante gli appelli contrari dell’ONU, le sanzioni contro il Paese già assediato. Il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha formalmente condannato le sanzioni, facendo notare che esse hanno aggravato la crisi umanitaria. Un ex inviato speciale per il Venezuela ha dichiarato che si trattava di un possibile “crimine contro l’umanità”.
Da parte sua la stampa fa da grancassa alla “promozione della democrazia” e alla protezione dei diritti dell’uomo. Il Washington Post, per esempio, ha applaudito alle azioni della Casa Bianca, esortandola a indurire le sanzioni e affermando che Guaidò aveva “donato una speranza al popolo del Venezuela”.
I grandi mass-media sembrano ignorare le opinioni dei venezuelani. L’86% di loro è contrario a un intervento militare e l’81% è in disaccordo con le sanzioni, secondo un recente sondaggio.
L’approccio uniformemente adottato dai grandi mezzi di comunicazione per delegittimare il regime di Maduro ha forse una motivazione nascosta: minare e discreditare le idee di ispirazione socialista (dette “populiste”) che riemergono nei loro Paesi.
Quando si tratta di questioni come la politica estera, la maschera dell’imparzialità e della verità dei mass-media cade e rivela il loro vero ruolo: servire i potenti.
Alan MacLeod

Nella prima foto, tratta dal post di Paolo Di Mizio, si vede la folla venezuelana a un comizio di Maduro di qualche settimana fa: è la stessa gente che prima dell'avvento del governo socialista soffriva la fame mentre le società petrolifere americane incameravano tutti i proventi del petrolio venezuelano. Il governo socialista ha tolto le concessioni alle società americane e ha nazionalizzato il petrolio, di cui possiede le maggiori riserve al mondo, superiori a quelle dell'Arabia Saudita.

La seconda foto è la copertina del saggio di Alan MacLeod, acquistabile, in lingua originale, anche online. 

tratto da: https://www.facebook.com/paolo.dimizio.1/posts/1209154832574623

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