venerdì 12 aprile 2019

Per preservare l'ambiente occorre cambiare completamente stile di vita e sistema economico. Articolo di Luca Bagatin

Pensare di occuparsi di clima e ambiente attraverso bei discorsi o manifestazioni, come proposto dalla giovanissima Greta Thunberg, può essere lodevole, ma è assai limitante e, soprattutto, risolve ben poco.
Ben poco, in realtà, avrebbe risolto anche il cosiddetto “Green New Deal” proposto dalla deputata newyorkese Alexandria Ocasio-Cortez, se anche fosse passato al Senato, cosa che ad ogni modo non è accaduta. Tale piano avrebbe previsto l'utilizzo di fonti rinnovabili di energia al 100%, attraverso investimenti nei settori ferroviari “ad alta velocità” (e già l'esistenza di una rete ferroviaria ad alta velocità non è proprio qualcosa di molto “green”) e in nuovi veicoli elettrici.
Tale piano – stimato in circa mille miliardi di dollari - oltre all'ambiente, avrebbe riguardato anche l'assistenza sanitaria universale, un salario minimo di sopravvivenza e una lotta ai monopoli.
Lodevoli iniziative – come il suo puntare il dito contro banche e compagnie petrolifere – ma, permanendo all'interno di un sistema capitalista e consumista – peraltro fortemente condizionato da corporation e multinazionali - che non viene minimamente rimesso in discussione dalla Ocasio-Cortez, rischiano di rimanere più sulla carta che nella pratica.
Le politiche del cosiddetto “sviluppo sostenibile”, tanto amate dalla sinistra liberal-capitalista, in sostanza, non hanno nulla di sostenibile, in quanto tale “sviluppo”, come ricordato dall'economista e filosofo francese Serge Latouche, non è altro che “un'impostura”.
Latouche, filosofo della decrescita, ha più volte ricordato infatti come lo “sviluppo” che noi conosciamo è quello delle tre rivoluzioni industriali, che ha portato ad una contrapposizione fra gli esseri umani e fra gli esseri umani e la natura.
Latouche, a differenza dei promotori dell'ideologia della “crescita economica” e dello “sviluppo”, propone una “decolonizzazione dell'immaginario”, decnomicizzandolo, ovvero proponendo un nuovo stile di vita: vivere del necessario, non del superfluo. E vivere in armonia con la natura.
E' da visioni come questa, arcaiche se vogliamo, che sono sorti – anche online – vari siti di “baratto etico”, ove gli oggetti – anziché essere venduti – vengono scambiati. Generando così un “non-mercato”, evitando così sprechi di oggetti che finirebbero nella spazzatura, rompendo quella spirale consumista che genera unicamente il profitto di pochi, lo sfruttamento di molti e un conseguente inquinamento dell'ecosistema in quanto, per produrre nuovi oggetti, occorrono fabbriche e macchinari non certo “green”.
Aspetti che però le Ocasio-Cortez e le Greta Thunberg non ci raccontano né ci insegnano (a parte qualche lodevole proclama e qualche simpatica manifestazione), in quanto – volenti o nolenti - ancorate ad un modello produttivista, liberal-capitalista, economicista. Un sistema che promette “posti di lavoro” privati (ormai peraltro sempre più rari), che producono reddito e consumo, ma non un lavoro in comune, per il bene delle comunità e quindi dell'umanità nel suo complesso. Ove il prodotto di tale lavoro, anziché generare profitto, possa generare semplicemente lo stretto necessario affinché ciascuno abbia di che vivere. Senza sprechi, senza bisogni indotti, senza il superfluo. Ove ciascuno possa così lavorare meno e godere semplicemente il proprio tempo per stare assieme agli altri, immerso nella natura.
Latouche, in tal senso, recupera il concetto di “economia del dono” (il baratto ne è uno degli aspetti), tipica delle società matriarcali (ancora oggi esistenti, ad esempio in alcune zone della Cina), e di cui parla diffusamente il “Saggio sul dono” dell'antropologo socialista Marcel Mauss.
Tale economia del dono, ricorda Latouche, rafforza peraltro i legami sociali, che il commercio rende invece impersonali e sterili.
Una strada tutta in salita negli USA, che pur hanno rifiutato anche il moderato piano “green” della Ocasio-Cortez.
Modificare il proprio stile di vita e la propria mentalità è una delle cose più difficili che si possano fare e certo sono scelte e percorsi tutt'altro che indolori. La via per un ecosistema preservato, ad ogni modo, dovrà per forza passare attraverso questi aspetti. Non certo per le ricette di una sinistra liberal-capitalista, solo apparentemente differenti rispetto a quelle della destra, ma, nei fatti, ancorate ad un sistema economicista e produttivista che promuove una crescita economica che non è affatto illimitata, così come non sono affatto illimitate le risorse dell'ecosistema nel quale viviamo.
Se abbiano a cuore il nostro ambiente, la natura e i cambiamenti climatici ci spaventano, iniziamo dunque a modificare noi stessi e le nostre abitudini.
I grandi cambiamenti, spesso, non sono operati dai politici, ma dalla gran parte degli esseri umani. Se solamente hanno il coraggio di cambiare, di ragionare e di ricominciare a lavorare in comune per un progetto comune.

Luca Bagatin

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