martedì 13 agosto 2019

Russia. I comunisti di Zjuganov pronti a contrapporsi, ancora una volta, al liberal-capitalismo di Putin. Articolo di Luca Bagatin

L'8 settembre, a Mosca, si terranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. Molte sono state, nei giorni scorsi, le manifestazioni di piazza dell'opposizione (dai comunisti ai liberali, sino ai nazionalbolscevichi) contro il governo, il quale ha rifiutato numerose candidature presentate, a causa di presunte irregolarità nelle raccolte di firme o di presentazione dei documenti. Un vero e proprio tentativo di mettere il bavaglio a chi si oppone allo status quo.
Il Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), Gennady Zjuganov, si è pronunciato, nei giorni scorsi, con un lungo articolo sulla “Pravda”, delineando i problemi del Paese, a nemmeno un mese dalla tornata elettorale, che vedrà coinvolte anche altre realtà amministrative.
I comunisti, già alle amministrative dell'autunno scorso, in importanti realtà regionali, hanno visto aumentare i propri consensi, strappando diverse amministrazioni al partito liberal putiniano “Russia Unita”.
Zjuganov, nel suo articolo, ravvisa come la Russia sia in profonda crisi, subordinata agli interessi dell'oligarchia; piegata dalle assurde sanzioni volute dagli USA e dall'Unione Europea; con un rublo indebolito e con persone in condizioni di povertà estrema. Situazione peraltro aggravata dalla riforma del sistema pensionistico e dell'aumento dell'IVA, volute dal governo circa un anno fa.
Zjuganov afferma che il governo Putin aveva promesso un aumento del PIL, mentre questo è risultato in calo. Che il governo aveva promesso un progresso in ambito tecnologico, mentre molte industrie russe dipendono ancora dalle importazioni estere. Che il governo aveva promesso maggiore sicurezza sociale, mentre è avvenuto esattamente l'opposto.
Zjuganov punta poi il dito contro gli oligarchi, che guadagnano enormi profitti e preferiscono investirli all'estero, privando così il Paese di risorse finanziarie.
Il leader comunista fa presente che, se all'inizio del 2019, vi erano 20,4 milioni di persone che vivevano sotto la soglia di povertà, negli ultimi mesi questa cifra ha raggiunto il mezzo milione in più e, oltre a ciò, tre famiglie su quattro non ricevono uno stipendio che permetta loro di giungere alla fine del mese.
In alternativa a tutto ciò, Gennady Zjuganov propone un programma che preveda: la rimozione dell'oligarchia dai settori strategici dell'economia e la nazionalizzazione di detti settori; un aumento degli oneri fiscali per i più ricchi, una riduzione delle imposte per i ceti medi e una completa esenzione per i più poveri; il ritorno in Russia della sovranità finanziaria, ovvero prestiti destinati all'economia interna a condizioni agevolate; il divieto del ritiro di capitali verso banche estere e offshore e un ritorno al sistema delle riserve auree, in modo che il valore monetario sia agganciato all'economia reale; sostegno alle piccole e medie imprese che oggi rischiano la bancarotta; un sostanziale aumento del budget nei settori dell'istruzione e della sanità; lo sviluppo dei settori legati alla scienza e all'alta tecnologia.
Nel suo articolo, Zjuganov, cita a sostegno di tali prospettive anche il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, ormai da tempo critico del sistema neoliberale e delle politiche di austerità promosse dal Fondo Monetario Internazionale, abbracciate anche dalla Russia sin dagli Anni '90.
Il Presidente Zjuganov conclude il suo articolo invitando la popolazione russa – oltre che a votare contro il governo liberale di Putin – anche a partecipare alle manifestazioni comuniste del 17 agosto prossimo, che si terranno in tutto in Paese e che avranno per slogan: “Per elezioni eque e pulite ! Per lo stato di diritto e i diritti sociali dei cittadini !”.
Una manifestazione con lo stesso scopo e spirito è già stata tenuta lo scorso 31 luglio a Mosca, organizzata dal partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, guidato dallo scrittore Eduard Limonov.
Nel frattempo la popolarità del premier Putin è in caduta libera, un po' come quella di Macron in Francia. E' oltremodo evidente che le politiche liberali e di austerità si sono dimostrate, da tempo e un po' in tutto il mondo (dalla Francia alla Russia sino all'Argentina e in tutta Europa), un autentico fallimento.

Luca Bagatin



 
"Le persone stanno vivendo l'impatto aggressivo, spesso apertamente distruttivo, dei mass media monopolizzati dal grande capitale. Sono attaccati dalla cultura di massa di base con il suo culto della violenza e della dissolutezza. Sotto l'apparenza di "libera circolazione di idee e informazioni", viene attuata una politica di imperialismo informatico e culturale.
La manipolazione delle menti e dei sentimenti delle persone, i loro interessi e bisogni, l'unificazione forzata del mondo spirituale al livello più basso e primitivo trasformano l'umanità come comunità di individui in una massa sconsiderata e sottomessa."

Gennady Zjuganov
 

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