Siamo passati da una società in cui il ruolo sociale era definito in base alla sua capacità produttiva, ad una società in cui tale ruolo è definito dalla qualità, quantità e tipologia di consumi.
Da una società di produttori, si è passati ad una società di consumatori.
Questo ciò che rileva il prof. Giancarlo Elia Valori, nell'appendice di uno dei suoi più interessanti saggi: “La sapienza e la storia: i grandi illuminati”, con prefazione del prof. Oliviero Diliberto e edito da Futura Edizioni alcuni anni fa.
Il saggio è certamente interessante per l'analisi di numerose figure storiche, alla luce delle loro conoscenze in ambito esoterico e spirituale e dalla loro capacità di portare tali aspetti sapienziali nel proprio agire politico.
Il prof. Valori ci parla, dunque, dei Cardinali Mazzarino e Richelieu; di Ireneo Filalete; del conte di Cagliostro; del Principe Raimondo di Sangro (al quale dedica numerosissime pagine ed al quale ha dedicato anche un saggio, da me recentemente recensito); degli aspetti esoterici in Mao Tse-Tung; di quelli di Winston Churchill e Franklin Delano Roosevelt e non fa alcuno sconto alle pratiche occultistiche, ma in questo caso estremamente negative e aberranti, di Adolf Hitler.
Il saggio è particolarmente interessante, anche per le sue conclusioni, indicate, come accennavo, nell'appendice al testo.
Perché sono un parallelismo fra un mondo che non esiste più (che fu anche quello nel quale vissero grandi illuminati, esoteristi, filosofi, sapienti, teosofi e massoni) e quello moderno, fondato sull'immagine, la “società dello spettacolo” che diventa merce (e dunque banalità standardizzata, come chi la consuma), già denunciata da Guy Debord e dal Situazionismo francese alla fine degli Anni '60.
Un mondo moderno consumista e fondamentalmente vuoto, desiderante e proprio per questo inconsapevolmente totalitario e orwelliano.
Un mondo nel quale sembra aver vinto, come afferma il prof. Valori, “il maligno, quello che propone a Cristo di trasformare le pietre in pane, azione alla quale, naturalmente, Gesù si rifiuta”.
Qui, peraltro, mi ritorna alla mente un film di Adriano Celentano, che ho amato molto e sottovalutatissimo in Italia (ma molto valutato all'estero). “Joan Lui”, del 1985. Un film nel quale la morale, in particolare conclusiva, era la medesima.
E non occorre essere cristiani (personalmente non lo sono) per rendersene conto.
“Oggi il desiderio è la legge”, scrive il prof. Valori (che sembra quasi ricordare i moniti di Michel Clouscard e Pier Paolo Pasolini) “e l'istinto e la ragione devono sempre coincidere”. “Esistono solo i singoli, concreti, cittadini”, prosegue il prof. Valori. “Cittadini che non hanno nessun obbligo a seguire un ethos sociale, scritto e non scritto, oggi la morale non esiste”.
Ciò che manca, per l'Autore, è l”Invisibile”, la “sapienza del cuore”, che è stata annientata dalla “scienza triste”, ovvero dall'economia che “ha reso tutti delle macchine attente al calcolo dei dolori e dei piaceri”.
“Senza Dio, anche il Dio dei laici migliori, non vi è l'uomo”, scrive Valori citando successivamente un grande laico anti-materialista quale fu Giuseppe Mazzini, che fondò le sue lotte risorgimentali e la Repubblica Romana del 1849 sui precetti “Dio e Popolo”, che influenzeranno il Risorgimento, anche grazie al pensiero teosofico-massonico di Giuseppe Garibaldi, sino a giungere alle lotte antifasciste e post-risorgimentali del Partito d'Azione (fondato sul precetto Pensiero e Azione) e ad influenzare il Centro-Sinistra italiano del dopoguerra, che si reggeva sull'asse laico-socialista-risorgimentale e quello cattolico democratico.
Il mondo moderno attuale è, oltre che del consumo e dell'immagine, schiavo di quella che il prof. Valori definisce “polizia del linguaggio”, ovvero il cosiddetto “politicamente corretto”. Mentre si è perduta la conoscenza del passato, quella cultura che “è sapienza del passato, conoscenza delle radici personali, storiche, nazionali e sovranazionali”.
Che sono peraltro anche gli strumenti per comprendere e dialogare con chi è diverso da noi, ha storie, cultura, tradizioni, idee e sistemi di valori differenti dai nostri.
“Il mondo contemporaneo” - scrive il prof. Valori - “ha quindi distrutto tutte le bellissime tradizioni del cattolicesimo sociale, del socialismo, della semplice bontà popolare, della solidarietà laica”.
Tutti aspetti, peraltro, analizzati alla perfezione anche da due ottimi intellettuali francesi contemporanei quali Jean-Claude Michéa e Alain De Benoist.
Occorrerebbe tornare a riannodare i fili di un passato che non esiste più, fondato sul civismo, la democrazia autentica, la solidarietà comune.
“Senza comunità, niente società, che è anch'essa una rete solidale”, scrive Valori.
Ma come insegnare, tutto ciò, ai nostri ragazzi, si chiede l'Autore?
Con l'esempio, dettato da un comportamento retto.
“Il Comportamento è la vera scuola, che si apprende con tutti i sensi e, soprattutto, con la discussione unita all'intuizione”.
Il prof. Valori conclude, dunque, con uno spiraglio di speranza per il futuro, se “i ragazzi impareranno a vivere in posti piccoli, sani, ameni, non troppo globalizzati e dove il lavoro manuale e quello intellettuale vanno di pari passo”.
Luca Bagatin
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