Giancarlo Elia Valori, docente universitario e attento osservatore della situazione politica ed economica internazionale, nella sua lunga carriera ha ricoperto importanti incarichi in prestigiose società italiane ed estere. I suoi rapporti con la Cina risalgono, come lui stesso racconta in questa intervista, agli anni Settanta. Valori spiega le ragioni per le quali la Repubblica Popolare Cinese è destinata, che ci piaccia o meno, ad avere un ruolo centrale nel futuro del mondo e invita il lettore a guardare con fiducia a un grande Paese proiettato, come pochi altri, verso il futuro ma con una grande tradizione di civiltà alle spalle.
Professore Valori, può dirci quando ha incontrato
 per la prima volta i cinesi e come è iniziata la sua storia con la 
Cina? Negli anni, perché ha avuto interesse a visitare la Cina e come 
osserva i cambiamenti della Cina? Per Lei dov’è l’attrattiva della Cina?
Sono trascorsi tanti anni ormai. Mi 
sono recato per la prima volta nella Repubblica Popolare della Cina a 
fine anni Settanta, nel 1977, ed ho incontrato alte personalità del 
Partito e dello Stato. Il mio interesse per la Repubblica Popolare della
 Cina voleva attingere direttamente nel Paese e non rifarmi a concetti de relato,
 oppure letti qua e là da organi d’informazione eterodiretti da potenze 
terze. La stessa stampa filocinese a quel tempo in Italia non aveva 
grandi mezzi, ed era sempre osteggiata dai mass-media italiani, giornali
 padronali e RAI compresa, a parte quelli della sinistra 
extraparlamentare. Ma pur essa non è che avesse inviati a nelle città 
cinesi, ecc. per cui doveva rifarsi a sua volta a “sentiti dire” sia 
pure di fonti amiche, a parte i rari viaggi a Pechino dei vertici del 
Partito Comunista d’Italia (marxista-leninista): il 13 agosto 1968 
Osvaldo Pesce e Dino Dini, ricevuti dal Presidente Mao Zedong, dal Primo
 Ministro Zhou Enlai, dai Membri del Comitato Permanente dell’Ufficio 
Politico del Partito Comunista Cinese Chen Boda e Kang Sheng, dalla 
Vicedirettrice del Gruppo Centrale della Rivoluzione Culturale Jiang 
Qing, e dal Membro del Gruppo Centrale della Rivoluzione Culturale Yao 
Wenyuan; ai primi d’ottobre 1969 Fosco Dinucci, segretario del PCd’I 
(m-l) fu ricevuto dal Presidente Mao.
E pensate! Ricordo ancora la 
trasmissione di Radio Pechino in lingua italiana il 18 marzo 1971, 
quando nella Repubblica Popolare della Cina fu celebrato il Centesimo 
Anniversario della Comune di Parigi!
Per cui ho avuto interesse a 
visitare la Repubblica Popolare della Cina in quanto mi hanno sempre 
attratto le sue millenarie storia e tradizione verso la cooperazione 
amichevole tra tutti i Paesi, onde promuovere la pace e lo sviluppo nel 
mondo. La RP della Cina non è d’accordo con la teoria secondo cui un 
Paese forte deve cercare l’egemonia. Il popolo cinese non ha nel sangue 
il gene dell’oppressione di altri popoli attraverso il militarismo o il 
cosiddetto soft power condizionante, oppure mediante le bombe umanitarie
 apportatrici di “libertà”.
I cambiamenti della RP della Cina
 hanno attraversato diverse fasi storiche. Il prossimo aprile si 
celebrerà il 70° anniversario della Conferenza di Bandung nel quale 
furono fissati i Cinque Principi del rispetto reciproco, della 
sovranità, dell’integrità territoriale, della non aggressione reciproca,
 della non interferenza negli affari interni, basati sull’uguaglianza 
degli Stati ed il mutuo vantaggio della coesistenza pacifica. Da allora 
ad oggi, il passo decisivo è stata la scelta della modernizzazione. 
Ossia cercare la soddisfazione per il popolo cinese e il ringiovanimento
 della nazione è la missione base della modernizzazione cinese. Il 75° 
anniversario della proclamazione della Repubblica Popolare è di grande 
significato simbolico in quanto sintetizza le condizioni sociali 
fondamentali per la modernizzazione del Paese che, appunto, non è certo 
un argomento recente, in quanto già in passato le Quattro 
Modernizzazioni furono le prime riforme lanciate ufficialmente da Deng 
Xiaoping nel 1978: 1. agricoltura, 2. scienza e tecnologia, 3. industria
 e 4, difesa nazionale.
L’attrattiva della RP della Cina 
sta nel crescere senza imporre i propri modelli agli altri, ma evitare e
 non ritenere necessari gli errori commessi da coloro i quali ritengono 
di essere depositari della verità infrangendo le libertà altrui.
Come commenta i risultati ottenuti dalla Cina negli ultimi 75 
anni? Alcuni lo chiamano il “miracolo nello sviluppo dell’umanità”. Qual
 è la sua opinione?Concordo con la 
definizione “miracolo”. Basti dire che dal 1° ottobre 1949, l’economia 
cinese ha fatto passi da gigande. Soprattutto a partire dal XVIII 
Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese (8-15 novembre 2012), 
il Comitato Centrale del Partito, presieduto da Xi Jinping, e dal nuovo 
concetto di sviluppo, ha cercato di stimolare il potere, la vitalità e 
il potenziale verso l’alta qualità, rispondendo efficacemente a vari 
rischi e sfide sulla via da seguire e promuovere con validità l’economia
 del Paese in modo sano.
Nei recenti 75 anni, la scala 
economica della RP della Cina Paese ha continuato ad emergere. Nel 1952,
 il PIL ammontava a soli 67,9 miliardi di yuan. Dopo la riforma e 
l’apertura, l’economia si è sviluppata rapidamente. Il volume economico 
totale ha superato i un trilione di yuan nel 1986 e i dieci trilioni di 
yuan nel 2000. Nel 2010 ha superato il Giappone ed è diventata la 
seconda economia più grande del mondo.
Dal predetto XVIII Congresso, la 
forza economica cinese ha continuato ad incrementare. Nel 2020, il 
volume economico totale ha superato i 100 trilioni di yuan e nel 2023 ha
 superato i 126 trilioni. Calcolato a prezzi costanti, il volume 
economico totale nel 2023 è aumentato di 223 volte rispetto al 1952, con
 un tasso di crescita medio annuo del 7,9%.
La produzione totale di cereali è
 aumentata da 113,18 milioni di tonnellate nel 1949 a 695,41 nel 2023. 
“La ciotola del riso” è saldamente nelle mani dei cittadini cinesi e la 
posizione di base dell’agricoltura è stata continuamente rafforzata nel 
2023. Il valore aggiunto dell’industria manifatturiera ha raggiunto i 33
 trilioni di yuan, e si è piazzata al primo posto nel mondo per 
quattordici anni consecutivi e la sua capacità di produzione industriale
 è stata continuamente migliorata: nuove industrie e nuove piattaforme 
di contrattazione stanno emergendo una dopo l’altra, così come il 
settore dei servizi gradualmente sta diventando la più grande industria 
dell’economia nazionale.
Va detto anche che dalla 
fondazione della Repubblica Popolare della Cina, la propria influenza 
economica si accresce man mano. Nel 2023, la produzione economica totale
 della RP della Cina rappresenta circa il 17% del totale mondiale. Dal 
2013 al 2023, l’economia cinese ha contribuito in media per oltre il 
30%, rendendola la principale fonte di energia per la crescita economica
 mondiale. Oltre al più grande paese nel commercio di beni, il secondo 
più grande nel commercio di servizi, il secondo più grande consumatore 
di beni e il più grande Paese nelle riserve di valuta estera. Penso che 
questo basti per dare una rapida visione d’assieme.
Attraverso anni di esplorazione e pratica, la Cina ha elaborato un
 percorso cinese di modernizzazione. Perché la Cina dovrebbe attenersi 
fermamente a questo percorso?
Come già ho avuto modo di esternare 
in conferenze e miei scritti va fatto un distinguo. La modernizzazione 
cinese va differenziata dalla cosiddetta occidentalizzazione, che a 
tutti i costi quel sistema di produzione cerca d’imporre al mondo con 
mezzi violenti e subdoli.
Nell’attuale periodo di riforme 
si stanno liberando e sviluppando le forze produttive sociali, per 
compiere grandi passi in avanti nella costruzione nazionale e fornire 
una garanzia di sistema piena di nuova vitalità e condizioni materiali 
per un rapido sviluppo. L’èra del socialismo con caratteristiche cinesi 
fornisce una garanzia istituzionale più completa, una base materiale 
maggiormente solida e una forza spirituale più attiva verso la 
modernizzazione nazionale.
Si combinano i principi 
fondamentali del marxismo con caratteristiche attraverso la realtà 
specifica della RP della Cina e con la sua cultura tradizionale. La 
spinta alla modernizzazione, l’approfondimento della sua comprensione 
teorica, la continua maturazione strategica e l’arricchimento della 
pratica, sono state avanzate in una serie di idee, nuovi punti di vista e
 lungimiranti conclusioni, che arricchiscono e sviluppano teorie 
modernizzatrici. Essa è una nuova analisi delle teorie che hanno 
promosso da anni ormai le conquiste e i cambiamenti storici del Paese.
La questione essenziale è 
recuperare i duecento anni perduti – a causa della debolezza della 
dinastia Qing, e la rapacità dell’imperialismo, principalmente quello 
britannico e in seguito la vergogna dei trattati ineguali imposti a 
Cina, Giappone Tokugawa e Corea Joseon dalle potenze occidentali – che 
hanno determinato l’arretratezza con cui settantacinque anni orsono i 
fondatori della Repubblica Popolare hanno dovuto fronteggiare dopo la 
liberazione. Ossia nel tempo è stato creato un processo parallelo, fra 
industrializzazione, informatizzazione, urbanizzazione e modernizzazione
 agricola. Ed è per tali ragioni che la RP della Cina deve assolutamente
 attenersi fermamente a questo percorso.
Negli ultimi decenni, la Cina ha fatto passi da gigante verso il 
proprio percorso di modernizzazione. Secondo lei, quali sono le 
motivazioni della fiducia della Cina?
Le motivazioni della fiducia della 
Repubblica Popolare della Cina in se stessa mirano a che l’obiettivo è 
realizzare sostanzialmente la modernizzazione che, partita formalmente 
nel 2020, dal 2035 avrà lo scopo di edificare un Paese moderno, stabile e
 forte nella difesa perlomeno dal 2050. Contrariamente a quanto 
strombazza una certa propaganda non esiste un unico modello di 
modernizzazione nel mondo – e meno che meno uno da imporre con la forza e
 la violenza come spesso accade (l’“occidentalizzazione” di cui sopra) –
 né esiste un modello universale standard con manuali per le istruzioni.
L’analisi della teoria della 
modernizzazione cinese è essenzialmente la cura di un Paese con una 
popolazione enorme, sulla base di una profonda sintesi dell’esperienza e
 delle lezioni della pratica e degli errori delle modernizzazioni in 
altri paesi del mondo.
La popolazione cinese è di 
1.419.321.278 cittadini (seconda dopo l’India) e la RP della Cina 
supererà presto la somma delle popolazioni dei Paesi sviluppati 
esistenti. La difficoltà e la complessità sono senza precedenti e anche 
il percorso di sviluppo e il metodo di promozione devono avere le loro 
proprie caratteristiche.
Per cui la prosperità comune è il
 requisito essenziale, ed è anche un processo storico a lungo termine. 
La modernizzazione cinese aderisce alla filosofia marxista secondo il 
sistema cinese dello sviluppo incentrato sulle persone e non sui 
mercati, cerca di risolvere consapevolmente e proattivamente le 
disparità regionali, le differenze fra città e campagna e le 
sperequazioni nella distribuzione del reddito, promuove l’equità sociale
 e la giustizia, realizza gradualmente la prosperità comune per tutte le
 persone e previene risolutamente la polarizzazione.
Come valuta il contributo della Cina alla comunità internazionale 
negli ultimi 75 anni? Soprattutto a livello diplomatico, la Cina ha 
proposto molte idee, che ruolo, pensi, rivestano nella realtà attuale?
Dalla fondazione della Repubblica 
Popolare della Cina nel 1949 ad oggi, la sua diplomazia ha attraversato 
75 anni di sviluppo. In questo periodo, la RP della Cina ha aderito a 
una politica estera di pace indipendente, ha gestito le relazioni 
statali in conformità con i cinque principi della coesistenza pacifica e
 ha salvaguardato fermamente la sovranità nazionale, la sicurezza e gli 
interessi di sviluppo. È rimasta calma nel turbolento ambiente 
internazionale e ha resistito a dure prove. Il suo status internazionale
 è stato significativamente migliorato e la sua influenza internazionale
 ha continuato ad espandersi. Ha conquistato un ambiente internazionale e
 condizioni esterne sempre più favorevoli per la spinta alla 
modernizzazione socialista interna.
La diplomazia di un Paese è 
strettamente legata alla sua politica interna ed essa è la continuazione
 della sua politica interna che si esprime coerentemente nelle proprie 
relazioni internazionali. Pertanto, la formulazione della politica 
estera di un Paese deve essere subordinata agli interessi del Paese e ai
 suoi principi fondanti. La diplomazia della RP della Cina è la parte 
esterna del sistema politico interno. È un sistema diplomatico 
completamente nuovo, quindi, in termini di natura, principi e metodi, è 
fondamentalmente diverso dal sistema diplomatico imperialista, 
coloniale, semifeudale e oppressivo ereditato dalle potenze occidentali.
 Per cui, il primo dovere della diplomazia cinese era necessariamente 
ndi ricominciare da capo e «pulire la casa prima di trattare con gli 
ospiti».
Nel settembre 1949 si tenne a 
Pechino la prima riunione della Conferenza consultiva politica del 
popolo cinese. Il Programma comune adottato, che ebbe natura 
costituzionale e giuridica stabilì in modo esaustivo la politica estere e
 i principi del Paese e determinò le principali decisioni sotto forma di
 legge. Nel Programma era scritto: «I principi della politica estera 
della Repubblica Popolare della Cina consistono nel salvaguardare 
l’indipendenza, la libertà e l’integrità della sovranità territoriale 
del Paese, nel sostenere una pace internazionale duratura e la 
cooperazione amichevole tra i popoli di tutti i paesi, e per opporsi 
alle politiche imperialiste di aggressione e di guerra». Ed è sulla base
 di questo principio fondamentale che poi ha preso piede quella linea 
costante che ha guidato la politica estera di Pechino. Quel Programma 
stabiliva alcune politiche specifiche della diplomazia cinese: 1. 
riguardo ai trattati e agli accordi; 2. per ciò che concerne i principi 
per stabilire relazioni diplomatiche con governi stranieri; 3. e 
riguardo alle relazioni commerciali con l’estero.
Le disposizioni di cui sopra sono
 diventate i principi guida e la base giuridica per il lavoro estero 
della RP della Cina, indicando la direzione del lavoro diplomatico. Dopo
 la fondazione della RP della Cina, l’8 novembre 1949 fu istituito il 
Ministero degli Affari Esteri, dando inizio al processo storico della 
diplomazia pacifica e indipendente.
La neo-Repubblica ha eliminato i 
privilegi e il potere dell’imperialismo e del colonialismo nel Paese, ha
 seppellito l’umiliante diplomazia della dinastia Qing, inizialmente 
pilotata dagli inglesi, ed è entrata coraggiosamente sulla scena 
mondiale con un nuovo atteggiamento.
Oggi la RP della Cina stabilisce e
 sviluppa attivamente nuovi tipi di relazioni diplomatiche paritarie con
 altri Paesi in tutto il mondo. In considerazione del contesto specifico
 nei primi giorni della fondazione della Repubblica ad oggi, sta 
adottando una strategia diplomatica ormai nota specie ai Paesi in via di
 sviluppo, a quelli del Terzo Mondo, ed all’opinione pubblica di quegli 
Stati sedicenti indipendenti facenti parte o giacenti in blocchi 
aggressivi militari.
Oltre a stabilire rapidamente 
relazioni diplomatiche con vari Paesi che riconoscono e rispettano la 
reciproca indipendenza, attualmente la RP della Cina ha sempre 
attribuito grande importanza anche allo sviluppo delle relazioni 
diplomatiche o degli scambi interpersonali con Paesi al di là del colore
 dei propri governi.
Allo stesso tempo, la RP della 
Cina ha resistito alla pressione degli Stati Uniti d’America, lungo la 
guerra fredda e il post-Muro, e ha dimostrato il proprio vigore 
nazionale attraverso ripetute competizioni con l’imperialismo 
colonial-capitalista su vari fronti: Repubblica Popolare Democratica 
della Corea (nord), Indocina nel complesso, e sulla questione di Taiwan.
 Col tempo ha deballato l’isolamento, il blocco e le minacce, entro cui 
ha cercato di rinchiuderla l’imperialismo. Si è imposta alla Conferenza 
di Ginevra del 1954, è uscita oltre i confini con la Conferenza di 
Bandung nel 1955 – la quale dette un contributo storico al rafforzamento
 dell’unità afro-asiatica – ha surrogato la cricca del fantoccio Jiang 
Jièshí (Chiang Kai-shek) all’ONU nel 1971, rientro nel Comitato 
Internazionale Olimpico nel 1979, e innumerevoli ulteriori conquiste.
Ufficialmente la RP della Cina ha
 relazioni diplomatiche complete con 180 degli altri 192 stati membri 
delle Nazioni Unite, oltre alle Isole Cook, l’Isola Niue e lo Stato 
della Palestina. A partire dal 2024, la Cina ha avuto il maggior numero 
di missioni diplomatiche di qualsiasi altro stato al mondo. Questi sono 
fatti e numeri che dimostrano che la RP della Cina ha salvaguardato 
l’indipendenza, la sovranità e la dignità del Paese e ha conquistato il 
rispetto del mondo.
Guardando al futuro, in quali settori è più ottimista riguardo lo 
sviluppo della Cina? In futuro, quale potere e saggezza, spera, che la 
Cina continuerà a mettere a disposizione nel mondo?
Nella presente intervista credo di 
aver brevemente e in sintesi analizzato i tanti progressi ottenuti in 
ogni campo dalla Repubblica Popolare della Cina, almeno secondo il mio 
punto di vista. Per cui adesso – nel rispondere alla sua domanda – tocco
 un argomento importante e che vede la RP della Cina da qualche tempo 
anche all’avanguardia nel continuare a mettere a disposizione all’intero
 pianeta la propria esperienza.
Il 16 aprile 2022 è stato un 
momento che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo nel settore 
cinese dei voli spaziali con equipaggio. Dopo aver stabilito un nuovo 
record di 183 giorni di volo continuato in orbita, tre astronauti cinesi
 sono tornati dal vasto spazio al loro pianeta natale. Per cui la fase 
chiave di verifica della tecnologia cinese si è conclusa con successo, 
ponendo solide basi per la costruzione dei un’eventuale stazione 
spaziale.
L’innovazione scientifica e 
tecnologica è il motore fondamentale del progresso della civiltà umana. 
Il volo spaziale con equipaggio della RP della Cina continua a 
svolgersi. È un vivido esempio delle vostre imprese scientifiche e 
tecnologiche che raggiungono sempre nuove vette. È una piena 
manifestazione dell’autosufficienza scientifica e tecnologica di alto 
livello che continua illuminare la strada verso la modernizzazione. È 
anche la capacità di un Paese in via di sviluppo e crescita per 
contribuire al progresso della civiltà umana.
Il segretario generale Xi Jinping
 ha sottolineato: «Nel mondo di oggi, lo sviluppo della scienza e della 
tecnologia deve avere una visione globale, cogliere il polso dei tempi e
 seguire da vicino le nuove esigenze avanzate dalla produzione e dalla 
vita umana verso le quali la Repubblica Popolare della Cina è 
impegnata». Questo significa, non solo promuovere la collaborazione 
globale per l’innovazione scientifica e tecnologica; nonché partecipare 
attivamente alle reti globali di ricerca di base e la trasformazione dei
 risultati scientifici in pratiche d’avanzamento; o coltivare nuovi 
motori di sviluppo economico; rafforzare la protezione della proprietà 
intellettuale; creare un ecosistema di innovazione di prima classe; 
modellare il concetto di scienza e tecnologia in modo definitivo; e 
migliorare la governance globale in tali settori, che significa 
potenziare maggiormente il benessere umano.
Non solo questo, ma porre anche 
le fondamenta di un più vicino futuro ad un settore come quello dello 
sfruttamento economico e potenziale delle risorse contenute negli 
asteroidi ed in ulteriori corpi celesti, al di là di acquisizioni 
meramente scientifiche e di prestigio quali la costruzione di una 
stazione spaziale. E pure in questo caso sono molto ottimista.

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