lunedì 24 febbraio 2025

Cossiga e l'intelligence. Articolo di Luca Bagatin


Francesco Cossiga, come ricordato e descritto dall'ottima Clio Pedone nella biografia “L'uomo che guardò oltre il muro”, edita da Rubbettino (e da me recensita recentemente a questo link https://amoreeliberta.blogspot.com/2024/11/luomo-che-guardo-oltre-il-muro-di-clio.html), fu politico democristiano di lunghissimo corso, il quale ricoprì innumerevoli incarichi istituzionali.

Nato a Sassari nel 1928, laureatosi a vent'anni nel 1948 e successivamente docente di diritto costituzionale all'Università di Sassari.

Uomo coltissimo e curioso, divenne deputato nel 1958, a trent'anni.

Stimatissimo dal Ministro della Difesa socialdemocratico, Roberto Tremelloni, persona nobile e dalla specchiatissima moralità, divenne suo Sottosegretario dal 1966 al 1970 e con lui collaborò alla riforma del SIFAR e alla sua trasformazione in SID. Fu proprio allora che, Cossiga, inizierà ad appassionarsi alla politica estera e all'intelligence.

E proprio di tale tema si occupa l'interessante saggio “Cossiga e l'intelligence”, edito sempre da Rubbettino, che è poi una raccolta di interventi di studiosi e analisti, a cura di Mario Caligiuri, Professore di Pedagogia generale all’Università della Calabria e Presidente della Società Italiana di Intelligence.

Un saggio nel quale è rimarcata la passione del Presidente Cossiga per l'intelligence, quale strumento di difesa della democrazia, invitando il mondo della politica, della cultura e dell'opinione pubblica a confrontarsi con tale tema, auspicando che il tema dell'intelligence possa e potesse divenire oggetto di studio nelle Università italiane.

“Cossiga e l'intelligence”, come dicevo, è una raccolta di interventi (di Giorgio Galli, Rosario Priore, Giulio Cazzella, Carlo Jean, Pino Arlacchi, Paolo Savona e Carlo Mosca), nei quali, ciascuno degli intervenuti descrive che cosa ha rappresentato per il Presidente Cossiga l'intelligence, sia durante il periodo della Guerra Fredda, che successivamente, durante le numerosi crisi internazionali, non ultima quella legata ai fatti terroristici dell'11 settembre 2001.

Come spiega Giorgio Galli, ogni democrazia ha il suo “governo visibile e invisibile”, con tutte le sue contraddizioni e Cossiga, che si adoperò per salvare, pur senza riuscirvi, il suo amico Aldo Moro (al punto da uscirne profondamente provato, anche sotto il profilo psicologico), ne era ben consapevole.

L'allora Prefetto Giorgio Cazzella illustra la visione di Cossiga durante i cosiddetti Anni di Piombo, che è una visione di rafforzamento degli apparati pubblici e di una legislazione antiterrorismo, nel pieno rispetto della Costituzione.

Il Generale Carlo Jean analizza il periodo del crollo del Muro di Berlino e quello del crollo del sistema dei partiti democratici in Italia, oltre che l'interesse e il rispetto di Cossiga per le forze armate e la sua visione in politica estera, fondata sull'equilibrio.

Il prof. Paolo Savona tratta il periodo della fine della Guerra Fredda e delinea il nuovo ruolo dell'intelligence, atto a fronteggiare i nuovi rischi legati alla sicurezza dello Stato e di come Cossiga sia stato, nel 2007, con la riforma dei servizi di sicurezza, profondamente lungimirante.

Pino Arlacchi racconta della sua amicizia con Cossiga, pur nella differenza di opinioni. Ne scaturisce un profilo di un politico colto, che dice ciò che pensa al limite della provocazione, profondo conoscitore del mondo dell'intelligence e della sua utilità per difendere la democrazia e la sicurezza dei cittadini.

L'ex Prefetto Carlo Mosca illustra, invece, l'intelligence, sotto il profilo giuridico e storico.

Nel saggio sono presenti anche interventi del prof. Caligiuri, che ricorda come il Presidente Cossiga, per la sua profonda conoscenza del mondo dell'intelligence, fosse ritenuto, all'estero, un membro dell'intelligence stesso, al punto che gli fu dato, simpaticamente, il nome in codice “Cesare”. E il Presidente Cossiga, per far conoscere al grande pubblico quel mondo scrisse anche il suo “Abecedario”, edito da Rubbettino, nel quale spiegò i rudimenti dei servizi di sicurezza a difesa degli interessi nazionali.

In “Cossiga e l'intelligence” non mancano, inoltre, interventi dello stesso Cossiga, molti dei quali sottoforma di interviste realizzate dal nipote e biografo Paolo Testoni.

Un saggio interessante e non scontato. Su un politico di altissimo profilo della Prima Repubblica che, comunque la si pensi, merita non solo rispetto, ma anche di essere studiato e ristudiato per il carattere profondamente lungimirante e democratico che seppe rappresentare.

Un politico come lui, come Tremelloni, Craxi e molti altri, manca profondamente al nostro sempre più triste e sempre meno lungimirante Paese.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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