mercoledì 17 maggio 2017

Il popolo contro le élite (di destra e sinistra). Articolo di Luca Bagatin

Emmanuel Macron, nuovo Presidente di Francia, nomina come Primo Ministro Edouard Philippe, già ex socialista sino al 2002 e successivamente gollista.
La mossa di Macron, l'uomo dei poteri forti, è vista da molti osservatori come una conferma del carattere "nè di destra nè di sinistra" del leader di "En Marche !", quando invece si tratta esattamente dell'opposto, ovvero di una mossa "e di destra e di sinistra", ovvero di unità fra le due componenti e ciò in linea con quando avviene da tempo in tutti i Paesi che hanno abbracciato la linea liberal-capitalista, ovvero oligarchica ed elitaria a spese dei popoli e dei poveri.
E' del resto la stessa versione di quanto avvenuto da tempo in Italia, ove di fatto centrodestra e centrosinistra hanno sempre finto di combattersi, ma in realtà hanno spesso stretto accordi al punto che non stupisce che da tempo al governo ci sia una stretta alleanza fra il Partito Democratico e le forze del cosiddetto "nuovo centrodestra" e che spesso le posizioni di Renzi siano e siano state sovrapponibili a quelle di Berlusconi.
E' la medesima versione di quanto avviene da tempo in Germania, ove la CDU di centrodestra governa con la SPD di sinistra.
E' la medesima versione di quanto avvenuto in Spagna ove governa il centrodestra anche in quanto il PSOE, pur non votando in favore del governo del Popolare Rajoy, si è astenuto e di fatto ne ha permesso la nomina.
E' la medesima versione di quanto avviene da sempre negli Stati Uniti d'America, ove i due partiti maggiori sono di fatto speculari, al punto che Trump - per quanto avesse promesso in campagna elettorale cose diverse - segue la stessa politica bellicosa dei suoi predecessori Democratici (e del resto fu Democratico egli stesso in tempi non sospetti).
E' la medesima versione di quanto avvenne in alcuni Paesi dell'America Latina, pensiamo al Venezuela ove i corrotti partiti di centrodestra (COPEI) e di centrosinistra (Accion Democratica) si spartirono il potere per anni, sino all'avvento del socialista autentico Hugo Chavez che ne sconvolse i piani, dando vita a diversi governi di rinnovamento sociale ed economico.
E lo stesso Venezuela socialista, oggi, è minacciato dai tentativi di golpe operati dalla MUD, ovvero dalla coalizione di forze di centrodestra e di centrosinistra anti-socialiste, anti-bolivariane e anti-chaviste.
Ecco che possiamo notare come in realtà, lungi dall'essere superate, le forze di destra (oligarchia ricca) e di sinistra (borghesia, classe medio alta progressista) sono vive più che mai e unite nell'opporsi ancora una volta alla volontà di riscatto dei popoli e dei poveri, che richiedono politiche sociali e di rinnovata sovranità nazionale e non a caso si rivolgono a partiti e movimenti populisti nel senso positivo del termine (ricordiamo che il termine populista deriva dall'omonimo movimento politico ed intellettuale russo sorto alla metà del XIX secolo a tutela e per l'emancipazione dei contadini e dei servi della gleba sulla base di un programma socialista e comunitario. Ispiratosi al populismo russo sorgerà, sul finire dell'800, negli Stati Uniti d'America, il Populist Party, ovvero il Partito del Popolo, a rappresentanza delle classi contadine, operaie e meno abbienti, che proponeva la nazionalizzazione dei mezzi di comunicazione, l'elezione popolare diretta ed era in generale ostile alle élite ed al sistema bancario), come peraltro già scrivemmo in altri articoli, uno in particolare: http://amoreeliberta.blogspot.it/2017/03/il-populismo-e-politica-dal-basso-cosi.html).
Il connubio fra destra e sinistra, del resto, è una realtà storicamente già esistita nel passato, così come ricorda il filosofo Jean-Claude Michéa nel suo saggio "I misteri della sinistra" (http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/02/il-socialismo-non-e-di-sinistra-parola.html) e proprio il connubio fra la sinistra progressista ed i liberali alla Adam Smith ha fatto perdere al socialismo originario - che non era nè di destra nè di sinistra - ogni autentico connotato emancipatorio e le classi meno abbienti si sono via via rifugiate verso l'ala della destra più conservatrice e tradizionalista.
Occorre dunque tornare ai propositi della Prima Internazionale dei Lavoratori, ovvero ad una sinergia moderna fra intelligenze socialiste autogestionarie e rivoluzionarie, mazziniane, garibaldine, anarchiche, al fine di recuperare il contatto con i popoli ed i poveri che, in una democrazia partecipativa, diretta e compiuta, dovrebbero essere il motore pulsante dell'attività di governo (il Presidente argentino Juan Domingo Peron, non a caso, sosteneva che il politico dovesse fare esattamente ciò che il popolo chiedeva).
Il filosofo Jean-Claude Michéa rileva peraltro e infatti come, da tempo, a livello mondiale, stiano nascendo diversi movimenti critici nei confronti del capitalismo e tendenti a superarlo quali: il “Movimento dei cittadini” in Corea del Sud, gli “Indignati” in Europa (vedi il partito spagnolo Podemos, in particolare), il “Movimento del 99%” negli USA e, da tempo, l'America Latina è un laboratorio di movimenti per il superamento del capitalismo, i quali, negli ultimi quindici anni, hanno anche dato ottima prova di governo, come ad esempio il Bolivarismo, il Neo-Peronismo, il Sandinismo, che fanno peraltro riferimento a precise figure storiche e carismatiche dell'America del Sud.
Anche in Europa, non a caso, sempre più elettori si rivolgono a movimenti di matrice sovrana e sociale quali il già citato Podemos spagnolo, il Front National francese (che di fatto ha un programma socialista e gollista originario e affatto di destra o estrema destra), la France Insoumise di Mélenchon e in Italia persino i Cinque Stelle, anche se solo in parte, sembrano orientarsi verso una visione bolivariana, sociale e sovrana della politica (vedasi taluni elogi di Grillo alla politica sociale ed economica di alcuni Paesi del Socialismo del XXI secolo latinoamericani ed il tentativo, seppur maldestro, di teorizzare una politica dal basso).
Così come ha rilevato il filosofo Alain De Benoist più volte (http://blog.ilgiornale.it/scarabelli/2017/04/03/alain-de-benoist-il-populismo-oltre-destra-e-sinistra/), quello che viviamo sembra dunque profilarsi quale il momento populista, ovvero la crisi dell'ideologia liberal-capitalista (ormai percepita come totalitaria e totalizzante) e la crisi della democrazia cosiddetta rappresentativa (laddove i cittadini, che non si riconoscono più negli speculari partiti della destra e della sinistra, vorrebbero sempre più avere la possiblità di auto-rappresentarsi e di qui la richiesta di una democrazia sempre più diretta, partecipativa e referendaria).
Mentre, dunque, a livello parlamentare e di governo i rappresentanti della destra e della sinistra cercano di unirsi per innalzare un muro in difesa delle élite economiche e finanziarie seguitando a promuovere politiche di crescita economca illimitata, a perpetrare politiche di deregolamentazione dei mercati, precarieggianti, cosmopolitico-immigrazioniste e di sfruttamento della manodopera a basso costo e ciò attraverso privatizzazioni selvagge; austerità; flessibilità del lavoro attraverso i vari Jobs Act e Loi Travail; rafforzamento delle élite e conseguente perdita di sovranità popolare; apertura indiscriminata delle frontiere e conseguente sfruttamento della manodopera straniera a basso costo; rafforzamento delle istituzioni europee a scapito delle diversità di ogni nazione e dei rispettivi popoli; politica estera invasiva nei confronti di Stati sovrani – che peraltro ha favorito il terrorismo internazionale come nel caso libico (ciò vale in particolare per la Gran Bretagna di Blair - colpevole peraltro di aver mentito al suo stesso popolo nella faccenda delle armi di distruzioni di massa in Iraq rivelatisi inesistenti – e per la Francia di Sarkozy e Hollande, rea non solo di aver barbaramente fatto uccidere Gheddafi, ma anche di sostenere Paesi legati al terrorismo come l'Arabia Saudita e di aver tentato di rovesciare il governo laico siriano di Assad), dall'altra parte il popolo - che in massa ha smesso di andare a votare da tempo - richiede più democrazia, politiche sociali e di sovranità nazionale, oltre che si evitino ulteriori spargimenti di sangue in Paesi stranieri, la cui sovranità va altrettanto rispettata.
La contrapposizione, come rileva De Benoist, è dunque sempre più verticale: il popolo contro le élite, ovvero ciò che sta in basso contro ciò che sta in alto. La destra e la sinistra, dunque, per quanto unite, non è detto che riescano ancora ad imporsi su coloro i quali criticano, giustamente, lo stato di cose presenti. Come afferma Alain De Benoist: "Se il populismo critica la democrazia liberale" - del resto - "è per richiedere più democrazia, non meno".

Luca Bagatin

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