venerdì 19 aprile 2019

Ecuador. Nuove persecuzioni politico-giudiziarie contro esponenti socialisti. E' la volta dell'ex Ministro Patino. Articolo di Luca Bagatin

L'Ecuador sta tornando indietro di decenni. Sta tornando ai tempi nei quali era suddito degli USA e preda delle oligarchie economiche e di politici corrotti.
L'attuale Presidente dell'Ecuador, Lenin Moreno, una volta eletto nel maggio 2017 con i voti socialisti quale successore dell'ex Presidente Rafael Correa (di cui fu Vicepresidente), ha tradito da tempo i suoi elettori e il suo mandato. Ha via via distrutto ogni conquista sociale, civile e civica della “Revolucion Ciudadana” (Rivoluzione Cittadina) e fatto arrestare – pochi mesi dopo la sua elezione - prima il suo Vice, Jorge Glas, con un'accusa di corruzione ancora tutta da provare (e che è ancora in carcere, in precarie condizioni di salute) e oggi vuole far arrestare l'ex Ministro degli Esteri di Correa, Ricardo Patiño, colui il quale rinegoziò il debito pubblico con l'estero; diede priorità allo sviluppo umano; fece espellere l'Ambasciatrice USA e diede asilo politico all'attivista libertario Julian Assange nell'Ambasciata dell'Ecuador di Londra.
Quel Julian Assange la cui protezione è stata tolta proprio da Lenin Moreno di recente. Forse perché, come riportato dal “The Guardian”, WikiLeaks potrebbe essere sospettato di collegamento con un sito web anonimo che ha accusato il fratello di Moreno di aver aperto delle società offshore. La medesima accusa che peraltro ha mosso, su Twitter, anche l'ex Presidente Rafael Correa a Moreno stesso.
Ad ogni modo, oggi è il turno di Ricardo Patiño. Accusato di istigazione alla protesta contro il governo, unicamente in quanto ha invitato, durante una riunione del partito “Revolucion Ciudadana” - il nuovo partito socialista dei sostenitori dell'ex Presidente Correa - a protestare contro Lenin Moreno.
Patiño, durante una intervista rilasciata a teleSur, ha parlato di “chiarissima persecuzione politica” e ha sostenuto che “le autorità vogliano liquidare il correismo”, utilizzando la giustizia a questo scopo. Questo ricorda peraltro molto il periodo della tangentopoli italiana e l'accanimento contro il socialista Bettino Craxi, ma anche le accuse di corruzione mosse ai socialisti Lula e a Dilma Roussef in Brasile e alla peronista Cristina Kirchner. Ovvero a tutti coloro i quali non si erano allineati al verbo liberal capitalista a guida USA e hanno attuato politiche in favore delle classi più povere e indigenti.
Nell'intervista, Patiño ha proseguito affermando: “Quando governavamo abbiamo colpito gli interessi dei più ricchi, abbiamo distribuito la ricchezza in forma adeguata e questo non lo hanno sopportato. Si vendicano aggredendoci. Lo Stato agisce in funzione della vendetta e non della giustizia”.
Su Patiño pende inoltre un'altra accusa, che sembra ormai “di moda”, ovvero quella di essere in combutta con fantomatici “hacker russi e svedesi” attraverso i quali avrebbe tentato, nientemeno, di destabilizzare il governo di Lenin Moreno (sic !).
Patiño ha ricordato che la sua lotta è “per le strade” e non certo attraverso fantomatici hacker.
Il giudice Flavio Palomo ha emesso un ordine di detenzione preventiva contro l'ex Ministro degli Esteri Patiño per il presunto reato di istigazione alla protesta.
Patiño si è a sua volta rifugiato in Perù al fine di sfuggire alla persecuzione politica, operata da un governo che ha tradito completamente ogni ideale socialista.

Luca Bagatin

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