domenica 13 ottobre 2019

SurRealità letterarie (parte seconda) by Luca Bagatin

Non sempre ho voglia di scrivere cose serie, come dicevo l'altro giorno.
A volte ho voglia di tornare ai tempi in cui scrivevo anche - e volentieri - cose facete. Pur dicendo cose serie e vere. Perché, come diceva il mio amico Bazar, "Le cose più serie si dicono scherzando".
Come ho scritto l'altro giorno. Paro paro (andate a vedere il post precedente, se non ci credete !).
Per cui ho deciso di proporre, qui di seguito, un racconto lungo e alcuni monologhi. 
Tutti dallo spirito surReale, surRenale: "Sciroppami di baci"; "My name is Parallelo Pipedo" e "Occhio, Perocchio !".

Luca Bagatin

SCIROPPAMI DI BACI
Mi chiamo Scirocco Di Glucosio e sono un tipo piuttosto sciroccato.
Lo sono, quantomeno, da quando ho conosciuto Pesca.
Pesca mi ha rapito il cuore. Pesca ha pescato – novella pesca di beneficenza - nei miei più reconditi sentimenti.
Pesca Sciroppata era la donna di cui ero segretamente innamorato.
Lei non sapeva nulla. Era ignara, pur senza essere un'ignorante.
Pesca aveva studiato alla Sorbona. Si era sciroppata ore e ore di lezione nella prestigiosa università di Parigi.
La ragazza, ad ogni modo e comunque, a dispetto (smettila di farmi i dispetti, cazzo !) del suo nome, aveva una pelle butterata dall'acne. Pesca non aveva la pelle come una pesca, ma la pelle a buchetti come quella di un'arancia e questo era il suo principale cruccio.
La mia segretamente amata non amava uscire di casa e, se lo faceva, indossava sempre un burqua, pur essendo di fede pastafariana.
“Urka burqua !” esclamai io la prima volta che la vidi senza burqua, nell'unico momento in cui Pesca si era concessa, con un'amica intima, un gelato al pistacchio e cassata.
Pesca era siciliana come le arance rosse di Sicilia. Per quanto, lei, fosse bionda. Biondo platino, biondo platinum, come la carta di credito MasterClass di Povera Di Sodio, nota ricca ereditiera amica di Pesca.
Quando mi avvicinai al loro tavolo, avendo tutta l'intenzione di sfoderare la mia verve da corteggiatore incallito pur senza i calli ai piedi, Povera Di Sodio ebbe un capogiro e svenne.
“Oh povera !”, esclamai io. “Di Sodio”, precisò Pesca.
Fu in quel momento che nacque l'idillio, che scoccò la scintilla fra lei e me.
Senza curarcene, calpestammo Povera (povera !) Di Sodio e ci baciammo lungamente.
“Ma...che sto facendo ! Che stiamo facendo !”, si scandalizzò la mia profumata Pesca.
“Ci stiamo baciando !”, esclamai io.
“Appunto, non dovremmo ! Ci conosciamo appena e poi io ho la pelle butterata dall'acne” e mi stampò uno schiaffone da rivoltarmi come un calzino bucato. Non mio, comunque, precisiamo !
Io rimasi a bocca aperta, come l'emoticon di Facebook che preferisco di più. Stupirmi è l'espressione che più mi si addice. L'espressione di stupore ricorda un po' i bambini, quando sono ancora innocenti o fingono di esserlo, magari dopo una marachella per la quale, poi, danno la colpa al gatto...oppure a Putin, un po' come fanno quegli adulti mentre leggono il tiggì.
Cercai di calmare Pesca, ma non ci fu nulla da fare.
Nel frattempo Povera rinvenne. “Oh povera me !”
“Povera te Di Sodio”, puntualizzammo in coro sia io che Pesca.
“Cosa state lì a guardare, imbecilli ! Aiutate a tirarmi su e chiamate mio fratello Glutammato, che mi venga a prendere subito !”
Glutammato Di Sodio era nel commercio dei dadi da gioco truccati. Il che lo aveva reso, praticamente, il Padrino della città. Ruolo molto ambito anche da me, più che altro perché, sin da bambino, il mio eroe preferito era Don Vito Corleone interpretato da Marlon Brando.
Fu così che chiamai Glutammato, dopo essermi fatto dare il numero di cellulare dalla sconvolta Povera: “Ehy, Glut, sono Scirocco. No, non ci conosciamo. Ho una proposta da farti, che non puoi rifiutare. Scherzavo. C'è qui tua sorella Povera, anzi, la tua povera ricca sorella, che vorrebbe che tu la venissi a prendere. Okay, ciao !”.
Risolta la questione, tornai a dedicarmi alla mia bella Pesca butterata che piangeva lacrime amare (come le arance) a causa della condizione condizionante della sua pelle.
“Oh my baby, dont'worry ! No te preocupe ! Sei in presenza di Scirocco Di Glucosio, mica di uno zuccheroso palladilardo qualsiasi !” e continuai, con una certa sicumera (che vorrebbe dire sicurezza. Non è il nome di una nuova tizia che ho rimorchiato, che andate a pensare !): “L'acne (punti neri, papule, pustole) è una malattia cutanea che può avere varie forme e intensità. Alla base c'è la seborrea, legata a un'iperfunzione delle ghiandole sebacee. Si combatte in vario modo. Innanzitutto con una dieta sana e equilibrata, senza cibi ricchi di grassi e molto probabilmente povera di sodio !”
“Come la mia amica !”, esclamò lei.
“Esattamente”, la rassicurai io, che non sapevo nemmeno ciò che stavo dicendo. Stavo semplicemente improvvisando, che è la tecnica migliore quando una ragazza ti piace e vuoi fare colpo.
“Comunque, visto che non siamo né dei salutisti né dei rimpicoglioni moralisti e, trovandoci in un racconto e non nella realtà (per quanto le due cose spesso si fondano e confondano), risolveremo la questione a tarallucci e vino, prima che questi vengano tassati dal governo giallomarrone di turno”.
Le accarezzai la pelle, partendo dal viso e via via tutto il resto, con delicatezza, garbo e estrema dolcezza (sono un Di Glucosio mica per niente !).
Fu così che la pelle butterata della ragazza tornò – magicamente - del tutto normale e Pesca ricominciò ad essere una vera pesca, smettendo di essere un'arancia.
“Oh, mio salvatore”, disse lei buttandomi le braccia al collo e sbaciucchiandomi come un ghiacciolo al pistacchio.
“Salvatore ? Veramente mi chiamo Gianluigi, ma tu chiamami pure Scirocco. Scirocco come il vento, pur essendo meno veloce del vento a letto, perché, altrimenti, ci farei una figura del menga. Ti pare ?”
IL NARRATORE: Scirocco Di Glucosio e Pesca Sciroppata finirono per sposarsi. Fra i testimoni Povera e Glutammato Di Sodio che, per l'occasione, indossarono dei costosissimi abiti firmati Enrico Povery. Il celebre stilista low cost.
Però, cazzo, che storia sdolcinata !

MY NAME IS PARALLELO PIPEDO
Non sarò mai un grande nome. Men che meno un gran cognome (anche perché il mio è quello di una casalinga. Grade cuoca, ma non una famosa chef come, che so, Lidia Bastianich).
Non sarò mai un grande nome e cognome tipo del giornalismo o della scrittura.
Perché ?
Ovvio, porcocazzo. Dico sempre ciò che penso e lo dico a modo mio.
Spiattellando ciò che ho da spiattellare.
Con educazione, ma anche senza tanti giri di parole e andando al sodo.
Ovviamente nel "mondo reale" non funziona così.
Per cui, se sei così, devi vivere in un "mondo parallelo".
In un mondo sotterraneo stile Agarthi o stile Warhammer dove tu sei il mostro sacro, ma a saperlo sono in pochi.
Perché se non sei un grande nome & cognome ti leggono in pochi.
Meno siamo e meglio stiamo, cantava Renzo Arbore. E aveva ragione.
Personalmente potremmo essere anche in due.
Io e la donna che amo.
Che però, cazzo, anche lei vive in un mondo parallelo.
Si chiama Parallela.
Lei Parallela e io Parallelo.
Siamo due linee parallele destinate a incontrarsi solo all'infinito.
All'infinito del verbo amare.


OCCHIO, PEROCCHIO !
Per lungo tempo dei bellissimi occhi di donna hanno praticamente condizionato gran parte della mia vita.
Per una donna ero disposto a tutto.
Anche a perdere la stima di me stesso, contravvenendo al testo di una bellissima canzone di Celentano. Oggi me ne fotto alquanto.
Spiace dirlo, ma non penso esista nessuna donna per la quale si debba perdere: tempo, stima, chili, capelli and affini.
Sono cinico ?
Ma va !
Sono sincero.
Solo che se molti cominciassero a credere a quanto dico, ovvero se si diffondesse la notizia, si comprenderebbe che è molto meglio stare soli che male accompagnati.
O, meglio, è molto meglio essere accompagnati da: paste, pasticcini, merendine, sigari, sigarette, SUPER alcolici e, potendo, orgiastiche scopate.
Visto che un noto governo giallo marrone vuole tassare tutto questo ben di Bagatin, ovvero di Dio, vedete bene di trasferirvi altrove.
Parola di Gustavo Perocchio, che sarei io.

Luca Bagatin

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