lunedì 30 ottobre 2017

Questione sociale e questione nazionale. Riflessione breve di Luca Bagatin

A differenza dei socialisti originari quali Proudhon, Bakunin, Marx, Engels e Pierre Leroux; dei repubblicani originari quali Bolivar, Mazzini e Garibaldi; dei socialisti latinoamericani come Chavez, Allende, Che Guevara, Castro e Peron; di quelli arabi come Nasser e Gheddafi; di quelli africani come Sankara e Lumubma, ma anche dei sovietici russi come Lenin e degli odierni nazionalboscevichi come Limonov e Dugin, la sinistra europea non ha capito che la questione sociale è legata alla questione nazionale. 
Per questo la sinistra indistintamente progressista e "liberal", a differenza del socialismo originario, si è condannata al capitalismo liberale, il quale sradica i popoli e rende ogni rapporto umano, sociale, lavorativo, sentimentale precario, liquido, povero, vuoto.
Il nazionalismo - originariamente e correttamente inteso - è l'unica risposta antirazzista per il recupero delle identità ed argine allo sradicamento dei popoli.
Fra i grandi nazionalisti ricordiamo appunto i già citati Mazzini e Garibaldi, i socialisti latinoamericani, quelli arabi, quelli panafricani come Sankara e così via.
Il liberalismo, l'indistinto progressismo, invece, non sono altro che continuità delle politiche capitaliste e cosmopolite, utili alle élites economiche e politiche per sottomettere i popoli liberi e sovrani, i quali necessitano invece semplicemente di recuperare le proprie radici, i propri usi e costumi, la propria cultura originaria ciascuno nella sua nazione d'origine.
Solo così vi potranno essere le basi per una fratellanza fra i popoli, fondata sul rispetto della diversità degli stessi.

Luca Bagatin

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