mercoledì 18 dicembre 2019

"Il Boia", ovvero cinquanta sfumature di Limonov. Articolo di Luca Bagatin

Primi Anni '80. Oscar Chudzinski, trentaseienne polacco, ex studente di filosofia presso l'Università di Varsavia. Cameriere che vive a New York da sei anni
Un “fallito”, come ama definirsi lui. Un “fallito” che vorrebbe scrivere un saggio filosofico sociale, ma – a parte qualche abbozzo - rinuncia di continuo, perché non ne ha voglia.
Oscar – nonostante la sua impotenza - scopa con Nataša, una donna russa che ama alla follia. Una ninfomane che ama essere sottomessa sessualmente, in particolare da Oscar. Una donna che ama fare sesso con chiunuque, ma che ha un'intesa particolare solo con Oscar.
Un giorno, Mark Hutt, sadico professionista di un gay club, viene ucciso a colpi di revolver da un tassista – forse un suo cliente - con il quale aveva avuto un alterco, all'interno di un McDonald's, davanti agli occhi di Oscar che, il giorno dopo, legge la notizia sul giornale. Quel termine, “sadico professionista”, cattura l'attenzione del Nostro che, da quel giorno, decide di diventare “Il Boia”.
Questo il protagonista de “Il Boia”, appunto, romanzo di Eduard Limonov, scritto nel 1982 e pubblicato in Francia e in Russia nel 1986 e appena rieditato da Sandro Teti Editore, per la prima volta, in Italia.
“Il Boia” è un romanzo erotico, ai limiti della pornografia. Un romanzo di satira sociale, di denuncia sociale dai contorni noir. Ed è un romanzo che rievoca, per molti versi, aspetti autobiografici dell'Autore.
Oscar è l'emblema dell'uomo povero ma colto, che proviene dall'est europeo (così come Limonov che, dalla Russia degli Anni '70, emigrò negli USA) e che approda nei ricchi Stati Uniti d'America.
Qui Oscar fa il cameriere e vive in un quartiere fatiscente e malfamato, ma grazie alla conoscenza di una donna del jet set yankee, Juliet Mendelssohn, produttrice che Oscar conobbe a Varsavia negli Anni '70, riesce a farsi invitare nei party più esclusivi del mondo della moda e dello spettacolo newyorkese (anche qui possiamo notare similitudini con la vita dell'Autore che, da maggiordomo di un miliardario e persino da ex senzatetto, divenne protagonista del panorama letterario e del jet set newyorkese e, successivamente, europeo, prima di votarsi alla causa politica nel Partito NazionalBolscevico, da lui fondato in Russia, negli Anni '90).
E' in questo mondo che, con il suo fascino enigmatico, Oscar, riesce ad entrare nelle grazie di ricche signore di mezz'età che, per una notte di sesso estremo a sfondo sadomaso, inizieranno a pagarlo profumatamente. E' così che inizia la carriera del “Boia” Oscar. Un uomo che ama dare piacere con il dolore e la sottomissione e trarne così una posizione sociale.
Fra le sue “clienti” Genevieve, ex moglie di un editore; la sua amica Susan Woodyard, donna d'affari; la modella Katie Stuart; l'ereditiera Gabrielle Kroniadis e numerose altre in un crescendo orgiastico che lascerà incantato il lettore.
L'Autore descrive gli avvenimenti e le scene di sesso senza giudicare, senza alcun moralismo e allo stesso tempo senza alcun pudore. Come un cineasta di film erotici, senza morbosità, ma con la giusta crudezza.
Limonov e l'ex moglie Elena Schapova, Mosca 1974
Ne “Il Boia” c'è spazio anche per la filosofia. Per la visione filosofica di Oscar, che considera i newyorkesi dei masochisti, che camminano lungo marciapiedi sporchi, scivolosi e città d'asfalto, di ferro, di ruggine e di mattoni. Persone che – secondo il protagonista – provavano piacere nell'infelicità e nei sentimenti spiacevoli. Che adoravano la loro inquietante e folle città sino a difenderla nei loro giornali e nei loro adesivi con la scritta I love New York.
Pur nel suo cinismo, Oscar, è comunque un sentimentale. Un uomo che ama profondamente la russa Nataša, la quale purtuttavia ama deriderlo e andare con altri uomini, persino suoi amici, vantandosene con lui e facendolo, a sua volta, soffrire.
Nataša la bestia, Nataša la puttana, come lui la definisce, è, purtuttavia, la donna che più di ogni altra tiene in considerazione. Ed è in particolare a lei che Oscar vuole mostrare i suoi “successi”, ovvero la capacità di essere diventato un uomo di mondo, che si è arricchito ed è diventato una persona celebre nel jet set – apparendo persino sulla copertina di “Real Man” come Il Boia. L'uomo del futuro. L'Uomo del XXI secolo - per essersi scelto la professione di “Boia”, di sadico professionista. Per essere bravo a scopare e sottomettere le donne ricche, dettando lui stesso le regole, senza rinunciare alla sua libertà e al suo anticonformismo.
Anche Nataša, in realtà, lo ama. Solo che lei ritiene che la quotidianità uccida l'amore. Che non bisogna mai abituarsi a chi si ama.
Il giorno del suo trentasettesimo compleanno, ad ogni modo, ad un party esclusivo, organizzato nel suo loft, al quale parteciperanno sia persone del jet set, sia suoi vecchi amici “proletari”, Oscar sarà purtuttavia attaccato da un suo vecchio amico polacco, che egli stesso aveva invitato: Jacek Gutor.
Eduard Limonov, Parigi 1993
Jacek, una guardia giurata appassionata di filosofia orientale, gli fa notare come l'Oscar di oggi sia completamente diverso rispetto a quello di ieri. Ovvero quello che avrebbe fatto i ricchi arrosto e non sarebbe diventato uno di loro, partecipando peraltro alle loro orge, che Jacek giudica volgari e materialiste.
L'ultima amante di Oscar, Gabrielle Kroniadis, rimane affascinata dall'aria “mistica” di Jacek Gutor, al punto che, con Oscar e la figlia di lei, Estella, decide di andare a cena casa sua, nell'unica stanza nella quale vive - nei bassifondi newyorkesi - e, la ricca ereditiera, gli offrirà persino un lavoro come insegnante di lingua russa della figlia Estella.
In realtà molte sono le donne che rimangono affascinate da Jacek, che è diverso da Oscar. E' folle, non ha mai avuto una donna in vita sua, ma la sua aria mistica e innocente incanta. Persino Nataša, che lo ha conosciuto alla festa di compleanno di Oscar, ne è rimasta affascinata, perché diverso da tutti gli uomini che ha sempre conosciuto e che la vogliono solo scopare. E sottolinea ad Oscar, il quale insiste nel dipingere Jacek come un pazzo (e in effetti fu ricoverato in un istituto psichiatrico), che “Potrà anche essere pazzo il tuo Jacek... Probabilmente, anzi, che non sia del tutto sano di mente, ma solo pazzo oggi, nella nostra epoca, può predicare non quella malizia che tutti portiamo dentro di noi, ma l'amore... L'amore, Oscar...”.
Jacek è il pazzo innocente, che sembra giungere da un'altro pianeta o da un'altra epoca rispetto a quella consumista e materialista degli yankee di New York. Il pazzo e povero che non si è fatto intaccare dal capitalismo a stelle e strisce. Egli stesso, a Gabrielle, durante la cena con Oscar e Estelle, a casa sua, afferma che “L'America è pericolosa, come il comunismo. L'americanismo corrompe le persone: gli americani hanno dimenticato che l'uomo ha anche un'anima, e non solo la pancia... In questo Paese, le persone vivono come topi grassi...”.
Oscar, invece, non lo sopporta, in quanto gli ricorda il suo recente passato da fallito e da povero in canna.
Jacek, assunto da Gabrielle come insegnante di russo della figlia, come se non bastasse, non smette di dissuadere Oscar dal lasciarla, affermando che egli – in qualità di Boia – esercita un'influenza negativa sulla figlia e sul suo rapporto con la madre.
Russia, fine Anni '90. Eduard Limonov manifesta con i suoi nazbol
In questo senso, riceverà persino una telefonata misteriosa (da perte di Jacek ? Molto strano, pensa Oscar, la voce ha un accento yankee e non polacco...), che lo invita a lasciare Gabrielle e persino la città.
Oscar, resosi conto che non potrà a lungo continuare a fare il Boia di Gabrielle, che non ha per lui più alcuna attrattiva, decide ad un certo punto di sposare la ricca Diane, una sua nuova conoscenza, ma... Quello che lui chiama il suo “doppio”, ovvero la voce che lo infastidisce al telefono, minacciandolo, gli impedirà di coronare i suoi sogni e...
Il finale, a sfondo giallo, è il coronamento di un romanzo crudo e erotico, profondo e ironico. Tragico, noir e al contempo satirico.
Eduard Limonov, nato a Dzeržinsk in Unione Sovietica, nel 1943, oltre ad aver scritto oltre sessanta romanzi, molti dei quali tradotti e pubblicati in tutto il mondo, è, ancora oggi, protagonista della scena politica russa.
Alla guida del partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, il cui simbolo è una bandiera rossa e bianca con al centro una granata (una limonka, in russo), è infatti uno dei principali oppositori del governo liberal capitalista di Putin e molti dei suoi attivisti sono ancora oggi perseguitati e arrestati e molti di loro lottano e hanno lottato in Donbass, dalla parte delle Repubbliche Popolari, contro il governo autoritario ucraino.
Eduard Limonov oggi
Critico da sempre nei confronti del liberal capitalismo, fu combattente durante le guerre dell’ex Jugoslavia e in Transnistria; oltre ad essere fondatore del Partito NazionalBolscevico (con una bandiera rossa e bianca, con al centro una falce e martello nera), assieme al filosofo Aleksandr Dugin e al chitarrista punk Egor Letov. Partito che - prima di essere messo fuorilegge nel 2007 per la sua forte opposizione al governo Putin - ha avuto una forte influenza sui giovani delle periferie post-sovietiche degli Anni '90 e su molti artisti, fra i quali il jazzista Sergey Kuryokhin e che editava il giornale underground “Limonka”, che da poco ha festeggiato i suoi 25 anni dalla fondazione.
Lo stile realista, trasgressivo e anticonformista di Limonov è da sempre presente nei suoi romanzi, spesso tratti da esperienze dirette da lui vissute nel corso della sua poliedrica vita.

Luca Bagatin

Le foto sono tratte dal sito dedicato a Eduard Limonov, curato da José Setien www.tout-sur-limonov.fr

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