giovedì 30 gennaio 2020

Cina: da "sabbia informe" a potenza globale. Articolo di Luca Bagatin

La Cina, proprio in questi giorni, sta affrontando la sfida più difficile, in 70 anni di Repubblica Popolare, ovvero l'epidemia di coronavirus.
A 70 anni dalla proclamazione della Repubblica Popolare, da parte del Grande Timoniere, Mao-Tse Tung, la Cina ha comunque dimostrato più volte di potersi rialzare.
Da “sabbia informe”, è diventata una potenza globale. Proprio questo è, peraltro, il sottotitolo dell'interessante e documentato saggio “Cina”, edizioni Impromatur, dello studioso Diego Angelo Bertozzi.
Un saggio che affronta tutti i 70 anni di Repubblica Popolare, sino ai nostri giorni.
Ovvero da quando Mao Tse-Tung, proclamò – il 1 ottobre 1949 - la nascita della Repubblica, a seguito della vittoria dell’Esercito di Liberazione Popolare da lui guidato, che sconfisse definitivamente i nazionalisti di Chiang Kai-shek, sostenuti dagli Stati Uniti d’America di Roosevelt.
Un comunismo con caratteristiche particolari, quello cinese che, secondo le direttive di Mao, doveva privilegiare la classe contadina, piuttosto che lo sviluppo industriale del Paese.
Un Mao che, figlio di contadini egli stesso, alla guida del Paese, promosse la riforma agraria, collettivizzando e ridistribuendo le terre, oltre che avviando un processo di alfabetizzazione delle masse.
Solo dopo la morte di Mao, nel 1976, sarà avviata una nuova fase di modernizzazione del Paese, attraverso la corrente riformista guidata da Deng Xiaoping, il quale avvierà quello che ancora oggi viene chiamato “socialismo con caratteristiche cinesi”.
Un socialismo che si rifiuta di aderire al modello capitalista, ma che vuole apprendere quanto di positivo il sistema capitalista può insegnare. Un socialismo che apre al mercato e alla multiproprietà, ma ove l'intervento pubblico rimane preponderante e fulcro stesso della modernizzazione del Paese e dell'elevazione economica del popolo stesso.
E' quindi nel periodo guidato da Deng Xiaoping che, pur non archiviando il maoismo, ma criticandone solo gli aspetti più dogmatici, si sviluppa il settore industriale e teconologico.
Allo stesso tempo, la Cina, si pone quale guida dei Paesi più poveri e che hanno da poco ritrovato l'indipendenza dal colonialismo, ponendosi a baluardo geopolitico nella lotta contro il sottosviluppo.
In questo senso, come fa presente il saggio di Bertozzi, la Cina è oggi molto presente nel continente africano, ove ha contribuito a costruire strade, ponti e infrastruttire, oltre che concesso prestiti a tassi agevolati e spalmati nel tempo. Attualmente la Cina possiede percentuali di debito di diversi paesi africani, contribuendo concretamente a far uscire tali Paesi dal sottosviluppo, provocato dal colonialismo e dal neocolonialismo, che è aspetto ancora presente in quei Paesi ove il Fondo Monetario Internazionale e le potenze occidentali neocoloniali (Francia, Gran Bretagna e USA in primis), sono ancora molto presenti.
E' stata, in sostanza, secondo la tesi di fondo del saggio di Bertozzi, l'ondata di rinnovamento portata avanti da Deng e dai suoi successori - Jang Zemin, Hu Jintao e l'attuale Presidente Xi Jinping - la marcia che ha permesso alla Cina di non fare la fine dell'URSS.
La Cina comunista, in sostanza, ha mantenuto la sua impronta socialista e la sua visione democratica, alternativa a quella liberale e occidentale.
La democrazia cinese non ammette la competizione elettorale fra partiti, in nome dell'armonia e della collaborazione fra partiti e formazioni politiche non antagoniste, ma in dialogo costante con il Partito Comunista Cinese (PCC), che rappresenta l'unità di tutto il popolo.
Partito – quello comunista cinese - che, peraltro, è al mondo la forza politica con il maggior numero di iscritti (la maggioranza ancora oggi agricoltori, ma da tempo ha aperto anche alle classi borghesi e ai liberi professionisti) avendo superato, nel 2019, i 90 milioni di tesserati. L'iscrizione allo stesso, peraltro, è piuttosto selettiva e il PCC è una vera e propria scuola di formazione politica socialista, atta a formare la futura classe dirigente del Paese.
Secondo i cinesi, peraltro, non esiste un solo modello di democrazia universale, esportabile e che vada bene per tutti, bensì questo è necessariamente frutto dello sviluppo interno e della civiltà politica del Paese nel quale tale processo è sorto e non frutto di imposizioni esterne. In tal senso, la Repubblica Popolare Cinese, come spiegato nel saggio di Bertozzi, non intende dare alcuna lezione al mondo, ma parimenti non accetta alcuna lezione dal mondo occidentale, così come a suo tempo non la accettò nemmeno dall'URSS, con la quale spesso entrò in conflitto ideologico.
Il saggio di Bertozzi, spiega dunque che, in Cina, il PCC governa la Repubblica, ma esistono anche altre forze democratiche. Forze che partecipano all'esercizio del potere statale, hanno un ruolo consultivo e partecipano alla scelta dei capi di Stato e all'amministrazione del Paese. Ma tutte le forze politiche, unitamente al PCC, non sono minimamente in competizione.
In Cina sono peraltro presenti anche dei comitati di villaggio - i quali hanno una certa autonomia in ambito educativo e finanziario - che prevedono il diritto di voto attivo e passivo di tutti i residenti adulti.
Quanto all'economia cinese, come spiegato nel saggio “Cina”, è mista, ovvero, accanto ad aziende pubbliche, in particolare nei settori chiave dell'economia quali quello bancario, delle risorse energetiche e delle telecomunicazioni, vi sono imprese private e cooperative. Imprese private comunque piuttosto sindacalizzate e ove una parte dei profitti viene non solo utilizzata per interventi a carattere sociale (come per la costruzione di scuole professionali o per soccorso di vittime di una catastrofe nazionale), ma anche reinvestita nello sviluppo di nuove tecnologie dell'impresa e ciò sembra essere una delle ragioni del boom teconologico cinese, in particolare negli ultimi anni.
La Cina, in sostanza, da Paese feudale e successivamente coloniale, in 70 anni, ha fatto passi da gigante. Non solo è oggi pressoché un colosso economico, ma ha anche aumentato del 7,4% il reddito pro capite; creato oltre 13 milioni di nuovi posti di lavoro negli ultimi anni; sottratto dalla povertà oltre 100 milioni di persone nelle aree rurali e investito moltissimo nell'ambiente, ponendo un tetto all'emissione di gas serra e nello sviluppo di fonti rinnovabili.
Per quanto molti ancora rimangano i problemi da risolvere in Cina, l'obiettivo dichiarato anche dall'attuale Presidente Xi Jinping, rimane quello di rendere il Paese una “società moderatamente prospera” entro il 2020, con una nuova lotta alla povertà e per la redistribuzione delle ricchezze.
Il saggio di Diego Angelo Bertozzi offre dunque al lettore uno spettro complessivo dello sviluppo di una nazione che sta da tempo modificando gli equilibri geopolitici globali, in favore di un mondo multipolare, più prospero.

Luca Bagatin

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