martedì 2 settembre 2025

La Repubblica Popolare Cinese e un nuovo ordine mondiale multilaterale, più equo, giusto e ordinato. Articolo di Luca Bagatin

 

L'equilibrio e la razionalità della Repubblica Popolare Cinese è sempre più evidente anche nell'ambito del 25esimo vertice del Consiglio dei Capi di Stato dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), tenutosi nei giorni scorsi nella città di Tianjin, nella Cina settentrionale.

Il Presidente cinese Xi Jinping, che ha presieduto il vertice, ha sottolineato la necessità di una Global Governance Initiative, atta ad “aiutare la comunità internazionale a condividere opportunità di sviluppo, costruire un sistema di governance globale più giusto ed equo e procedere congiuntamente verso una comunità umana dal futuro condiviso”.

Una iniziativa, in sostanza, non già volta a contrapporsi a un Occidente ormai alla deriva, vista l'inadeguatezza della sua classe dirigente, come scritto da tanta grande stampa di casa nostra, ma impegnata a sostenere l'uguaglianza della sovranità dei vari Paesi, aderendo allo Stato di diritto internazionale, in modo da praticare un autentico multilateralismo e promuovere un approccio fondato sulle persone.

La Cina, del resto, è da tempo impegnata a dare voce e a cooperare con i Paesi del Sud del mondo; fin dall'inizio della crisi ucraina è impegnata a gettare acqua sul fuoco (già nel marzo 2022, il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, si era espresso alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza nella ricerca di: “una soluzione pacifica che garantisca sicurezza e stabilità in Europa”, sottolineando come “nessuno è al di sopra del diritto internazionale”. In particolare, relativamente all'Ucraina, aveva affermato – ammonendo tanto gli USA che la Russia e l'UE - che “L'Ucraina deve essere un ponte che unisce Est e Ovest e non una linea di fronte per una competizione tra diverse potenze”); è fermamente impegnata nella cooperazione internazionale (sempre nel marzo 2022, il Ministro Wang aveva ribadito due concetti fondamentali: il primo affermando: “si è tornati ad una mentalità da Guerra Fredda, ma è sbagliato riportare indietro le lancette della Storia. Per trasformare il mondo in un posto migliore, i Paesi devono lavorare insieme, in un clima fondato sulla cooperazione, non sulla competizione”. Il secondo facendo riferimento alla lotta mondiale contro una pandemia difficile: “Dopo la pandemia l'economia mondiale si sta riprendendo lentamente e, per avviarci verso un progresso sostenibile, ci appelliamo a tutti i Paesi per agire insieme”) ed anche per quanto riguarda la crisi in Medio Oriente, ha una posizione di lungimiranza e equilibrio senza equivoci ed è da sempre per il riconoscimento dello Stato della Palestina e ha sempre denunciato il regime di Netanyahu per i bombardamenti contro i civili.

In tal senso, la Repubblica Popolare Cinese, guidata da Xi Jinping, Segretario del Partito Comunista Cinese e grande leader socialista riformista, come i suoi predecessori, da Deng Xiaoping a Hu Jintao, innalza la bandiera del multilateralismo e del sostegno alla pace mondiale, verso la costruzione di un ordine internazionale, che ponga al centro la sicurezza globale, la prosperità e il progresso a beneficio di tutta l'umanità.

Egli, nel suo discorso, fra le altre cose, ha affermato che: “Siamo stati i primi a istituire un meccanismo di rafforzamento della fiducia militare nelle regioni di confine, trasformando la vasta frontiera in un legame di amicizia, fiducia reciproca e cooperazione. Siamo stati pionieri nell'adottare misure multilaterali per combattere le 'tre forze del male', gestire adeguatamente conflitti e divergenze e opporci con fermezza alle interferenze esterne, mantenendo così la pace e la stabilità nella regione.

Abbiamo assunto un ruolo guida nel lancio della cooperazione nell'ambito dell'Iniziativa Belt and Road, la quale ha ulteriormente rafforzato l'impulso allo sviluppo e alla prosperità regionale. L'obiettivo di superare i 2,3 trilioni di dollari di scambi commerciali cumulativi tra la Cina e i Paesi dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai è stato raggiunto in anticipo rispetto al previsto. Sono stati aperti quasi 14.000 chilometri di linee internazionali di trasporto stradale tra gli Stati membri e con un totale di oltre 110.000 servizi ferroviari merci della China Railway Express.

Siamo stati i primi a stabilire un trattato a lungo termine di buon vicinato, amicizia e cooperazione, dichiarando amicizia e un impegno eterno alla non ostilità. L'istituzione e il pieno utilizzo di meccanismi come il Comitato di Buon Vicinato, Amicizia e Cooperazione della SCO hanno promosso l'amicizia e la comprensione reciproca tra i popoli degli Stati membri.

Siamo stati i primi a proporre il concetto di governance globale basato su ampie consultazioni, contributi congiunti e benefici condivisi, praticando un vero multilateralismo. L'approfondimento della cooperazione con le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali ha svolto un ruolo positivo nel promuovere la pace e lo sviluppo nel mondo”.

Il primo a credere nella Repubblica Popolare Cinese – che ha sempre giocato un ruolo importante, oltre i blocchi contrapposti USA-URSS - fu il nostro caro leader socialista Pietro Nenni, che nel 1955 incontrò Mao Tse-Tung ed ebbe lunghi rapporti di amicizia con Zhou Enlai, capo di governo della Cina socialista dal 1949 al 1976.

Grande importanza alla Cina socialista e alle sue riforme, la diede anche il già indimenticato Segretario e Presidente del Consiglio del PSI Bettino Craxi e il Ministro degli Esteri socialista Gianni De Michelis.

Ma non solo.

Pensiamo al Senatore della Democrazia Cristiana, Vittorino Colombo, più volte Ministro e Presidente del Senato.

Il Sen. Colombo, oltre ad essere stato fondatore della rivista “Mondo Cinese”, nel 1973, quale pubblicazione dell'Istituto Italo Cinese, fu in contatto diretto con Deng Xiaoping e Zhou Enlai e nel suo saggio fondamentale, ovvero “La Cina verso il 2000 – Il socialismo dal colori cinesi”, edito nel 1986 dalle Edizioni del Sole24 Ore, ci spiegò nel dettaglio il nuovo corso modernizzatore intrapreso dalla Cina socialista.

Una modernizzazione socialista – spiegava già il Sen. Colombo negli Anni '80 - fondata sull'armonia in ogni ambito; sul servizio della comunità; sulla non-egemonia e sulla non ingerenza negli affari interni dei singoli Stati e che coniuga confucianesimo e marxismo, aspetti che mirano a “distruggere l'egoismo”, cuore pulsante della concezione borghese del mondo, per far prevalere l'interesse comune.

E che permette la libertà religiosa, ma la considera un fatto privato.

E già allora il Sen. Colombo racconta di come Zhou Enlai, Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, parlava di “superamento di un mondo bipolare”, auspicando la fondazione di un nuovo ordine, fondato sull'amicizia fra le nazioni, sulla base del mutuo rispetto.

Il caro amico prof. Giancarlo Elia Valori, importante manager e analista geopolitico, da moltissimi anni ci parla della Cina socialista, della necessità di studiarne il sistema e di cooperare con essa, promuovendo il sistema del BRICS.

In un suo importante articolo, il prof. Valori ha scritto: La modernizzazione cinese non è una visione che la Repubblica Popolare vuole imporre ad altri Paesi, come il caso dei tentativi d’occidentalizzazione che a tutti i costi quel sistema di produzione cerca d’imporre al mondo. Cercare la soddisfazione per il popolo cinese e il ringiovanimento della nazione è la missione base della modernizzazione cinese” (...) L’era del socialismo con caratteristiche cinesi fornisce una garanzia istituzionale più completa, una base materiale maggiormente solida, nonché una forza spirituale più attiva verso la modernizzazione nazionale. Si combinano i principi fondamentali del marxismo con caratteristiche cinesi attraverso la realtà specifica della Cina e con la sua cultura tradizionale. La spinta alla modernizzazione, l’approfondimento della sua comprensione teorica, la continua maturazione strategica e l’arricchimento della pratica, sono state avanzate in una serie di idee, nuovi punti di vista e lungimiranti conclusioni, che arricchiscono e sviluppano teorie modernizzatrici. Essa è una nuova analisi delle teorie che hanno promosso da anni le conquiste e i cambiamenti storici del Paese”.

E, nell'agosto del 2023, il prof. Valori scrisse, confermandosi ancora una volta profetico: “il gruppo BRICS è aperto ad aiutare i Paesi a svilupparsi, così come a promuovere gli investimenti e il commercio, e non impone mai precondizioni.

Ancora più importante, il gruppo BRICS difende la multipolarizzazione e il multilateralismo. Difendendo il multilateralismo, i Paesi BRICS lottano contro il concetto di Guerra Fredda ed aprono alla possibilità di costruire un ordine economico internazionale più giusto ed equo, da cui il mondo può trarre beneficio”.

Ed ha concluso il suo intervento sottolineando come Le economie emergenti, in particolare i Paesi BRICS, hanno sperimentato un’economia di vigorosa crescita e sono diventati importanti motori dello sviluppo economico globale. Tuttavia, di fronte a questi cambiamenti, i Paesi europei non hanno risposto attivamente. A parte le aspirazioni della Francia alla ricerca dell'autonomia strategica europea, esempi dall'Italia e altri Paesi parlano da soli: opportunità di sviluppo mancate, ostacoli terroristici, ignoranza e incompetenza politica”.

E siamo sempre lì.

Con una UE la cui classe dirigente non ne ha azzeccata una.

Una UE la cui classe dirigente sostiene una autocrazia di destra guidata da un comico che non vuole minimamente il dialogo; una UE che sostiene un riarmo inutile e costoso (mentre il comparto pubblico viene sempre più ridotto all'osso); una UE e una classe dirigente italiana che non fa nulla per arginare e colpire con forza il fenomeno delle baby gang e non fa nulla per combattere una violenza dilagante e gratuita che colpisce i settori più indifesi della società (dalle donne agli anziani) e non fa nulla per porre un argine a una società sempre più consumista, sempre meno moralizzata, sempre meno ordinata e civile.

E' facile sbandierare per anni, in campagna elettorale, lo slogan “sicurezza, sicurezza”. E parlare di “sicurezza internazionale”, ma in entrambi i casi senza sradicare le ragioni che portano all'instabilità e al caos.

La Repubblica Popolare Cinese, su questo, ha moltissimo da insegnare, ma occorre approfondire senza pregiudizio, con spirito pragmatico e da costruttori di ponti, come lo erano Nenni, Craxi, De Michelis, il Sen. Colombo e come lo è il prof. Valori.

Costruttori di ponti nel senso più serio del termine e non da boutade da fiction televisiva quale è quella del “ponte sullo Stretto di Messina”, intendiamoci.

A parlare, del resto, saranno i fatti, geopolitici ed economici, come sempre.

Spiace certo, che l'Italia, un tempo governata con serietà dal Centro-Sinistra (unico e autentico, quello formato da PSI – PSDI – PRI – DC - dal 1948 al 1993), sia finita molto male, con una classe dirigente di eredi del post PCI e del post MSI non adeguata alle necessità del Paese e della Storia.

Spiace altrettanto che l'UE, sognata da Ernesto Rossi, Altiero Spinelli e Eugenio Colorni e sostenuta un tempo da ideali socialisti, repubblicani, democratici, sia finita ben presto nelle mani di euro-burocrati e di fondamentalisti di un atlantismo irresponsabile e fuori tempo massimo.

Molti di noi rimpiangono Silvio Berlusconi, certo. Nel bene o nel male, molte cose le aveva dette e comprese. Nemmeno i suoi, alla fine, lo hanno ascoltato.

Siamo al punto in cui siamo. Ma i fatti parlano.

Chi, come la Cina, ha saputo imparare dalla Storia e dai suoi errori, ha oggi molto da dire e anche molto da insegnare. Chi non ha imparato... presto o tardi finirà per imparare, purtroppo a spese di tutti noi.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Nessun commento:

Posta un commento