giovedì 7 agosto 2025

L'ex Presidente socialista della Bolivia, Evo Morales, in prima linea contro la destra liberal-capitalista, invita all'astensione. Articolo di Luca Bagatin

L'ex Presidente socialista boliviano, Evo Morales, non potrà candidarsi alle elezioni generali previste per il 17 agosto prossimo, in quanto la Corte costituzionale della Bolivia ha stabilito che non si può candidare chi è stato in carica per più di due mandati.

Morales ha sempre ritenuto ingiusta e politica tale sentenza e, celebrando i 200 anni dell'Indipendenza della Bolivia, ha sottolineato il rischio di un ritorno della destra oligarchica al potere.

Per questo ha invitato il popolo boliviano all'astensione di massa.

Egli, nell'ambito di una conferenza organizzata dal suo partito, “EVO Pueblo”, e circondato da leader indigeni e contadini, ha sottolineato che la Bolivia non dovrà più essere sottomessa agli interessi dell'imperialismo e, con il contributo di donne, comunità indigene, contadini e afrodiscendenti, dovrà continuare ad essere libera, così come riuscì nel passato a liberarsi dal colonialismo spagnolo.

Il pericolo che egli intravede è un ritorno del neoliberalismo al potere, ovvero il pericolo che le élite oligarchiche e anti-sociali tornino a governare.

Non potendo il suo partito essere presente, ha lanciato la campagna del “voto nullo”, quale forma di ribellione democratica, dichiarando dunque illegittima la prossima tornata elettorale, trasformando l'astensionismo in un “referendum elettorale”.

Torneremo più forti, con maggiore consapevolezza e con maggiore unità, perché ancora una volta non si tratta solo di resistere, ma di vincere ancora e ancora”, ha sottolineato l'ex Presidente Morales.

Egli ha ricordato che, durante i suoi anni di governo, dal 2006 al 2019, le aziende strategiche sono state nazionalizzate; il PIL crebbe da 9 miliardi di dollari a oltre 42 miliardi di dollari; gli investimenti pubblici aumentarono da 600 milioni di dollari a oltre 8 miliardi di dollari.

Ciò portò alla costruzione di infrastrutture e edifici scolastici e sanitari e all'eradicamento della povertà e dell'analfabetismo.

Egli è stato anche profondamente critico nei confronti dei governi degli ultimi anni, che a suo dire hanno tradito gli ideali socialisti, indebolendo lo status democratico del Paese.

Evo Morales, pur avendo vinto le elezioni nel 2019, fu vittima di un golpe – che lo costrinse all'esilio in Messico - che portò al governo la liberale Jeanine Anez, la quale, nel 2021, fu arrestata e condannata a dieci anni di reclusione, per il suo coinvolgimento nel golpe e per le violente repressioni contro i manifestanti, durante il suo breve mandato.

Indette nuove elezioni, nel 2020, vinse il socialista Luis Arce, in un primo tempo sostenuto da Morales, ma, nel corso del suo mandato, i rapporti fra i due divennero sempre più burrascosi, essendo Arce più tecnocratico ed avendo tradito molti punti del programma del Movimento per il Socialismo (MAS).

Nel marzo 2025, Evo Morales, ha fondato “EVO Pueblo”, nuovo partito socialista nato dalla scissione del Movimento per il Socialismo e i cui valori fondanti sono la lotta per la Natura, la pace e il socialismo autentico, antimperialista e anticapitalista.

I governi guidati da Evo Morales, effettivamente, ottennero successi senza precedenti, con una crescita economica del 5% annuo; un surplus fiscale; furono accumulati 15,5 miliardi di dollari in riserve internazionali; mezzo milione di persone uscirono dalla povertà e l'Unesco dichiarò la Bolivia Paese libero dall'analfabetismo.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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