venerdì 29 marzo 2019

Guaidó ineleggibile. Golpe in Venezuela all'ultimo atto. Articolo di Luca Bagatin tratto da "Alganews"

Fallito il tentativo di golpe del deputato venezuelano Juan Guaidó già a fine febbraio, con il blocco dell'arrivo di armi dalla Colombia, fatte passare per “aiuti umanitari” e anche grazie al sostegno di gran parte della popolazione venezuelana e alle sue manifestazioni di massa – pur spesso censurate dai media europei - in favore del governo socialista di Maduro, legittimamente eletto nel maggio 2018, oggi Guaidó viene esautorato di tutti i suoi poteri.
Guaidó – autoproclamatosi in modo illegittimo “Presidente del Venezuela” alla fine del gennaio scorso - oggi non è più nemmeno Presidente del Parlamento. Il Presidente della Corte dei Conti del Venezuela, Elvis Amoroso, ha dichiarato infatti Guaidó ineleggibile per i prossimi 15 anni, in quanto – con la sua “autoproclamazione”, ha usurpato funzioni pubbliche e violato palesemente la Costituzione del Paese, oltre ad essere accusato di aver commesso azioni in combutta con governi stranieri. Guaidó, da quando è diventato deputato, è risultato che abbia realizzato oltre 90 viaggi all'estero - per un costo complessivo di 310 milioni di bolivares - non manzionati nella sua dichiarazione dei redditi.
Gli USA, sempre pronti a gettare benzina sul fuoco e a voler destabilizzare la sovranità del Venezuela socialista, hanno appreso con sdegno tale decisione e Trump pretende peraltro che il governo russo, che sostiene la legittimità di Maduro, ponga fine ad ogni sostegno.
La Russia, diversamente, attraverso il portavoce del governo Dmitri Peskov, ha espresso la sua estrema preoccupazione “per il fatto che diversi Paesi hanno apertamente dichiarato la loro intenzione di immischiarsi negli affari del Venezuela, non consentendo a questa nazione sovrana di superare i problemi di politica interna”. Su posizioni analoghe, peraltro, anche la Repubblica Popolare Cinese, altro Paese multipolare e a sostegno della stabilità internazionale e della non ingerenza degli affari di Paesi sovrani.
La Russia ha peraltro inviato in Venezuela, nei giorni scorsi, un gruppo di specialisti informatici al fine di risolvere il problema dei blackout nel Paese ed evitare eventuali ulteriori attacchi hacker.
Già nei giorni scorsi, la Portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva dichiarato su Facebook, rivolgendosi al consigliere per la sicurezza nazionale USA John Bolton: "Vorrei ricordare a John Bolton che, se un grande Paese occidentale smettesse di tormentare il popolo del Venezuela con le sanzioni e il secondo Paese orientale insieme ad un certo numero di istituti bancari internazionali sbloccassero i miliardi di dollari venezuelani nei loro conti, allora i venezuelani potrebbero acquistare medicine e cibo senza l'aiuto della Buona Washington”.
La situazione, in Venezuela, risulta dunque ancora piuttosto tesa. Ad ogni modo il governo socialista rimane in carica e – già nel febbraio scorso - si era detto disposto ad indire elezioni parlamentari per il rinnovo dell'Assemblea nazionale, ma, certamente, non nuove elezioni presidenziali, in quanto queste si sono tenute nel maggio scorso. Elezioni presidenziali peraltro anticipate di sette mesi rispetto alla scadenza naturale, come peraltro richiesto espressamente dall'opposizione, il cui partito principale – quello di Guaidó, composto da partiti di destra e sinistra di matrice liberal-capitalista – non aveva però voluto presentare un proprio candidato. E quindi ora non può certo pretendere di lamentarsi o di accusare Maduro di essere un “dittatore”.

Luca Bagatin

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