sabato 29 giugno 2024

L'attualità del pensiero politico e geopolitico di Gianni De Michelis. Articolo di Luca Bagatin


La biografia di Gianni De Michelis, socialista di lungo corso, già Ministro del Lavoro e delle Partecipazioni Statali e degli Esteri, oltre che Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, scritta di recente da Paolo Franchi e edita da Marsilio, intitolata “L'irregolare”, invita a riflettere sul presente.

Ho conosciuto Gianni De Michelis, personalmente, esattamente vent'anni fa e gli ero vicino politicamente.

Ho sempre pensato fosse una grande mente politica del glorioso Partito Socialista Italiano, assieme a Bettino Craxi.

Un partito che non esiste più, né in Italia, né in Europa. In particolare non ne esiste più lo spirito lungimirante, pragmatico, dialogante, sociale e al contempo libertario.

Mi riprometto di recensire lungamente la biografia scritta da Franchi in un secondo tempo, ma in essa vi sono dei passaggi che meritano di essere immediatamente fotografati, perché dimostrano come De Michelis avesse ragione e guardasse in anticipo sui tempi.

Paolo Franchi ricorda, nell'introduzione, un passaggio dell'ex Premier britannico Boris Johnson, intervistato da “La Repubblica” nel 2016: “De Michelis amava molto ballare in discoteca, ha anche scritto un libro su questo. Di certo, sul Mediterraneo aveva ragione. Aveva fatto una proposta sul Nord Africa che ricordo bene: tutti i Paesi dovrebbero pagare parte del loro PIL all'Africa del Nord per affrontare lo sviluppo di quei luoghi. Ebbene, questa idea più di vent'anni fa sembrava pazzesca, ma a me questa idea piace e come staremmo se oggi avessimo seguito quel consiglio? Secondo me molto meglio”

Ancora lontani erano i tempi delle irresponsabili Von Der Leyen, degli irresponsabili Borrel, Biden and Co, quando Gianni De Michelis affermava, come riportato da Paolo Franchi: “Dalla fine del precedente ordine mondiale sono passati invano vent'anni. O l'ordine nuovo lo costruiamo adesso, trovando i compromessi necessari per quella che io chiamo la governance multilaterale del mondo multipolare, oppure scoppierà un altro conflitto planetario. E' inevitabile (…). Un mondo così è troppo pesante anche per le spalle degli Stati Uniti, non può essere governato da un Paese solo, da un sistema unipolare”.

Parole attualissime, che fanno il paio con quanto afferma da decenni il prof. Giancarlo Elia Valori e ogni persone dotata di buonsenso, logica, conoscenza della Storia, della cultura e della geopolitica.

Parole molto lontane dai politici occidentali di oggi. Quelli italiani, per carità... Ma anche quelli del resto dell'UE e degli USA, che continuano a inviare armi a pseudo democrazie corrotte, anziché ascoltare tutte le parti, ricercare il dialogo, la cooperazione e lottare contro il terrorismo e la corruzione internazionale, in modo serio e incisivo.

Gianni De Michelis e Bettino Craxi lavorarono moltissimo per il dialogo fra Nord e Sud del mondo e per primi compresero la necessità di integrare la Russia nello scacchiere europeo.

Compresero il ruolo centrale del Mediterraneo e dei Balcani e De Michelis, in particolare, fece di tutto per evitare la disgregazione della Jugoslavia.

Craxi, nel suo esilio ad Hammamet, si opporrà peraltro ai disastrosi bombardamenti NATO, sostenuti anche da un poco responsabile governo D'Alema, oltre che da pseudo socialdemocratici quali Schroder, Blair e Clinton.

In merito egli scrisse, sul saggio edito da Mondadori “Uno sguardo sul mondo. Appunti e scritti di politica estera”:

I bombardamenti dell’aviazione americana ed inglese, almeno sino ad ora, sembrano da qualche tempo il bastone con il quale ci si industria a governare le situazioni distorte che si presentano nel mondo. Le bombe dovrebbero essere la soluzione miracolosa destinata a distruggere il male e a far rifiorire il bene. Di bombardamenti del resto, solo nell’ultimo anno, se ne possono ormai elencare non pochi. Si sa tutto di loro e dei loro bagliori, si sa poco o nulla dei risultati che le imprese della più grande, moderna, e sofisticata aviazione del mondo abbiano potuto ottenere […]

Questa situazione terribilmente intricata verrà risolta a colpi di bombe? Molto difficile. Le bombe provocheranno altri disastri ed altre vittime ed apriranno la strada a nuovi conflitti ed ad una estensione pericolosa delle reazioni e delle contro reazioni. Ripetiamo ciò che ha detto dall’alto della sua esperienza ed anche della sua saggezza un ufficiale italiano, una medaglia d’oro, che non può essere accusato di essere un pauroso. Il mito dell’arma aerea, come provano i fatti, potenza risolutrice, è giustappunto un mito. Se si dovesse passare allo scontro umano si toccherebbe un fondo che si sperava ormai estraneo alla storia delle nazioni europee. La politica e la diplomazia, senza il continuo rincorrersi di minacce e di ultimatum, debbono trovare la forza e la strada per giungere ad imporsi. La politica e la diplomazia non possono dichiarare fallimento. La bomba può essere considerata la via facile ma la pace continuerebbe ad essere difficilissima […]

Purtroppo gli italiani sono già alla frontiera. Il governo aveva detto così anche per l’aviazione. La Serbia aveva rotto le relazioni diplomatiche con tutti i Paesi della NATO tranne che con l’Italia. Era un ponte diplomatico che bisognava avere il coraggio di usare. Per tutta risposta abbiamo inviato i nostri aerei a bombardare, coprendoci sotto la formula della «difesa integrata» alla quale non crede nessuno”.

Ieri come oggi. Dal 1993 in poi solo il caos.

Mi fa piacere leggere, su “Il Riformista” del 29 giugno, che D'Alema (che personalmente non ho mai considerato né socialista, né di sinistra) affermi - al forum cinese per il 70esimo anniversario dei “Cinque principi di coesistenza pacifica” - che: “Abbiamo bisogno ora più che mai dell’iniziativa e del coraggio del Sud globale per rilanciare la causa della pace e i principi basilari della coesistenza pacifica”.

I socialisti, almeno quelli di un tempo, lo sostengono almeno fin dagli Anni '60! E con la Cina, oltre che con la Jugoslavia, la Romania e la Libia socialiste, ci dialogavano sin da quegli anni. E lo facevano anche e soprattutto quando avevano responsabilità di governo.

Come ricorda Paolo Franchi, De Michelis fu fra coloro i quali videro per primi l'ascesa e l'importanza del nuovo corso della Cina socialista riformista nello scacchiere internazionale, al punto da entrare in polemica con il fratello Cesare, dicendogli: “Mettiti in testa, caro Cesare, che i centomila libri della tua biblioteca puoi anche bruciarli, e sostituirli con l'opera omnia di Deng Xiaoping”.

Personalità lungimirante e di cui avremmo necessità, fu Gianni De Michelis.

Personalmente penso che noi, che ancora oggi ci definiamo socialisti, socialisti democratici e repubblicani, non dovremmo nemmeno pensare di perdere tempo nel ricostituire fantomatici partiti o partitini, per poi contarci alle elezioni e capire che non si conta più nulla.

Sono le idee e le prospettive che contano, ma, oggi, di idee e prospettive, o non ve ne sono, o ve ne sono sempre meno.

Perché mancano le basi. Quelle basi fondate sulla conoscenza della Storia, della cultura e della geopolitica, che avevano molti esponenti delle passate generazioni.

Quando torneranno le idee e le prospettive, non occorrerà altro. Del resto, Paesi lungimiranti come la Repubblica Popolare Cinese, hanno attinto proprio dalla loro Storia e cultura millenaria, combinandola con un socialismo moderno, adatto ai tempi.

Quando lo capiremo anche noi?

Luca Bagatin

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Gianni De Michelis e Luca Bagatin nel 2004

sabato 15 giugno 2024

I BRICS per un mondo multipolare, e il G7? Articolo di Luca Bagatin

Mentre va in onda il G7 degli sconfitti alle europee (Macron e Scholz in primis) o di quelli che comunque hanno vinto con un astensionismo record e rimangono minoritari in termini assoluti (la Meloni), i BRICS ricercano cooperazione e un mondo multipolare.

BRICS il cui più recente vertice si è tenuto il 10 giugno scorso nella città russa di Nizhny Novgorod, alla quale hanno partecipato anche ben dodici Paesi in Via di Sviluppo, ovvero Laos, Vietnam, Thailandia, il Bangladesh, Sri Lanka, Kazakistan, Turchia, Mauritania, Cuba, Venezuela e Barhain.

BRICS che si sono allargati, recentemente, a Etiopia, Egitto, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti e ai quali guarda con interesse la Turchia, che ha richiesto al Presidente brasiliano Lula il suo sostegno in tal senso.

I BRICS aprono un nuovo capitolo per il Sud del mondo, come ha affermato il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, il quale ha dichiarato: “Nell’ultimo anno, la cooperazione BRICS è andata avanti con i punti salienti, con velocità e con forza. Abbiamo fatto sforzi pionieristici e ampliato il meccanismo BRICS, aprendo un nuovo capitolo del Global South ricercando forza attraverso l’unità. Dopo l’espansione, i Paesi BRICS rappresentano quasi la metà della popolazione globale e un quinto del commercio globale e la loro produzione economica totale ha superato quella del G7”.

Ma non solo. Essi stanno accelerando il processo di costruzione di un mondo multipolare e un ordine internazionale più equo e giusto, come peraltro sottolineato anche al recente convegno di presentazione dell'ultimo saggio del prof. Giancarlo Elia Valori “Scenari Geopolitici Globali” (edito da Rubbettino), da parte dei relatori.

Migliorare la governance globale; dare voce ai Paesi in via di sviluppo; promuovere la risoluzione delle controversie internazionali; lottare contro il terrorismo internazionale e promuovere la cybersicurezza; governare i processi legati all'Intelligenza Artificiale e farlo in modo condiviso, per evitare che questa possa finire in mani sbagliate o che possa ritorcersi contro lo stesso genere umano.

In questo senso si dovrebbe lavorare. Non imponendo sanzioni che danneggiano l'economia di tutti (forse la Germania sta iniziando a capirlo?). Non premendo l'acceleratore sulle guerre o fomentandole, ma cogliendo ogni occasione di dialogo.

Perché la pace, che è sempre cosa giusta, si può realizzare comprendendo le ragioni di tutte le parti in causa. E superando quella mentalità della Guerra Fredda che, in modo piuttosto sciocco, irresponsabile e infantile, sta contagiando gli USA e l'UE.

Dare una chance alla pace, come giustamente cantava l'ottimo John Lennon, oggi, significa anche dare una chance al buonsenso e alla logica.

Costruire un mondo più equo e giusto significa questo.

Chi non lo comprende, purtroppo, è molto miope e fuori dalla Storia.

Luca Bagatin

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giovedì 13 giugno 2024

"Scenari Geopolitici Globali", il nuovo ordine mondiale multipolare immaginato dal prof. Giancarlo Elia Valori. Articolo di Luca Bagatin

 
“Scenari Geopolitici Globali. Fra nuovo ordine del pianeta e intelligenza artificiale”.

Questo il titolo dell'ultimo saggio, edito da Rubbettino, del prof. Giancarlo Elia Valori e anche del convegno, da lui organizzato, a nome della Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, tenutosi il 12 giugno scorso, a Roma, in Piazza di Pietra, presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano, messa a disposizione dalla Camera di Commercio di Roma.

Presenti, oltre all'autore del saggio, prof. Giancarlo Elia Valori, l'On. Oliviero Diliberto, prefatore del saggio, Preside della Facoltà di Giurisprudenza presso l'Università “La Sapienza” di Roma e ex Ministro della Giustizia; l'ex Presidente del Consiglio e ex Ministro degli Esteri, Lamberto Dini, che ha curato la presentazione al saggio del prof. Valori; l'ex Direttore del SISMI e Consigliere di Stato, Gen. Nicolò Pollari; l'ex Segretario Generale degli Affari Esteri, Umberto Vattani e il Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, che ha portato i suoi saluti.

L'On. Diliberto ha esordito dicendo che ci troviamo in pieno “disordine mondiale”, con due guerre in corso, il conflitto russo-ucraino e quello a Gaza. Gli equilibri internazionali sono saltati dal 1989 - ha affermato Diliberto - e sembra che l'Occidente ragioni ancora come se fossimo in piena Guerra Fredda. Gli assurdi dazi contro la Cina ne sono solamente il più recente esempio.

L'ONU – secondo Diliberto - sembra essere sempre più marginale e le organizzazioni internazionali sempre più svuotate dai loro poteri. Lo “scontro delle civiltà” prefigurato da Samuel Huntington – colui il quale affermava che “L'Occidente non ha conquistato il mondo con la superiorità delle sue idee, dei suoi valori o della sua religione, ma attraverso la sua superiorità nell'uso della violenza organizzata. Gli occidentali lo dimenticano spesso, i non occidentali mai”, sembra aver prevalso, rispetto alla teoria della “fine della Storia” (superiorità dell'Occidente liberal-capitalista su tutti gli altri modelli), ipotizzata da Francis Fukuyama.

Nell'attuale caos geopolitico, ha proseguito il prof. Diliberto - in cui sembrano prevalere gli sciovinismi e i fondamentalismi da ogni parte (compreso il fondamentalismo atlantista) - vi è un uomo, Giancarlo Elia Valori, di cui egli è amico dal 1994, che porta avanti ideali di pace e cooperazione internazionale e lo fa sin dagli Anni '60. Non solo con serie e erudite riflessioni, ma anche concretamente, dialogando con Capi di Stato e di governo.

L'ex Presidente Lamberto Dini, presentando il saggio del prof. Valori, ha fatto presente come in esso sia contenuta tutta la geopolitica degli ultimi anni, compreso l'attuale conflitto russo-ucraino, che probabilmente poteva essere evitato se gli USA avessero accettato l'invito del governo russo di rendere l'Ucraina un Paese neutrale. Proposta che il governo USA ritenne “irricevibile”.

Il Sen. Dini ha proseguito spiegando come, nel saggio del prof. Valori, vi siano ampi capitoli riguardanti la storia della Repubblica Popolare Cinese, dal 1911 ad oggi, in cui la Cina coniuga marxismo e innovazione, essendo così diventata la seconda potenza mondiale.

Potenza mondiale che richiede un ordine mondiale maggiormente condiviso e che non può essere marginalizzata, come vorrebbero fare USA e UE, con assurdi dazi neo-protezionistici in stile Anni '30, che danneggiano l'economia di tutti e violano i trattati sul libero commercio internazionale, promossi dagli USA stessi.

Il Sen. Dini ha qui esaltato l'opera e azione dell'ex Segretario di Stato USA Henry Kissinger, peraltro grande amico del prof. Valori, il quale ebbe la capacità e intuizione di far collaborare USA e Cina, all'insegna dello spirito di condivisione e collaborazione.

Il Sen. Dini ha altresì fatto presente come, negli USA, le classi più abbienti rischino di influenzare negativamente gli esiti elettorali, a discapito delle classi meno abbienti.

Nel presentare l'opera del prof. Valori, egli ha spiegato come in essa si parli diffusamente anche di Intelligenza Artificiale e di come questa possa avere utilizzi proficui in ambito medico, ingegneristico e chimico, ma di come essa presenti seri rischi per la sicurezza nazionale e internazionale e occorra, per questo, implementare la cooperazione internazionale – fra tutti i Paesi del mondo – e massimizzare l'intervento pubblico, evitando di lasciare troppo spazio al settore privato, legato al profitto, in tale delicatissimo ambito.

Il Gen. Nicolò Pollari, prendendo la parola, ha fatto presente come sia necessario che il genere umano metta da parte vecchi stereotipi e vecchie divisioni ideologiche, altrimenti l'umanità – a causa di guerre (con il pericolo che divengano guerre nucleari) – può rischiare l'estinzione.

In particolare egli ha affermato come occorra che si lavori per costruire un nuovo sistema di equilibrio mondiale fondato sulla pace, il bene comune e la condivisione, senza alcuna distinzione e senza alcuna preclusione fra diversi modelli politici e sistemi economici, che dovrebbero rispettarsi reciprocamente.

L'Ambasciatore Umberto Vattani ha ricordato la passione e opera civile del prof. Giancarlo Elia Valori, sin da giovanissimo, negli Anni '60, ai tempi di Fanfani e La Pira, da sempre portatore di quel “pensiero laterale”, capace di risolvere le questioni osservandole da più angolazioni, senza preclusioni ideologiche, né pregiudizi. Quel pensiero che permetterà sempre al prof. Valori di costruire relazioni trasversali, in grado di mettere d'accordo idee e visioni contrapposte, depurandole da ogni forma di tifoseria.

La conclusione dei lavori è stata del prof. Valori, il quale si è soffermato in particolare sul tema dell'Intelligenza Artificiale, facendo presente come essa non dovrebbe servire per motivi futili, né per delegare ogni attività umana ai robot, ma deve essere tenuta sotto il controllo dell'essere umano, senza che questa gli sfugga di mano. Ovvero l'IA non dovrebbe mai oltrepassare le tre leggi della robotica enunciate da Isaac Asimov: “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno”; “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge” “Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge”.

In conclusione, il convegno, molto partecipato, è stato davvero suggestivo. In particolare per il momento storico nel quale viviamo, in cui le opposte tifoserie, le ideologie fondamentaliste che appestano le classi politiche e i media occidentali odierni e la superficialità e ignoranza di fondo, tendono a prevalere in modo infausto.

La costruzione di un nuovo ordine mondiale multipolare, più giusto, cooperativo, inclusivo, che guardi alla sicurezza, al bene comune, alla pace e al benessere dei cittadini, dovrebbe essere una priorità.

E il prof. Giancarlo Elia Valori, di cui mi onoro di essere amico, nonché avido e attento lettore e estimatore, ci lavora da sessant'anni e continuerà certamente a farlo.

Luca Bagatin

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Oliviero Diliberto, Giancarlo Elia Valori, Nicolò Pollari

Giancarlo Elia Valori e Luca Bagatin
 

Luca Bagatin al convegno del prof. Giancarlo Elia Valori

lunedì 10 giugno 2024

Riflessioni sparse sulle elezioni europee 2024 e la ricerca di una alternativa autenticamente socialista democratica. Articolo di Luca Bagatin

Considerando che, a queste elezioni europee, in Italia, ha votato il 49,7% circa degli elettori, a onor del vero, in termini assoluti, ovvero al netto degli astenuti, il partito della Meloni ha perso consensi, mentre il PD, più o meno, ottiene gli stessi consensi delle elezioni politiche del 2022.

Calcolatrice alla mano, il partito della Meloni è stato votato, in termini assoluti, alle elezioni del 2022 (che hanno avuto una affluenza di circa il 64%), da appena il 16,6% degli aventi diritto. A queste europee (con una affluenza di circa il 49,7%), il medesimo partito ha ottenuto – lo ripetiamo – in termini assoluti, il 14,3% circa.

Il PD mantiene circa il 12%, in termini assoluti, in entrambe le consultazioni elettorali.

Entrambi i partiti, in sostanza, sono minoranza assoluta nel Paese.

Perché sì, certo, gli astenuti contano. Sono cittadini che, perlopiù, hanno compreso che non vi è sostanziale differenza fra una maggioranza di cosiddetto centrodestra, che non mantiene ciò che promette o che cambia idea troppo spesso in politica estera e una pseudo opposizione di cosiddetto “centrosinistra”, che ha già mal governato, al pari del cosiddetto centrodestra.

Entrambi, peraltro, sostenevano il governo Draghi. Esattamente come i Cinque Stelle, altro partito che perde consensi, specie in termini assoluti.

Uno dei peggiori governi – quello Draghi, appunto - della Storia Repubblicana. E sotto ogni punto di vista, dalla scelte di politica economica a quelle di politica estera.

In Francia e Germania vengono sconfitti i leader che più hanno spinto sul pedale della guerra, Macron e Scholtz. Ovvero un liberal capitalista e uno pseudo socialdemocratico che, con la loro scarsa lungimiranza, hanno aperto le porte all'estrema destra, che certo non brilla per responsabilità (e quella tedesca, in particolare, fa rabbrividire, viste le tendenze a una marcata xenofobia e all'antisemitismo).

In generale, in UE, il quadro politico non cambia molto, ma il dato interessante è comunque la scarsa affluenza, un po' ovunque.

I cittadini dell'UE, molto probabilmente, si sentono molto poco rappresentati da gruppi europei (pseudo popolari, pseudo socialisti, pseudo liberali, pseudo verdi, conservatori di ogni risma), che decidono al loro posto; tagliano sui servizi sociali; impongono fantomatiche svolte “green” sulle spalle dei cittadini e che con la tutela dell'ambiente hanno molto poco; inviano armi a Paesi non democratici, che non fanno nemmeno parte dell'UE (né della NATO), rischiando addirittura di allargare il conflitto e di portarlo in casa.

Di movimenti politici interessanti e seri ce ne sono ben pochi.

Aldilà dei numeri, a queste elezioni, in Italia, ho trovato interessante la lista Pace Terra Dignità. Una lista dichiaratamente per la pace, il superamento della mentalità da Guerra Fredda e per la costruzione di un nuovo ordine mondiale multipolare e democratico.

Ha ottenuto solamente il 2% dei consensi e, purtroppo, non in termini assoluti, ove ha ottenuto 1% circa. Tutto sommato – volendo essere ottimisti – potremmo dire non male, se pensiamo che è una lista appena nata e che non ha avuto la possibilità di accedere ai grandi media, avendo anche pochi mezzi in termini economici da investire.

Ho trovato interessante anche una lista francese, che dirà molto poco ai più.

La lista Nous le Peuple, guidata da Georges Kuzmanovic, ex esponente del Partito di Sinistra di Mélenchon e sostenitore dell'oppositore di Putin, Sergei Udaltsov, leader del Fronte di Sinistra in Russia (e spesso incarcerato) e dal Principe Joachim Murat, componente della casata Bonaparte-Murat e discendente del Maresciallo di Napoleone Bonaparte, Gioacchino Murat.

Una lista che si definisce laica, repubblicana sociale, gollista e bonapartista. Alternativa a una UE oligarchica e alla NATO, Nous le Peuple, guarda a una Francia indipendente e sovrana, che dialoghi con tutti, promuova la pace, la cooperazione internazionale, la tutela della salute, il sistema sociale e la sicurezza nazionale e internazionale.

Purtroppo, tale lista, ovviamente intelligente, ma male armata, ha ottenuto solamente lo 0,06% dei consensi dei francesi.

Trovo altresì interessanti i socialisti slovacchi, divisi fra lo SMER (Direzione socialdemocrazia) dell'attuale Premier Robert Fico e HLAS (Voce Socialdemocrazia), guidata dall'attuale Presidente della Repubblica Slovacca Peter Pellegrini.

Socialisti democratici vecchio stile, che si oppongono al liberal capitalismo, alla guerra e all'immigrazione illegale, non a caso espulsi dal gruppo “socialista” europeo che di socialista non ha più nulla da molto tempo (almeno da quando non ci sono più i Bettino Craxi, i François Mitterand, i Gonzales, i Soares e i Papandreu).

Probabilmente, se i due partiti socialisti democratici slovacchi si fossero uniti, lasciando da parte le divisioni, avrebbero ottenuto il 30%, superando i liberali, a questa tornata europea.

Siamo, rimaniamo e rimarremo comunque lontani da quello spirito di responsabilità di un passato che, purtroppo, in UE e in particolare in Italia, non potrà tornare.

Quello spirito che, da Charles De Gaulle a Bettino Craxi ha fatto respirare un vento fatto di sovranità nazionale, diritti sociali, diritti civili, indipendenza economica, sicurezza nazionale e internazionale.

Tutte cose necessarie e prioritarie, in particolare vista la decadenza della nostra politica, società e civiltà (se di civiltà ancora possiamo parlare), fatta di distruzione della scuola pubblica, della sanità pubblica, di una gioventù allo sbando e senza valori, di una politica estera irresponsabile.

Vorrei concludere queste mie riflessioni con il ricordo dei 100 anni dalla morte di un grande socialista democratico: Giacomo Matteotti.

Barbaramente ucciso dai fascisti, Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario e che per primo si oppose alle follie di Benito Mussolini, disse: “Uccidete pure me. L'idea che è in me non la ucciderete mai”.

L'idea socialista, autentica, non morirà mai. Nonostante i vecchi e odierni traditori di tale idea.

Un'idea che fu anche dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, fatti uccidere in Francia – il 9 giugno 1937 - da formazioni di estrema destra, su ordine del fascismo italiano.

Un'idea socialista autogestionaria, autenticamente liberale (ma non capitalista), mazziniana, garibaldina, libertaria. Dalla parte giusta della Storia. Ieri, come oggi.

Le elezioni passano, i leader politici passano, le idee no. Quelle rimangono, nel cuore e nella mente di chi le sa ascoltare e approfondire, senza pregiudizio.

Luca Bagatin

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