martedì 1 luglio 2025

Il socialismo dai colori cinesi descritto dal Sen. Vittorino Colombo. Articolo di Luca Bagatin

 

Che “il socialismo dai colori cinesi”, come ebbe egli stesso a definirlo, fosse profondamente lungimirante e da ammirare e approfondire, se ne accorse già il Senatore della Democrazia Cristiana e già più volte Ministro, oltre che Presidente del Senato, Vittorino Colombo (1925 - 1996).

Egli del resto fondò la rivista “Mondo Cinese”, nel 1973, quale pubblicazione dell'Istituto Italo Cinese, per approfondire quella interessante realtà, che si stava evolvendo.

Ho avuto modo di leggere, in questo periodo, un suo interessante saggio, pubblicato nel 1986 dalle Edizioni del Sole24 Ore, dal titolo “La Cina verso il 2000 – Il socialismo dal colori cinesi”.

Tale saggio è particolarmente interessante, perché, parlandoci della nuovo corso riformista socialista cinese, impresso da Deng Xiaoping, ma già precedentemente da Zhou Enlai, ci sono tutte le basi della Repubblica Popolare Cinese odierna di Xi Jinping.

Una Cina che il Sen. Colombo visitò e approfondì a lungo e della quale rimase affascinato, non solo per la lungimirante gestione economica, votata al servizio della comunità, ma anche per una politica estera anti-egemonica, contraria all'ingerenza negli affari interni dei singoli Stati, volta al rispetto della sovranità di ogni Paese e votata al disarmo globale.

Nel suo saggio, il Sen. Colombo ci parla di una Cina che guardava alla modernizzazione e all'armonia, in ogni ambito. Che aveva imparato dal suo passato feudale, dalla sottomissione all'Occidente imperialista, da quella nei confronti del militarismo giapponese e dalle sue innumerevoli lotte intestine.

E che coniugava, come coniuga, confucianesimo e marxismo, aspetti che mirano a “distruggere l'egoismo”, cuore pulsante della concezione borghese del mondo, per far prevalere l'interesse comune.

In tutto ciò, il Sen. Colombo, intravede molto aspetti e punti in comune con il pensiero cristiano benedettino, pur lontano anni luce dalla Cina e da una Cina socialista che consente libertà religiosa, ma la considera un fatto privato.

La Cina socialista presentata dal Sen. Colombo, è votata allo sviluppo economico e delle forze produttive, alla ricerca di un “equilibrio delle relazioni” e in cui “il rispetto dei diritti e dei doveri è assoluto”.

Il Sen. Colombo descrive anche il suo incontro con i dirigenti socialisti cinesi dell'epoca.

Di Zhou Enlai ricorda il suo essere un intellettuale puro, che aveva partecipato alla rivoluzione sociale maoista, che aveva portato, nel 1949, alla nascita della Repubblica Popolare Cinese.

Grande mediatore, Zhou Enlai, dotato di profondo pragmatismo e logica, con il Sen. Colombo si intrattiene a parlare di politica italiana e europea, al punto da arrivare ad elogiare il ruolo di De Gasperi nella sua promozione dell'Europa unita.

L'unità europea, infatti, sembra essere molto sostenuta dalla Cina socialista. E lo è perché, come spiega Zhou Enlai al Sen. Colombo, essa può essere utile all'Europa per smarcarsi dalle due superpotenze imperialiste, gli USA e l'URSS.

E Zhou gli spiega come, infatti, ci sia necessità di multilateralismo e di “superamento di un mondo bipolare” e di come occorra lavorare per un mondo pacifico e fondato sui “cinque principi della coesistenza pacifica”, da egli stesso enunciati alla Conferenza di Bandung, fondati sull'amicizia fra le nazioni, sulla base del mutuo rispetto.

Il Sen. Colombo racconta poi dei suoi colloqui con il leader cinese Deng Xiaoping, il quale gli spiega come la Cina sia impegnata a lottare contro ogni forma di egemonia, da qualsiasi parte provenga e si sofferma a descrivere la nuova generazione di leader cinesi, fra i quali Zhao Zyang, sostenitore delle riforme tanto quanto Deng Xiaoping.

Quest'ultimo, del resto, gli spiega come il comunismo cinese non abbia modelli di riferimento precostituiti, ma venga costruito ogni giorno, imparando dai fallimenti e dai successi.

Un comunismo non ideologico, ma volto alla ricerca di una società giusta e armoniosa, oltre che al benessere globale.

Molto diverso rispetto a quello occidentale/europeo, che Zhou Enlai riferisce essere “revisionista”, in quanto subordinato all'URSS e per nulla autonomo, mentre ogni Partito Comunista, nel mondo, dovrebbe seguire la propria strada e la propria via al socialismo, senza essere subordinato a nessun altro partito.

E Deng Xiaoping non lesina frecciate anche al cosiddetto “eurocomunismo” elaborato dal PCI di Berlinguer, dal PCF di Marchais e dal PCE di Carrillo e che il leader cinese non ritiene affatto essere comunismo.

E critiche profonde del leader cinese vanno a movimenti come le Brigate Rosse, che considera organizzazioni terroristiche volte a destabilizzare l'Italia e l'Europa, completamente estranee al marxismo-leninismo e al maoismo, in quanto Marx, Lenin e Mao, mai avrebbero approvato modalità terroristiche.

“La Cina verso il 2000 – Il socialismo dal colori cinesi” del Sen. Vittorino Colombo è, poi, profondamente interessante perché analizza la Storia dell'edificazione del socialismo in Cina, sin dai tempi di Mao. E analizza il pensiero stesso di Mao, con grande lucidità e profondità e come esso abbia profondamente gettato le basi per l'edificazione della Cina moderna.

Certo, al netto delle esagerazioni e degli eccessi avvenuti durante la Rivoluzione Culturale, che peraltro ebbe a subire lo stesso Deng Xiaoping.

Nel saggio, inoltre, non mancano le analisi e l'approfondimento relativo all'economia socialista di mercato, introdotta da Deng Xiaoping, Chen Yun e dalla classe dirigente socialista riformista e che sarà la chiave del successo dell'economia cinese.

Pianificazione e mercato. Settori chiave dell'economia saldamente pubblici, pianificazione economica e, allo stesso tempo, promozione degli investimenti privati e liberazione delle forze produttive attraverso un'economia di mercato volta a favorire piccole e medie industrie e l'attività agricola.

Il saggio del Sen. Colombo, per chi avrà la pazienza di ricercarlo e leggerlo, è sicuramente strumento utile per approfondire il socialismo cinese di ieri e quello di oggi.

Senza sciocchi pregiudizi, senza sciocche ideologie e apprendendo lezioni dalla Storia e dall'esperienza.

Luca Bagatin

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Scrivere con coerenza, dignità e senso dell'onore. Di Luca Bagatin

 

Scrivo su testate giornalistiche da circa 25 anni e ho evitato di fare carriera, perché significa dover rispondere e rendere conto a qualcuno.
Personalmente rispondo e rendo conto solo alla mia coscienza.
E così ho sempre lavorato. Da 25 anni a questa parte.
Riportando i fatti e/o scrivendo sulla base delle mie analisi, frutto di argomentazione.
La stessa cosa ho fatto scrivendo e pubblicando i miei cinque saggi, in particolare gli ultimi, i cui diritti non cederò mai a nessun editore, perché all'editoria privata ho imparato a non credere molti anni fa. 
Le ideologie le lascio ai preti o a chi ha una mentalità da prete. Ho le mie idee, ma le ideologie mi disgustano. Specie se estreme e specie se tirate per la giacchetta dalle destre, dai centri e dalle sinistre. Che sono, infondo, la stessa identica cosa.
Scrivere costa fatica, ma non tutti lo sanno o capiscono.
Io ho iniziato a scrivere sui blog e per varie testate giornalistiche, all'interno di un bar, quando non avevo la connessione internet a casa.
Poi ho scritto in una casa senza riscaldamento, quando non avevo la possibilità di metterlo.
Adesso scrivo, in estate, a 30 gradi fissi, perché la casa in cui sto è rovente.
Ho scritto e scrivo da 25 anni in ogni condizione possibile, in ogni stagione e con ogni condizione psicofisica (e non sto esagerando, solo che i fatti miei non li racconto). 
Permetterete che, quando ciò che scrivo non viene apprezzato e/o viene censurato, me la prendo e molto.
È così che me ne sono andato e senza rimpianti dal quotidiano L'Opinione; da La Voce Repubblicana; da Pensalibero quando Cariglia mi censurava, salvo rientrarvi molti anni dopo; dalla rivista Il Guastatore e dal Secolo Trentino. Per un'altra testata, invece, ho deciso alcuni anni fa, che mi sarei occupato solo ed esclusivamente di videogiochi. Preferendo non scrivere altro. Perché non avevo voglia di perdere tempo a duscutere e poi, non condividendo comunque la linea editoriale, mi va bene scrivere, lì, solo di quello.
In generale sono e sono stato molto copiato e molto censurato, allo stesso tempo. In nessun caso, ad ogni modo, rimango a guardare passivamente. Anzi. 
Oggi mi tocca smettere di collaborare con Electomagazine, per gli stessi motivi che mi hanno portato a smettere con altre testate. 
La coerenza è tutto nella vita. La coerenza, il senso di dignità e onore personale.
Ci resta solo quello, perché tutto il resto, quando ci si ammala o si muore o vengono meno i nostri cari, vi assicuro che non conta nulla.
Ma nessuno ne è mai abbastanza consapevole. 
 

giovedì 26 giugno 2025

Incontro, a Roma, con il Deputato cubano Gerardo Hernandez Nordelo e l'Ambasciatrice Mirta Granda Averhoff. Articolo di Luca Bagatin

Presso l'Aula Magna del Rettorato dell'Università degli Studi Roma Tre, si è tenuto, lo scorso 25 giugno, un incontro con Gerardo Hernandez Nordelo, Deputato dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba, ovvero il parlamento cubano.

Introdotto dal Consigliere politico dell'Ambasciata di Cuba, Damian Delgado Vasquez, l'incontro ha visto la partecipazione dell'Ambasciatrice di Cuba, Mirta Granda Averhoff, la quale ha consegnato la Medaglia dell'Amicizia a Lanfranco Lancione, Presidente dell'associazione SocialCuba e da oltre vent'anni impegnato in attività sociali di fratellanza e solidarietà nei confronti del popolo cubano, sostenendo progetti socio-sanitari e sociali, anche in favore dei bambini senza famiglia a Pinar del Rio.

L'Ambasciatrice ha sottolineato come, la sua generazione e quella del Deputato Nordelo, sia nata nei primi anni della Rivoluzione socialista cubana e come i padri di quella generazione abbiano orgogliosamente seguito Fidel Castro e la sua leadership, per la costruzione di una società più giusta rispetto a quella proposta dal capitalismo.

L'Ambasciatrice ha altresì spiegato come Cuba, negli anni, sia stata oggetto di numerosissimi attentati terroristici preparati a Miami e sostenuti dagli USA, al fine di destabilizzare le conquiste ottenute dal socialismo nell'Isola e minare la credibilità del governo.

Ben 3.478 sono state le vittime innocenti di quegli attentati, fra i quali l'imprenditore italiano Fabio Di Celmo, nel 1997, il quale avrebbe voluto investire nell'Isola. Egli fu ucciso da una bomba il cui mandante fu il terrorista antisocialista Luis Posada Carriles, ex agente della CIA e mai condannato per questo crimine, protetto dal governo statunitense.

Fu così, ha spiegato l'Ambasciatrice, che Cuba decise di inviare un'unità anti-terrorismo negli USA, per infiltrarsi nelle organizzazioni terroristiche di Miami e smantellarle. Uno dei suoi cinque componenti, poi arrestati dal governo USA con l'ingiusta accusa di spionaggio, fu proprio il Deputato Gerardo Hernandez Nordelo.

Nordelo, assieme agli altri cinque, ovvero a Ramòn Labanino, Antonio Guerrero, Fernando Gonzàles Llort e Renè Gonzàles, fu liberato dopo sedici anni di prigione e grazie al sostegno della comunità internazionale e di numerosi Premi Nobel, giuristi e intellettuali di tutto il mondo, i quali si opposero a tale “processo politico”.

Gerardo Hernandez Nordelo ha infatti raccontato la sua vicenda e spiegato come, ancora oggi, a causa dell'embargo imposto dagli USA a Cuba, per ragioni puramente ideologiche, il popolo cubano sia duramente colpito sotto ogni punto di vista (gli USA, durante la pandemia, impedirono a Cuba persino di ricevere ossigeno e medicinali), ma ha anche spiegato come anche gli stessi cittadini statunitensi ne siano indirettamente colpiti, in quanto a ciascuno di loro è impedito sia acquistare prodotti cubani (come sigari e rum di ottima qualità), che di visitare Cuba come turisti o per motivi di lavoro.

Egli ha inoltre ricordato come, per contro, Cuba abbia inviato, durante la pandemia, numerose brigate mediche in tutto il mondo, Italia compresa, per salvare vite.

Come disse Fidel Castro, leader che anche chi non è comunista o socialista dovrebbe studiare e approfondire: “Il nostro Paese non lancia bombe contro altri popoli, né manda migliaia di aerei a bombardare città; il nostro Paese non possiede armi nucleari, né armi chimiche, né armi biologiche. Le decine di migliaia di scienziati e di medici su cui conta il nostro Paese sono stati educati nell’idea di salvare vite”.

In un mondo alla deriva è di questo che avremmo bisogno. Di un messaggio che arriva da lontano, al contempo socialista, democratico e profondamente umanista, oltre ogni sciocco pregiudizio ideologico.

Luca Bagatin

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Luca Bagatin, Gerardo Hernandez Nordelo e Amelia Scrocco

martedì 24 giugno 2025

Il Maestro Sconosciuto: Cagliostro. Articolo di Luca Bagatin

 

Esponente della Tradizione esoterica e della Gnosi, il conte Alessandro Cagliostro (1743 - 1795), di origini portoghesi, coniò il trinomio Fratellanza, Uguaglianza, Libertà, poi mutuato dalle Logge Massoniche d'Europa e finanche dalla Rivoluzione Francese, con la quale non ebbe purtuttavia nulla a che spartire. Salvo prevedere l'ineluttabilità dei fatti storici che seguiranno.

In pochi, pochissimi, hanno scritto la verità su Cagliostro.

Il Mago, il Gran Maestro della Massoneria Egizia, il Profeta o molto di più, Cagliostro ebbe, in vita, molti nemici, che lo infangarono in vario modo e a vario titolo, volutamente confondendolo con l'imbroglione palermitano Giuseppe Balsamo.

Fra questi la Chiesa cattolica in primis, che mal sopportava la nascita e diffusione della Massoneria, specialmente di quella gnostica ed egizia fondata dal Cagliostro stesso con la Loggia “La Saggezza Trionfante”all'Oriente di Lione e il suo rifarsi al templarismo di Jaques de Molay e al Rosacrocianesimo delle origini di Christian Rosenkreutz. Dottrine, tutte, ritenute in contrasto con il dogma cattolico.

Si pensi, per contro, che Cagliostro fu amico e confidente di Papa Clemente XIII, successivamente assassinato per aver sciolto l'Ordine dei Gesuiti.

Ma molti altri furono i suoi nemici, fra i quali l'allora nascente giornalismo diffamatorio del “Courier de l'Europe”, diretto da Thevenau de Morande, il quale. grazie alle diffamazioni contro Cagliostro. diverrà giornalista di grido, all'epoca.

Ad ogni modo, a riabilitare la figura del Nostro, vi saranno lo scrittore e regista Pier Carpi, che gli dedicherà un affascinante saggio, “Cagliostro il taumaturgo”, del 1972 e il bellissimo film “Cagliostro, del 1975; gli studiosi Philippa Faulks e Robert L. D. Cooper, con il loro “Cagliostro il Mago Massone", edito in Italia dalle Edizioni Mediterranee e l'esoterista Marc Haven, al secolo Emmanuel Lalande (1868 – 1926), medico e già membro del Supremo Consiglio dell'Ordine Martinista, il quale fu il primo ad approfondire, senza pregiudizio, la figura del Nostro.

E proprio della sua opera, “Il Maestro Sconosciuto: Cagliostro”, riedito dall'ottima casa editrice CambiaMenti (https://www.cambiamenti.com) andrò a scrivere.

Questo “Studio storico e critico sull'Alta Magia”, tradotto dalla terza edizione francese del 1964, è molto più di una biografia di Cagliostro. Curata e introdotta dall'esoterista Franco De Pascale, è ricca di documenti, analisi e studi profondi.

Come spiega il curatore nella sua introduzione, fra i primi ad occuparsi in Italia di Cagliostro, il teosofo, martinista e massone Arturo Reghini (1878 – 1946), che ne parlò sulla rivista di studi esoterici e pitagorici, “Ignis”, nel 1925.

Ma, chi fu Cagliostro? Un Mago che curava gli ammalati, un consolatore di anime, un alchimista capace di tramutare il metallo in oro, ma soprattutto colui il quale mirava a rinnovare lo Spirito del suo tempo, il Secolo dei Lumi europeo, nel quale la Massoneria era sempre più profanizzata e divenuta circolo di élite annoiate e la Chiesa cattolica era ormai completamente de-spiritualizzata.

Un'epoca affascinante, ma nella quale l'Ancien Régime era destinato a crollare a partire dalle sue fondamenta e Cagliostro lo aveva previsto e predetto, ma ne aveva indicata anche la via d'uscita.

Una via d'uscita volta al recupero della Gnosi, dello Spirito, della rinascita spirituale nel solco degli insegnamenti originari degli Antichi Egizi, ma anche del Cristo, depurato dai dogmi clericali.

La sua comparsa e i suoi viaggi europei, dunque, vanno ricondotti a tale scopo e il saggio di Marc Haven ne è una profonda analisi e disamina.

Cagliostro, dunque, fu un Alchimista dello Spirito, capace di risvegliare i cuori di chi sapeva ascoltarlo e cogliere l'essenza degli insegnamenti della Massoneria Egizia, ma anche di punire – senza odio né rancore - i suoi nemici, i quali faranno, presto o tardi, una pessima fine.

Nel saggio si ripercorre tutto questo, seguendo i viaggi del Nostro, da Londra alla Russia, da Strasburgo a Lione, passando per Parigi, la Svizzera... sino a giungere in Italia, ove la terribile e criminale Santa Inquisizione lo incarcererà a vita, per il solo fatto di essere massone (e ingiustamente accusandolo di imbrogli, oltre che bestemmie contro la Divinità) ed ove morirà, nella prigione di San Leo.

“Il Maestro Sconosciuto: Cagliostro”, edita da CambiaMenti, presenta un'ampissima appendice, ricca di immagini e documenti, oltre che il celebre “Il Vangelo di Cagliostro”. Ma non solo.

In essa troviamo anche le riflessioni dell'antroposofo Rudolf Steiner, relative a Cagliostro e al Rito Egizio; alcune pagine scritte da Arturo Reghini e dallo stesso Cagliostro.

Infine, Franco De Pascale, spiega dettagliatamente il rapporto fra Cagliostro e l'Italia e la nascita del Rito Egizio.

“Il Maestro Sconosciuto: Cagliostro” è, dunque, un'opera completa e profonda, di ben oltre 600 pagine, per gli studiosi di Storia e esoterismo, che vorranno accostarsi e/o conoscere meglio questo essere, umano o spirituale che fosse, che, come egli disse, non era di “nessuna epoca e di nessun luogo”. Ma rimarrà per sempre simbolo eterno di una corrente spirituale sotterranea capace, ancora oggi, di illuminare le menti e gli spiriti più liberi e eretici.

Luca Bagatin

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sabato 21 giugno 2025

A Roma si celebra il 55esimo Anniversario delle Relazioni Diplomatiche fra Cina e Italia con un convegno organizzato dal prof. Giancarlo Elia Valori e dall'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese. Articolo di Luca Bagatin

 

Il 20 giugno scorso, presso l'Auditorium del Museo dell'Ara Pacis, a Roma, si è tenuto un interessante seminario, al quale ho avuto l'onore di essere invitato, organizzato dalla Fondazione Studi Internazionali e Geopolitica, presieduta dall'amico prof. Giancarlo Elia Valori e dall'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia.

Seminario relativo alle “Celebrazioni del 55esimo Anniversario delle Relazioni Diplomatiche tra Cina e Italia: Relazioni Sino-italiane e Ordine Internazionale in Prospettiva dell'80esimo Anniversario della Fondazione delle Nazioni Unite”.

Il convegno è stato moderato e presieduto dall'On. Oliviero Diliberto e ha visto protagonisti l'Ambasciatore cinese in Italia, Jia Guide; il prof. Giancarlo Elia Valori; l'Ambasciatore Umberto Vattani, già ex Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e il Sen. Pino Arlacchi, già Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite. Hanno peraltro portato i loro saluti e fatto un breve intervento, anche l'ex Presidente del Consiglio Massimo D'Alema e il Dr. Marco Tronchetti Provera, Amministratore delegato di Pirelli.

L'ottimo On. Diliberto, ha esordito salutando gli ospiti e ricordando come, quest'anno, si celebri anche l'80esimo anniversario della vittoria cinese contro il nazifascismo. Gli eroici combattenti dell'Armata Rossa cinese, infatti, hanno dato il loro decisivo contributo pagando un prezzo altissimo, con oltre 35 milioni di morti.

L'On. Diliberto ha altresì ricordato l'eroismo cinese a partire dal 1931 contro la barbarica invasione imperialista giapponese – con i suoi eccidi di massa contro la popolazione, gli esperimenti sugli esseri umani e la schiavitù del popolo cinese - e la Lunga Marcia guidata dal Grande Timoniere, Mao Tse-Tung, nel 1934 e la sua lotta di liberazione, che portò, nel 1949, alla nascita della Repubblica Popolare Cinese.

Egli ha altresì ricordato la nascita, 80 anni fa, dell'ONU, oggi drammaticamente in crisi profonda, come tutte le grandi organizzazioni internazionali, dal WTO alla Corte Penale Internazionale, fino a una UE ove ciascuno Stato nazionale fa il suo particolaristico interesse.

Oggi, ha spiegato l'On. Diliberto, la logica della forza, ha sostituito la logica del diritto. E' come se il periodo della pandemia non ci avesse insegnato nulla, mentre avrebbe dovuto insegnarci che, l'umanità, per sopravvivere e affrontare le sfide, dovrebbe imparare a cooperare.

In tutto ciò, la Cina svolge un ruolo di equilibrio e pace e lo fa anche attraverso i BRICS, mettendo al centro l'armonia e l'ordine internazionale.

L'On. Diliberto ha in particolare sottolineato come, in questo senso, la Cina acquisti circa il 90% del petrolio dall'Iran e, allo stesso tempo, sia il secondo partner commerciale di Israele.

Egli ha altresì sottolineato come occorra essere contro il riarmo dell'UE, perché, se ci si riarma, alla fine le armi si rischia sempre di usarle. In particolare, egli si è detto fortemente preoccupato per il riarmo massiccio di una Germania che rischia - sempre più - una svolta verso la più pericolosa estrema destra neonazista.

Successivamente è intervenuto l'Ambasciatore cinese Jia Guide, il quale ha ricordato come la cooperazione, sia in ambito economico che culturale, fra Cina e Italia, abbia radici profonde e come questa abbia sempre portato a risultati fruttuosi per entrambe.

Egli ha altresì sottolineato come vi siano ben 30.000 studenti cinesi che studiano in Italia e come la Cina accolga, ogni anno, numerosi studenti italiani.

Anche i rapporti in sede ONU, fra Cina e Italia e fra Cina e UE, si sono ulteriormente rafforzati, ha sottolineato l'Ambasciatore.

Egli ha ricordato la Guerra di Resistenza del Popolo Cinese contro il militarismo giapponese, facendo presente come essa rientri a pieno titolo nella lotta antifascista a livello mondiale e come la nascita dell'ONU sia frutto anche di tali lotte e rimanga, ancora oggi, fondamentale per il mantenimento della pace e dell'ordine internazionale.

L'Ambasciatore Guide ha rilevato come il mondo di oggi sia preda di fattori di instabilità e incertezza e di come l'unica soluzione a tale situazione sia il multilateralismo autentico; la cooperazione e un ritorno allo spirito originario dell'ONU.

Egli ha spiegato come occorra lavorare per la pace e la sicurezza internazionale, contro la legge della giungla, contro ogni egemonismo, contro ogni mentalità da Guerra Fredda e per la promozione del diritto internazionale.

Egli ha, inoltre, ricordato come il ritorno di Taiwan alla Cina sia parte integrante della lotta antifascista cinese, e come la rappresentanza cinese di Taiwan sia legittimamente riconosciuta dalla risoluzione 2758 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Egli ha concluso il suo intervento facendo presente come Cina e Italia dovrebbero essere unite contro i dazi, gli squilibri geopolitici e la lotta al cambiamento climatico, promuovendo la libera circolazione delle persone, delle idee, delle tecnologie e investendo nello sviluppo verde.

Egli ha ricordato come il Presidente cinese Xi Jinping abbia posto l'accento sul dialogo fra le civiltà, l'apprendimento reciproco e lo sviluppo di una governance più equa e volta a stabilità e pace.

Il prof. Giancarlo Elia Valori, intervenendo successivamente, si è detto molto orgoglioso di aver contribuito a organizzare tale convegno, volto a promuovere un nuovo ordine mondiale multilaterale.

Egli ha ricordato come la fonte della sua ispirazione e della sua azione sia sempre stata sua madre, Emilia Valori, Medaglia d'Oro al Merito Civile alla memoria, nel 2009, la quale rischiò la vita, nel piccolo paese di Meolo (Venezia), per salvare degli ebrei perseguitati.

Egli ha altresì ricordato l'opera di suo padre Marco Valori, il quale finanziò la causa partigiana antifascista e come suo fratello, Leo Valori, abbia combattuto come partigiano nei “battaglioni azzurri”.

Fu grazie all'esempio della sua famiglia se egli, dunque, sarà ispirato da valori di uguaglianza e libertà, che lo hanno portato, nel corso della sua carriera professionale, ad avere un forte senso dello Stato e un forte senso della cooperazione, in particolare fra Europa e Cina.

Il prof. Valori ha sottolineato come una parte del mondo stia frenando lo sviluppo dei Paesi del Sud del mondo, mentre la Cina li stia sostenendo e promuova valori comuni per tutta l'umanità, rafforzando la cooperazione internazionale, lavorando per la pace e la stabilità a lungo termine; promuovendo la sicurezza internazionale e l'inclusione culturale fra civiltà diverse.

Il Sud globale dovrebbe essere il nostro partner strategico principale – ha sottolineato il prof. Valori – non un nemico.

L'Ambasciatore Umberto Vattani ha sottolineato come sia molto importante tessere relazioni internazionali fra realtà diverse, come ha sempre fatto il prof. Giancarlo Elia Valori fin da giovane, cercando di costruire ponti e abbattendo muri.

Egli ha altresì ricordato i suoi viaggi in Cina, accanto agli allora Presidenti del Consiglio Arnaldo Forlani, nel 1978 e, successivamente, nel 1991, con Giulio Andreotti. Visite che furono poi ricambiate, nel 1992, dal Premier cinese Li Peng e, successivamente, dal Presidente cinese Jiang Zemin.

L'Ambasciatore Vattani ha peraltro ricordato di essere rimasto molto colpito dal fatto che il Presidente Jang Zemin conoscesse e fosse molto amico proprio del prof. Giancarlo Elia Valori, a dimostrazione di quanto quest'ultimo abbia sempre saputo farsi amare nella Repubblica Popolare Cinese, oltre che essendo sempre stato un anticipatore degli scenari globali futuri.

E' successivamente intervenuto il Sen. Pino Arlacchi, grande frequentatore della Cina, il quale ha spiegato come il successo di questo Paese si debba in particolare alla qualità della sua leadership, formatasi anche grazie alla sua cultura, sia confuciana che socialista autentica.

Una cultura che ha permesso al Paese di mantenere nelle mani pubbliche i settori chiave dell'economia, mettendo il settore bancario al servizio della comunità e non del profitto privato e usando l'Intelligenza Artificiale e la tecnologia al servizio della comunità stessa.

Pianificazione economica e socialismo di mercato, hanno dunque permesso, alla Cina, di diventare una potenza economica e di ottenere profitti molto più alti rispetto ai sistemi capitalisti occidentali, ha affermato il Sen. Arlacchi.

Egli ha altresì fatto presente come la Cina, a differenza degli USA, non ricerchi affatto l'egemonia mondiale, ma punti alla totale indipendenza economica dal resto del mondo.

L'On. Diliberto, prima di dare la parola, per i saluti conclusivi, all'On. Massimo D'Alema e al Dr. Marco Tronchetti Provera, ha affermato che, purtroppo, la gran parte della popolazione italiana, manipolata purtroppo da tanta mala informazione e da una classe dirigente china nei confronti degli USA e della NATO, non ha più, oggi, la possibilità di comprendere. E ciò ha determinato la messa a tacere del pensiero critico e del buonsenso.

L'On. Massimo D'Alema ha affermato che il mondo che verrà non sarà più guidato dall'Occidente, il quale dovrà necessariamente cedere lo scettro del comando. Per non essere travolti dovremo necessariamente metterci in comunicazione con le altre civiltà e misure come i dazi, i riarmi, la forza militare, finiranno per essere controproducenti.

Dobbiamo, in sostanza, smettere di ricercare una egemonia perduta e l'errore degli USA è quello di ritenere che la Cina sia una forma asiatica di comunismo sovietico. Mentre la Cina è un incontro fra confucianesimo e marxismo, ovvero fra armonia orientale e conflitto occidentale hegeliano.

In questo senso, i comunisti cinesi, ha sottolineato l'On. D'Alema, hanno saputo costruire una nuova armonia, imparando dagli errori del passato, promuovendo, così, un'evoluzione dialettica.

Il Dr. Tronchetti Provera ha successivamente portato i suoi saluti e riassunto il ruolo strategico di Pirelli in Cina e in tutti i Paesi ove produce e distribuisce i suoi prodotti.

Non è potuto intervenire, invece, l'Ambasciatore Alberto Bradanini, che ha portato comunque i suoi saluti.

Inutile sottolineare che il convegno è stato molto interessante e che, se di convegni come questo, fossero pieni i palinsesti televisivi, le pagine web e magari fossero fatti anche nelle scuole, molto probabilmente ci sarebbe molto materiale sul quale riflettere per aprire un po' la mente e sviluppare maggior buonsenso e pensiero critico.

Mi ha fatto molto piacere incontrare, oltre a Fabio Massimo Parenti, i cui libri sulla Cina ho spesso recensito, anche la carissima amica Paola Bergamo, nipote di uno fra i miei eroi preferiti e del quale ho molto scritto, ovvero Mario Bergamo (1892 - 1963), ultimo Segretario del Partito Repubblicano Italiano, prima dell'avvento del fascismo, che lo costrinse a un esilio dal quale volutamente mai tornò.

Paola mi ha peraltro raccontato un interessante aneddoto, ovvero il fatto che suo padre, Giorgio Mario, inviò a Mao Tse-Tung una copia del saggio di Mario Bergamo, “Nazionalcomunismo” e questi – rimastone colpito e affascinato - ricambiò inviandogli una copia del “Libretto Rosso”, con una preziosa dedica.

Un fil rouge, è il caso di dirlo, che unì due combattenti per la libertà e l'emancipazione, ciascuno nel suo ambito, ciascuno a suo modo, nel solco di un repubblicanesimo socialista che non dovrebbe mai rimanere solo sulla carta.

Luca Bagatin

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Paola Bergamo, Giancarlo Elia Valori e Luca Bagatin

Luca Bagatin e Oliviero Diliberto 

Fabio Massimo Parenti, Paola Bergamo e Luca Bagatin

Paola Bergamo e Luca Bagatin

giovedì 19 giugno 2025

La commemorazione di Chen Yun, il rivoluzionario socialista cinese che contribuì a modernizzare una Cina volta oggi alla pace, allo sviluppo e al vero multilateralismo. Articolo di Luca Bagatin

 

Chen Yun (1905 – 1995), fu importante statista e rivoluzionario che contribuì a edificare l'economia socialista nella Repubblica Popolare Cinese, a modernizzarla e a guidarla verso il progresso.

Quest'anno ricorrono i 120 anni dalla sua nascita e il Presidente cinese Xi Jinping ha voluto onorarne la memoria, presso la Grande Sala del Popolo di Pechino, il 13 giugno scorso.

Iscritto al Partito Comunista Cinese (PCC) dal 1924, Chen Yun venne eletto, nel 1930, membro aggiuntivo del Comitato centrale del PCC. Quattro anni dopo entrò nell'Ufficio politico del partito e, successivamente, nel Comitato Permanente.

Negli Anni '40 fu nominato responsabile economico delle aree occupate dai comuniste e, una volta edificata la Repubblica Popolare, nel 1949, fu nominato Vice Primo Ministro fino al 1966, e si occupò dei settori relativi all'economia, alle finanze e alle infrastrutture e, dal 1956 al 1958, ricoprì la carica di Ministro del Commercio.

Chen Yun, per il suo pragmatismo e le sue capacità economiche, potrebbe, a mio avviso, essere definito il “Roberto Tremelloni cinese”. Peraltro ricoprì, pressoché negli stessi anni, gli stessi ruoli del nostro ottimo Ministro dell'economia socialdemocratico.

A differenza di Mao, Chen Yun, riteneva che il socialismo potesse svilupparsi solamente grazie all'economia di mercato e ad una maggiore decentralizzazione. I fatti, con il tempo, del resto, gli daranno ragione.

Chen Yun, infatti, criticato per le sue idee nel periodo della Rivoluzione Culturale, sarà sostenitore di Deng Xiaoping negli anni successivi alla morte di Mao e, con lui, fra i promotori del nuovo corso socialista riformista cinese.

Nel 1979 fu nuovamente nominato Vice Primo Ministro e, con Deng Xiaoping alla guida del Paese e del PCC, avvierà le riforme economiche che porteranno la Cina ad aprirsi al mercato, pur mantenendo salde nelle mani pubbliche i settori chiave e mantenendo salda la pianificazione dell'economia.

Sarà la ricetta del successo della Repubblica Popolare Cinese, ovvero non già il passaggio al capitalismo, ma il rinnovamento e il rafforzamento del socialismo attraverso la liberazione delle forze produttive del Paese.

L'azione di Chen Yun fu e rimane ispirazione per le generazioni successive di dirigenti comunisti cinesi, da Jiang Zemin a Hu Jintao, sino all'attuale Presidente Xi Jinping.

Il Presidente Xi, nel suo discorso di commemorazione dei 120 anni dalla nascita di Chen Yun, ha ricordato il suo ardore di rivoluzionario operaio e marxista, che contribuì a liberare la Cina dall'oppressione e dal caos.

In particolare egli ha sottolineato che “Il compagno Chen Yun ha consolidato e mantenuto ideali e convinzioni saldi, un forte spirito e principi di partito, uno stile pragmatico e di ricerca della verità, un semplice senso di servizio pubblico e lo spirito di studio diligente che ha coltivato e mantenuto nella sua lunga carriera rivoluzionaria, incarnando le nobili qualità dei comunisti. Egli ha affermato: “La cosa più piacevole per una persona è partecipare alla rivoluzione e lottare per gli interessi del popolo. Chiunque abbandoni il popolo e il partito non può realizzare nulla”. Nei momenti critici, ha sempre mantenuto la corretta posizione politica e ha mostrato chiaramente il suo atteggiamento. Quando lo sviluppo della causa del partito ha incontrato difficoltà, è sempre stato in grado di mantenere la lucidità, ha avanzato opinioni originali sulla base di un'attenta riflessione e ha trovato modi efficaci per risolvere i problemi”.

La Cina di oggi, del resto, guarda con orgoglio e fiducia al suo socialismo con caratteristiche cinesi, che ha radici antiche e solide ed è frutto degli sforzi di coloro i quali hanno contribuito ad edificarlo. Essa è, peraltro, in prima linea per la pace, la cooperazione e il mutuo vantaggio fra i Paesi, in questo mondo alla deriva e sempre più sconsiderato.

Come ha scritto l'amico prof. Giancarlo Elia Valori, grande amico della Cina e della cooperazione internazionale, in un recente articolo: “Nel 2023, il Presidente Xi Jinping ha solennemente proposto l’Iniziativa per la Civiltà Globale, sostenendo la promozione dei valori comuni di tutta l’umanità, attribuendo importanza all’eredità e all’innovazione delle civiltà e rafforzando gli scambi e la cooperazione internazionale nelle discipline umanistiche. (…)
In primo luogo, difendere l’uguaglianza delle civiltà, affinché non ci siano attuali etnie verticistiche con capelli biondi e occhi azzurri che dominino sulle altre, in quanto non c’è superiorità o inferiorità nelle civiltà. Si devono rispettare i percorsi di sviluppo e i sistemi sociali scelti indipendentemente dai Popoli di tutti i Paesi; rifiutare i conflitti tra civiltà; opporsi alle interferenze negli affari interni; resistere alle prepotenze unilaterali; salvaguardare l’equità e la giustizia; e condividere pari dignità.
È un dovere sostenere il vero multilateralismo; sostenere le Nazioni Unite nel loro ruolo importante nel promuovere il dialogo tra le civiltà; sostituire il confronto con la cooperazione; sostituire che il sistema win-win subentri a quello a somma zero; e aderire al percorso della coesistenza pacifica tra diverse civiltà.
In secondo luogo, si deve essere promotori di scambi di civiltà. La comunità internazionale dovrebbe rafforzare gli scambi e l’apprendimento reciproco; trarre saggezza dal dialogo di civiltà per risolvere i problemi globali e ampliare il percorso di modernizzazione mondiale. (…) In terzo luogo, si deve essere promotori del progresso della civiltà.(...) Solo il dialogo compone la melodia dell’integrazione e può edificare una migliore civiltà umana che sia la sintesi di ogni realtà etnica e culturale dell’unico pianeta che abitiamo”.

Parole sagge in un'epoca nella quale la saggezza – dalle “nostre parti” - sembra scomparsa. Sostituita da un assordante vuoto fatto di ideologia, tifoseria, ignoranza, irresponsabilità, pregiudizio, odio, violenza.

Luca Bagatin

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