sabato 26 novembre 2016

Viva Fidel ! Articolo di Luca Bagatin

E dopo Marco Pannella se n'è andato anche Fidel Castro.
Nello stesso anno, a distanza di sei mesi l'uno dall'altro.
Ad aprile di quest'anno scrissi un articolo nel quale accomunai questi due grandi eroi del XX e del XXI secolo (http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/04/fidel-castro-e-marco-pannella-due-eroi.html). Un articolo che destò non poche polemiche, ma che rivendico e rivendicherò sempre in quanto in esso – se si avrà la pazienza di leggerlo e/o di rileggerlo – paragonavo la temerarietà dell'uno e dell'altro. La passione civile e militante delle tante battaglie vinte in favore degli ulitmi. Di quegli ultimi di cui i politicanti d'accatto se ne sono sempre fottuti e continuano a fottersene, pur riempiendosi la bocca di parole che in realtà non conoscono o non praticano, quali “democrazia” e “libertà”.
Marco e Fidel, questi due giovani vecchi, ci hanno insegnato tanto la democrazia quanto la libertà.
La loro vita ne è stato un grande esempio !
Nel ricordare qui Fidel Castro, vorrei in particolare fare riferimento ad un articolo che scrissi nel luglio del 2015, nel quale parlai di Cuba come della “democrazia dei Caraibi”, costruita grazie al sangue dei martiri e degli eroi.
Così scrissi in proposito:
Fidel Castro a differenza di Che Guevara, che fu un marxista della prima ora, era un comunista utopista. La stessa “Revolucion cubana” del 1959 non fu una rivoluzione socialista, bensì una rivoluzione di popolo e per il popolo. Il socialismo arrivò dopo, ma spesso in forme piuttosto libertarie, autogestionarie, piuttosto che comuniste/collettiviste tout-court.
Soprattutto nessuno dei rivoluzionari si sognò mai di esportare la rivoluzione, ma nessuno di loro rinunciò a dare sostegno ai movimenti di emancipazione sociale e nazionale in giro per il mondo: dall'Angola sino al Sudafrica che subì – sino al benefico ed auspicato trionfo di Nelson Mandela il regime dell'apartheid.
Sì, è vero, Cuba si alleò ai sovietici. Avrebbe potuto rimanere un Paese non allineato ed invece si alleò con i russi. Ma che avrebbero mai potuto fare Fidel ed il Che con un embargo economico e con un rischio d'invasione da parte degli yankee ? Perché mai rinunciare alla sovranità nazionale e rischiare, oltretutto, di morire completamente di fame ? Ricordo che la stessa Repubblica libertaria di Fiume di Gabriele d'Annunzio si fece riconoscere dai sovietici. Certo, i russi erano una dittatura e nemmeno delle migliori, ma dall'altra parte era davvero così rosea la situazione come ci hanno fatto credere per decenni di pubblicità commerciale edonista e rimbabimento politico ? Gente che bambarda altra gente inerme e che impone il proprio sistema economico “libero”, può dirsi una democrazia ? Un governo che fa pagare le cure mediche a chi non ha danaro è una democrazia ? Un sistema politico che prevede la concorrenza fra candidati che spendono milioni di dollari o di euro a caccia di voti...anziché spenderli in progetti sociali, culturali ecc...è una democrazia ?
Lo ripeto, non sono né sarò mai comunista, ma sicuramente non dirò mai che il sistema yankee o capitalista sia un sistema democratico e civile. Sono entrambi sistemi criminali e antiumanitari e ne ho già spiegato le ragioni in innumerevoli articoli, oltre che nel mio ultimo saggio.
A Cuba la sanità è gratuita ed i medici sono all'avanguardia. Ed operano in tutto il mondo, senza egoismi. Ma questo quasi nessun giornale “libero” lo scrive.
A Cuba è riconosciuta la libertà di culto, anche se ho sentito assurde leggende metropolitane che vorrebbero che a Cuba il Natale non si potesse festeggiare sino al 1998, allorquando il papa dei cattolici incontrò il Lider maximo.
A Cuba peraltro i massoni cosa strana...visto che persino nell'Italia degli Anni '90 sono stati perseguitati – sono liberi di riunirsi nelle loro Logge. Che sono peraltro molto numerose sull'isola caraibica, anche perché la gran parte dei rivoluzionari appartenevano alla Massoneria.
A Cuba l'istruzione è libera e gratuita e l'analfabetismo è praticamente debellato, come, nonostante l'embargo economico, la gente non muore più di fame.
Oltretutto i diritti umani sono rispettati...nonostante ciò che ci raccontano dalle nostre parti.
I diritti delle donne sono esattamente gli stessi rispetto a quelli degli uomini e l'Assemblea Nazionale, ovvero il Parlamento cubano, è composto da quasi il 50% di donne. Eh sì, perché anche Cuba ha un Parlamento regolarmente eletto a suffragio universale e Fidel Castro o, meglio, oggi suo fratello Raul, non ha affatto un potere illimitato.
E sui diritti degli omosessuali, la deputata Mariela Castro, figlia di Raul Castro, si sta battendo affinché possa essere riconosciuto il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
C'è un partito unico, il Partito Comunista Cubano (www.pcc.cu), che purtuttavia non si presenta alle elezioni, ma è un simbolo: il simbolo della Rivoluzione. E poi, visto il pluripartitismo elettoralistico dei Paesi cosiddetti “liberal-democratici”...possiamo davvero dire che ciò sia una pecca ? Fra l'altro a Cuba ogni candidato all'Assemblea Nazionale è uguale all'altro, visto che non esiste come nei nostri Paesi “liberal-democratici” - alcun tipo di propaganda elettorale ove vengono spesi milioni di euro per ottenere voti...spesso frutto di “amicizie” interessate e clientele (sic !).
Oggi finalmente anche il Presidente degli USA Obama ha capito che l'embargo nei confronti di Cuba era una follìa. Per quanto chi scrive teme che Cuba – anche con il possibile arrivo di Dominique Strauss-Kahn (uno che dovrebbe andare a nascondersi visti i suoi trascorsi !) nell'isola quale consulente di Raul Castro...il futuro dei Caraibi sembra tingersi di grigio !
Raul non è Fidel. Così come in Venezuela Maduro non è Chavez. Ma al momento meglio loro che qualcun altro.
Confidiamo ad ogni modo nei popoli caraibici e latinoamericani. Che la Rivoluzione sia sempre nei loro cuori e nelle loro menti e che non finisca tutto come la Grecia di Tsipras: nella resa ai potenti ed agli sfruttatori criminali di turno.
Questo è ciò che scrissi lo scorso anno e questo è quanto auspico nei giorni della morte di Fidel Castro, l'ultimo leader del mondo moderno e contemporaneo.
Di leader come lui ne nascono pochissimi. La gran parte sono stati leader latini. Ci sono stati Simon Bolivar, José Martì, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Juan Domingo Peron, Sandino... e recentemente ne abbiamo conosciuto solo un altro, ovvero Hugo Chavez e nel recente passato Mu'Ammar Gheddafi, barbaramente ucciso e vilipeso quando invece i suoi ideali si fondavano sulla democrazia diretta delle masse popolari. Una forma di governo ancora ritenuta purtroppo utopistica !
Ma è di utopia che necessitiamo ! E' di democrazia vera che necessitiamo ! E' di formazione intellettuale e morale che necessitano le persone, oltre che di pane per gli affamati e di emancipazione per gli sfruttati di tutto il mondo !
L'ideale socialista autogestionario, libertario e patriottico – oltre la destra e la sinistra - non è morto con la fine di questi eroi. Rimane nel cuore di coloro i quali sono pronti a coglierlo e ad ascoltarlo.
Viva Fidel ! Viva la Patria ! Viva il Socialismo ! Viva la Victoria !

Luca Bagatin






Storico intervento di Juan Domingo Peron in cui parla di Che Guevara e Fidel Castro 



martedì 22 novembre 2016

Riflessioni antimaterialiste di Luca Bagatin sulla passione, sull'economia del dono e della decrescita. Per una (possibile) Civiltà dell'Amore

Se tutta l'umanità annientasse e trascendesse il suo ego, l'economia del dono tipica delle società matriarcali e spiegata dall'antropologo Marcel Mauss sarebbe una realtà. E così l'economia della decrescita tanto cara a Serge Latouche.
I materialisti, capitalisti, liberali e marxisti, non sono in grado di comprendere questo.
Personalmente riconosco la superiorità morale del povero sul ricco e ritengo che il ricco debba per forza essere al servizio del povero, sino al punto in cui povertà e ricchezza non esisteranno più e vi sarà - al loro posto - una comunità di eguali e dunque di liberi. Ma ciò sarà possibile solo rigettando le empie ideologie umane, comprendenti anche le religioni monoteiste istituzionalizzate.
Dall'ideologia nasce solo violenza e divisione.
I comunisti post-marxisti e tutta la sinistra in genere, purtroppo, disprezzano la povertà ed infatti, una volta giunti al potere, finiscono per diventare capitalisti e si alleano o diventano esattamente come i liberali. Ce lo insegnò Pier Paolo Pasolini nel suo discorso ai giovani sull'edonismo sessantottino. Lo abbiamo visto in tutto l'Occidente.
La povertà non va combattuta in sé, ma compresa, appresa, vissuta. Personalmente ho imparato tutto dalla povertà.
I ricchi, i borghesi, i polticanti ideologizzati, invece, si fanno grandi attraverso lo sfruttamento dei poveri per accrescere la loro bramosia materiale. Costoro ricercano potere, ricchezza, agi, desideri illimitati. E' per questo che, una sana filosofia della decrescita, rispettosa dell'umanità e della comunità, non può che osteggiare tutto ciò.

Ho da sempre idee di sinistra e valori di destra. Oppure, viceversa, idee di destra e valori di sinistra.
Credo nella giustizia sociale e nella democrazia intesa come "governo di popolo e per il popolo" tanto quanto nell'eroismo, nelle identità e nei doveri verso patria e umanità.
Sono della scuola, in sostanza, di Alain De Benoist, Giuseppe Mazzini, Anita e Giuseppe Garibaldi, Evita e Juan Domingo Peron, Hugo Chavez, Eduard Limonov, Simon Bolivar e molti altri pensatori, condottieri, patrioti.

La passione brucia tutto ciò che trova.
Se sei una persona appassionata rischi di bruciare e di bruciarti.
Per questo devi indirizzare le tue energie in grandi imprese. Senza fermarti mai. E soprattutto senza curarti del successo o dell'insuccesso.

lunedì 21 novembre 2016

Articolo-intervista di Luca Bagatin alla modella d'arte Lidia Laudani

Gli sguardi, gli sguardi delle donne. Gli sguardi delle donne sono a volte più intriganti dei corpi. I corpi, con il tempo, sono destinati a svanire. Gli sguardi, invece, rimangono immutati.
Curiosi, intriganti, sorridenti, smaliziati...
Non ho mai creduto che la bellezza possa in qualche modo salvare il mondo. Il mondo è già condannato dagli uomini che non sanno attingere alla bellezza della natura. Alla natura in tutte le sue forme, non edulcorata dalle strutture e sovrastrutture umane e razionali.
Ho sempre saputo, ad ogni modo, che lo sguardo di una bella donna può aprire il cuore di un Eroe dello Spirito.
Ancora una volta nella mia vita devo ringraziare lo sguardo di una bella donna. Uno sguardo che uno scrittore come me può solo tentare di raccontare mettendolo su carta o, meglio, oggi si direbbe, tentando di trasmetterlo ad uno schermo di pixel, pigiando su di una tastiera delle lettere che vanno a comporre e ricomporre storie, racconti, vite.
La storia, la vita, lo sguardo è quello di Lidia Laudani, ventinovenne catanese di nascita ma milanese d'adozione. Attrice, conduttrice, fotomodella e modella d'arte.
Mi ha colpito molto il fatto che mi abbia ricercato sul web, pressoché per caso, dopo aver letto casualmente un'intervista che realizzai alla mia musa Maria José, qualche tempo fa, ed ora mi fa molto piacere dare voce al suo sguardo ed alla sua anima.

Luca Bagatin: Ho scoperto che, prima di essere una modella, sei una giovane mamma. Mi piacerebbe ci raccontassi la tua storia e quella della piccola Aurora.
Lidia Laudani: Aurora ora ha 9 anni. Avevo 20 anni quando è nata ed io le dico sempre che se Dio me l’ha mandata tanto presto è perché probabilmente avevo bisogno di lei il prima possibile ed è vero è lei che sta insegnando tanto a me. Quanto sia meravigliosa la vita, quanto è bello meravigliarsi ogni giorno di cose a cui magari prima non davo importanza. E’ una bambina estremamente, sensibile, buona, gentile e premurosa verso chi è più in difficoltà. Le si spezza il cuore quando vede qualcuno che soffre. Con la sua dolcezza ha smussato alcuni angoli di me, mi ha fatto capire che non bisogna stare sempre con un’armatura addosso. Mi ha aiutato a liberarmi da tutti quei macigni che impediscono di “volare”. Grazie a lei ora volo, affrontando la vita col sorriso e la vita mi risponde sorridendo. Siamo molto legate ed ogni giorno ci diciamo quanto siamo importanti l’una per l’altra.

Luca Bagatin: Dalla Sicilia ti sei trasferita a Milano. E' stata solo una scelta professionale o dettata anche da altri motivi ?
Lidia Laudani: Beh la scelta professionale è stata presa dai miei genitori quando io ero molto piccola. Sono praticamente stata adottata da Milano, che non posso far altro che ringraziare perché mi ha dato molto sia a livello personale che professionale. Le mie origini ed il mio cuore rimangono comunque legate alla mia terra.

Luca Bagatin: Che cosa significa per te “arte” ? In un'epoca mercificata come la nostra c'è ancora spazio per la vera arte, a tuo parere ?
Lidia Laudani: L’arte è ovunque ci sia emozione. Tutto ciò che ci trasmette qualcosa e ci suscita un’emozione è arte. Arte è poesia, musica e spettacolo. Posso affermare con certezza che c’è ancora spazio per la vera arte, perché ho avuto la fortuna di conoscere artisti veri in diversi ambiti.

Luca Bagatin: Arte ed erotismo, a tuo parere, sono concetti destinati ad unirsi e allearsi oppure no ?
Lidia Laudani: Partirei con il dire che a me piace più parlare di sensualità che di erotismo. L'erotismo è esplicito, la sensualità è sottile, meno evidente, fatta di gioco e finezza. Arte e sensualità possono assolutamente legarsi, arte ed erotismo secondo me no. Amo l’elegante sensualità, che deve essere ben lontana dalla volgarità. Mi permetto di citare Coco Chanel perché sono perfettamente d’accordo con questa frase “Amo il lusso. Esso non giace nella ricchezza e nel fasto, ma nell'assenza della volgarità. La volgarità è la più brutta parola della nostra lingua. Rimango in gioco per combatterla”.

Luca Bagatin: Sei una modella, per così dire, “curvy”, nel senso che porti con orgoglio una taglia 44. E forse, a parer mio, è anche questo a renderti particolarmente intrigante e decisamente anti-convenzionale rispetto alla masse delle tante modelle supermagre. Pensi sia proprio questo il tuo punto di forza nel lavoro che svolgi ?
Lidia Laudani: Credo che la bellezza si manifesti attraverso gesti, modi, sguardi, sorrisi e parole. Tutto ciò che è la personalità. La bellezza è una miscela di molti elementi, mentre il corpo è solo l’involucro. Ovviamente la bellezza esteriore e la fisicità in questo lavoro sono importanti ed io sono orgogliosa delle mie forme !

Luca Bagatin: In generale quale pensi possa essere il tuo punto di forza ?
Lidia Laudani: Il mio punto di forza nel lavoro e nella vita in generale è sicuramente il mio carattere, la mia personalità e quello che esprimo a chi mi sta intorno. Mi ritengo una portatrice sana di positività. Amo la vita e affronto ogni situazione col sorriso.

Luca Bagatin: Quale pensi possa essere il punto di forza delle donne in generale e delle donne della tua generazione in particolare ?
Lidia Laudani: Il punto di forza di ogni donna dovrebbe essere piacersi, accettarsi ed amarsi. Oggi si tende a seguire la moda in maniera eccessiva diventando tutte troppo simili tra loro perdendo di unicità sia nel modo di pensare che fisicamente.

Luca Bagatin: Nel mio articolo introduttivo ho parlato di sguardi delle donne. E proprio con il tuo sguardo vorrei concludere. Che cosa racconta, dunque, il tuo sguardo un po' orientale?
Lidia Laudani: Mi piacerebbe che a quest'ultima rispondessi tu Luca. Cosa ti ha trasmesso il mio sguardo ?

Luca Bagatin: Ti dirò che il tuo sguardo mi ha ricordato il mito della Donna Selvaggia di cui parla Clarissa Pinkola Estés nel suo saggio “Donne che corrono coi lupi” e di cui ho trattato anche nel mio saggio “Ritratti di donna”. Saggio che ho dedicato in particolare ad una mia musa, che ho definito non a caso “Donna selvaggia doc”.
Il tuo è lo sguardo di una donna libera dai condizionamenti esterni. Forte e per nulla malizioso.
Direi che è lo sguardo fiero delle donne di Sicilia che, senza rigettare la tradizione e senza scadere nella mercificazione consumistica e borghese, vogliono liberarsi dall'ancestrale cultura patriarcale che per troppo tempo le ha oppresse.
Penso che tu e la tua piccola Aurora meritiate di volare sempre alto, senza mai perdervi nei labirinti di questa società troppo spesso barbarica e volgare.

Luca Bagatin

venerdì 18 novembre 2016

Sul referendum e la democrazia popolare diretta (dal "Libro Verde" di Mu'Ammar Gheddafi)

Il referendum è una frode contro la democrazia.
Quelli che dicono “Si” e quelli che dicono “No” non esprimono di fatto la loro volontà, ma sono stati imbavagliati in norme del concetto di moderna democrazia. E’ permesso loro dire una parola soltanto: “Si” o “No”. Questo è il sistema dittatoriale più oppressivo e crudele.
Colui che dice “No” dovrebbe poter motivare la sua risposta e spiegare perché non ha detto “Si”. Colui che ha detto “Si” dovrebbe poter giustificare la sua scelta e spiegare la ragione per cui non ha detto “No”. Ognuno dovrebbe poter dire ciò che vuole ed esprimere le ragioni del suo consenso o del suo rifiuto.
Qual’è, allora, la via che le società umane devono seguire per liberarsi definitivamente dalle epoche dell’arbitrio e della dittatura ? Poiché, nella questione democratica, il problema insolubile è quello dello strumento di governo, problema che si esprime nella lotta tra i partiti, le classi o tra individui, dato che l’invenzione dei metodi elettorali e del referendum non è altro che un tentativo di camuffare l’insuccesso di questi esperimenti, che non riescono a risolvere questo problema, ne consegue che la soluzione è nel trovare uno strumento di governo diverso dagli attuali, che sono causa di conflitto e che rappresentano solo una parte della società.
Si tratta, dunque, di trovare un sistema di governo che non sia il partito, la classe, la setta o la tribù, ma che sia il popolo nel suo insieme e che, quindi, non lo rappresenti e non si sostituisca ad esso. “Nessuna rappresentanza al posto del popolo”, “la rappresentanza è un’impostura”.
Se fosse possibile trovare questo sistema di governo il problema sarebbe risolto. La democrazia popolare sarebbe realizzata e le società umane avrebbero posto fine ai tempi dell’arbitrio e ai sistemi dittatoriali che sarebbero sostituiti dal potere del popolo.
Il “Libro Verde” presenta la soluzione definitiva del problema dello strumento di governo; indica ai popoli il modo per passare dall’era della dittatura all’era della vera democrazia. Questa nuova teoria si fonda sul potere del popolo, senza alcuna rappresentanza né sostituto. Attua una democrazia diretta, in modo organizzato ed efficace. Differisce dal vecchio tentativo di democrazia diretta che non ha trovato realizzazioni pratiche e che ha mancato di serietà a causa dell’assenza di un’organizzazione di base popolare.

lunedì 14 novembre 2016

"Democrazia è autogoverno. Libertà è essere liberi di godere del proprio tempo". Riflessioni di Luca Bagatin

Il tempo non dovrebbe essere danaro, ma libertà di godere del proprio tempo.
Sino a che saremo soggetti al sistema del danaro non vi potrà essere alcuna libertà.



In America Latina il populismo ha permesso a molta gente di mangiare, istruirsi, liberarsi dal giogo delle oligarchie.
In Europa invece si teme il populismo, ma non i soliti politicanti che gli europei votano da decenni. 
Prendere in mano il proprio destino sembra, purtroppo, spaventare i più.



Il fatto che non tutti siano d'accordo sull'elezione di Trump (ma si sarebbe potuto anche trattare di un altro Presidente) dimostra che le elezioni non sono un sistema democratico.
L'unica democrazia possibile è dare alle persone la possibilità di auto-rappresentarsi e di auto-governarsi. Ascoltando e dando spazio alle opinioni ed alle proposte di tutti.



Ogni qual volta sento parlare un “politico del fare” mi preoccupo.

Molto meglio che un politico faccia il minor danno possibile. 
Al massimo che esegua la volontà del popolo. Senza escludere nessuno.

venerdì 11 novembre 2016

Femen: paladine d'amore, democrazia e libertà. Articolo di Luca Bagatin

“Nuda, scalza, ma con una corona di fiori in testa” è un detto popolare ucraino usato per descrivere una ragazza povera, ma bella in quanto, con poco, riesce a valorizzare la propria personalità.
Nude, scalze e con una corona di fiori in testa sono le Femen, il noto gruppo di “seXtremiste” ucraine nato contro lo sfruttamento sessuale dei corpi e delle menti, le quali, nude, manifestano nei luoghi più sensibili del pienata: dalla Russia putiniana alla Bielorussia di Lukashenko, passando per i Paesi islamici, per denunciare l'incultura patriarcale e le violazioni sistematiche dei diritti umani in nome delle ideologie e delle religioni.
Di Femen mi occupai già in un articolo alla fine del 2013 sul quotidiano nazionale L'Opinione delle Libertà (http://www.opinione.it/esteri/2013/12/31/bagatin_esteri-31-12.aspx).
Già allora ero affascinato da questo movimento spontaneo e spontaneista formato da giovanissime ragazze nate fra la fine degli Anni '80 ed i primi Anni '90 in quell'Est europeo martoriato prima dalla dittatura sovietica e poi dal turbocapitalismo liberale, ovvero da quelle ideologie che, negando la prima il pensiero di Marx e la seconda l'autentico bisogno di libertà delle persone, hanno di fatto instaurato nuove forme di autoritarismo dittatoriale di stampo politico ed economico, oltre che sociale.
E dunque ecco Inna Shevchenko, Anna Hutsol, Oksana Shachko e le altre manifestarsi nel 2008, affacciandosi sulla scena politica internazionale attraverso delle vere e proprie permofmance artistiche ai limiti della provocazione. Ma, in questo caso, la “provocazione” sembra assumere un significato diverso da quello originario. Appare come una sorta di “vocazione in favore” di qualche cosa, ovvero – in questo caso - dei diritti civili di tutti proprio in quanto esseri umani pensanti, senza etichette. Una vocazione/invocazione principalmente in favore delle donne da secoli sottomesse e sfruttate dalla cultura patriacale e dal sistema commerciale-consumistico-pubblicitario, oltre che dai dogmi religiosi.
Il corpo nudo delle Femen, unica arma – peraltro nonviolenta - a loro disposizione, infatti, è l'esatto opposto rispetto al corpo esibito delle modelle della pubblicità commerciale. Il loro corpo è proprio lì a voler scioccare lo spettatore che certo non è abituato ad un messaggio politico forte trasmesso attraverso un corpo femminile nudo; è un'allusione alla loro povertà; diviene un manifesto sul quale scrivere slogan contro la mercificazione, contro la violenza e la prevaricazione del sistema capitalista, dei regimi autoritari, della morale religiosa che impone alle donne di non abortire, agli omosessuali di scomparire, alle persone di non pensare con la propria testa.
E' la ragione principale per le quali le Femen sono accusate dai media e dai complottisti di essere finanziate da qualcuno a scopi commerciali o dall'establishment economico. Salvo dover rendersi conto che queste ragazze sono totalmente autofinanziate, come dimostra anche l'ottimo saggio di Massimo Ceresa “Femen – Inna e le streghe senza dio”, edito da “Tra le righe libri” ed i cui proventi dei diritti d'autore andranno interamente ad un'associazione di beneficienza che si occupa di infanzia.
Il saggio di Cerasa - già autore di un saggio sulle Pussy Riot, altro gruppo rivoluzionario al femminile - è, in questo senso, rarissimo reportage realizzato in Italia sul fenomeno Femen.
E dimostra come sia proprio l'establishment politico e mediatico a temere queste ragazze che, scardinando il linguaggio dei media e del politicamente corretto, bucano gli schermi e gli schemi dei benpensanti.
Non è un caso se Femen sono da sempre bersaglio dei fondamentalisti islamici e cattolici, oltre che dei gruppi di estrema destra che non sono ancora in grado di abbandonare i loro retaggi ideologici in favore della libertà di pensiero e della democrazia autentica.
Nel saggio di Cerasa apprendiamo, anche grazie ad un'intervista all'attuale responabile del movimento, Inna Shevchenko, che il loro riferimento ideale di base è il pensiero marxista e quello socialista di August Bebel, il quale scrisse uno dei primi saggi femministi, ovvero “La donna e il socialismo”. Un pensiero totalmente tradito nei Paesi dell'Est e del cosiddetto “socialismo reale”, ove di reale vi fu solo una dittatura burocratica ed oligarchica.
Dittatura affatto diversa da quella attuale in quei Paesi e non è un caso che le Femen siano le principali oppositrici di regimi quali quello di Lukashenko in Bielorussia e di Vladimir Putin in Russia (il quale ha reso illegale il principale partito attivista di opposizione, ovvero il Partito Nazionalbolscevico dello scrittore Eduard Limonov), al punto che in questi Paesi furono arrestate e brutalmente torturate e su di loro pesano dei mandati di cattura.
Dittature peraltro non dissimili da certa mentalità dittatoriale facente capo alle Religioni Monoteiste Istituzionalizzate che le Femen combattono in quanto figlie di quella cultura patriarcale ed oppressiva che ebbe il suo apice durante i secoli bui del Medioevo.
E dittature non dissimili dall'ideologia capitalista e di “libero commercio”, ove la prostituzione – che le Femen combattono strenuamente - ne è forse la più alta forma di rappresentazione metaforica.
Ecco dunque le nuove paladine della democrazia, alternative alle varie dittature e forme dittatoriali sparse nel mondo. Paladine snobbate e vilipese dai più, così come erano snobbati e vilipesi i rivoluzionari del passato, specie se con pochi mezzi e nessuna ambizione personale.
I loro seni sono le loro armi. Novelle Grandi Madri in un mondo sempre meno democratico ed in decomposizione. E che necessita di amore, democrazia e libertà.

Luca Bagatin

mercoledì 9 novembre 2016

Vince Trump: l'Europa ed i popoli sovrani tirino un sospiro di sollievo ! Articolo di Luca Bagatin

Simpatico non è, ma almeno è politicamente scorretto al punto giusto da non apparire fasullo. O quantomeno da apparire meno fasullo della sua ormai ex avversaria.
Non sarà affatto il miglior Presidente degli Stati Uniti d'America, ma certamente, almeno stando alle sue proposte, per l'Europa ed un mondo che auspica ad essere più libero e multipolare, oggi, ci saranno maggiori chances di libertà e forse anche di democrazia e sovranità.
Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali USA a dispetto dei boicottaggi mediatici orchestrati dall'oligarchia liberal-fighetto-mediatica, tutta appiattita in favore della guerrafondaia Hillary Clinton.
Donald Trump si presenta - come da miglior tradizione repubblicana statunitense (dimenticata dai Reagan e dai Bush) - come un isolazionista sul piano politico-militare e dunque appare come uno che, finalmente, non vuole mettere becco negli affari degli Stati sovrani come invece fecero tanto i Reagan quanto i Bush, oltre che i Kennedy, i Nixon, i Clinton e gli Obama, esportando una loro singolarissima idea di “democrazia” a suon di bombardamenti su popolazioni inermi.
Chissà che gli Stati Uniti d'America, dopo aver destabilizzato la penisola balcanica; dopo aver destabilizzato la Libia ed il Medioriente socialista e laico; dopo aver destabilizzato e continuare a destabilizzare l'America Latina socialista e libertaria, non stiano imparando la lezione: farsi gli affari propri; rendere grande il proprio Paese senza andare a scapito degli altri; attuare politiche protezionistiche e sovraniste.
Politiche che Donald Trump sembra voler attuare. In primis rinunciando al Grande Mercato Transatlantico (TTIP), che avrebbe di fatto inglobato l'Europa nel mercato statunitense, con enormi svantaggi per i nostri mercati (già prede della concorrenza straniera, cinese in primis) e con grandi svantaggi per le produzioni locali, l'ambiente ed i diritti dei lavoratori (già di per sé pressoché smantellati). Oltre a ciò Trump punta ad innalzare le barriere doganali, privilegiando così i prodotti statunitensi ed i lavoratori autoctoni, sfavorendo l'immigrazionismo. Politiche che anche un'Europa che ambisse ad essere sovrana, più sociale e più democratica, ovvero meno “liberista”, dovrebbe certamente iniziare a ripensare proprio per arginare una globalizzazione che ha svantaggiato sia coloro i quali erano già poveri, che quella classe media ormai trasformatasi in nuova classe proletaria e che è stanca di subire le politiche di austerità delle Banche Centrali e del Fondo Monetario Internazionale.
Trump, a differenza dei governi precedenti (non solo quello Clinton e Obama, ma anche Bush), intende inoltre andare allo scontro con il mercato cinese, che ha invaso ormai il pianeta, svantaggiando tutti quanti. Ed intende finalmente tornare a dialogare con la Russia, ponendo fine ad un clima di nuova Guerra Fredda che ha caratterizzato le ultime amministrazioni statunitensi. Iniziando, peraltro, a rendere le truppe Nato meno impegnate ad Est, trasformando il Patto Atlantico in uno strumento contro il vero nemico dell'Occidente, ovvero il terrorismo islamico.
Se da un lato negli USA non vi sarà alcune rivoluzione popolare e democratica autentica - come sarebbe diversamente stato possibile con una eventuale vittoria del socialista Bernie Sanders - dall'altro il mondo libero – forse – può quantomeno tirare un sospiro di sollievo.
Auguriamoci che il neoeletto Presidente USA intenda anche porre fine alla destabilizzazione in atto in America Latina e, diversamente, inizi a dialogare con spirito pacificatore e di collaborazione con i Paesi dell'ALBA, ovvero dell'Alleanza Bolivariana per le Americhe, che comprendono – fra gli altri - il Venezuela, la Bolivia, l'Ecuador, Cuba e il Nicaragua. Tutti Paesi, ultimo proprio il Nicaragua che ha riconfermato alla guida del Paese il sandinista Daniel Ortega domenica scorsa, a guida socialista, libertaria e bolivariana.
La via maestra che i popoli dell'America Latina hanno indicato da tempo è una via democratica, sovranista, protezionista, socialista libertaria, fatta dal popolo ed in favore del popolo.
Sembra che anche l'Europa stia da tempo ritenendo che la strada liberal-capitalista di apertura totale dei mercati e delle frontiere, voluta e imposta dalle élite economico-finanziarie e privilegiata in particolare dalle forze cosiddette “progressiste”, non sia affatto la migliore, ed abbia, diversamente, generato unicamente povertà diffusa e nuove diseguaglianze.
Il voto in favore di Trump fa davvero pensare che anche gli Stati Uniti d'America necessitassero di un cambio di passo in questo senso.
I media occidentali hanno in tutti questi sensi creato unicamente un eccessivo, pericoloso ed inutile allarmismo. Gli elettori, ad ogni modo, li hanno smentiti. Un altro punto il favore dei popoli sovrani. Un'altra sconfitta delle élite globaliste.

Luca Bagatin

mercoledì 2 novembre 2016

"Novembrate". Riflessioni by Luca Bagatin

Meglio i sepolcri colorati di quelli imbiancati e listati a lutto !

Le radici dell'Europa sono pagane e gnostiche, non certo giudaico cristiane.
Il Vaticano, fra gli altri, se ne faccia una ragione.

Non mi sono mai curato delle persone di successo e, spesso, le ho sempre detestate.
Preferisco gli sfigati. Sono molto più profondi e interessanti.