martedì 31 gennaio 2017

In difesa degli ideali mazziniani e garibaldini, ovvero repubblicani e socialisti rivoluzionari e umanitari. Articolo di Luca Bagatin

Desidero rispondere alle considerazioni dell'amico Giacomo Properzj, relativamente al suo articolo apparso su Pensalibero.it il 30 gennaio scorso dal titolo “La speranza muore dopo di noi o è già morta da un pezzo ?” (http://www.pensalibero.it/la-speranza-muore-gia-morta-un-pezzo/)
Nell'articolo Giacomo Properzj si riferisce alla galassia repubblicana, che - egli scrive - oggi non è più praticamente rappresentata in parlamento se non da alcuni senatori che fanno riferimento al leghista o ex leghista Tosi (sic !) - ovvero la negazione per eccellenza del mazzinianesimo e del garibaldinismo - ed ai quali il Partito Repubblicano “ufficiale” ha concesso loro la denominazione – scrive l'amico Properzj - in cambio di una quota del finanziamento istituzionale che viene dato al gruppo (sic !).
Ora, tralasciamo qui le miserie di questi aspetti che già farebbero rabbrividire eroi e combattenti quali Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi ed i loro discepoli che – per fortuna – mai costituirono partiti o partitini elettoralistici (e mai presero finanziamenti pubblici, al punto che Mazzini morì poverissimo e così Garibaldi che, dimessosi da deputato, sdegnato per un parlamento ed un governo corrotto, tornò nella sua Caprera a fare l'agricoltore), ma si batterono costantemente per l'emancipazione dei più deboli, degli oppressi, dei lavoratori e per l'onore e la libertà degli italiani tutti.
Giacomo Properzj prosegue nel definire i mazziniani d'oggi (ma non tutta la base dell'Associazione Mazziniana Italiana, per fortuna dico io) come “ancora sanamente ancorati all'antica e credono alla società occidentale e atlantica, nella sua difesa (leggi NATO), nel mercato globale e nel progresso tecnologico (...)”.
Ora, lette queste righe allibisco e non posso non intervenire, proprio da erede e custode quantomeno sul piano ideale e culturale (ormai la politica italiana è poca cosa e non mi interessa punto) degli ideali mazziniani e garibaldini originari (ovvero repubblicani e socialisti rivoluzionari e umanitari).
La NATO è una nefasta alleanza a guida straniera (statunitense) che, lungi dall'essere stata utilizzata come mezzo di difesa è stata, specie negli ultimi decenni, usata come mezzo di offesa di popoli sovrani: ad esempio nell'ex Jugoslavia, in Iraq, in Libia e in Siria.
In Libia, in particolare, la NATO ha contribuito a defenestrare l'unico oppositore al terrorismo islamico, oltre che leader laico e socialista al governo, ideatore e fautore (altro che dittatore !) della democrazia popolare diretta (la Jamahiria), ovvero il Rais Mu'Ammar Gheddafi.
La stessa cosa vale per la Siria guidata dal Partito Baaht (Partito del Risorgimento Arabo Socialista) che fu partito fondato da Michel Aflaq, il quale si ispirò proprio agli ideali risorgimentali di Giuseppe Mazzini (oltre che a Marx e a Nietzsche) e argine al fondamentalismo islamico da sempre.
L'unico repubblicano autentico del dopoguerra che si oppose allo strapotere della NATO e degli Stati Uniti d'America sul suolo europeo fu l'indimenticato Presidente francese Charles De Gaulle (i cui eredi hanno ne hanno presto tradito la memoria, come ebbe lui stesso a dire peraltro), non a caso riferimento ideale del repubblicano mazziniano Randolfo Pacciardi. Ma questo, gli eredi del PRI, sembrano averlo dimenticato da tempo.
Il mercato globale, esaltato dall'amico Properzj, poi, assieme alla cosiddetta “sociatà occidentale” (ma si noti che occidentale è anche l'America Latina del Socialismo del XXI secolo, di cui ho molto scritto in questi anni e che mi appare l'unico luogo nel quale si siano inverati, per molti versi, i sogni mazziniani e garibaldini), mi risulta abbia causato solo nuove povertà, nuove precarietà e squilibri sociali, oltre che nuove forme di deportazione e di sradicamento degli esseri umani di cui il fenomeno dell'immigrazionismo – indotto dal sistema capitalistico e dalle politiche nefaste portate avanti dal Fondo Monetario Internazionale - è il fenomeno più eclatante e drammatico.
Stupisce che non ci si renda conto che il capitalismo è il vecchio/nuovo totalitarismo da abbattere, per fondare una società di cittadini in grado di e di autogovernarsi (attraverso appositi comitati e assemblee popolari aperte a tutti) e di autogestirsi attraverso l'unione fra il capitale (soprattutto umano) ed il lavoro (che ciascuno dovrebbe avere la possibilità di scegliersi a seconda delle attitudini e delle aspirazioni) in piena concordia con gli ideali non solo mazziniani, ma anche portati avanti da Evita e Juan Peron nel periodo più florido che l'Argentina conobbe, prima delle sanguinarie dittature militari antiperoniste.
Quanto al progresso tecnologico, amato dall'amico Properzj, a me appare come un vero regresso che ha annichilito e rimbambito le menti con i cosiddetti “social-network”, che hanno lo stesso valore onanistico del bar dello sport, uccidono il pensiero e sdoganano la corbelleria libera; per non parlare dei vari smartphone i Ipod (non so se si scrive così, non ne ho mai voluto possedere uno) che, assieme ai “social” di cui sopra, hanno ridotto la comunicazione verbale, gestuale, umana, a masturbazione da tastiera e dunque a nuove forme di isolamento sociale.
Non mi sembra, in sostanza, che i tempi siano cambiati in meglio. Mi sembra invece che l'eroismo dei nostri padri (risorgimentali, ma non solo) sia stato dimenticato, a volte vilipeso, altre volte deriso, mentre l'ignoranza – attraverso una scuola trasformatasi in diplomificio universale – la faccia sempre più da padrone.
Mi sembra invece che ad essere protagoniste nell'epoca in cui viviamo siano: la precarietà (sociale, famigliare e sentimentale); l'individualismo (che ha disgregato famiglie e comunità); lo sradicamento culturale (che ha distrutto usi e costumi autoctoni per scopiazzarne altri ad uso e consumo delle mode e del mainstream); l'edonismo ed il mercantilismo, che sono poi gli specchietti per le allodole per le nuove classi di sfruttati, siano essi giovani o immigrati da immettere nel tritacarne della “crescita economica globalista”, ovvero nella nuova catena di montaggio delle sfruttamento delle menti e dei corpi.
La yankizzazione della nostra Italia, ma anche dell'intero continente europeo, in sostanza, ci ha trasformati in degli sradicati depurati dalla nostra millenaria cultura che, lungi dal voler esportare, rappresentava e rappresenterebbe il nostro tesoro più prezioso (altro che la merce ! Altro che il vil danaro !).
Quanto alla costruzione degli Stati Uniti d'Europa, tale progetto mi appare una autentica chimera. Prima di tutto perché, come ho descritto, vi sono problematiche assai serie nelle quali intervenire, in secondo luogo in quanto in Europa vi sono identità, culture ed economie assai diverse e, dunque, difficilmente integrabili.
Diverso fu, invece, il tentativo purtroppo al momento non riuscito ma ancora in cantiere, di intregrazione Latinoamericana tentato negli Anni '50 da Juan Domingo Peron e negli Anni '90 da Hugo Chavez attraverso l'ALBA, ovvero l'Alleanza Bolivariana delle Americhe ed altri organismi simili. Il Socialismo del XXI secolo latinoamericano ha peraltro moltissimi punti in comune con il mazzinianesimo (si legga la medesima “Dottrina Peronista”, di cui scrissi un articolo per il quotidiano
L'Opinione) ed il garibaldinismo, esaltato da Chavez in più occasioni assieme al bolivarismo.
Molto altro si potrebbe dire, ma mi fermo qui, essendo ad ogni modo consapevole di non aver scritto nulla di nuovo e che quanto ho scritto servirà, comprensibilmente, a poco.

Luca Bagatin

"Viva Bolivar ! Viva Giuseppe Garibaldi" (Hugo Chavez)

In questo video del 2005, il Presidente e Comandante Eterno del Venezuela Hugo Chavez (1954 - 2013), a Milano, ricorda ed accomuna le gesta e gli ideali sociali degli eroi e Libertadores Simon Bolivar (1783 - 1830) e Giuseppe Garibaldi (1807 - 1882).

lunedì 30 gennaio 2017

Film dedicato all'eroe venezuelano Ezequiel Zamora il 1 febbraio prossimo a Roma (per gentile segnalazione dell'Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela)

Ezequiel Zamora (1817 - 1872) fu militare ed eroe venezuelano, fra le principali figure della Guerra Federale (1859 - 1863), che vide scontrarsi le fazioni dei liberali - dei quali Zamora faceva parte - ovvero i propugnatori degli ideali di libertà ed uguaglianza e promotori della riforma agraria e del mutualismo sociale, contrapposti ai conservatori, ovvero agli oligarchi e dunque i ricchi possidenti terrieri.
Il 1 febbraio di quest'anno ricorre il duecentesimo anniversario della nascita di Ezequiel Zamora che, fra l'altro, fu uno dei punti di riferimento ideali del Presidente e Comandante Eterno Hugo Chevez Frias (1954 - 2013) e l'Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, ha organizzato la proiezione di un film a lui dedicato, realizzato dal regista venezuelano Román Chalbaud e la cui proiezione si terrà mercoledì 1 febbraio alle ore 16.30 presso il Teatro Lo Spazio di Via Locri 42-44 a Roma.

Luca Bagatin
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domenica 29 gennaio 2017

Il peronismo dell'amore: Evita Vive !

http://amoreeliberta.blogspot.it/2015/05/evita-peron-la-santa-dei-descamisados.html
 
 

Più erezioni, meno elezioni !

Più erezioni, meno elezioni !


Riflessioni sull'ambiente, sulle eroine e sugli eroi by Luca Bagatin

L'ambiente è il nostro patrimonio universale, il luogo dal quale veniamo (Madre Natura), l'habitat che ci ospita e che ospita tutti gli esseri del Creato.
Pare che questo, al neo-eletto Presidente yankee Donald Trump, non interessi. Ma l'ambiente, deve ricordarselo, è di tutti, non certo suo o delle multinazionali che difende e di questo i popoli della Terra dovranno chiedergliene il conto durante ed alla fine del suo mandato.
Il produttivismo e la crescita economica, peraltro, producono – oltre che inquinamento e devastazione degli ecosistemi – anche la prosecuzione dell'imperante schiavitù del lavoro e del salario, che sono i due aspetti dai quali l'essere umano dovrebbe essere liberato al fine di potersi garantire un presente ed un futuro a contatto con la Natura ed i suoi simili, liberato dalla schiavitù delle tecnologie, dall'immoralità e dalla solitudine che esse producono in seno alle comunità.




Penso che il movimento Femen non termini oggi o domani, perché le questioni per le quali queste donne coraggioose si battono e si sono battute non sono finite né finiranno.
Probabilmente prenderanno solo altre forme (come Oxana Shachko che continua le sue battaglie nel mondo dell arte).
Penso che non si possa fare per tutta la vita le stesse battaglie e condurle sempre allo stesso modo. Personalmente, nella mia attività di pensatore e militante, non l'ho mai fatto . Occorre sempre reinventare e reinventarsi.
Oggi, in piena decadenza morale, civile e spirituale, le nuove battaglie di liberazione possono essere incentrate sull'esaltazione del sacrificio e dell'eroismo; contro i ricchi ed il loro molle e decadente stile di vita; per la liberazione della schiavitù del lavoro e del salario e per una vita dignitosa per tutti; per l'autogestione dei mezzi di produzione e di azione democratica, ovvero per l'autorappresentanza politica in appositi comitati popolari aperti a tutti, al posto dei partiti e dei politicanti.


Pare che fra un mese il paese in cui ho abitato per trent'anni cambierà toponomastica e che una delle vie principali, ovvero Via Garibaldi, sarà sostituita con il nome di un prete.
Già era accaduto con la scuola elementare che frequentai da bambino: da Scuola Elementare Giuseppe Garibaldi a Scuola Elementare Madre Teresa di Calcutta (sic !).
Non c'è più rispetto per gli Eroi ed i nostri Padri che, con tanto sacrificio, ci hanno garantito un po' più di libertà e che oggi vengono rimossi. Occorre invece tenerli nel cuore, nello spirito, nell'anima, imitare ogni loro gesto ed esempio, proprio in un'epoca barbarica come quella che stiamo vivendo e che necessita di un nuovo Risorgimento garibaldino e mazziniano.

Giuseppe Garibaldi, oltre ad essere stato un eroe sui campi di battaglia in America Latina e in Italia contro i tiranni, fu un socialista umanitario, sansimoniano e romantico. Allorquando fu eletto in Parlamento protestò – nel 1868 - contro lo Stato esattore delle tasse e dilapidatore della sostanza pubblica. Ben presto Garibaldi, coerentemente con i suoi ideali, si dimetterà da deputato e tornerà a fare il mestiere di sempre, nella sua Caprera, ovvero l'agricoltore, denunciando un governo e un parlamento non dissimili da quelli dei giorni nostri, dichiarando: “Quando i posteri esamineranno gli atti del governo e del parlamento durante il Risorgimento vi troveranno cose da cloaca”.

Luca Bagatin
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giovedì 19 gennaio 2017

Abbonatevi alla rivista "Rébellion" !

Da ormai quasi un anno ci siamo, per così dire, amichevolmente "gemellati" alla rivista francese socialista e anticapitalista "Rébellion", per ragioni peraltro già spiegate nell'articolo che trovate a questo link: http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/08/rebellion-e-lorganizzazione-socialista.html Invitiamo pertanto tutti i nostri lettori, amici, simpatizzanti, a seguire il sito web: http://rebellion-sre.fr e ad abbonarsi alla rivista attraverso il seguente link: http://rebellion-sre.fr/boutique/abonnement-a-rebellion-6-numeros-2/
Buona lettura ! 

A&L

Un'alternativa all'Unione Europea globalista

Oggi c'è chi scopre l'acqua calda, ovvero che il problema dell'Unione Europea è l'Unione Europea stessa.
Noi lo dicevamo già in tempi non sospetti.
Riproponiano un articolo di Luca Bagatin del 16 giugno 2015 in proposito.

A&L

Un'alternativa latina, ellenica e terzomondista all'Unione Europea globalista. Articolo di Luca Bagatin

Lo abbiamo visto anche in quest'ultima occasione: l'Unione Europea semplicemente non c'è. O, meglio, c'è solo quando deve battere cassa e pretende che Stati sovrani come la Grecia o la nostra Italia, rispettino i patti di stabilità. Ma di quale stabilità stiamo parlando, visto che il debito degli Stati è comunque matematicamente impagabile ? Ma di quale stabilità stiamo parlando ? Forse di quella dei banchieri, delle grandi imprese e delle multinazionali che attraverso le misure di austerità e della flessibilità del lavoro possono continuare ad arricchirsi alle spalle del prossimo.
Così come è facile oggi per la Francia scaricare il peso dell'immigrazione sull'Italia. Proprio la Francia che decise per prima di bombardare l'ultimo baluardo contro il fondamentalismo islamico e contro gli sbarchi indisciminati, ovvero il Colonnello Gheddafi.
E' facile per le potenze globaliste d'Europa scaricare il peso sui Paesi Euromediterranei, già preda di una pesante crisi economico-finanziaria dalla quale possono uscire solo attraverso un comune sforzo di solidarietà, di abolizione del debito e di misure che vadano incontro alle esigenze dei poveri e dei diseredati.
Ecco, forse più che un'Unione Europea ci vorrebbe un'Unione dei Paesi Euromediterranei e del Sud del Mondo, in un rinnovato dialogo con il mondo ellenico, latino, latinoamericano, terzomondista, per sconfiggere fame, terrorismo, povertà, esclusione, che certo non sono risolvibili con l'accettazione supina alle regole del mercato capitalista, allo sradicamento dei popoli ed alla loro “democratica” deportazione, all'instaurazione di fantomatici grandi mercati transatlantici che di fatto impongono, ancora una volta, gli interessi di Washingon al mondo intero.
Un'Unione latina, latinoamericana, ellenica, terzomondista, alternativa tanto al blocco Nordamericano che a quello Russo-putiniano che, nei fatti, rappresentano i due nuovi blocchi di una nuova Guerra Fredda nella quale a rimetterci sono e saranno i popoli, i poveri, gli oppressi di sempre.
Utiopia o forse l'unica autentica realtà possibile ?
Luca Bagatin 

"Democrazia vuol dire anche lotta alle diseguaglianze sociali" (Bettino Craxi)

"Democrazia vuol dire anche lotta alle diseguaglianze sociali"
(Bettino Craxi)

venerdì 13 gennaio 2017

Oltre la modernità. Per un ritorno alla Civiltà. Articolo di Luca Bagatin

Il progresso, fondato sul materialismo, è quello che chiamo vero regresso.
L'essere umano sembra aver dimenticato di essere parte della natura ed ha finito per soggiogarla per i suoi capricci e biechi interessi egoistici. Egli ha distrutto interi ecosistemi e sterminato, nei secoli, i suoi simili.
Personalmente sono antimodernista e antiprogressista, ovvero sono per il rilancio di un rinnovato rapporto uomo-natura e per un ritorno all'antico Paradiso perduto. Perduto "grazie" all'antropocentrismo ed all'egoismo umano.
Penso che una società che sdogana e ammette il materialismo, il lusso, la ricchezza, sia una società sconfitta in partenza e destinata alla barbarie. Una società ove la coscienza spirituale è annichilita, l'ignoranza prevale e così la decadenza dei costumi. Una società che vive nell'epoca che gli antichi Veda chiamano, infatti, il Kali Yuga o Età del Ferro, ovvero l'era nella quale siamo immersi tutt'oggi.
Frugalità, disciplina, autodisciplina e spiritualità possono essere le basi per raggiungere consapevolezza di sé, degli altri e quindi libertà dai condizionamenti. Spogliarsi dalle ricchiezze, poi, come fece San Francesco d'Assisi e come da sempre fanno i Rishi e gli Yogin vedici, permetterebbe alla coscienza spirituale dell'essere umano di evolvere, molto più che la mera beneficenza, che serve solo a pulire – transitoriamente - la coscienza del ricco. L'essere umano moderno o, meglio, postmoderno, dovrebbe investire molto nella sua educazione morale e spirituale, ma attualmente investe troppo poco o nulla in essa, perdendosi in tecnologie e caricandosi di lavoro (peggio ancora sfruttando il prossimo), al solo scopo di arricchirsi di beni materiali initili. Dimenticando che presto o tardi anche lui morirà e così chi gli sta accanto e dunque quei beni materiali non gli serviranno a nulla.


Le più Antiche Civiltà della Terra, attraverso la conoscenza spirituale e la teosofia, possedevano tecnologie mille volte più potenti di quelle attuali e vivevano in pace, armonia, amore universale con tutti gli esseri della Madre Terra, così come è scritto negli antichi Veda e in tutti i testi gnostici più sacri.
Abbiamo molto da imparare dai nostri Antenati.


Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it

mercoledì 11 gennaio 2017

La lotta al capitalismo secondo il filosofo orwelliano Jean-Claude Michéa

Se vogliamo davvero riunire la stragrande maggioranza delle classi popolari attorno ad un programma di smantellamento graduale del sistema capitalistico (e non semplicemente aumentare i suoi privilegi elettorali), è imperativo iniziare mettendo in discussione le divisioni basate sul vecchio sistema fondato sul tema “fede cieca nell'idea di progresso”, i cui presupposti filosofici sono sempre più paralizzanti (tipo "partito del domani" – quello della Silicon Valley - contro il "partito di ieri" - quello dell'agricoltura contadina o della cultura dei libri) e continuano ad essere forniti da più di trenta anni dalla sinistra europea, che tenta così di dissumulare la sua piena riconciliazione con il capitalismo, con il pretesto di una lotta permanete del “cittadino” contro tutte le idee “reazionarie” e “tradizionaliste”.
 
(Jean-Claude Michéa) 

Brevi appunti sulla democrazia diretta. Di Luca Bagatin

La democrazia diretta non dovrebbe farsi né nei parlamenti né in rete, ma nelle piazze, in appositi comitati popolari aperti a tutti, guardandosi negli occhi e TUTTI dovrebbero avere la possibilità di concorrere alle decisioni.
Il resto è solo delega in bianco elettoralistica e mediaticità internettico onanistico modernista.



L'unica democrazia possibile è quella DIRETTA, aperta a tutti e fatta in appositi comitati popolari: nei quartieri, nelle piazze, nei paesi, nelle città, ove tutti si guardano neglio occhi e decidono. Anche con tutta la calma che serve a prendere le decisioni comuni e comunitarie.

Luca Bagatin presenta i "mille volti di Lidia Laudani" per la rivista d'arte e spettacolo "Miraflores"

sabato 7 gennaio 2017

Per il ritorno al Socialismo rivoluzionario e autogestionario, contro la globalizzazione e per l'autogoverno. Articolo di Luca Bagatin

Il mese scorso scrivemmo di come il 2016 si stesse chiudendo con le richieste della gran parte dei popoli d'Europa e Stati Uniti d'America, di maggiori politiche in favore del popolo, di sovranità e di autodeterminazione.
Questo ciò che è stato possibile rilevare relativamente al risultato del referendum sulla Brexit, alle proteste francesi relative alla deregolamentazione del lavoro attraverso la Loi Travial ed alla vittoria alle primarie dei repubblicani francesi del candidato avverso al globalista Sarkozy, oltre che la non presentazione alle elezioni presidenziali francesi del globalista Hollande; alla vittoria di Trump alle elezioni presidenziali USA ed alla vittoria dei NO al referendum costituzionale in Italia.
Donald Trump, negli USA, ha già annunciato il ritiro del Grande Mercato Transatlantico (TTIP), che avrebbe inglobato l'Europa al mercato statunitense, con immensi svantaggi per i mercati europei, per le produzioni locali, per i diritti dei lavoratori e per la tutela dell'ambiente. Inoltre Trump ha annunciato una dura lotta alle imprese che delocalizzano ed anche questa misura sembra davvero finalmente prendere in considerazione il mercato interno e la necessità di privilegiare le produzioni locali ed i lavoratori autoctoni ed i loro diritti, evitando peraltro di sfruttare altrove manodopera a basso costo e magari senza tutele sindacali.
Ecco dunque come il tanto demonizzato Trump che, per quanto sia un ricco magnate del quale non ci fidiamo per questo totalmente, appaia al momento come il paladino di quella che potrebbe essere definita la “sinistra del lavoro” (o, meglio, socialismo delle origini), contrapposta alla “sinistra del capitale”, fighetta e liberal dei Roosevelt, dei Kennedy, dei Clinton, degli Obama ed in Europa dei Blair, degli Hollande, dei Prodi e dei Renzi.
In Europa, allo stesso tempo, anche Marine Le Pen ed il suo Front National, abbandonate le vecchie ricette liberiste di Le Pen padre, appaiono molto più disposti ad accogliere e promuovere misure sociali e di autarchia economica, contrapponendosi alla globalizzazione portata avanti, in Francia, sia dalla destra che dalla sinistra ed a tutto svantaggio dei poveri, dei lavoratori e dei diseredati.
Detto ciò ci viene in mente un grande statista socialista, l'ultimo che l'Europa abbia conosciuto e di cui ricorre a giorni il diciassettesimo anniversario della morte: Bettino Craxi.
Bettino Craxi, erede della tradizione socialista originaria di Proudhon, Pierre Leroux, Garibaldi e della Comune di Parigi dalla quale mutuerà il simbolo del garofano rosso, attuerà e proporrà politiche di rilancio del Made in Italy e della sovranità nazionale; avvierà un dialogo costruttivo con i Paesi mediterranei e arabi di matrice laico-socialista; si contrapporrà, quando necessario, allo strapotere ed alle ingerenze degli Stati Uniti d'America in Italia; si opporrà alle privatizzazioni slevagge; rimarrà ancorato all'anticomunismo, rafforzando comunque i legami con il socialismo latinoamericano che, nel corso degli Anni '90, sarà l'embrione di quel Socialismo del XXI secolo che ha dato vita alla rinascita di quel continente, pur oggi osteggiata dalle élite.
E saranno proprio quelle élite economico-finanziarie che, con il concorso della “sinistra del capitale”, contribuiranno alla caduta di Craxi ed al suo esilio forzato.
Bettino Craxi, per molti versi, può essere paragonato ad un altro grande statista: Charles De Gaulle. Presidente francese ricordato per aver rimpatriato le riserve auree, condannato le politiche israeliane in Palestina e quelle statunitensi in Vietnam, aver fatto uscire la Francia dalla NATO e consolidato il sistema del welfare. Celebre peraltro la sua frase: “Odio i socialisti perché non sono socialisti, mentre odio i miei perché amano troppo il danaro”.
Craxi e De Gaulle, due grandi statisti che – pur formalmente schierati l'uno a sinistra e l'altro a destra dell'agone politico – hanno saputo andare oltre le ideologie e gli steccati, ovvero oltre la destra e la sinistra, recuperando ideali popolari, populisti nel senso positivo del termine e repubblicani e socialisti originari.
Come ricorda infatti il filosofo francese Jean-Claude Michéa nei suoi saggi, il socialismo non è né sarà mai di sinistra né di destra, ovvero non sarà mai borghese e capitalista, ma sarà sempre dalla parte del popolo, per l'autonomia, l'autogestione, l'antimperialismo e la democrazia autentica e diretta.
Aspetti che i socialisti europei di oggi, ormai trasformatisi in liberali, indistintamente “progressisti”, “cosmopoliti”, hanno completamente dimenticato, proponendo e riproponendo ricette di illusoria redistribuzione della ricchezza (anziché proporre una seria liberazione dalla schiavitù del lavoro e del salario); di deregulation del mercato del lavoro (anziché garantire la stabilità lavorativa ed economica per tutti, come dovrebbe essere in una società di liberi, eguali ed emancipati) e di libertà utili solo ai ricchi, alle imprese ed alla borghesia benestante, anziché proporre e promuovere l'uscita progressiva dal sistema capitalista e l'autogestione delle imprese e dell'attività politica, attraverso assemblee e comitati popolari aperti a tutti.
In questo senso, dunque, o il socialismo è rivoluzionario e libertario o è liberal-capitalismo. O torna a Pierre Leroux, Proudhon, Bakunin, Sorel, Garibaldi e Mazzini e riprende le prospettive di Bettino Craxi, ma anche di Juan Domingo Peron, Hugo Chavez, Evo Morales, Rafael Correa, i coniugi Kirchner, José Pepe Mujica e altri e dei pensatori contemporanei quali Michéa, Alain De Benoist, Eduard Limonov e Serge Latouche, oppure rimarrà al servizio della “sinistra del capitale” e del Re di Prussia, ovvero della schiavitù del lavoro e del salario e della “delega elettorale in bianco”, senza permettere ai cittadini di co-gestire sia la propria attività che trarne la propria stabilità economica, senza sfruttare il prossimo e autogovernandosi.
Il questo senso occorre porsi in un'ottica libera dall'interesse egoistico e dunque dal danaro, al fine di tornare ad una società ove si produce per consumare e non si consuma per produrre e quindi per lucrare – egoisticamente - sulla merce e sul lavoro. Ovvero occorre puntare ad un sistema fondato sul baratto e sul dono reciproco, nel rispetto massimo della natura e dell'ambiente, oltre che dell'essere umano.
Queste potrebbero essere alcune possibili prospettive per costruire una Civiltà (dell'Amore !) degna di questo nome, che tenda alla libertà dal bisogno, alla comunanza di tutti gli esseri viventi all'interno della propria comunità d'origine, alla liberazione dal giogo della schiavitù e dell'interesse egoistico, così come si svilupparono le più Antiche Civiltà della Terra, a partire da quelle matriarcali.

Luca Bagatin

domenica 1 gennaio 2017

Buon Anno nello spirito (e nell'anima) di Evita Peron !



Che ci sia una sola classe: quelli che lavorano;
Che siano tutti per uno e uno per tutti;
Che non esista alcun privilegio che quello dei bambini;
Che nessuno si senta più di quel che è né meno di ciò che può essere;
Che i governi delle nazioni facciano ciò che i popoli chiedono;
Che ogni giorno gli uomini siano meno poveri;
Che tutti possiamo essere artefici del destino comune.

(Evita Peron, messaggio di Natale e di Anno Nuovo 1951)