lunedì 31 luglio 2017

Natura, Libertà e Amore. Riflessioni brevi di Luca Bagatin

L'unica libertà possibile è quella nella quale l'essere umano comprende di non essere slegato dalla Natura e dai suoi simili, li comprende, li aiuta, li ama.
La falsa idea di libertà è quella che sdogana l'egoismo, l'individualismo, il folle successo individuale che è sempre a scapito degli altri, ovvero sdogana l'odio e quindi fomenta discordia.
Solo se guidati dallo Spirito gli esseri umani possono emanciparsi davvero dalla materia, la quale li tiene legati all'ego e al dolore, nella peggiore delle prigioni.

Piangere è pregare.
Il pianto è una forma di empatia.
L'empatia è una forma di amore.
L'amore è Dio.

L'uomo normale non è per nulla alfa.
È sensibile e non sa che farsene delle donne fighettine e pretenziose d'oggi.
Preferisce le donne vere del passato: non di plastica e magari anche pelose come la natura vorrebbe.
Nella società vuota, fritta, eroticamente asettica (fatta di onanistici sex toys), senza sentimenti, empatia e amore, ma ove prevale il genderfluid, il mito dell'uomo alfa, il glamour ed il capitalismo assoluto liberal cosmopolita, la vera crisi è quella dei rapporti fra i sessi.

Ogni donna è Madre, indipendentemente dal fatto che abbia figli o meno.
Ogni donna è una forza creativa e creatrice (e, quindi, se la fate arrabbiare, distruttrice).
Ogni donna dona la vita, ogni giorno, con la sua essenza.
Per questo il mondo ha paura delle donne.
Ha paura di scoprire l'origine della vita.

domenica 30 luglio 2017

Eterna Musa. Poesia di Luca Bagatin

Eterna Musa
Poesia di Luca Bagatin
Foto di Giuseppe Spena
Modella: Lidia Laudani

La seduzione è
un'arma
che può aprire
il cuore
insinuandosi
nei vasi sanguigni
che lo compongono
e così via via
diffondere il suo
profumo
in tutto il corpo e oltre
sino all'anima.
Anima che
con il tuo sguardo
si eleva.
Dea greca sei tu
e così mi hai sedotto.
Non è la via
del piacere
ch'io cerco,
ma quella dell'amore.
La via che più ha sapore.
La via dell'eros,
il principio divino
che spinge verso la bellezza.
Ecco che una brezza
ti carezza il bel viso.
Ed io ti guardo,
con un sorriso.

E ti dono una rosa
che bene
con il tuo abito
si sposa.
Sei tu,
la mia
Eterna Musa.

(Luca Bagatin)

No alle privatizzazioni ! Si alle autogestioni: civili e democratiche !

Un articolo di Luca Bagatin del 2015 a proposito dell'autogestione dei servizi pubblici

La Constituyente va !

In bocca al lupo a tutti e, soprattutto, a tutte le candidate all'Assemblea Costituente venezuelana per la Pace e l'Amore !!!! <3


giovedì 27 luglio 2017

Evita Peron, l'Eterna bandiera dell'Amore

Guy Debord sulla riforma scolastica ideale nell'attuale sistema finanziario e politico

Si potrebbe sostenere che, nell'attuale sistema finanziario e politico, la riforma scolastica ideale sarebbe quella che riuscisse a trasformare ogni studente liceale o universitario in un cretino militante.
(Guy Debord, "Commentari alla società dello spettacolo", Baldini e Castoldi 1992, p.39)

E' uscito il nuovo numero della rivista francese "Rébellion" !

E' uscito l'ultimo numero della rivista bimestrale francese "Rébellion" degli amici  dell'Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) (www.rebellion-sre.fr).
Per acquistarlo cliccate al seguente link e seguite le istruzioni: http://rebellion-sre.fr/sortie-numero-80-de-rebellion-lutte/
 Per abbonarsi a "Rébellion" (solo 20 euro annui per un abbonamento semplice composto di sei numeri, in tutta Europa e senza spese di spedizione): http://rebellion-sre.fr/boutique/abonnement-a-rebellion-6-numeros-2/
L'Editoriale in lingua originale:
Editorial du numéro 80 de la revue Rébellion

Les dernières élections présidentielles ont révélé au grand public une situation que nous avons décrite dans nos colonnes durant de nombreuses années alors qu’elle été jugée fantasmatique : le retour de la lutte des classes en Europe. Une lutte des classes qui n’est pas à l’image d’un romantisme révolutionnaire ouvriériste, mais qui est une sombre et froide réalité quotidienne pour la majorité des travailleurs. Elle n’est pas menée par des révolutionnaires dans un décor à la Germinal. Elle est l’implacable mise en place d’une vaste plan de  restructuration de nos vies par le capitalisme globalisé pour obtenir d’avantage de profits.
La situation ne pouvant plus être camouflée par des artifices,  même les journalistes des grands médias se sont retrouvés à devoir aller à la rencontre de cette « France d’en Bas » qu’ils ignoraient depuis des années.  Et ils furent servis… Le reportage d’Envoyé Spécial  sur la lutte des travailleurs de l’usine de Whirlpool d’Amiens est pour nous la synthèse de ce basculement.
Les images sont fortes et expliquent bien mieux que des mots la souffrance des classes populaires.Une séquence est à retenir pour comprendre la coupure radicale entre deux mondes. C’est
la tentative d’ une délégation des « Whirlpool »   d’alerter sur leur situation devant le siège parisien  à la Défense lourdement  protégée par des vigiles et des CRS. Entre indifférence et  mépris, les cadres modèles dans leurs jolis costumes évitent comme des lépreux les quelques ouvriers picards perdus sur le parvis …
Deux camps se font  désormais face. L’ immense classe populaire est  constituée d’ouvriers,  mais aussi des employés précaires dans le secteur du « service » , des intérimaires flexibles, des travailleurs agricoles  et des  petits fonctionnaires ( dont la « sécurité de l’emploi » ne rattrape pas des salaires au smic ). Exploitée et aliénée, elle constitue une « France Périphérique » à cran.
En face, l’heure est à l’euphorie. « Nous sommes sur un nuage » déclare Pierre Gattaz du MEDEF suite à l’élection d’Emmanuel  Macron. Les tenants de la mondialisation et de l’ultra-libéralisme célèbrent la victoire de leur champion et rêvent de lendemains qui chantent encore plus. Nous leur conseillons de profiter  de cette bulle de bonheur…
Pour notre part, nous savons désormais que nous pouvons ajouter à notre programme la destruction de la Défense.

martedì 25 luglio 2017

Il ritorno di Cristina Fernandez de Kirchner, la pasionaria degli umili. Articolo di Luca Bagatin

L'Argentina è in crisi e la disoccupazione aumenta, devastata dalle politiche fallimentari del Presidente liberale oligarca Mauricio Macri, che sta via via distruggendo ogni conquista sociale e ambientalista attuata dal peronismo in questi ultimi decenni e che - come ha ricordato recentemente lo storico Gennaro Carotenuto sul suo blog (http://www.gennarocarotenuto.it/28228-gabriela-michetti) - è considerato "imperdonabile" dalla leader delle Nonne di Plaza de Mayo Estela Carlotto in materia di diritti umani, avendo non solo spesso minimizzato la terribile vicenda dei desaparecidos durante le dittature militari, ma finanche bloccato la collaborazione del governo con le Nonne di Plaza de Mayo per identificare i bambini sottratti alle madri durante la dittatura (sic !).
Di fronte a questa immensa vergogna la pasionaria del "peronismo di sinistra" sta tornando. E' lei, Cristina Fernandez de Kirchner, ex Presidentessa dal 2007 al 2015, paladina dei diritti sociali e civili degli argentini assieme al marito, il compianto Nestor Kirchner (1950 - 2010), già Presidente dell'Argentina dal 2003 al 2007, la quale attraverso un piano di nazionalizzazioni e di aumento dei dazi doganali è riuscita a far fronte alla spesa pubblica galoppante e a ridurre la povertà che, in tre anni, è passata dal 21% all'11% ed a finanziare massicciamente il sistema scolastico ed educativo, oltre che ad assicurare la casa ed il lavoro a disoccupati e disagiati e ciò le ha permesso di ricevere il riconoscimento ufficiale della FAO. Oltre a ciò la Krchner, nel 2010, legalizzò il matrimonio omosessuale, importante conquista per un Paese a lungo dominato da una certa cultura machista.
Cristina Kirchner alle scorse elezioni presidenziali del 2015, non potendo più ricandidarsi per un terzo mandato, ha sostenuto il suo compagno di partito Daniel Scioli, il quale ha perduto al ballottaggio contro Macri solo per una manciata di voti (600.000 circa) e ciò fu dovuto principalmente alle divisioni nel fronte peronista, il quale non si presentò unito.
Ad ogni modo la Kirchner torna in campo per le elezioni legislative dell'ottobre prossimo e lo fa con la nuova lista peronista "Unidad ciudadana" (Unità civica), affiancata da Jorge Taiana, sociologo, ex Ministro degli Esteri kirchnerista e già componente del Movimiento Evita, movimento sociale argentino che si rifà alla politica rivoluzionaria di Evita Peron.
Cristina Kirchner e Taiana si candidano dunque per un seggio al Senato in una delle circoscrizioni di Buenos Aires più colpite dalla povertà degli ultimi anni.
I sondaggi la danno in crescita costante con oltre il 40%, l'unico problema, purtroppo, rimane la spaccatura interna al fronte peronista che, ci auguriamo, possa sanarsi in nome degli antichi ideali socialisti di Evita e Juan Peron, che hanno reso l'Argentina socialmente giusta, economicamente libera e politicamente sovrana. Solo così il totalitarismo liberal-macrista potrà essere definitivamente sconfitto e l'Argentina potrà tornare ad essere una terra prospera, attenta ai diritti e libera dal bisogno.

Luca Bagatin


Pornocrazia non è democrazia ! Riflessioni d'Amore e Libertà di Luca Bagatin

Ho appena visto la pubblicità di sex toys per donne (dildi et simila).
Ciò fa il paio con le bambole gonfiabili, i porno et simila in una società in cui le persone non si parlano più, non si incontrano più e vivono onanisticamente nelle loro asettiche abitazioni con pc, tablet e smartphone.
Condizione ormai diffusissima e tristissima, fotografia di una società asessuata, masturbata, mentalmente isolata, capitalista e liberale in quanto incapace di concepire la libertà: che è prima di tutto senso di amore, di comunità, di partecipazione emotiva.

Chiedere che le istituzioni europee siano direttamente espressione dei cittadini è semplicemente richiedere una democrazia diretta e partecipativa oggi del tutto assente.


Se il comunismo diventa fascismo allora è come il liberalismo: promette libertà, uguaglianza, fratellanza, ma in realtà assicura solo odio, diseguaglianza e violenza. 
Non credo né al comunismo, né al fascismo, né al liberalismo, ma solo nella Civiltà dell'Amore.

domenica 23 luglio 2017

Che cos'è l'Amore ?



Cuba: Dio Patria Socialismo. Articolo di Luca Bagatin

Era il 26 luglio 1953 quando alcuni esponenti del Partito Ortodosso - partito ispirato al Libertador José Martì - guidati da un avvocato di ventisei anni chiamato Fidel Alejandro Castro Ruz, iniziarono la Rivoluzione contro il dittatore Fulgencio Batista, il quale aveva trasformato Cuba nel "bordello degli Stati Uniti d'America".
Questo l'inizio di un'epoca storica che porterà Cuba a riacquistare, nel 1959, la sua sovranità perduta.
Di questo tratta l'ottimo saggio "Cuba: Dio Patria Socialismo" di Andrea Virga, edito da Nova Europa (http://www.novaeuropa.it). Virga, una militanza passata a destra e dunque non sospettabile di simpatie castriste e socialiste, analizza in questo saggio composto da numerosi ed approfonditi articoli, la Storia della Rivoluzione cubana sino alla Cuba dei giorni nostri. E lo fa senza alcun pregiudizio, avedo vissuto diversi anni a Cuba, dimostrando, anzi, al di là della vulgata di matrice liberal-destrorsa, quanto l'Isola caraibica per eccellenza sia una piccola grande democrazia ispirata non tanto al marxismo, quanto piuttosto al socialismo originario ed al pensiero di José Martì, primo Libertador dell'Isola del XIX secolo.
Chi fu, innanzitutto, José Martì ? Virga gli dedica un intero capitolo. Nato nel 1853 da due spagnoli della classe media, è arrestato a soli sedici anni per aver scritto, assieme ad altri suoi compagni di scuola, una lettera ad un altro suo compagno reo di essersi arruolato volontario con i collaborazionisti del Re di Spagna. Le sue simpatie, sin dal 1868, vanno infatti agli insorti che chiedono libertà e indipendenza dalla Madrepatria. Nel 1871 sarà così deportato in Spagna e qui inizierà ben presto la sua attività letteraria e giornalistica. Impossibilitato a tornare a Cuba, soggiornerà in Messico e Guetemala e sarà iniziato alla Massoneria. Tornato a Cuba nel 1879 sarà subito messo agli arresti e sceglierà l'esilio a New York e qui sarà nominato portavoce del Comitato Rivoluzionario Cubano. Continuerà così a battersi per l'indipendenza della sua patria e di tutte le Repubbliche latinoamericane, dal Venezuela all'Uruguay e pubblicherà il saggio "Nuestra America", oltre che fonderà, nel 1892, il Partito Rivoluzionario Cubano. Nel 1895 scoppierà la guerra d'indipendenza dell'Isola, alla quale egli prenderà parte, ma sarà ucciso in una imboscata. Ispirato da Simon Bolivar e dai Libertadores della sua epora, oltre che estimatore dell'idealismo tedesco e opera di Marx, Martì conierà il motto "Essere istruiti per essere liberi" ed oggi la sua statua e la sua effige campeggia in tutta Cuba ed è la massima figura ispiratrice dei rivoluzionari castristi.
Come spiega Andrea Virga, è infatti errato ritenere che la Rivoluzione cubana abbia avuto una impronta marxista-leninista in quanto già il Movimento 26 luglio, guidato da Fidel Castro e che nel 1953 darà vita alla Rivoluzione, era formato non già da comunisti, bensì da membri di quel Partito Ortodosso "di centro" ispirato a Martì. Il carattere socialista marxista sarà successivamente acquisito più per necessità di carattere geopolitico internazionale che per autentica convinzione, al punto che Cuba fu da sempre un'Isola ribelle finanche nei confronti dell'Unione Sovietica, applicando un socialismo di matrice più autogestionaria che statalista.
Gli stessi oppositori dell'attuale governo cubano - come evidenziato nel saggio di Virga - sono di matrice socialdemocratica e cristiano-democratica e, pur chiedendo il multipartitismo e una economia sociale di mercato, sono ben lungi dal contrastare le conquiste sociali ottenute dalla Rivoluzione, in particolare nel settore dell'istruzione pubblica e sanitaria, una delle eccellenze al mondo.
A Cuba non vi è infatti un sistema multipartitico, ma l'unico partito politico esistente, ovvero il Partito Comunista Cubano, al quale possono accedere solo persone che si sono particolarmente distinte in ogni campo sociale e pubblico, è ben lungi dall'influenzare la politica del Paese.
Dal 1992 le elezioni politiche sono ammesse e sono a suffragio universale e chiunque può prendervi parte. La selezione dei candidati avviene nel modo più democratico possibile, ovvero dal basso e attraverso assemblee di quartiere. Successivamente i candidati selezionati saranno sottoposti all'approvazione popolare ed ogni cittadino può esprimere una o due preferenze e risulteranno eletti solo i candidati che otterranno l'approvazione di almeno il 50% dei votanti. E' vietata la propaganda elettorale proprio per assicurare ad ogni candidato lo stesso trattamento, evitando quelle campagne milionarie che nei Paesi cosiddetti "liberali" hanno generato il fenomeno delle tangenti e della corruzione (sic !).
Un sistema, in sostanza, assolutamente democratico, in barba alle accuse di "dittatura" mosse dalle sedicenti "democrazie liberali".
Aspetto approfondito da Andrea Virga nel suo saggio sono i Comitati di Difesa della Rivoluzione, fiore all'occhiello dell'Isola ed al quale sono affiliati oltre 8.400.000 cubani su una popolazione di 9.000.000 sopra i 14 anni di età e sono totalmente autofinanziati.
Tali Comitati, il cui simbolo richiama i "mambises" delle guerra d'indipendenza, hanno il compito sia di garantire la sicurezza cittadina, oltre che il decoro e la pulizia urbana, sia di fornire informazioni in campo medico-sanitario e di garantire la prevenzione attraverso raccolta e donazione di sangue, praticando vaccinazioni ed attività di assistenza ad anziani e bambini.
I Comitati di Difesa della Rivoluzione hanno anche l'importante compito di svolgere una attività di controspionaggio e di sorveglianza dello Stato cubano, minacciato da continui tentativi di destabilizzazione in particolare da parte degli Stati Uniti d'America.
Stati Uniti d'America che, mentre con Obama avevano aperto i rapporti con l'Isola caraibica facendo ben sperare in proposito alla fine dell'embargo, oggi - con Trump - si stanno nuovamente raffreddando.
Cuba, ad ogni modo, nonostante l'embargo che dura dal 1962, resiste. Ha restitito sino agli Anni '90 grazie al contributo sovietico, ma ha continuato a resistere - pur fra mille difficoltà - anche dopo.
Virga spiega ottimamente anche e proprio il periodo più travagliato che Cuba dovette affrontare dopo il crollo dell'URSS, ovvero il cosiddetto Periodo Speciale, caratterizzato da carenza di risorse, conseguenti problemi nei trasporti, iperinflazione, deficit di bilancio inquietante aggravato ancor più dall'embargo statunitense. Periodo affontato con coraggio dai cubani e dal pragmatismo del Lider Maximo Fidel Castro, il quale avviò una serie di riforme che aprirono l'Isola al mercato attraverso la creazione di cooperative autogestite, in particolare nel settore agricolo ed industriale; l'apertura al turismo - ottima fonte di reddito dell'Isola -; la concessione di licenze per attività commerciali private e l'introduzione, sia pure in forma ridotta, delle imposte in forma progressiva.
Importanti riforme furono introdotte anche in campo politico, attraverso l'abolizione dell'ateismo di Stato e l'apertura alla Chiesa cattolica, che culminerà con gli incontri pubblici fra Fidel Castro ed i Papi dei cattolici Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I; l'apertura ai diritti degli omosessuali, al punto che oggi la figlia dell'attuale Presidente Raul Castro, Mariela, deputata all'Assemblea del Popolo (ovvero il Parlamento cubano), vorrebbe approvare una legge che introduca il matrimonio omosessuale; l'introduzione di leggi proposte dal popolo medesimo, come quella che ha permesso la libera vendita di pc, elettrodomestici e telefonini, nonché la compravendita di automobili e proprietà immobiliari.
Sotto il profilo geopolitico, poi, Cuba ha trovato, alla fine degli Anni '90, un ottimo interlocutore nel Venezuela bolivariano di Hugo Chavez, con il quale ha avviato una cooperazione che ha permesso all'Isola di avere petrolio venezuelano a prezzi agevolati in cambio di assistenza sanitaria gratuita ai poveri del Venezuela. Con lo stesso Venezuela, oltre che con Nicaragua, Bolivia ed Ecuador, ha dato vita all'ALBA, ovvero all'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America, alleanza di ispirazione bolivariana e martiana di mutuo aiuto economico e sociale.
Importanti rapporti con l'Isola sono poi intrattenuti sia dalla Russia che dalla Cina, oltre che dall'Europa, in particolare la Spagna per ragioni storiche e culturali.
Il saggio "Cuba: Dio Patria Socialismo" si sofferma particolarmente sui rapporti fra il governo e la Chiesa cattolica, dedicando a ciò ampi stralci, dimostrando come la Teologia della Liberazione abbia fortemente influenzato sia i principi sociali della Rivoluzione che l'ammorbidimento dei rapporti fra l'ateo Fidel e le gerarchie ecclesiastiche.
Del resto molti prelati cattolici hanno dato la loro vita per la Rivoluzione, così come anche molti massoni. Da ricordare, cosa che purtroppo però non fa il saggio di Virga, che Cuba ospita una fra le più importanti Obbedienze massoniche al mondo di matrice latina, ovvero la Gran Logia de Cuba, alla quale hanno fatto parte gran parte dei "barbudos" rivoluzionari, fra i quali, pare, anche lo stesso Ernesto Che Guevara. Del resto la Massoneria dei Paesi latini e latinoamericani, molto diversa da quella dei Paesi anglosassoni, ha annoverato fra le sue fila numerosi rivoluzionari e riformatori sociali, si pensi ai già citati Simon Bolivar e José Martì, sino ai più recenti Augusto Sandino ed Hugo Chavez.
Il saggio di Andrea Virga è un bellissimo affresco dell'Isola caraibica più affascinante della Storia, in grado, forse, di poter aprire le menti di molti e di far cadere molti pregiudizi, oltre che di far comprendere le radici socialiste originarie e nazionaliste dell'Isola e finanche spirituali nel senso più ampio del termine.
Cuba è la patria di tutti quegli spiriti liberi che credono in una alternativa umanitaria all'egoismo capitalista, oltre le stantìe ideologie novecentesche. E' la Storia di un mito reale in continua evoluzione, dal basso, attraverso il continuo confronto con la popolazione.
E' la Storia di una democrazia diversa da quelle cosiddette "liberali", che spesso tendono a privilegiare solo le classi medio-alte.
E' la Storia di Fidel, del Che, di Martì. Degli eroi di un passato, che hanno intravisto un futuro diverso, più sostenibile, solidario e umano.

Luca Bagatin

venerdì 21 luglio 2017

Crisis in the Kremlin: un videogame sugli ultimi anni dell'Unione Sovietica. Articolo di Luca Bagatin

Sei stato eletto nuovo Segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica proprio nel periodo di massima difficoltà del Paese. Parliamo della seconda metà degli Anni '80, primi Anni '90 !
Il tuo compito è quello di evitare il declino del Paese e di ricondurlo alla sua massima prosperità, ma il percorso è assai irto di ostacoli !
Questa l'estrema sintesi di "Crisis in the Kremlin", un videogioco manageriale e geopolitico sviluppato dalla casa produttrice indipendente russa Kremlingames (http://www.kremlingames.com) e che si rifà al suo omonimo uscito nel 1991 ed ai tempi giocabile nella piattaforma MS-DOS, ma sviluppato dalla californiana Spectrum HoloByte.
Il nuovo "Crisis in the Kremlin", per quanto ugualmente semplice, ha una grafica decisamente più accattivante del primo ed anche un comparto musicale di tutto rispetto, che permette al giocatore di scegliere fra vari tipi di colonne sonore: dalla musica sovietica popolare a quella propagandistica dell'epoca, sino a quella techno e soviet-futuristica di Viktor Argonov Project, il che permette al giocatore di rilassarsi fra una schermata e l'altra e fra un ragionamento di politica interna ed estera.
"Crisis in the Kremlin" è innanzititto, dicevamo, un videogioco politico e managariale nel quale è possibile vestire i panni del Segretario del PCUS scegliendolo fra quelli proposti (oppure creandone uno con le caratteristiche politiche che preferiamo), così come è possibile scegliere l'anno d'inizio del gioco che va dal 1985 al 1991. L'obiettivo è quello di mantenere la carica di Segretario il più a lungo possibile, risollevando dunque le sorti di un Paese in declino.
Fra i vari Segretario storici potete scegliere il conservatore e nazionalista Grigory Romanov, oppure il riformatore Michail Gorbaciov, oppure ancora il brezneviano Victor Grishin, oppure il moderato Andrey Gromyko oppure altri ancora, a seconda dell'anno nel quale desiderate iniziare il gioco.
Ogni caratteristica politica influirà nel gioco. Gioco nel quale avrete a che vedervela con il Comitato Centrale del Partito (Politburo), nell'ambito del quale sono rappresentati tutti i vari orientamenti politici (trotskisti, stalinisti, conservatori, moderati, riformatori e liberali), alcuni dei quali potete decidere se legalizzare, proibire oppure, ancora, supportare.
Avrete dunque la possibilità di nominare i vostri Ministri, oguno dei quali con caratteristiche e compiti diversi; di gestire la politica estera, tentando di influenzare varie aree del Pianeta avvicinandole all'ideologia sovietica, oppure favorendo rivoluzioni e/o incrementando il commercio con questi; di avviare la ricerca scientifica in vari settori: da quello industriale a quello agricolo-alimentare sino a quello militare ed alla ricerca atomica e nell'ambito delle nuove tecnologie; la possibilità poi di gestire il bilancio statale, facendo attenzione a non sprecare il danaro pubblico in spese futili, altrimenti è molto probabile che la popolazione vi si rivolti contro oppure che il Politburo vi inviti alle dimissioni, ponendo così fine alla partita di gioco.
Il cuore del gioco, ad ogni modo, sono le diverse decisioni che dovrete prendere di mese in mese e che influenzeranno profondamente l'andamento della partita. Potete decidere di seguire un orientamento conservatore, oppure ancora un orientamento riformatore, oppure ancora un orientamento improntato all'economia di mercato, oppure tentare di riformare il comunismo trasformandolo in una forma di socialismo democratico. Il tutto sarà, ad ogni modo, molto molto arduo e difficile e ciò rende il gioco davvero realistico ed accattivante e solo apparentemente ripetitivo, viste le innumerevoli possibilità di scelta.
Nel corso del gioco vi troverete a decidere quali Paesi appoggiare a livello geopolitico, oppure ancora che soluzioni adottare di fronte ad una crisi energetica, alimentare o economica. Vi troverete poi ad affrontare oppositori interni al Politburo con i quali dovrete mediare. Infine vi troverete di fronte alle richieste della popolazione e dei Paesi del Patto di Varsavia di maggiore democrazia, libertà, riforme e finanche la richiesta di indipendenza delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ormai stanche del governo centrale. Concederete loro l'indipendenza ? Oppure deciderete di reprimere le proteste attraverso la forza delle armi o attraverso il KGB ? Oppure ancora cercherete una mediazione ? Riuscirete quindi a superare l'ostacolo degli Anni '90 e a portare l'Unione Sovietica, oppure la neonata Federazione Russia, fuori dalla crisi e a mantenere saldo il timone del governo ?
"Crisis in the Kremlin" è un gioco per appassionati di Storia, politica e geopolitica. Semplice e apparentemente spartano nella grafica (si pensi che consta di poche schermate, la principale delle quali presenta il vostro ufficio di Segretario del Partito; un'altra presenta il Politburo con le varie formazioni politiche; un'altra la cartina geografica del mondo con le varie aree d'influenza comunista/capitalista/indipendente), ma decisamente complesso mano a mano che lo si gioca.
L'unica pecca per il pubblico italiano è che è tradotto unicamente in inglese e in russo, ma devo dire che anche per un non esperto delle lingue come il sottoscritto, è giocabile e ugualmente godibile.
"Crisis in the Kremlin" è acquistabile e dunque scaricabile sulla piattaforma Steam ad un prezzo davvero basso al seguente link: http://store.steampowered.com/app/599750/Crisis_in_the_Kremlin/
La Storia degli ultimi anni dell'Unione Sovietica vi aspetta !

Luca Bagatin

Viva la Costituente Venezuelana ! Viva la Democrazia, l'Amore, la Libertà e la Pace ! La Constituyente va !


VERONICA MUJICA
una dei giovani candidati all'Assemblea Costituente che si terrà il 30 luglio prossimo in Venezuela

lunedì 17 luglio 2017

Giuseppe Mazzini, il rivoluzionario solitario. Articolo tratto dalla rivista francese "Rébellion"

La rivista francese "Rébellion" (http://rebellion-sre.fr), redatta dall'Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE), pubblica sul suo sito un ottimo articolo nel quale riassume la vicenda politica, umana e sociale, del rivoluzionario repubblicano Giuseppe Mazzini.
Riportiamo qui di seguito integralmente il testo, in lingua originale.
Buona lettura !

L.B. per Amore e Libertà

Giuseppe Mazzini, le révolutionnaire solitaire


1831, le socialisme est en train de naître et les nations s’éveillent, l’Europe secoue les tyrans. A Marseille, dans la fièvre du patriotisme et de l’amitié, une poignée d’italiens en exil proclame la naissance de Jeune Italie, le mouvement qui pour eux devait libérer leur pays de l’occupation étrangère et des monarques corrompus. A leur tête, un jeune homme d’à peine 25 ans au teint pâte et vêtu de noir – portant le deuil de la liberté de sa Nation – dont les yeux profonds expriment l’embrasement mystique d’une âme et la froide volonté. Giuseppe Mazzini donnera sa vie à son peuple.
Né le 22 juin 1805 à Gênes, Giuseppe Mazzini voit son éducation placée sous les auspices de l’ancienne Rome républicaine et de l’épopée Napoléonienne. Il a 10 ans quand l’Aigle succombe sous les coups des monarques coalisés. Les puissances réactionnaires se partagent l’Europe au Congrès de Vienne, l’Italie étant de nouveau divisée en petites entités dépendantes de la puissance autrichienne.
Entrant à l’université Mazzini sait déjà que sa vie sera consacrée à tenter de réunir tous les Italiens dans un Etat unique. Il participe à l’agitation de la charbonnerie, une société secrète et patriotique, et reçoit le titre de Duce, de la part des autres étudiants qui voient en lui l’héritier des chefs de l’antique noblesse romaine. Devenu avocat, il défend les pauvres et les révolutionnaires. Ses attaques répétées contre la monarchie piémontaise, l’obligent à s’exiler en France. Commence alors pour lui une vie de révolutionnaire errant, qui rappelle celle d’Auguste Blanqui. Il inonde l’Italie et l’Europe de brochures appelant à la naissance d’une troisième Rome, la Rome du peuple, et à la révolution européenne. «Je pensais que ce serait du coeur de notre peuple, de son enthousiasme et de ses sacrifices que sortirait une nouvelle vie pour l’Europe, il me semblait entendre au dedans de moi la grande voix de Rome parler d’unité, de fraternité morale et d’une foi commune pour l’humanité. Je vis Rome montrant aux nations un but commun sur les bases d’une religion nouvelle. Et je vis l’Europe, fatiguée du scepticisme, de l’égoïsme et de l’anarchie accepter joyeusement cette nouvelle foi».
La fondation de Jeune Italie, dont le ciment était une idéologie tout à ta fois patriotique et populaire, avait pour but le réveil des classes populaires par une éducation des masses. Le patriotisme intransigeant de Mazzini se souciait d’abord de créer une morale nouvelle basée sur le sens du devoir. Parti d’avant-garde, Jeune Italie obligeait ses adhérents à toujours être prêts à prendre les armes et à sacrifier leur vie pour la cause. Faire le serment de donner sa vie pour sa Nation n’était pas de veines paroles. Nombre d’amis de Mazzini devaient mourir sous les coups de la réaction. Il déclara durant ces années de lutte : «Les hommes qui sentent leur mission n’attendent pas les événements, ils les provoquent. Ayons la profonde conviction de notre devoir. On ne gagne la liberté que par le sacrifice».
La répression resserrant ses filets, il dut passer en Suisse. A Genève, il regroupe autour de lui une poignée de révolutionnaires, demi-soldes et aventuriers dans la première organisation révolutionnaire européenne, Jeune Europe. Mais après l’échec sanglant d’un raid contre le Piémont, les autorités helvétiques lui firent comprendre d’aller comploter ailleurs. Il débarque en Angleterre , dans la griserie des quartiers ouvriers. Ruiné, livré a lui- même , il découvre la condition ouvrière, en tire la conviction que «la société actuelle n’est pas seulement un non-sens, elle est une infamie». Au bord du désespoir il découvre le véritable sens de la vie : «un jour, je me suis réveillé enfin avec l’âme tranquille… et la première pensée qui me vint fut celle-ci : la vie est une mission. Toute autre définition est fausse». Ecrivant sans arrêt devant les poêles des bibliothèques publiques, il traduit Dante pour vivre. Il se consacre a l’éducation des enfants des ouvriers italiens émigrés.
Des liens très forts l’unissent alors avec les prolétaires exilés comme lui. Les ouvriers vouent un immense respect à «l’homme en noir» prêchant l’ancienne grandeur romaine et appellant à sa renaissance dans la misère des usines. Reçu dans le coeur chaleureux de la classe ouvrière, il devient leur voix. Il crée à Londres, en 1847, un mouvement du nom de Peuple’s International League qui poursuivit le même sillage que Jeune Europe. Une collecte parmi les italiens de Londres lui permit de lancer un journal socialiste qui luttait contre le matérialisme. Mazzini, bien que socialiste n’était pas communiste, les relations entre Mazzini et Marx furent extrêmement tendues, l’auteur du Capital le considèrait comme étant un utopiste. L’italien lui, refusait l’égalitarisme absolu, jugé par lui stérilisateur des initiatives et dérivant très vite vers l’absolutisme, et préférait voir dans le socialisme le ferment d’une morale du devoir.
L’année 1848 est marquée par un nouveau réveil des peuples, les italiens accueillent Mazzini par des viva. L’ancien proscrit rentre dans son pays révolté. Il est approché par le roi du Piémont, Charles Albert, à qui il répond par une fin de non recevoir ; la future Italie devant pour lui être une République. Rien ne vint fléchir sa décision, ni les attaques de ses anciens amis ralliés, ni les postes qu’on lui promit.
Toute son énergie étant investie dans le combat pour la liberté, la rencontre avec le grand Garibaldi, le poussa à rejoindre les premières lignes. Mais la fougue du Génois et du Nissart ne pourra pas empêcher la débâcle piémontaise. Déjà des nouvelles plus encourageantes arrivent de Rome. Le peuple a chassé le Pape et proclamé la République. Sans attendre Mazzini débarque dans la cité éternelle, où on le nomme triumvir du gouvernement de la ville libre. Un corps expéditionnaire français vient, à la demande du Pape, liquider l’expérience d’émancipation sociale mise en place par Mazzini.
Après des combats désespérés, c’est de nouveau l’exil. De l’étranger il voit se réaliser l’unité italienne, au profit de la monarchie piémontaise et des capitalistes du Nord. En 1869, il tentera un dernier complot pour renverser le roi et sera capturé. Le gouvernement jugera prudent de ne pas lui donner de tribune à l’occasion du procès et le relâchera. Il s’éteint le 10 mars 1872, plusieurs milliers d’italiens suivent son cortège funèbre à Gênes. 

tratto da: http://rebellion-sre.fr/giuseppe-mazzini-revolutionnaire-solitaire/

giovedì 13 luglio 2017

Per la rinascita del Socialismo. Articolo di Luca Bagatin

Leggo sempre con interesse gli editoriali del Direttore di Pensalibero.it Nicola Cariglia che, da oltre dieci anni, propone e sostiene il progetto di riunificazione socialista, anche se non li ho mai condivisi.
Come ebbi modo credo già una decina di anni fa di dirgli, il socialismo italiano per come lo abbiamo conosciuto, è morto con la fine del PSI di Bettino Craxi.
Da allora, peraltro, il socialismo europeo, ha subito via via una mutazione in senso globalista e liberal capitalista che lo ha portato ad abbracciare in toto, attraverso i vari Blair e seguaci della cosiddetta "Terza Via", il capitalismo assoluto, foriero di diseguaglianze sociali, oltre che di totale perdita di sovranità deglo Stati ed incoraggiamento di guerre di vera e propria occupazione (dall'Iraq alla Libia sino alla Siria, Paesi peraltro a guida laica e socialista).
In questo senso, ogni possibile rinascita del socialismo autentico ed originario, non può che passare attraverso una radicale critica del sistema dominante, attraverso una radicale critica del socialismo europeo, oltre che attraverso una radicale critica della sinistra cosmopolita, liberale, progressista e capitalista.
Innanzitutto la differenza abissale fra la sinistra ed il socialismo, in linea con quanto affermato dal filosofo orwelliano francese Jean-Claude Michéa. Coloro i quali si rifanno alla sinistra, sono infatti completamente estranei agli ideali sociali, socialisti, popolari e populisti portati avanti dai propugnatori della Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864 e questo per il fatto che, mentre i socialisti, gli anarchici, i mazziniani ed i garibaldini della Prima Internazionale erano persone provenienti dalle file del popolo e proponevano riforme sociali che andavano sostanzialmente a superare il sistema capitalisitico-borghese, le sinistre europee e le liberal-social-burocrazie progressiste non fanno che perpetrare politiche di deregolamentazione dei mercati, politiche precarieggianti, cosmopolitico-immigrazioniste e di sfruttamento della manodopera a basso costo. Lo notiamo da tutte le politiche portate avanti in questi anni dal PD, ma anche dai vari e già citati Blair, Hollande and Company: privatizzazioni selvagge; austerità; flessibilità del lavoro attraverso i vari Jobs Act e Loi Travail; rafforzamento delle élite e conseguente perdita di sovranità popolare; apertura indiscriminata delle frontiere e conseguente sfruttamento della manodopera straniera a basso costo; rafforzamento delle istituzioni europee a scapito delle diversità di ogni nazione e dei rispettivi popoli; politica estera invasiva nei confronti di Stati sovrani – che peraltro ha favorito il terrorismo internazionale come nel caso libico (ciò vale in particolare per la Gran Bretagna di Blair - colpevole peraltro di aver mentito al suo stesso popolo nella faccenda delle armi di distruzioni di massa in Iraq rivelatisi inesistenti – e per la Francia di Sarkozy e Hollande, rea non solo di aver barbaramente fatto uccidere Gheddafi, ma anche di sostenere Paesi legati al terrorismo come l'Arabia Saudita e di aver tentato di rovesciare il governo laico siriano di Assad).

Il socialismo, diversamente, da Pierre Leroux, Marx, Engels, Proudhon, Garibaldi, sino a Craxi, Hugo Chavez e Pepe Mujica, è altra cosa. Mentre infatti in Europa ha trionfato il capitalismo assoluto, sostenuto dalla sinistra borghese pur contrastata da partiti quali il Front National di Marine Le Pen, La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, dal laburista britannico Corbyn e dallo spagnolo Podemos, in America Latina abbiamo assistito ad un fenomeno opposto.
Ovvero abbiamo assistito al trionfo del Socialismo del XXI secolo, portato avanti da Chavez, Morales, i coniugi Kirchner, Mujica, Correa, Lula e Ortega. Forme differenti di socialismo fondate purtuttavia su una radice comune, ovvero la matrice latina, con influenze indios ed arcaiche, ma anche cristiane, garibaldine, sandiniste, proudhoniane e libertarie. Un socialismo che ha emancipato popoli per secoli sfruttati dal colonialismo e dal neo-colonialismo.
Il socialismo è dunque populismo autentico ed originario, se rammentiamo che il movimento populista russo è sorto alla metà del XIX secolo a tutela e per l'emancipazione dei contadini e dei servi della gleba sulla base di un programma socialista e comunitario.
Ispiratosi al populismo russo sorgerà non a caso, sul finire dell'800, negli Stati Uniti d'America, il Populist Party, ovvero il Partito del Popolo, a rappresentanza delle classi contadine, operaie e meno abbienti, che proponeva la nazionalizzazione dei mezzi di comunicazione, l'elezione popolare diretta ed era in generale ostile alle élite ed al sistema bancario.
Ecco che invece oggi, grazie al Ministero della Verità liberal-capitalista, il termine "populista" ha acquisito una ingiusta valenza negativa. Quando invece non è altro che socialismo allo stato puro.
Non a caso, come ha rilevato il filosofo francese Alain De Benoist più volte, scrivendoci addirittura un saggio che sarà mia cura prossimamente recensire essendo da poco stato edito in Italia dalla Arianna Editrice, quello che viviamo si profila quale il momento populista, ovvero la crisi dell'ideologia liberal-capitalista, ormai percepita dai cittadini come totalitaria e totalizzante e la crisi della democrazia cosiddetta rappresentativa, laddove i cittadini, che non si riconoscono più negli speculari partiti della destra e della sinistra, vorrebbero sempre più avere la possiblità di auto-rappresentarsi e di qui la richiesta di una democrazia sempre più diretta, partecipativa e referendaria.
Ecco dunque che il socialismo può rinascere da qui: non già dall'elettoralismo, ma dalle origini. Dalla lotta per la rappresentanza diretta dei ceti popolari e meno abbienti, capace di scardinare le élite oggi al governo in tutto l'Occidente attanagliato da una crisi endemica che genera disoccupazione, suicidi, disgregazione delle famiglie, insicurezza sociale e civile, immigrazione senza controllo e tutt'altro che positiva in quanto gli immigrati sono oggi costretti dal sistema capitalista e dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale, a sradicarsi per approdare ad una realtà a loro estranea e ad entrare nel circolo vizioso dello sfruttamento.
Ecco dunque, a parer mio, la necessità della rinascita di un socialismo né di destra né di sinistra, ma unicamente dalla parte dei popoli e dei poveri, così come peraltro portato avanti da anni dalla francese Organizzazione Socialista Rivoluzionaria Europea (OSRE) che edita l'ottima rivista bimestrale “Rébellion” (http://rebellion-sre.fr/) e di cui parlai in un altro articolo dell'estate scorsa: http://amoreeliberta.blogspot.it/2016/08/rebellion-e-lorganizzazione-socialista.html ed alla quale sono orgogliosamente iscritto da due anni, avendo peraltro smesso da tempo di fare politica in Italia.
Un socialismo, dunque, autogestionario ed antitotalitario, ovvero anticapitalista, che faccia sventolare le bandiere dell'amore e della libertà !

Luca Bagatin

lunedì 10 luglio 2017

Danzatrice dell'Est (a Ralitza). Poesia di Luca Bagatin

Danzatrice dell'Est
(a Ralitza)
Poesia di Luca Bagatin 

Danzatrice,
sulle punte,
volteggi nella mia mente
e sulle spiagge assolate
del cuore.
Dall'Est tu arrivi
come il sole che sorge.
I raggi sono le tue braccia
e le tue gambe,
che sinuose si muovono
volteggiando nell'aria
che fendi
assieme al tuo collo
alla tua testa
alle tue mani
ai tuoi piedi
e irradi la tua essenza
profumata.
I tuoi occhi scuri
profondi
rapiscono la mia anima
che si eleva
nell'aria anch'essa
e danza
al ritmo del tuo cuore.
La musica scorre.
C'è eleganza nel tuo portamento.
Ecco, arriva il vento.
E con esso la sera.
E tu lassù, stella del firmamento.

(Luca Bagatin)

giovedì 6 luglio 2017

Non esiste destra e sinistra, ma amore contro odio.

Per me non esiste destra e sinistra, ma amore contro odio.
L'odio è il capitalismo, il liberalismo che nega la libertà di autogestione e promuove la promiscuità. L'odio è la violenza e la prevaricazione. L'odio è il materialismo ateo e libertino.
L'amore è un percorso di recupero del meglio delle antiche civiltà della terra, è un recupero della spiritualità originaria, è autogestione degli esseri umani in comunione con la natura e gli altri esseri viventi. Amore è socialismo umanitario nel solco di Pierre Leroux e Giuseppe Garibaldi.
Io ho scelto, come missione di vita, di combattere dalla parte dell'amore.
Tu da che parte stai ?

(Luca Bagatin)