lunedì 30 giugno 2025
Oggi, essere davvero trasgressivi e stare dalla parte giusta , significa andare dalla parte opposta rispetto a chi si riempie la bocca di "diritti", "libertà" e "democrazia", ignorando i milioni di cadaveri che causa e ha causato. (Luca Bagatin)
giovedì 26 giugno 2025
Incontro, a Roma, con il Deputato cubano Gerardo Hernandez Nordelo e l'Ambasciatrice Mirta Granda Averhoff. Articolo di Luca Bagatin
Presso l'Aula Magna del Rettorato dell'Università degli Studi Roma Tre, si è tenuto, lo scorso 25 giugno, un incontro con Gerardo Hernandez Nordelo, Deputato dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba, ovvero il parlamento cubano.
Introdotto dal Consigliere politico dell'Ambasciata di Cuba, Damian Delgado Vasquez, l'incontro ha visto la partecipazione dell'Ambasciatrice di Cuba, Mirta Granda Averhoff, la quale ha consegnato la Medaglia dell'Amicizia a Lanfranco Lancione, Presidente dell'associazione SocialCuba e da oltre vent'anni impegnato in attività sociali di fratellanza e solidarietà nei confronti del popolo cubano, sostenendo progetti socio-sanitari e sociali, anche in favore dei bambini senza famiglia a Pinar del Rio.
L'Ambasciatrice ha sottolineato come, la sua generazione e quella del Deputato Nordelo, sia nata nei primi anni della Rivoluzione socialista cubana e come i padri di quella generazione abbiano orgogliosamente seguito Fidel Castro e la sua leadership, per la costruzione di una società più giusta rispetto a quella proposta dal capitalismo.
L'Ambasciatrice ha altresì spiegato come Cuba, negli anni, sia stata oggetto di numerosissimi attentati terroristici preparati a Miami e sostenuti dagli USA, al fine di destabilizzare le conquiste ottenute dal socialismo nell'Isola e minare la credibilità del governo.
Ben 3.478 sono state le vittime innocenti di quegli attentati, fra i quali l'imprenditore italiano Fabio Di Celmo, nel 1997, il quale avrebbe voluto investire nell'Isola. Egli fu ucciso da una bomba il cui mandante fu il terrorista antisocialista Luis Posada Carriles, ex agente della CIA e mai condannato per questo crimine, protetto dal governo statunitense.
Fu così, ha spiegato l'Ambasciatrice, che Cuba decise di inviare un'unità anti-terrorismo negli USA, per infiltrarsi nelle organizzazioni terroristiche di Miami e smantellarle. Uno dei suoi cinque componenti, poi arrestati dal governo USA con l'ingiusta accusa di spionaggio, fu proprio il Deputato Gerardo Hernandez Nordelo.
Nordelo, assieme agli altri cinque, ovvero a Ramòn Labanino, Antonio Guerrero, Fernando Gonzàles Llort e Renè Gonzàles, fu liberato dopo sedici anni di prigione e grazie al sostegno della comunità internazionale e di numerosi Premi Nobel, giuristi e intellettuali di tutto il mondo, i quali si opposero a tale “processo politico”.
Gerardo Hernandez Nordelo ha infatti raccontato la sua vicenda e spiegato come, ancora oggi, a causa dell'embargo imposto dagli USA a Cuba, per ragioni puramente ideologiche, il popolo cubano sia duramente colpito sotto ogni punto di vista (gli USA, durante la pandemia, impedirono a Cuba persino di ricevere ossigeno e medicinali), ma ha anche spiegato come anche gli stessi cittadini statunitensi ne siano indirettamente colpiti, in quanto a ciascuno di loro è impedito sia acquistare prodotti cubani (come sigari e rum di ottima qualità), che di visitare Cuba come turisti o per motivi di lavoro.
Egli ha inoltre ricordato come, per contro, Cuba abbia inviato, durante la pandemia, numerose brigate mediche in tutto il mondo, Italia compresa, per salvare vite.
Come disse Fidel Castro, leader che anche chi non è comunista o socialista dovrebbe studiare e approfondire: “Il nostro Paese non lancia bombe contro altri popoli, né manda migliaia di aerei a bombardare città; il nostro Paese non possiede armi nucleari, né armi chimiche, né armi biologiche. Le decine di migliaia di scienziati e di medici su cui conta il nostro Paese sono stati educati nell’idea di salvare vite”.
In un mondo alla deriva è di questo che avremmo bisogno. Di un messaggio che arriva da lontano, al contempo socialista, democratico e profondamente umanista, oltre ogni sciocco pregiudizio ideologico.
Luca Bagatin
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Luca Bagatin, Gerardo Hernandez Nordelo e Amelia Scrocco |
martedì 24 giugno 2025
Il Maestro Sconosciuto: Cagliostro. Articolo di Luca Bagatin
Esponente della Tradizione esoterica e della Gnosi, il conte Alessandro Cagliostro (1743 - 1795), di origini portoghesi, coniò il trinomio Fratellanza, Uguaglianza, Libertà, poi mutuato dalle Logge Massoniche d'Europa e finanche dalla Rivoluzione Francese, con la quale non ebbe purtuttavia nulla a che spartire. Salvo prevedere l'ineluttabilità dei fatti storici che seguiranno.
In pochi, pochissimi, hanno scritto la verità su Cagliostro.
Il Mago, il Gran Maestro della Massoneria Egizia, il Profeta o molto di più, Cagliostro ebbe, in vita, molti nemici, che lo infangarono in vario modo e a vario titolo, volutamente confondendolo con l'imbroglione palermitano Giuseppe Balsamo.
Fra questi la Chiesa cattolica in primis, che mal sopportava la nascita e diffusione della Massoneria, specialmente di quella gnostica ed egizia fondata dal Cagliostro stesso con la Loggia “La Saggezza Trionfante”all'Oriente di Lione e il suo rifarsi al templarismo di Jaques de Molay e al Rosacrocianesimo delle origini di Christian Rosenkreutz. Dottrine, tutte, ritenute in contrasto con il dogma cattolico.
Si pensi, per contro, che Cagliostro fu amico e confidente di Papa Clemente XIII, successivamente assassinato per aver sciolto l'Ordine dei Gesuiti.
Ma molti altri furono i suoi nemici, fra i quali l'allora nascente giornalismo diffamatorio del “Courier de l'Europe”, diretto da Thevenau de Morande, il quale. grazie alle diffamazioni contro Cagliostro. diverrà giornalista di grido, all'epoca.
Ad ogni modo, a riabilitare la figura del Nostro, vi saranno lo scrittore e regista Pier Carpi, che gli dedicherà un affascinante saggio, “Cagliostro il taumaturgo”, del 1972 e il bellissimo film “Cagliostro, del 1975; gli studiosi Philippa Faulks e Robert L. D. Cooper, con il loro “Cagliostro il Mago Massone", edito in Italia dalle Edizioni Mediterranee e l'esoterista Marc Haven, al secolo Emmanuel Lalande (1868 – 1926), medico e già membro del Supremo Consiglio dell'Ordine Martinista, il quale fu il primo ad approfondire, senza pregiudizio, la figura del Nostro.
E proprio della sua opera, “Il Maestro Sconosciuto: Cagliostro”, riedito dall'ottima casa editrice CambiaMenti (https://www.cambiamenti.com) andrò a scrivere.
Questo “Studio storico e critico sull'Alta Magia”, tradotto dalla terza edizione francese del 1964, è molto più di una biografia di Cagliostro. Curata e introdotta dall'esoterista Franco De Pascale, è ricca di documenti, analisi e studi profondi.
Come spiega il curatore nella sua introduzione, fra i primi ad occuparsi in Italia di Cagliostro, il teosofo, martinista e massone Arturo Reghini (1878 – 1946), che ne parlò sulla rivista di studi esoterici e pitagorici, “Ignis”, nel 1925.
Ma, chi fu Cagliostro? Un Mago che curava gli ammalati, un consolatore di anime, un alchimista capace di tramutare il metallo in oro, ma soprattutto colui il quale mirava a rinnovare lo Spirito del suo tempo, il Secolo dei Lumi europeo, nel quale la Massoneria era sempre più profanizzata e divenuta circolo di élite annoiate e la Chiesa cattolica era ormai completamente de-spiritualizzata.
Un'epoca affascinante, ma nella quale l'Ancien Régime era destinato a crollare a partire dalle sue fondamenta e Cagliostro lo aveva previsto e predetto, ma ne aveva indicata anche la via d'uscita.
Una via d'uscita volta al recupero della Gnosi, dello Spirito, della rinascita spirituale nel solco degli insegnamenti originari degli Antichi Egizi, ma anche del Cristo, depurato dai dogmi clericali.
La sua comparsa e i suoi viaggi europei, dunque, vanno ricondotti a tale scopo e il saggio di Marc Haven ne è una profonda analisi e disamina.
Cagliostro, dunque, fu un Alchimista dello Spirito, capace di risvegliare i cuori di chi sapeva ascoltarlo e cogliere l'essenza degli insegnamenti della Massoneria Egizia, ma anche di punire – senza odio né rancore - i suoi nemici, i quali faranno, presto o tardi, una pessima fine.
Nel saggio si ripercorre tutto questo, seguendo i viaggi del Nostro, da Londra alla Russia, da Strasburgo a Lione, passando per Parigi, la Svizzera... sino a giungere in Italia, ove la terribile e criminale Santa Inquisizione lo incarcererà a vita, per il solo fatto di essere massone (e ingiustamente accusandolo di imbrogli, oltre che bestemmie contro la Divinità) ed ove morirà, nella prigione di San Leo.
“Il Maestro Sconosciuto: Cagliostro”, edita da CambiaMenti, presenta un'ampissima appendice, ricca di immagini e documenti, oltre che il celebre “Il Vangelo di Cagliostro”. Ma non solo.
In essa troviamo anche le riflessioni dell'antroposofo Rudolf Steiner, relative a Cagliostro e al Rito Egizio; alcune pagine scritte da Arturo Reghini e dallo stesso Cagliostro.
Infine, Franco De Pascale, spiega dettagliatamente il rapporto fra Cagliostro e l'Italia e la nascita del Rito Egizio.
“Il Maestro Sconosciuto: Cagliostro” è, dunque, un'opera completa e profonda, di ben oltre 600 pagine, per gli studiosi di Storia e esoterismo, che vorranno accostarsi e/o conoscere meglio questo essere, umano o spirituale che fosse, che, come egli disse, non era di “nessuna epoca e di nessun luogo”. Ma rimarrà per sempre simbolo eterno di una corrente spirituale sotterranea capace, ancora oggi, di illuminare le menti e gli spiriti più liberi e eretici.
Luca Bagatin
sabato 21 giugno 2025
A Roma si celebra il 55esimo Anniversario delle Relazioni Diplomatiche fra Cina e Italia con un convegno organizzato dal prof. Giancarlo Elia Valori e dall'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese. Articolo di Luca Bagatin
Il 20 giugno scorso, presso l'Auditorium del Museo dell'Ara Pacis, a Roma, si è tenuto un interessante seminario, al quale ho avuto l'onore di essere invitato, organizzato dalla Fondazione Studi Internazionali e Geopolitica, presieduta dall'amico prof. Giancarlo Elia Valori e dall'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia.
Seminario relativo alle “Celebrazioni del 55esimo Anniversario delle Relazioni Diplomatiche tra Cina e Italia: Relazioni Sino-italiane e Ordine Internazionale in Prospettiva dell'80esimo Anniversario della Fondazione delle Nazioni Unite”.
Il convegno è stato moderato e presieduto dall'On. Oliviero Diliberto e ha visto protagonisti l'Ambasciatore cinese in Italia, Jia Guide; il prof. Giancarlo Elia Valori; l'Ambasciatore Umberto Vattani, già ex Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e il Sen. Pino Arlacchi, già Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite. Hanno peraltro portato i loro saluti e fatto un breve intervento, anche l'ex Presidente del Consiglio Massimo D'Alema e il Dr. Marco Tronchetti Provera, Amministratore delegato di Pirelli.
L'ottimo On. Diliberto, ha esordito salutando gli ospiti e ricordando come, quest'anno, si celebri anche l'80esimo anniversario della vittoria cinese contro il nazifascismo. Gli eroici combattenti dell'Armata Rossa cinese, infatti, hanno dato il loro decisivo contributo pagando un prezzo altissimo, con oltre 35 milioni di morti.
L'On. Diliberto ha altresì ricordato l'eroismo cinese a partire dal 1931 contro la barbarica invasione imperialista giapponese – con i suoi eccidi di massa contro la popolazione, gli esperimenti sugli esseri umani e la schiavitù del popolo cinese - e la Lunga Marcia guidata dal Grande Timoniere, Mao Tse-Tung, nel 1934 e la sua lotta di liberazione, che portò, nel 1949, alla nascita della Repubblica Popolare Cinese.
Egli ha altresì ricordato la nascita, 80 anni fa, dell'ONU, oggi drammaticamente in crisi profonda, come tutte le grandi organizzazioni internazionali, dal WTO alla Corte Penale Internazionale, fino a una UE ove ciascuno Stato nazionale fa il suo particolaristico interesse.
Oggi, ha spiegato l'On. Diliberto, la logica della forza, ha sostituito la logica del diritto. E' come se il periodo della pandemia non ci avesse insegnato nulla, mentre avrebbe dovuto insegnarci che, l'umanità, per sopravvivere e affrontare le sfide, dovrebbe imparare a cooperare.
In tutto ciò, la Cina svolge un ruolo di equilibrio e pace e lo fa anche attraverso i BRICS, mettendo al centro l'armonia e l'ordine internazionale.
L'On. Diliberto ha in particolare sottolineato come, in questo senso, la Cina acquisti circa il 90% del petrolio dall'Iran e, allo stesso tempo, sia il secondo partner commerciale di Israele.
Egli ha altresì sottolineato come occorra essere contro il riarmo dell'UE, perché, se ci si riarma, alla fine le armi si rischia sempre di usarle. In particolare, egli si è detto fortemente preoccupato per il riarmo massiccio di una Germania che rischia - sempre più - una svolta verso la più pericolosa estrema destra neonazista.
Successivamente è intervenuto l'Ambasciatore cinese Jia Guide, il quale ha ricordato come la cooperazione, sia in ambito economico che culturale, fra Cina e Italia, abbia radici profonde e come questa abbia sempre portato a risultati fruttuosi per entrambe.
Egli ha altresì sottolineato come vi siano ben 30.000 studenti cinesi che studiano in Italia e come la Cina accolga, ogni anno, numerosi studenti italiani.
Anche i rapporti in sede ONU, fra Cina e Italia e fra Cina e UE, si sono ulteriormente rafforzati, ha sottolineato l'Ambasciatore.
Egli ha ricordato la Guerra di Resistenza del Popolo Cinese contro il militarismo giapponese, facendo presente come essa rientri a pieno titolo nella lotta antifascista a livello mondiale e come la nascita dell'ONU sia frutto anche di tali lotte e rimanga, ancora oggi, fondamentale per il mantenimento della pace e dell'ordine internazionale.
L'Ambasciatore Guide ha rilevato come il mondo di oggi sia preda di fattori di instabilità e incertezza e di come l'unica soluzione a tale situazione sia il multilateralismo autentico; la cooperazione e un ritorno allo spirito originario dell'ONU.
Egli ha spiegato come occorra lavorare per la pace e la sicurezza internazionale, contro la legge della giungla, contro ogni egemonismo, contro ogni mentalità da Guerra Fredda e per la promozione del diritto internazionale.
Egli ha, inoltre, ricordato come il ritorno di Taiwan alla Cina sia parte integrante della lotta antifascista cinese, e come la rappresentanza cinese di Taiwan sia legittimamente riconosciuta dalla risoluzione 2758 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Egli ha concluso il suo intervento facendo presente come Cina e Italia dovrebbero essere unite contro i dazi, gli squilibri geopolitici e la lotta al cambiamento climatico, promuovendo la libera circolazione delle persone, delle idee, delle tecnologie e investendo nello sviluppo verde.
Egli ha ricordato come il Presidente cinese Xi Jinping abbia posto l'accento sul dialogo fra le civiltà, l'apprendimento reciproco e lo sviluppo di una governance più equa e volta a stabilità e pace.
Il prof. Giancarlo Elia Valori, intervenendo successivamente, si è detto molto orgoglioso di aver contribuito a organizzare tale convegno, volto a promuovere un nuovo ordine mondiale multilaterale.
Egli ha ricordato come la fonte della sua ispirazione e della sua azione sia sempre stata sua madre, Emilia Valori, Medaglia d'Oro al Merito Civile alla memoria, nel 2009, la quale rischiò la vita, nel piccolo paese di Meolo (Venezia), per salvare degli ebrei perseguitati.
Egli ha altresì ricordato l'opera di suo padre Marco Valori, il quale finanziò la causa partigiana antifascista e come suo fratello, Leo Valori, abbia combattuto come partigiano nei “battaglioni azzurri”.
Fu grazie all'esempio della sua famiglia se egli, dunque, sarà ispirato da valori di uguaglianza e libertà, che lo hanno portato, nel corso della sua carriera professionale, ad avere un forte senso dello Stato e un forte senso della cooperazione, in particolare fra Europa e Cina.
Il prof. Valori ha sottolineato come una parte del mondo stia frenando lo sviluppo dei Paesi del Sud del mondo, mentre la Cina li stia sostenendo e promuova valori comuni per tutta l'umanità, rafforzando la cooperazione internazionale, lavorando per la pace e la stabilità a lungo termine; promuovendo la sicurezza internazionale e l'inclusione culturale fra civiltà diverse.
Il Sud globale dovrebbe essere il nostro partner strategico principale – ha sottolineato il prof. Valori – non un nemico.
L'Ambasciatore Umberto Vattani ha sottolineato come sia molto importante tessere relazioni internazionali fra realtà diverse, come ha sempre fatto il prof. Giancarlo Elia Valori fin da giovane, cercando di costruire ponti e abbattendo muri.
Egli ha altresì ricordato i suoi viaggi in Cina, accanto agli allora Presidenti del Consiglio Arnaldo Forlani, nel 1978 e, successivamente, nel 1991, con Giulio Andreotti. Visite che furono poi ricambiate, nel 1992, dal Premier cinese Li Peng e, successivamente, dal Presidente cinese Jiang Zemin.
L'Ambasciatore Vattani ha peraltro ricordato di essere rimasto molto colpito dal fatto che il Presidente Jang Zemin conoscesse e fosse molto amico proprio del prof. Giancarlo Elia Valori, a dimostrazione di quanto quest'ultimo abbia sempre saputo farsi amare nella Repubblica Popolare Cinese, oltre che essendo sempre stato un anticipatore degli scenari globali futuri.
E' successivamente intervenuto il Sen. Pino Arlacchi, grande frequentatore della Cina, il quale ha spiegato come il successo di questo Paese si debba in particolare alla qualità della sua leadership, formatasi anche grazie alla sua cultura, sia confuciana che socialista autentica.
Una cultura che ha permesso al Paese di mantenere nelle mani pubbliche i settori chiave dell'economia, mettendo il settore bancario al servizio della comunità e non del profitto privato e usando l'Intelligenza Artificiale e la tecnologia al servizio della comunità stessa.
Pianificazione economica e socialismo di mercato, hanno dunque permesso, alla Cina, di diventare una potenza economica e di ottenere profitti molto più alti rispetto ai sistemi capitalisti occidentali, ha affermato il Sen. Arlacchi.
Egli ha altresì fatto presente come la Cina, a differenza degli USA, non ricerchi affatto l'egemonia mondiale, ma punti alla totale indipendenza economica dal resto del mondo.
L'On. Diliberto, prima di dare la parola, per i saluti conclusivi, all'On. Massimo D'Alema e al Dr. Marco Tronchetti Provera, ha affermato che, purtroppo, la gran parte della popolazione italiana, manipolata purtroppo da tanta mala informazione e da una classe dirigente china nei confronti degli USA e della NATO, non ha più, oggi, la possibilità di comprendere. E ciò ha determinato la messa a tacere del pensiero critico e del buonsenso.
L'On. Massimo D'Alema ha affermato che il mondo che verrà non sarà più guidato dall'Occidente, il quale dovrà necessariamente cedere lo scettro del comando. Per non essere travolti dovremo necessariamente metterci in comunicazione con le altre civiltà e misure come i dazi, i riarmi, la forza militare, finiranno per essere controproducenti.
Dobbiamo, in sostanza, smettere di ricercare una egemonia perduta e l'errore degli USA è quello di ritenere che la Cina sia una forma asiatica di comunismo sovietico. Mentre la Cina è un incontro fra confucianesimo e marxismo, ovvero fra armonia orientale e conflitto occidentale hegeliano.
In questo senso, i comunisti cinesi, ha sottolineato l'On. D'Alema, hanno saputo costruire una nuova armonia, imparando dagli errori del passato, promuovendo, così, un'evoluzione dialettica.
Il Dr. Tronchetti Provera ha successivamente portato i suoi saluti e riassunto il ruolo strategico di Pirelli in Cina e in tutti i Paesi ove produce e distribuisce i suoi prodotti.
Non è potuto intervenire, invece, l'Ambasciatore Alberto Bradanini, che ha portato comunque i suoi saluti.
Inutile sottolineare che il convegno è stato molto interessante e che, se di convegni come questo, fossero pieni i palinsesti televisivi, le pagine web e magari fossero fatti anche nelle scuole, molto probabilmente ci sarebbe molto materiale sul quale riflettere per aprire un po' la mente e sviluppare maggior buonsenso e pensiero critico.
Mi ha fatto molto piacere incontrare, oltre a Fabio Massimo Parenti, i cui libri sulla Cina ho spesso recensito, anche la carissima amica Paola Bergamo, nipote di uno fra i miei eroi preferiti e del quale ho molto scritto, ovvero Mario Bergamo (1892 - 1963), ultimo Segretario del Partito Repubblicano Italiano, prima dell'avvento del fascismo, che lo costrinse a un esilio dal quale volutamente mai tornò.
Paola mi ha peraltro raccontato un interessante aneddoto, ovvero il fatto che suo padre, Giorgio Mario, inviò a Mao Tse-Tung una copia del saggio di Mario Bergamo, “Nazionalcomunismo” e questi – rimastone colpito e affascinato - ricambiò inviandogli una copia del “Libretto Rosso”, con una preziosa dedica.
Un fil rouge, è il caso di dirlo, che unì due combattenti per la libertà e l'emancipazione, ciascuno nel suo ambito, ciascuno a suo modo, nel solco di un repubblicanesimo socialista che non dovrebbe mai rimanere solo sulla carta.
Luca Bagatin
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Paola Bergamo, Giancarlo Elia Valori e Luca Bagatin |
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Luca Bagatin e Oliviero Diliberto |
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Fabio Massimo Parenti, Paola Bergamo e Luca Bagatin |
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Paola Bergamo e Luca Bagatin |
giovedì 19 giugno 2025
La commemorazione di Chen Yun, il rivoluzionario socialista cinese che contribuì a modernizzare una Cina volta oggi alla pace, allo sviluppo e al vero multilateralismo. Articolo di Luca Bagatin
Chen Yun (1905 – 1995), fu importante statista e rivoluzionario che contribuì a edificare l'economia socialista nella Repubblica Popolare Cinese, a modernizzarla e a guidarla verso il progresso.
Quest'anno ricorrono i 120 anni dalla sua nascita e il Presidente cinese Xi Jinping ha voluto onorarne la memoria, presso la Grande Sala del Popolo di Pechino, il 13 giugno scorso.
Iscritto al Partito Comunista Cinese (PCC) dal 1924, Chen Yun venne eletto, nel 1930, membro aggiuntivo del Comitato centrale del PCC. Quattro anni dopo entrò nell'Ufficio politico del partito e, successivamente, nel Comitato Permanente.
Negli Anni '40 fu nominato responsabile economico delle aree occupate dai comuniste e, una volta edificata la Repubblica Popolare, nel 1949, fu nominato Vice Primo Ministro fino al 1966, e si occupò dei settori relativi all'economia, alle finanze e alle infrastrutture e, dal 1956 al 1958, ricoprì la carica di Ministro del Commercio.
Chen Yun, per il suo pragmatismo e le sue capacità economiche, potrebbe, a mio avviso, essere definito il “Roberto Tremelloni cinese”. Peraltro ricoprì, pressoché negli stessi anni, gli stessi ruoli del nostro ottimo Ministro dell'economia socialdemocratico.
A differenza di Mao, Chen Yun, riteneva che il socialismo potesse svilupparsi solamente grazie all'economia di mercato e ad una maggiore decentralizzazione. I fatti, con il tempo, del resto, gli daranno ragione.
Chen Yun, infatti, criticato per le sue idee nel periodo della Rivoluzione Culturale, sarà sostenitore di Deng Xiaoping negli anni successivi alla morte di Mao e, con lui, fra i promotori del nuovo corso socialista riformista cinese.
Nel 1979 fu nuovamente nominato Vice Primo Ministro e, con Deng Xiaoping alla guida del Paese e del PCC, avvierà le riforme economiche che porteranno la Cina ad aprirsi al mercato, pur mantenendo salde nelle mani pubbliche i settori chiave e mantenendo salda la pianificazione dell'economia.
Sarà la ricetta del successo della Repubblica Popolare Cinese, ovvero non già il passaggio al capitalismo, ma il rinnovamento e il rafforzamento del socialismo attraverso la liberazione delle forze produttive del Paese.
L'azione di Chen Yun fu e rimane ispirazione per le generazioni successive di dirigenti comunisti cinesi, da Jiang Zemin a Hu Jintao, sino all'attuale Presidente Xi Jinping.
Il Presidente Xi, nel suo discorso di commemorazione dei 120 anni dalla nascita di Chen Yun, ha ricordato il suo ardore di rivoluzionario operaio e marxista, che contribuì a liberare la Cina dall'oppressione e dal caos.
In particolare egli ha sottolineato che “Il compagno Chen Yun ha consolidato e mantenuto ideali e convinzioni saldi, un forte spirito e principi di partito, uno stile pragmatico e di ricerca della verità, un semplice senso di servizio pubblico e lo spirito di studio diligente che ha coltivato e mantenuto nella sua lunga carriera rivoluzionaria, incarnando le nobili qualità dei comunisti. Egli ha affermato: “La cosa più piacevole per una persona è partecipare alla rivoluzione e lottare per gli interessi del popolo. Chiunque abbandoni il popolo e il partito non può realizzare nulla”. Nei momenti critici, ha sempre mantenuto la corretta posizione politica e ha mostrato chiaramente il suo atteggiamento. Quando lo sviluppo della causa del partito ha incontrato difficoltà, è sempre stato in grado di mantenere la lucidità, ha avanzato opinioni originali sulla base di un'attenta riflessione e ha trovato modi efficaci per risolvere i problemi”.
La Cina di oggi, del resto, guarda con orgoglio e fiducia al suo socialismo con caratteristiche cinesi, che ha radici antiche e solide ed è frutto degli sforzi di coloro i quali hanno contribuito ad edificarlo. Essa è, peraltro, in prima linea per la pace, la cooperazione e il mutuo vantaggio fra i Paesi, in questo mondo alla deriva e sempre più sconsiderato.
Come ha scritto l'amico
prof. Giancarlo Elia Valori, grande amico della Cina e della
cooperazione internazionale, in un recente articolo: “Nel 2023,
il Presidente Xi Jinping ha solennemente proposto l’Iniziativa per
la Civiltà Globale, sostenendo la promozione dei valori comuni di
tutta l’umanità, attribuendo importanza all’eredità e
all’innovazione delle civiltà e rafforzando gli scambi e la
cooperazione internazionale nelle discipline umanistiche. (…)
In
primo luogo, difendere l’uguaglianza delle civiltà, affinché non
ci siano attuali etnie verticistiche con capelli biondi e occhi
azzurri che dominino sulle altre, in quanto non c’è superiorità o
inferiorità nelle civiltà. Si devono rispettare i percorsi di
sviluppo e i sistemi sociali scelti indipendentemente dai Popoli di
tutti i Paesi; rifiutare i conflitti tra civiltà; opporsi alle
interferenze negli affari interni; resistere alle prepotenze
unilaterali; salvaguardare l’equità e la giustizia; e condividere
pari dignità.
È un dovere sostenere il vero multilateralismo;
sostenere le Nazioni Unite nel loro ruolo importante nel promuovere
il dialogo tra le civiltà; sostituire il confronto con la
cooperazione; sostituire che il sistema win-win subentri a quello a
somma zero; e aderire al percorso della coesistenza pacifica tra
diverse civiltà.
In secondo luogo, si deve essere promotori di
scambi di civiltà. La comunità internazionale dovrebbe rafforzare
gli scambi e l’apprendimento reciproco; trarre saggezza dal dialogo
di civiltà per risolvere i problemi globali e ampliare il percorso
di modernizzazione mondiale. (…) In terzo luogo,
si deve essere promotori del progresso della civiltà.(...) Solo il
dialogo compone la melodia dell’integrazione e può edificare una
migliore civiltà umana che sia la sintesi di ogni realtà etnica e
culturale dell’unico pianeta che abitiamo”.
Parole sagge in un'epoca nella quale la saggezza – dalle “nostre parti” - sembra scomparsa. Sostituita da un assordante vuoto fatto di ideologia, tifoseria, ignoranza, irresponsabilità, pregiudizio, odio, violenza.
Luca Bagatin
I grandi balzi in avanti della storia contemporanea cinese. Articolo del prof. Giancarlo Elia Valori
1. Dalle macerie alla rinascita: l’impronta della Cina sull’ordine mondiale e la sua responsabilità storica
Nel momento più buio del secolo XX, mentre le ombre della
guerra si estendevano dall’Europa all’Asia, il mondo sembrava sul punto
di soccombere alla violenza e alla legge del più forte. In quel
frangente, la Cina – non ancora Repubblica Popolare e all’epoca ancora
in lotta per l’indipendenza nazionale e la dignità statale – assunse un
ruolo insostituibile nella guerra antifascista globale, pagando un
prezzo altissimo e dando prova di una volontà incrollabile. Oggi, in
un’epoca segnata da incertezze e da una nuova ristrutturazione
dell’ordine mondiale, la Cina, quale Repubblica Popolare, è tornata al
centro della scena internazionale, contribuendo in modo costruttivo alla
definizione di nuove logiche di cooperazione e valori condivisi.
2. Quattordici anni di resistenza: la Cina non fu spettatrice, ma campo di battaglia
La guerra in Asia non cominciò nel 1939, ma nel 1931, con
l’incidente di Mukden e l’invasione della Manciuria da parte del
Giappone imperiale. Dal 1937 in poi, con l’inizio della guerra su vasta
scala, la Cina diventò uno dei principali teatri del conflitto globale.
Non fu una guerra breve né marginale: furono lunghi anni di resistenza,
di cui otto di guerra totale. Ma come già ho scritto in un mio
precedente articolo il vero inizio della II Guerra Mondiale si ebbe
proprio in Cina e non in Polonia nel 1939, sì in Cina quando il 7 luglio
1937 i giapponesi attaccarono quel Paese (comunemente detta II Guerra
sino-giapponese 1937-1945; la prima guerra fu nel 1894-1895). Va
aggiunto l’incidente di Mukden del 1’8 settembre 1931: un evento false
flag allestito dai nipponici per invadere la Manciuria e creare i
fantocci Stato della Manciuria (1932-1934) e l’Impero Manciukuò o della
Grande Manciuria (1934-1945).
Il popolo cinese subì oltre 35 milioni tra morti e feriti. La resistenza
cinese contro l’invasione giapponese svolse un ruolo decisivo nello
sfiancamento delle forze nipponiche, liberando risorse e tempo prezioso
per gli alleati sul fronte del Pacifico e sul fronte europeo. La Cina
fu, fin dall’inizio, parte integrante dello sforzo mondiale contro il
fascismo e il militarismo.
3. Architetti dell’ordine del dopoguerra: la voce della Cina era presente
Fu anche in virtù di questo impegno e sacrificio che la Cina
ottenne lo status di membro fondatore dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite e seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza. A San Francisco,
nel 1945, il rappresentante cinese Gu Weijun (1888-1985) – V. K.
Wellington Koo, già primo ministro nel 1927 – firmò solennemente la
Carta delle Nazioni Unite. In quel momento, la Cina non era più solo
oggetto della politica internazionale, ma soggetto attivo nella
costruzione del nuovo ordine e di diritto internazionale.
La Carta delle Nazioni Unite riflette anche principi a lungo sostenuti
dalla diplomazia cinese: il rispetto della sovranità, l’eguaglianza tra
gli Stati, la convivenza pacifica. In tal senso, la Cina di allora non
solo aderì all’ordine post-bellico: ne divenne uno dei pilastri
costitutivi.
4. La questione di Taiwan: sovranità e giustizia dell’ordine
All’origine dell’ONU, la rappresentanza cinese era chiara e non
controversa. Il cambiamento di scenario nel 1949 e la Guerra Fredda
complicarono la questione, ma il principio restò immutato. Nel 1971, con
la Risoluzione albanese 2758 approvata dall’Assemblea generale il 25
ottobre 1971, le Nazioni Unite sancirono il ripristino dei diritti
legittimi della Repubblica Popolare della Cina, riconoscendola come
unico rappresentante legale della Cina intera, Taiwan inclusa:
«The General Assembly,
Recalling the principles of the Charter of the United Nations.
Considering the restoration of the lawful rights of the People’s
Republic of China is essential both for the protection of the Charter of
the United Nations and for the cause that the United Nations must serve
under the Charter.
Recognizing that the representatives of the Government of the People’s
Republic of China are the only lawful representatives of China to the
United Nations and that the People’s Republic of China is one of the
five permanent members of the Security Council.
Decides to restore all its rights to the People’s Republic of China and
to recognize the representatives of its Government as the only
legitimate representatives of China to the United Nations, and to expel
forthwith the representatives of Chiang Kai-shek from the place which
they unlawfully occupy at the United Nations and in all the
organizations related to it.
1976th plenary meeting
25 October 1971».
La questione di Taiwan non è dunque “non risolta”, ma parte integrante di un consenso giuridico e politico internazionale. Sostenere il principio dell’unica Cina, per Pechino, significa difendere la legittimità di un ordine nato dalle ceneri della Seconda guerra mondiale e prevenire derive secessioniste o interventiste che lo metterebbero in discussione.
5. Il Movimento dei Paesi non-allineati: un’alternativa civile alla polarizzazione
Nel pieno della Guerra Fredda, mentre il mondo si divideva in
blocchi, emerse un’altra voce, quella dei Paesi non allineati. La
Repubblica Popolare della Cina scelse di non essere pedina nelle mani
delle superpotenze, ma promotrice di un sistema multipolare basato sul
rispetto reciproco.
Alla Conferenza di Bandung, Zhou Enlai parlò di «cercare punti in comune e non creare divergenze».
«The Chinese Delegation has come here to seek common ground, and not to create divergence. Is there any basis for seeking common ground among us? Yes, there is. The overwhelming majority of the Asian and African countries and peoples have suffered and are still suffering from the calamities under colonialism. This is acknowledged by all of us. If we seek common ground in doing away with the sufferings and calamities under colonialism, it will be very easy for us to have mutual understanding and respect, mutual sympathy and support, instead of mutual suspicion and fear, mutual exclusion and antagonism. That is why we agree to the four purposes of the Asian-African Conference declared by the Prime Ministers of the five countries at the Bogor Conference, and do not make any other proposal».
A livello internazionale, la Repubblica Popolare delle Cina si fece portavoce dei Popoli del Sud globale, riaffermando il diritto a scegliere il proprio modello di sviluppo e a difendere la propria identità culturale. Non si trattava solo di neutralità geopolitica, ma di una visione del mondo fondata sulla pluralità dei modelli di civiltà.
6. Una nuova risposta per il XXI secolo: la comunità di destino condiviso dell’umanità
Con l’ingresso nel nuovo secolo, l’interdipendenza globale è
aumentata, ma anche i fattori di instabilità. Cambiamento climatico,
crisi sanitarie, conflitti regionali, disuguaglianze digitali: nessuna
sfida può essere affrontata da sola. Eppure, crescono unilateralismo e
populismi, minando la fiducia collettiva.
È in questo contesto che nasce la visione cinese della «Comunità di
destino condiviso per l’umanità» (Rénlèi mìngyùn gòngtóngtǐ), che
propone un paradigma cooperativo: costruire insieme, condividere i
frutti dello sviluppo, rispettare le differenze, tutelare la pace. Dai
corridoi della Belt and Road alle piattaforme per il dialogo tra
civiltà, fino alla recente istituzione della Giornata internazionale del
dialogo tra le civiltà presso l’ONU (infra), la Repubblica Popolare
della Cina si impegna a offrire beni pubblici globali anche sul piano
morale e istituzionale.
7. Guardando avanti: la missione di una grande civiltà responsabile
Il percorso moderno della Repubblica Popolare della Cina non è
solo una narrazione economica, ma anche e soprattutto una storia di
dignità, lotta per la giustizia e costruzione di regole comuni. Dalla
resistenza all’invasione straniera alla firma della Carta dell’ONU,
dalla decolonizzazione al multilateralismo, la Repubblica Popolare della
Cina ha sempre cercato di essere presente, coerente e costruttiva.
Nel momento attuale, di profondi cambiamenti e fratture crescenti,
rileggere il ruolo storico della Cina nella guerra mondiale e nella
costruzione dell’ordine successivo non è un semplice esercizio di
memoria. È una chiave per capire che tipo di futuro globale si debba
edificare. In un mondo dove le civiltà si incontrano, spesso si
scontrano, ma sempre s’influenzano, il dialogo non è un lusso, bensì una
necessità. E per costruire questo dialogo, servono visione,
responsabilità e fiducia. La Repubblica Popolare della Cina, da Paese
che ha sofferto e contribuito, da civiltà che ha costruito e cooperato, è
oggi portatrice di una proposta: non imporre un modello, ma aprire uno
spazio comune.
Un progetto, forse, più ambizioso di ogni alleanza militare. Ma anche, proprio per questo, più necessario che mai.
8. Un’iniziativa cinese: la Giornata Internazionale del Dialogo tra le Civiltà
Il 7 giugno 2024, l’Assemblea Generale dell’Organizzazione
della Nazioni Unite, ha adottato unanimemente senza un voto, la
Risoluzione 286/78 proposta dalla Repubblica Popolare cinese e
sponsorizzata da 83 Paesi, che:
«1. Decides to declare 10 June the International Day for Dialogue
among Civilizations, in order to raise awareness of the value of the
diversity of civilizations and promote dialogue, mutual respect,
tolerance and global solidarity in this regard;
2. Invites all Member States and organizations of the United Nations
system, within existing resources, as well as other international and
regional organizations and other relevant stakeholders, including civil
society, the private sector, academia and the media, to commemorate the
International Day in an appropriate manner, including through
educational and public awareness-raising activities, and to share best
practices in this regard;
3. Invites the United Nations Educational, Scientific and Cultural
Organization and the United Nations Alliance of Civilizations with other
relevant entities of the United Nations to facilitate the observance of
the International Day;
4. Stresses that the cost of all activities that may arise from the
implementation of the present resolution should be met from voluntary
contributions;
5. Invites all relevant stakeholders to contribute to and support the International Day».
Nel giugno 2025, la Giornata Internazionale del Dialogo tra le
Civiltà, è entrata ufficialmente nel sistema delle Giornate
internazionali delle Nazioni Unite. Tale realizzazione, lanciata in un
contesto globale segnato da un crescente deficit di fiducia, escalation
geopolitica e tensioni identitarie, rappresenta non solo una risposta
concreta alle sfide attuali, ma anche un atto normativo d’innovazione.
Dalla sua genesi concettuale alla sua strutturazione istituzionale, la
Giornata riflette sia il ruolo sempre più incisivo della Repubblica
Popolare della Cina negli affari internazionali, sia l’esigenza profonda
della comunità globale di ridefinire forme nuove di consenso culturale.
Ossia diventa un aggiornamento di valori di un auspicato ordine
mondiale multilaterale.
Nel mondo ci sono più di 200 Paesi e regioni e più di 2.500 gruppi
etnici. Le donne e gli uomini hanno formato le proprie brillanti civiltà
nel cammino della loro vita; queste civiltà coesistono e si completano a
vicenda, rendendo il nostro mondo colorato e pieno di vitalità e
rendendo l’intera società umana una comunità inscindibile con un destino
comune. Di fronte all’enorme impatto causato dai cambiamenti, il valore
della civiltà è stato evidenziato in modo senza precedenti, e
l’interazione tra le civiltà è cruciale, ed il dialogo tra esse è giunto
al momento giusto, in linea con il desiderio universale dei Popoli di
promuovere il dialogo tra le civiltà e promuovere il progresso umano.
Il dialogo tra le civiltà è il vincolo della pace. In occasione degli
LXXX Anniversari della vittoria nella II Guerra Mondiale antifascista e
della fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, la pace rimane
la ricerca comune dei Popoli di tutto il mondo. Attraverso il dialogo
tra le civiltà, si possono eliminare barriere e pregiudizi, costruire
solide fondamenta per la fiducia reciproca e salvaguardare la sicurezza
comune.
Il dialogo tra le civiltà è la forza trainante dello sviluppo.
Storicamente, l’antica Via della Seta collegava le civiltà orientali e
occidentali e promuoveva lo sviluppo della società umana. Oggi, in un
mondo globalizzato, il dialogo tra le civiltà, lo scambio di idee e la
condivisione delle tecnologie promuovono lo sviluppo comune di tutti i
Paesi e collaborano per raggiungere la modernizzazione mondiale.
Il dialogo tra le civiltà è un ponte di amicizia. La storia ha
dimostrato in modo eloquente che l’apertura promuove la comprensione e
gli scambi approfondiscono la fiducia reciproca. Attraverso il dialogo
tra le civiltà, si possono trascendere le differenze e trovare una
connessione, che aiuterebbe le persone di tutti i Paesi a conoscersi, ad
avvicinarsi e a vivere in armonia.
La civiltà cinese si è sviluppata sul territorio della Cina e ha
sviluppato caratteristiche distintive di continuità, innovazione, unità,
inclusività e pace nel corso del lungo corso della storia.
Nel 2023, il presidente Xi Jinping ha solennemente proposto l’Iniziativa
per la Civiltà Globale, sostenendo la promozione dei valori comuni di
tutta l’umanità, attribuendo importanza all’eredità e all’innovazione
delle civiltà e rafforzando gli scambi e la cooperazione internazionale
nelle discipline umanistiche. Si tratta di un importante sforzo compiuto
dalla Repubblica Popolare della Cina per promuovere il dialogo tra le
civiltà. Collocandosi al crocevia della storia, Pechino promuove il
dialogo tra le civiltà attraverso i seguenti tre aspetti.
In primo luogo, difendere l’uguaglianza delle civiltà, affinché non ci
siano attuali etnie verticistiche con capelli biondi e occhi azzurri che
dominino sulle altre, in quanto non c’è superiorità o inferiorità nelle
civiltà. Si devono rispettare i percorsi di sviluppo e i sistemi
sociali scelti indipendentemente dai Popoli di tutti i Paesi; rifiutare i
conflitti tra civiltà; opporsi alle interferenze negli affari interni;
resistere alle prepotenze unilaterali; salvaguardare l’equità e la
giustizia; e condividere pari dignità.
È un dovere sostenere il vero multilateralismo; sostenere le Nazioni
Unite nel loro ruolo importante nel promuovere il dialogo tra le
civiltà; sostituire il confronto con la cooperazione; sostituire che il
sistema win-win subentri a quello a somma zero; e aderire al percorso
della coesistenza pacifica tra diverse civiltà.
In secondo luogo, si deve essere promotori di scambi di civiltà. La
comunità internazionale dovrebbe rafforzare gli scambi e l’apprendimento
reciproco; trarre saggezza dal dialogo di civiltà per risolvere i
problemi globali e ampliare il percorso di modernizzazione mondiale.
La Repubblica Popolare della Cina sta prendendo in seria considerazione
l’idea di ospitare il Forum Globale dell’Alleanza delle Civiltà delle
Nazioni Unite del 2028 e di effettuare donazioni alle agenzie delle
Nazioni Unite impegnate nel dialogo di civiltà: ciò per continuare a
sostenere il ruolo di meccanismi come il Forum delle Civiltà Antiche per
creare una piattaforma migliore per il dialogo di civiltà globale (il
Forum delle Civiltà Antiche è uno spazio di dialogo e cooperazione
culturale tra i Paesi considerati culle della civiltà. È stato istituito
nella capitale greca, con la «Dichiarazione di Atene» il 24 aprile 2017
e comprende dieci Paesi: Armenia, Bolivia, Repubblica Popolare della
Cina, Egitto, Grecia, Iran, Iraq, Italia, Messico e Perù).
In terzo luogo, si deve essere promotori del progresso della civiltà. La
comunità internazionale dovrebbe promuovere il normale flusso di idee,
tecnologie e personale e continuare ad ampliare i confini della
conoscenza umana. Dovrebbe aderire all’uso della scienza e della
tecnologia per il bene comune, fare buon uso delle tecnologie emergenti
come l’intelligenza artificiale, contribuire all’eredità e
all’innovazione della civiltà, arricchire costantemente la ricchezza
materiale e spirituale comune e costruire una comunità con un futuro
condiviso per l’umanità che includa diverse civiltà.
L’umanità ha una sola Terra, non ancora si è espansa nel sistema solare,
quindi ha un solo futuro comune. Solo il dialogo compone la melodia
dell’integrazione e può edificare una migliore civiltà umana che sia la
sintesi di ogni realtà etnica e culturale dell’unico pianeta che
abitiamo.
Giancarlo Elia Valori
lunedì 16 giugno 2025
La Repubblica Popolare Cinese condanna l'aggressione israeliana all'Iran e sostiene dialogo, negoziati e de-escalation del conflitto. Articolo di Luca Bagatin
La Repubblica Popolare Cinese attraverso l'Ambasciatore presso le Nazioni Unite, Fu Cong, e il Ministro degli Esteri Wang Yi, ha condannato con forza l'aggressione israeliana contro l'Iran.
L'Ambasciatore Fu Cong, il 13 giugno scorso, in sede ONU ha affermato: “La Cina condanna le azioni di Israele che violano la sovranità, la sicurezza e l’integrità territoriale dell’Iran, si oppone all’intensificazione delle tensioni e all’espansione dei conflitti, ed è profondamente preoccupata per le potenziali gravi conseguenze delle operazioni israeliane. (…) Esortiamo Israele a cessare immediatamente ogni avventurismo militare ed evitare ulteriori crescenti tensioni. Chiediamo a tutte le parti interessate di rispettare la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, a risolvere le controversie attraverso mezzi politici e diplomatici e a mantenere congiuntamente la pace e la stabilità regionali.
La Cina è seriamente preoccupata per l’impatto negativo degli attuali sviluppi sui negoziati diplomatici sulla questione nucleare iraniana. La Cina è sempre stata impegnata a risolvere pacificamente la questione nucleare iraniana attraverso il dialogo e il negoziato. Ci opponiamo all'uso della forza e alle sanzioni unilaterali illegali e ci opponiamo agli attacchi armati contro gli impianti nucleari pacifici. Come Stato Parte del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), il diritto dell’Iran agli usi pacifici dell’energia nucleare dovrebbe essere pienamente rispettato.
Il 14 giugno, il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, parlando telefonicamente con il Ministro degli Esteri iraniano Seyed Abbas Araghchi, ha ribadito la condanna nei confronti della violazione della sovranità, sicurezza e integrità territoriale dell'Iran da parte di Israele.
Il Ministro Wang ha inoltre sottolineato che “La forza non può portare pace duratura. Solo sostenendo la visione della sicurezza comune possono essere affrontate a fondo le legittime preoccupazioni di tutte le parti. La Cina ha costantemente affrontato e gestito le questioni regionali basate sui meriti della questione stessa, esortando Israele e Iran a risolvere le differenze attraverso il dialogo e a cercare una via per una coesistenza pacifica. La Cina è pronta a svolgere un ruolo costruttivo in questo senso”.
Dello stesso avviso il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, che, parlando alla stampa, ha esortato tutte le parti a prendere immediatamente misure per ridurre le tensioni e evitare ulteriori escalation, invitandole a creare le condizioni per risolvere le questioni “attraverso il dialogo e i negoziati”.
Luca Bagatin
giovedì 12 giugno 2025
Cristina Kirchner condannata. La piazza peronista argentina si mobilita contro il golpe giudiziario e così il mondo socialista latinoamericano. Articolo di Luca Bagatin
L'ex Presidentessa peronista dell'Argentina, Cristina Kirchner, è stata condannata dalla Corte Suprema argentina a sei anni di prigione, per presunta corruzione relativa al periodo nel quale governò il Paese.
La sentenza è arrivata, guarda caso, prima della sua candidatura alle elezioni legislative di ottobre, che le avrebbe peraltro garantito l'immunità giudiziaria.
Cristina Kirchner, già moglie del compianto Presidente peronista Nestor Kirchner, deceduto nel 2010, ha governato l'Argentina dal 2007 al 2015.
Paladina dei diritti sociali e civili, assieme al marito, attuò un piano di nazionalizzazioni, riuscendo a far fronte alla spesa pubblica galoppante e a ridurre la povertà in tre anni (passata dal 21% all'11%). Finanziò massicciamente il sistema scolastico ed educativo, oltre che assicurò casa e lavoro a disoccupati e disagiati, ricevendo il riconoscimento ufficiale della FAO. Nel 2010 legalizzò i matrimoni omosessuali.
Politiche differenti, opposte a quelle dell'attuale folle Presidente argentino liberal capitalista Milei, che sta facendo tornare il Paese indietro di decenni e sta generando malcontento popolare.
Solidarietà a Cristina Kirchner è arrivata dal Frente de Todos, la coalizione peronista, socialista e comunista che l'ha sempre sostenuta alle elezioni, oltre che da tutta la base peronista del Partito Giustizialista e dell'associazione politica Peronismo Militante.
Il movimento peronista argentino si è mobilitato in suo sostegno, manifestando nelle piazze e denunciando una giustizia a orologeria volta a eliminare la principale rappresentante dell'opposizione popolare.
“Di fronte all'ombra della proscrizione che incombe su Cristina, non esitiamo: eravamo, siamo e saremo al suo fianco. Perché la vera lealtà si risponde con più lealtà, impegno e coraggio.
Sappiamo qual è il nostro dovere in questo momento cruciale della Storia: difendere Cristina non come atto individuale, ma come causa collettiva. Perché non si tratta solo di una persona, ma di un progetto di Nazione che incarna i sogni di giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità politica. E questo progetto non si negozia: si difende, si milita e si conquista”, hanno scritto i peronisti argentini sui social.
Sostegno alla ex Presidente è arrivato anche dal Presidente socialista della Colombia, Gustavo Petro, il quale su Facebook ha ricordato i numerosi casi di golpe giudiziario contro i socialisti latinoamericani, in tutti questi anni:
“Ho appena parlato con Cristina Fernández de Kirchner in Argentina. La mia solidarietà a lei che sta andando in prigione.
Senza dubbio, siamo in tempi difficili. Presidenti come Lula, Pedro Castillo, Cristina Fernández, Rafael Correa, Dilma Rousseff, Zelaya, Manuel López Obrador, Evo Morales, tutti progressisti, il progressismo è vario, hanno subito colpi di Stato, processi ingiusti e carcere per anni.
Dopo 30 anni, quando la strada delle dittature e delle guerre rivoluzionarie è stata abbandonata, la primavera democratica dell'America Latina è in pericolo.
Il cambiamento di politiche dove le estreme destre e destre ammontano ai governi degli Stati, nei centri di potere mondiale, incentivano le rotture democratiche.
L'elettorato di questi Paesi ha preferito, anziché l'imperativa costruzione dell'economia per la vita, decarbonizzata, perseguitare i migranti dei nostri Paesi e far salire l'irrazionalità e il fascismo.
Il comfort illusorio e il guadagno del petrolio possono più della vita dei suoi stessi figli, per il momento.
Ho sempre proposto il dialogo politico come soluzione, ma il fanatismo nei grandi centri di potere economico latinoamericani non preferisce questa strada.
In Colombia stanno già predicando un colpo di stato e non sono solo parole.
Gente di estrema destra colombiana e negli USA, mantengono conversazioni fluide per farlo. Conversazioni che testimoni di queste riunioni hanno registrato e che, secondo me, dovrebbero essere pubblicate, mostrano a che punto arrivano queste intenzioni di sedizione.
In realtà, alla violenza e al colpo si risponde con l'unità pacifica, ma attiva e forte del popolo.
Io arriverò dove il popolo mi dirà, nello Stato sociale di diritto della Costituzione.
Cercherò una soluzione pacifica e negoziata senza che la lotta per i diritti del popolo, la giustizia sociale e la costituzione si ritirino”.
Anche il Presidente socialista brasiliano Lula, peraltro già vittima di un golpe giudiziario, dal quale anni dopo fu scagionato, ha voluto sostenere Cristina Kirchner, sui social, con queste parole: “Ho osservato con soddisfazione la serenità e la determinazione con cui Cristina affronta questa situazione avversa e la sua determinazione a continuare a lottare. Le ho parlato dell'importanza di rimanere forti in questi tempi difficili”.
Forte sostegno all'ex Presidentessa argentina e denunce di “golpe giudiziario” sono arrivate anche dal Presidente socialista del Venezuela, Nicolas Maduro; da quello cubano Miguel Díaz-Canel; dal socialista boliviano Luis Arce; dalla socialista messicana Claudia Sheinbaum; dal Presidente socialista cileno Gabriel Boric e dagli ex Presidenti socialisti Evo Morales e Rafael Correa, rispettivamente di Bolivia e Ecuador, anche loro vittime di golpe.
Tutti costoro ritengono che la condanna a Cristina Kirchner sia volta a indebolire il processo socialista in America Latina, la sua sovranità e indipendenza regionale.
Del resto è una storia che anche l'Italia conobbe ai tempi della falsa rivoluzione di Tangentopoli, che colpì tutti i partiti democratici di governo, ma in particolare i socialisti di Bettino Craxi. Leader che guardava a un socialismo largo, ampio, volto al Terzo Mondo, al multilateralismo, alla sovranità, all'indipendenza e alla lotta ad ogni potere forte, nazionale e internazionale.
E' una storia vista – anche se in forme diverse - anche ai tempi di Juan Domingo Peron e al golpe che lo colpì nel 1955; ai tempi della detronizzazione di Nicolae Ceausescu (primo in Europa a parlare di nuovo ordine multilaterale) e, in tempi più recenti, di Gheddafi e Assad. Entrambi laico-socialisti, contro ogni fondamentalismo e destabilizzazione.
Il socialismo autentico sembra, dunque, sempre essere il nemico di coloro i quali temono giustizia sociale, emancipazione, laicità, multilateralismo, sovranità e indipendenza economica.
Il nemico di quegli USA che non vogliono rinunciare alla loro supremazia sul resto del mondo e di quegli europei che hanno distrutto il socialismo, dall'esterno e/o dall'interno, per soppiantarlo con irresponsabilità, nuova mentalità da Guerra Fredda e distruzione dello stato sociale, del settore pubblico e dell'indipendenza economica.
Luca Bagatin
mercoledì 11 giugno 2025
Il socialista slovacco Robert Fico, ancora una volta, contro l'irresponsabilità della Commissione UE. Articolo di Luca Bagatin
Il socialista slovacco Robert Fico non demorde e ai diktat di una UE guidata dalla poco responsabile e destrorsa Maggioranza Ursula, proprio non ci sta.
Egli aveva, del resto, già rispedito recentemente al mittente le assurde richieste dell'esponente della destra estone, Kaja Kallas, rappresentante per gli affari esteri dell'UE, affermando: “L'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri, Kaja Kallas, ha messo in guardia i leader europei dal partecipare alle celebrazioni del Giorno della Vittoria che si terranno a Mosca a maggio. (...)
Parto per Mosca il 9 maggio. L'avvertimento della signora Kallas è una forma di ricatto o un segnale che sarò punito al mio ritorno da Mosca? Non lo so. Ma so che siamo nel 2025, non nel 1939.
L'avvertimento della signora Kallas conferma la necessità di un dibattito all'interno dell'UE sull'essenza stessa della democrazia. Tra questi rientrano quanto accaduto in Romania e Francia durante le elezioni presidenziali, i "Maidan" organizzati dall'Occidente in Georgia e Serbia e il modo in cui sono stati ignorati gli abusi del diritto penale contro l'opposizione in Slovacchia.
Signora Kallas, vorrei informarla che sono il legittimo Primo Ministro della Slovacchia, un Paese sovrano. Nessuno può dettare i miei movimenti. Mi recherò a Mosca per rendere omaggio alle migliaia di soldati dell'Armata Rossa caduti per la liberazione della Slovacchia, nonché ai milioni di altre vittime del terrore nazista. Proprio come ho reso omaggio alle vittime dello sbarco in Normandia o nel Pacifico, o come intendo onorare i piloti della RAF. E lasciatemi ricordare che sono uno dei pochi nell'Unione Europea che afferma costantemente la necessità della pace in Ucraina e non sostiene la continuazione di questa guerra insensata.
I commenti della signora Kallas sono irrispettosi e mi oppongo fermamente ad essi”.
Oggi, il socialista Fico, rifiuta, ancora una volta, i diktat della dirigenza UE relativamente all'assurdo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che danneggerebbe ancora una volta la stessa UE, mettendo termine alle forniture di energia russa.
Il nuovo pacchetto di sanzioni predisposto dalla Commissione UE, propone di vietare le transazioni con i gasdotti nord Stream della Russia. La Commissione, ha altresì proposto di abbassare il limite di prezzo previsto dal G7 sul greggio russo, a 45 dollari al barile.
Il Premier slovacco Fico si oppone da sempre a quello che ha definito “suicidio economico” ed in merito ha scritto, sui social:
“La Repubblica Slovacca non sosterrà il prossimo 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Federazione Russa a meno che la Commissione europea non fornisca una vera soluzione alla situazione di crisi in cui si troverà la Slovacchia dopo un completo blocco della fornitura di gas, petrolio e combustibile nucleare dalla Russia”.
Robert Fico guida il partito socialista democratico Direzione-Socialdemocrazia (SMER), che conta circa il 25% dei consensi e ha una piattaforma che rifiuta le ricette economiche liberali e promuove un'economia fondata sull'intervento pubblico; sulla sovranità nazionale e l'euro-scetticismo e su politiche anti-immigrazioniste, come del resto hanno sempre fatto tutti gli storici partiti socialisti del secolo scorso (molti dei quali totalmente scomparsi in Europa o quantomeno sono scomparse le loro serie leadership), che rifiutavano lo sfruttamento della manodopera straniera a basso costo, promuovendo politiche di cooperazione e partnership con i Paesi del Terzo Mondo e del Sud del mondo.
Si potrebbe dire che Fico è l'unico vero leader socialista in UE, assieme all'ex leader laburista Jeremy Corbyn, oggi deputato indipendente al Parlamento britannico e molto attivo nelle lotte per la pace e contro ogni forma di imperialismo, tanto quanto l'ex laburista George Galloway – entrambi non a caso fortemente critici nei confronti degli pseudo laburisti di Starmer, degni eredi dello pseudo laburista Blair; l'irlandese Mick Wallace e la tedesca Sahra Wagenknecht.
Il socialismo in UE latita, ma, fortunatamente, non è del tutto assente. Quel che è certo è che non è rappresentato dalla cosiddetta “Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici”, che sostiene la guerrafondaia e irresponsabile Maggioranza Ursula.
Luca Bagatin
martedì 10 giugno 2025
Riflessioni socialiste, massoniche e democratiche sul presente. Di Luca Bagatin
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/670930/ritratti-del-socialismo/
Massoneria e Socialismo sono metodi e valori troppo seri e elevati per lasciarli nelle mani di "massoni" e "socialisti".
(Luca Bagatin)
Alle elezioni ci sono gli sbarramenti.
Ai referendum c'è il quorum.
Milioni di voti di cittadini italiani non considerati.
Cosa che mi capita da quando ho iniziato a votare (e sono ben oltre vent'anni).
Poi dicono che in Italia c'è democrazia.
Ah sì?
Personalmente non me ne sono accorto.
(Luca Bagatin)
La mia ironia deriva spesso dalla disillusione nei confronti del genere umano.
Che, per la maggior parte, ama inseguire desideri materiali, lanciare invettive e fottere il prossimo (se e quando gli è possibile).
La maggior parte del genere umano fa questo, anziché adoperarsi per crescere interiormente, studiare, elevarsi.
Se lo fa, lo fa solo per proprio tornaconto.
Ho immensa pena per il genere umano, che non capisce nemmeno il perché, spesso, gli capita di essere comandato a bacchetta, anziché essere libero di fare ciò che vuole.
(Luca Bagatin)
Non c'è alcuna incoerenza fra l'essere socialista democratico, garibaldino, mazziniano, bonapartista, peronista, socialista del XXI Secolo e dengista.
Perché?
Perché tutti questi aspetti sono uniti da:
Giustizia sociale;
Sovranità nazionale;
Unione fra capitale e lavoro;
Interclassismo;
Società ordinata;
Cooperazione internazionale.
(Luca Bagatin)
"Non si interrompe un'emozione" è lo slogan che coniò Federico Fellini, denunciando la pubblicità commerciale in televisione, in particolare nei film.
La pubblicità commerciale è la negazione dell'arte e dell'intelligenza umana.
Un pubblicitario potrebbe usare il suo ingegno non già per veicolare bisogni indotti, a coscienze addormentate, ma per elevare le coscienze. E risvegliarle.
L'arte è questo.
Il resto si chiama in ben altro modo.
(Luca Bagatin)
A volte penso che, il cosiddetto Occidente liberal capitalista, abbia preferito diventare ignorante (distruggendo in primis la scuola pubblica e la cultura in generale) per non fare i conti con la propria Storia.
Che è razzista, suprematista bianca, fintamente democratica (lo è solo esteriormente).
Lo dico dopo anni di analisi. Essendo stato, in gioventù, uno che credeva all'Occidente liberal capitalista.
Che ha tradito completamente i suoi valori.
Valori che, in realtà, non ha mai avuto davvero.
Fu solamente grazie ad alcune correnti spirituali, come la Massoneria, che si ebbe democrazia e libertà.
Massoneria non a caso perseguitata.
E lo è, a vario titolo, anche oggi.
O è stata persino svuotata di significato da parte di boriosi che non comprendono né i Rituali né i Simboli.
(Luca Bagatin)
Una delle ragioni per le quali ho iniziato, negli anni, ad apprezzare la Cina, cercando di approfondirla, è il fatto che per i cinesi la Storia è importante.
Non la dimenticano. Per loro è un punto di riferimento. Per il passato e il presente.
Da noi la Storia è qualcosa di vago, relegato al passato. La si studiacchia a scuola e nulla di più.
E non impariamo nulla da essa.
Mentre i cinesi, un po' come gli Apprendisti Libero Muratori nelle Logge, ascoltano e osservano, in silenzio, noi, come gli stolti, apriamo bocca e le diamo fiato.
Su qualsiasi argomento. Solo perché ne abbiamo sentito dire. Senza approfondimento. Senza osservazione.
Siamo ignoranti, infantili. E non apprendiamo nulla. Sappiamo solo denigrare, distruggere.
Quando, in realtà, facciamo solo sfoggio della nostra stupidità e insipienza profana.
(Luca Bagatin)
lunedì 9 giugno 2025
Intervista al prof. Giancarlo Elia Valori sul ruolo della Cina e del Sud Globale nell’ordine mondiale che verrà
Professor Valori, gli atti eroici della Sua straordinaria madre e il Suo contributo alla pace e all’umanitarismo sono noti e meritori della più alta gratitudine. Le saremmo grati se potesse anche menzionare il fronte principale orientale della guerra antifascista, ovvero il teatro cinese, e il contributo determinante della Cina alla vittoria nella guerra mondiale contro il fascismo.
Ringrazio
per il ricordo della mia cara madre. Però prima di tutto vorrei
ricordare che la Repubblica della Cina il 14 agosto 1917 entrò nella
Prima guerra mondiale, dichiarando guerra alla Germania; e subito
occupò Qingdao, la più grande base navale tedesca all’estero,
situata sulla penisola dello Shandong. E quando la Conferenza di
Versailles (18 gennaio 1919-21 gennaio 1920) assegnò all’Impero
nipponico le ex basi tedesche dello Shandong, con l’avallo del
governo rinunciatario del primo ministro, Qian Nengxun (10 ottobre
1918-13 giugno 1919) e del presidente della Cina, Xu Shichang (10
ottobre 1918-2 giugno 1922), le correnti intellettuali, letterarie e
politiche il 4 maggio 1919 indissero in tutto il paese una serie di
proteste, alle quali aderirono anche titolari di piccole e medie
imprese, nonché operai. Gli organizzatori si rifacevano al Movimento
di nuova cultura, nato nel 1915 e sviluppatosi presso
l’Università di Pechino, ove si esaltava l’importanza della
scienza e della democrazia, respingendo la cultura
tradizionale cinese. Il Movimento del 4 maggio, segnò –
secondo la storiografia cinese – l’inizio della storia
contemporanea.
Per quanto riguarda la Seconda guerra mondiale il
15 agosto 2025 sarà l’LXXX anniversario della sconfitta
giapponese. L’invasione, l’aggressione e l’occupazione
nipponica di molte parti della Cina, ha comportato innumerevoli
crimini di guerra (sperimentazione umana, uso di armi chimiche,
omicidi di massa, lavoro forzato, politica sulla schiavitù sessuale,
arresti arbitrari, torture indiscriminate, uccisione di persone
innocenti, cannibalismo, ecc.). Ovunque andassero i soldati
giapponesi, le case e le fabbriche erano distrutte, le risorse e la
ricchezza saccheggiate, le donne violentate e le vite delle persone
massacrate. La maggior parte delle prove della suddetta brutalità fu
distrutta e nascosta dal governo giapponese prima che Tokyo firmasse
formalmente la resa il 2 settembre 1945.
Molti storici, e il
sottoscritto personalmente, ritengono che il vero inizio della
Seconda guerra mondiale si ebbe in Cina nel 1936 e non in Polonia nel
1939 come comunemente si sostiene. Ma andiamo con ordine.
Il 19
settembre 1931 il Giappone attaccò la Manciuria. Il 7 novembre dello
stesso anno il Partito Comunista Cinese (fondato dieci anni prima)
eresse la Repubblica Sovietica Cinese nello Jiangxi, primo ministro:
Mao Zedong (1893-1976). Già dal dicembre 1930 era iniziata di fatto
la guerra civile. Cinque campagne di annientamento verso i comunisti
volute da Jiang Jieshi si concluderanno nell’ottobre 1933
prostrando i comunisti. Questi dall’ottobre 1934 sino allo stesso
mese dell’anno successivo daranno vita alla leggendaria Lunga
Marcia dei Diecimila Li (Changzheng) per passare dallo
Jiangxi, ormai indifendibile allo Shaanxi. Dodicimila chilometri
impervi percorsi dall’Armata Rossa (fondata nel 1927; poi Esercito
Popolare di Liberazione). Partirono in 130mila contro 400mila, e
arrivarono a destinazione solo in 20mila.
Nel 1936 Jiang Jieshi
giunse al culmine del proprio potere controllando 11 delle 18
province cinesi. Però il 7 luglio i giapponesi attaccarono la Cina.
E da questa data iniziò effettivamente la Seconda guerra mondiale in
cui la Cina (non ancora Repubblica Popolare) dette il contributo di
35 milioni di morti, superiore ai 26 milioni di morti patiti
dall’Unione Sovietica, nella guerra mondiale contro il fascismo.
Per cui il contributo cinese alla vittoria è stato il più alto fra
tutti i Paesi in guerra.
Quali sono le sue idee sull’ordine internazionale nato dal secondo dopoguerra? E il ruolo fondamentale delle Nazioni Unite? E il valore attuale del multilateralismo?
L’ordine mondiale nato dopo la
Seconda guerra mondiale, ed entrato in crisi una prima volta il 15
agosto 1971 – con la fine della parità fissa definita con gli
Accordi di Bretton Woods (22 luglio 1944), che gli Stati Uniti
d’America utilizzarono per far pagare agli europei la loro
superinflazione da guerra del Vietnam in parallelo con la costruzione
della Great Society di Lyndon Johnson – oggi si basa sulla
forza industriale, finanziaria e militare, di Stati Uniti d’America
ed Europa, che controllano il capitale di produzione petrolifera, i
mercati commerciali, gli insediamenti del dollaro e i corsi d’acqua
globali, e costituiscono l’intero ordine mondiale del
petro-dollaro, differenziando la Repubblica Popolare della Cina,
l’Asia e l’Africa e dividendo il mondo in base alle note
considerazioni. O scegli il dollaro o scegli la guerra; ed il dollaro
sta soffrendo da molto tempo.
Come in tempi antichi le tribù
nomadi bloccavano la Via della Seta e monopolizzavano il commercio
tra Oriente e Occidente, gli Stati Uniti d’America e l’Europa
stanno frenando e fermando la cooperazione e lo sviluppo dell’intera
Asia e dei Paesi in via di sviluppo. Secoli fa, erano una cavalleria
della prateria, archi, frecce e scimitarre: oggi è una nave della
marina e un sistema finanziario in dollari.
Pertanto, la
Repubblica Popolare della Cina e i Paesi produttori di petrolio e in
via di sviluppo, sono attualmente alla ricerca di modi per dribblare
gli intermediari e fare la differenza. Se c’è un’altra forza
potente che può dare garanzie di sicurezza militare e allo stesso
tempo offrire fondi e prodotti industriali sufficienti, allora
l’intero petrolio può essere liberato dal dominio del dollaro e
può commerciare direttamente a confrontarsi con la domanda, nonché
persino introdurre nuovi sistemi industriali moderni.
Tenere il
petrolio lontano dal dollaro statunitense e dalle guerre e usare il
petrolio per la cooperazione, l’assistenza reciproca e lo sviluppo
comune sono la voce interiore dell’intero Medio Oriente e dei Paesi
in via di sviluppo: una forza che assieme non può essere ignorata
nel mondo.
Per cui si auspicano interventi che esprimano una
posizione contraria alle guerre tariffarie e alle guerre commerciali,
a favore del multilateralismo e contro l’unilateralismo e il
protezionismo commerciale. Su queste basi un importante funzionario
membri della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo
sviluppo ha sottolineato che, negli ultimi due decenni, la RP della
Cina ha sostenuto fermamente il sistema commerciale multilaterale
basato su regole, ha praticato un vero multilateralismo, ha
partecipato pienamente ai negoziati dell’Organizzazione Mondiale
del Commercio, ha guidato i negoziati in settori quali facilitazione
degli investimenti e commercio elettronico, e ha lavorato per le
regole dell’OMC al passo con i tempi. La concorrenza deve essere
solo leale e basata su regole e leggi. Tal maniera è la norma
fondamentale delle relazioni internazionali, in accordo con lo
Statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite come suo punto di
riferimento. Ed appunto un ulteriore passo per un futuro condiviso è
migliorare il benessere umano. Occorrono inoltre: scambi culturali
per promuovere la conoscenza e l’apprendimento reciproco; lo
sviluppo innovativo dell’economia a favore della prosperità
comune; garantire la sicurezza internazionale e favorire uno sviluppo
ordinato; costruire un sistema di governance globale basato sullo jus
gentium, che dall’inizio degli anni Duemila è entrato in
crisi; rafforzare l’autorevolezza dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite, i cui documenti sin troppo spesso sono solo carte
stracce per alcuni degli stessi findatori dell’ONU e null’altro;
far avanzare l’equità e la giustizia affinché si fornisca un
approccio pratico e un percorso di pace che sfoci in un reale
multilateralismo.
Quest’anno ricorre il 55º anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia, nonché il 50º anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Unione Europea. In tale contesto, La invitiamo a parlare del concetto cinese di Comunità di destino condiviso per l’umanità, con particolare attenzione al significato delle tre Iniziative Globali: quella per lo sviluppo, per la sicurezza e per la civiltà.
Nel
Terzo Millennio le tre iniziative globali: per lo sviluppo, per la
sicurezza e per la civiltà (su cui mi soffermerò successivamente in
particolare), sono portate avanti dai BRICS, che perseguono il
concetto di cooperazione aperta e inclusiva e stanno attirando sempre
più Paesi a partecipare – ciò dimostra ancora una volta che la
grande iniziativa cinese per costruire una comunità con un futuro
condiviso per l’umanità è corretta e tempestiva. I BRICS oggi
rappresentano una piattaforma strategica per la cooperazione tra
paesi emergenti e in via di sviluppo; offrono un canale istituzionale
per promuovere iniziative a raggio internazionale; rappresentano la
voce dei Paesi del Sud del mondo nel riformare e migliorare l’ordine
globale; e si propongono come alternativa ai meccanismi dominati
dall’Occidente.
Inoltre il modello “BRICS+” espande la rete
di partenariato globale e rafforza la solidarietà e la cooperazione
tra gli Stati BRICS e ulteriori mercati. Il meccanismo di
cooperazione BRICS si conforma al mondo con la tendenza allo sviluppo
della multipolarizzazione e della globalizzazione economica, quindi
si attende che tali Paesi diano nuovi e maggiori contributi alla
promozione della creazione di un nuovo ordine politico ed economico
internazionale che sia più giusto, uguale, equo e democratico.
Tutto
questo perché il meccanismo di cooperazione BRICS è un’importante
piattaforma per la cooperazione. Quanto più il meccanismo di
collaborazione BRICS si sviluppa, tanto più esso può rafforzare il
potere della pace mondiale e dello sviluppo, e maggiormente sarà in
grado di svolgere un ruolo più vasto nella salvaguardia degli
interessi di tutti i Paesi compresi quelli dentro o fuori il gruppo e
degli Stati in via di sviluppo.
Il Presidente Xi Jinping afferma
che l’impulso al miglioramento delle relazioni internazionali
globali sostiene il rispetto della diversità delle civiltà
mondiali; la promozione dei valori comuni di tutta l’umanità;
l’attribuzione di importanza all’eredità del passato e alle
innovazioni coeve e future; il rafforzamento degli scambi e della
cooperazione internazionale tra i popoli; e la promozione della
coesistenza inclusiva, degli scambi e dell’apprendimento reciproco
tra etnie e popoli diversi.
Le iniziative perorate dal Presidente
Xi Jinping hanno messo radici e stanno inducendo la comunità
internazionale nella giusta direzione dello sviluppo comune, della
pace e della stabilità a lungo termine. Guardando al futuro, la
Repubblica Popolare della Cina – in specie alla vigilia di queste
ricorrenze che stiamo ricordando in questa intervista – continuerà
a collaborare con tutte le parti per attuare attivamente le proposte,
prettamente cinesi, mirate a una comunità mondiale con un futuro
condiviso.
Il principio guida del pensiero attuale cinese mirato alle grandi contraddizioni mondiali e alla loro risoluzione può estrinsecarsi nella forma in cui si manifesta oggi la politica estera di Pechino. La comunità di destino condiviso per l’umanità (Rénlèi mìngyùn gòngtóngtǐ) rappresenta il concetto centrale della teoria diplomatica cinese contemporanea. Si basa sull’idea che tutti i Paesi del mondo condividano interessi e destini comuni, in un’epoca di interdipendenza globale. Questo principio guida propone:
un mondo di pace duratura;
sicurezza collettiva;
prosperità condivisa;
inclusività culturale;
sviluppo ecologico e sostenibile.
È una visione strategica a lungo termine che mira a superare l’unilateralismo e l’egemonia, proponendo invece una governance globale più equa e multilaterale. Tale principio guida è legato alle predette tre iniziative globali (infra), i cui strumenti operativi mettono in pratica la visione della comunità di destino condiviso:
iniziativa per lo sviluppo globale: essa mira a rilanciare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e a promuovere la cooperazione Sud-Sud in materia di sviluppo sostenibile;
iniziativa per la sicurezza globale: essa promuove una sicurezza comune, integrata, cooperativa e sostenibile, opponendosi a logiche da guerra fredda e alle sanzioni unilaterali non approvate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite;
iniziativa per la civiltà globale: essa sottolinea il rispetto per la diversità culturale e la necessità del dialogo interculturale, contrastando narrazioni di “scontro di civiltà”.
Questi sono i principali percorsi per attuare concretamente il concetto di comunità di destino condiviso. Nel discorso cinese, il Sud Globale non è visto come un alleato contro l’Occidente, ma quale partner naturale per portare avanti un processo di miglioramento onde superare l’attuale sudditanza economica. I Paesi in via di sviluppo e gli Stati produttori di petrolio diventano i destinatari prioritari e privilegiati delle tre predette iniziative globali. Il Sud del mondo è il nucleo strategico dell’espansione e dell’efficacia dei BRICS. Per cui la Repubblica Popolare della Cina si propone come membro e leader solidale di questi soggetti di diritto internazionale, promuovendo una solidarietà sud-sud per correggere l’asimmetria dell’attuale ordine mondiale nato dopo la Seconda guerra mondiale e basato su padroni e servitori.
Giancarlo Elia Valori