martedì 15 aprile 2025

Ragazza dai capelli rossi che volano nel vento. Poesia di Luca Bagatin

RAGAZZA DAI CAPELLI ROSSI CHE VOLANO NEL VENTO

Poesia di Luca Bagatin

Musa nella foto: Vasilisa Semiletova 
Autore della foto: Rybinsky Photo
 

Ragazza dagli occhi chiari

Enigmatici e profondi.

Ragazza dai capelli rossi

Da Strega dei boschi

Che volano nel vento.

Fieri

Come fiero è il tuo essere.

Fiero e inquieto.

Inquieto e fiero.

Ragazza dalle orecchie da elfo

E dal temperamento artistico.

Ragazza che sorride (finalmente!)

Con il suo gattino nero.

Ragazza che realizza gioielli

E che coltiva piantine.

Ragazza dall'animo gentile

E che ha rapito il mio cuore.

Ragazza che viene dal freddo

E che ha bisogno di calore.

Ragazza dai capelli rossi

Da Strega dei boschi

Che volano nel vento

Portando un profumo ancestrale

Che è giunto qui, fino a me.

Che ne ho catturato l'essenza

E ora no, non potrò più viverne senza.

Luca Bagatin

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I recenti sviluppi e le reazioni mondiali ai dazi di Trump. Articolo del prof. Giancarlo Elia Valori


Da quando il presidente degli Stati Uniti d’America Trump ha annunciato il 9 aprile, ora della costa orientale, che «l’applicazione delle tariffe reciproche di tutti i paesi sarà sospesa come inizialmente previsto (temporaneamente al 10%) per 90 giorni», e che «la Repubblica Popolare della Cina è un’eccezione e i dazi saranno aumentati al 124% (escluse le cosiddette tariffe punitive aggiuntive del 20% come il Fentanyl Act)», il Consiglio di Stato e il sistema diplomatico cinesi sono rimasti in silenzio per più di 37 ore (durante le quali solo pochi ministeri e commissioni hanno emesso “avvisi di viaggio” e “avvisi di studio all’estero” negli Stati Uniti d’America, o hanno affermato attraverso i media ufficiali che «a tutti i film statunitensi di Hollywood sarà vietata l’uscita in Cina»), e poi hanno finalmente rilasciato una risposta ufficiale.
La Commissione tariffaria del Consiglio di Stato cinese ha emesso un annuncio: che a partire dal 12 aprile, l’aliquota tariffaria su tutti i beni importati provenienti dagli Stati Uniti d’America aumenterà dall’84% al 125%. I contenuti specifici sono i seguenti:
1. Adeguare l’aliquota tariffaria aggiuntiva stabilita nell’«Annuncio n. 5/2025 della Commissione tariffaria del Consiglio di Stato sull’adeguamento delle misure tariffarie aggiuntive sulle merci importate originarie degli Stati Uniti d’America» dall’84% al 125%. Con l’attuale livello tariffario, non esiste alcuna possibilità che i prodotti statunitensi esportati in Cina vengano accettati dal mercato. Se gli Stati Uniti d’America continueranno a imporre dazi sui prodotti cinesi esportati negli Stati Uniti d’America, la Cina li ignorerà.
2. Le altre questioni saranno attuate in conformità col predetto Annuncio.
In merito ad altri Paesi va detto che secondo l’Ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti d’America, nel 2024 sono stati venduti all’India beni per un valore di 41,8 miliardi di dollari, mentre sono stati acquistati beni per un valore di 87,4 miliardi di dollari. Pertanto, il deficit commerciale degli Stati Uniti d’America con questo Paese ammonta a 45,6 miliardi di dollari. Il deficit commerciale degli Stati Uniti d’America con l’Unione Europea è stato di 235,6 miliardi di dollari lo scorso anno, ma il problema più grande nella bilancia commerciale di Washington è, ovviamente, la Repubblica Popolare della Cina, con cui il deficit è il più elevato, attestandosi a 295,4 miliardi di dollari nel 2024. Ciò significa che la Cina vende agli Stati Uniti d’America beni per un valore tre volte superiore a quello delle importazioni dagli Stati Uniti d’America, e questa tendenza non cambia da molti anni.
Per compensare il deficit commerciale, secondo la logica di Trump, è sufficiente semplicemente aumentare le tariffe sui beni importati e utilizzare i proventi di queste tasse per compensare le perdite derivanti da scambi commerciali ineguali.
Perché Trump ha deciso di utilizzare lo strumento dei dazi? Perché, in base all’Art 232 del Trade Expansion Act dell’11 ottobre 1962, il presidente ha il potere di imporre tariffe di propria iniziativa nel caso di una situazione che minaccia la sicurezza nazionale. Trump non ha bisogno che il Congresso approvi queste decisioni, quindi è stato particolarmente desideroso di sfruttare questa disposizione.
Subito dopo il discorso pronunciato da Trump il 2 aprile al Rose Garden della Casa Bianca, in cui si parlava di prezzi e dazi per il mondo, il Ministero del Commercio cinese ha dichiarato che non ci sono vincitori nelle guerre commerciali e ha invitato gli Stati Uniti d’America a revocare immediatamente i dazi. L’8 aprile il governo cinese ha rafforzato la sua posizione diplomatica e ha affermato che avrebbe combattuto fino alla fine.
Per sostenere le proprie esportazioni, la Cina ha fatto ricorso a una mossa tipica: il deprezzamento dello yuan. Il 10 aprile la Banca Popolare Cinese ha tagliato moderatamente il suo tasso di interesse chiave, indicando che l’autorità di regolamentazione è pronta a indebolire gradualmente lo yuan per sostenere le esportazioni.
L’11 aprile, durante una visita in Spagna, il leader cinese Xi Jiping ha affermato che la Cina non teme pressioni ingiuste da parte di Trump. In una conversazione con il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, egli ha affermato che andare controcorrente rispetto al mondo significa isolarsi . Xi Jiping ha anche proposto che l’Unione Europea unisca le forze per contrastare Washington.
Il Partito Comunista Cinese potrebbe impegnarsi in uno scontro a lungo termine e subire deliberatamente perdite per la sua economia. La Cina ha un’economia gestita amministrativamente, non c’è scelta, nemmeno per quanto riguarda gli affari. Sarà come deciderà il partito, ha affermato una fonte sul mercato internazionale delle apparecchiature energetiche, con esperienza sia nel mercato cinese che in quello europeo.
L’Unione Europea ha assunto una posizione meno militante, ma il 9 aprile gli Stati membri dell’UE hanno comunque sostenuto la proposta della Commissione europea di introdurre contromisure nella politica doganale contro gli Stati Uniti d’America. Si è trattato di una risposta ai dazi già imposti da Washington sull’acciaio e sull’alluminio europei a marzo.
Tuttavia, questa decisione è sembrata più un avvertimento o un oggetto di contrattazione diplomatica, poiché, come riportato nella dichiarazione della Commissione europea, dovrebbe entrare in vigore solo dal 15 aprile (dopo aver superato le procedure burocratiche) e a condizione che non si raggiungesse un accordo.
Il 10 aprile, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha accolto con favore la decisione di Trump di sospendere l’azione e ha affermato che anche l’Unione Europea avrebbe sospeso le sue contromisure per 90 giorni. «Vogliamo dare una possibilità ai negoziati. Se non ci soddisfano, entreranno in vigore le nostre contromisure», ha affermato.
La guerra commerciale globale porterà innanzitutto all’interruzione delle catene di approvvigionamento di molti beni, poiché oggi è quasi impossibile trovare un prodotto i cui componenti siano tutti realizzati in un unico Paese. Lo stesso mercato statunitense dipende dalla fornitura di componenti, materie prime, risorse energetiche e simili dall’estero.
Per produrre un’auto, il metallo viene acquistato in un Paese, il motore viene assemblato in un altro, l’intera auto viene assemblata in un Paese terzo, e quindi il commercio globale alimenta una parte significativa dei processi produttivi e commerciali. La politica di Trump non solo interrompe alcuni aspetti degli scambi, ma anche le catene commerciali.
Pure va detto che la guerra commerciale peggiorerà gli attuali problemi economici globali. Il dazio sulle importazioni di merci cinesi negli Stati Uniti d’America non viene pagato dall’azienda produttrice (fabbrica cinese), ma dal fornitore che acquista la merce da questa fabbrica e la porta in un porto statunitense sull’Oceano Pacifico.
Per compensare l’impatto dei dazi, il fornitore chiederà alla fabbrica di abbassare il prezzo (danno per la Cina), ma allo stesso tempo aumenterà il prezzo per il consumatore statunitense (danno per gli Stati Uniti d’America).
Un dazio è sempre un’arma a doppio taglio . Se ti escludi da un prodotto, in primo luogo, punisci i tuoi consumatori, perché non possono consumare ciò che desiderano a un prezzo inferiore, e in secondo luogo, provochi l’inflazione negli stessi Stati Uniti d’America.
Aliquote tariffarie pari o superiori al 100% raddoppierebbero teoricamente il prezzo dei beni sul mercato statunitense, ma in pratica ciò è impossibile perché nessuno acquisterebbe i beni a quel prezzo. Ad esempio nel mercato dei prodotti in plastica, dazi così elevati equivalgono sostanzialmente a bloccare o limitare significativamente il commercio. Per sostenere questa idea, il 9 aprile l’Organizzazione mondiale del commercio ha affermato che il commercio tra Stati Uniti d’America e Repubblica Popolare della Cina potrebbe diminuire dell’80%.
Un’ulteriore conseguenza delle dure politiche di Trump sarà una crisi di fiducia negli Stati Uniti d’America come partner affidabile, soprattutto da parte dell’Unione Europea. L’ottimismo riguardo alle future decisioni di politica economica è stato minato. Non vi è alcuna garanzia che ciò non accada di nuovo (ossia un altro aumento dei dazi). Buoni rapporti diplomatii e relazioni non conflittuali a livello bellico, ormai non sono più una garanzia per non subire conseguenze. I rischi corrispondenti sono già inclusi nei calcoli e nelle analisi degli esperti.
Le azioni di Trump mirano di fatto a distruggere l’intero sistema commerciale mondiale. È bene notare notare che prima dei dazi il commercio globale si basava sul principio di minimizzazione delle restrizioni tariffarie e non tariffarie, ma Trump ha imboccato la strada del rigido protezionismo.
Inoltre, questo protezionismo non si basa su un principio economico, ma politico. L’introduzione di dazi differenziati per i diversi Paesi è un approccio puramente politico, a prescindere dalle considerazioni economiche utilizzate per giustificarlo; e va aggiunto che il principale risultato che Trump ha già ottenuto è stato quello di minare la fiducia, ch’è la base del commercio.
Non si sa se Trump riuscirà a eliminare il deficit commerciale, ma è già chiaro che una politica del genere colpirà tutti i paesi del mondo (compresi gli Stati Uniti d’America) e comporterà sempre più problemi economici. Lo dimostrano le previsioni delle principali banche d’investimento di Wall Street, che parlano già apertamente di una recessione economica mondiale e di una crisi globale nel prossimo futuro.

Giancarlo Elia Valori

venerdì 11 aprile 2025

Cooperazione, sviluppo, diritti sociali, autodeterminazione dei popoli. Articolo di Luca Bagatin

 

Cooperazione, sviluppo, diritti e garanzie sociali, rispetto per l'autonomia delle realtà che la richiedono.

Queste dovrebbero essere le parole chiave dell'attuale momento storico, preda di una follia collettiva che pervade un Occidente sempre meno responsabile.

Che soffia sui venti di guerra, introduce dazi, promuove deregolamentazione (pensiamo all'Argentina di Milei, che sta distruggendo tutte le conquiste sociali dei governi peronisti) e destabilizzazione.

In tutto questo ci sono comunque realtà e uomini di buona volontà.

Ci sono incontri seri e proficui, come quello fra il Premier spagnolo Pedro Sanchez e il Presidente della Repubblica Popolare cinese Xi Jinping.

Il primo ha sottolineato che la Cina è un partner importante dell'UE e che la Spagna ha sempre sostenuto lo sviluppo delle relazioni fra UE e Cina. E ha sottolineato che, nelle guerre commerciali, non c'è alcun vincitore.

Concorde il premier cinese, il quale ha sottolineato come occorre che UE e Cina resistano congiuntamente al “bullismo unilaterale”.

E ciò, non solo per salvaguardare i legittimi interessi di Cina e UE, ma anche per mantenere equità e giustizia nell'ambito della comunità internazionale.

E anche la Groenlandia, che è nelle mire di Trump, sembra guardare con fiducia alla Cina e alla cooperazione con essa, in ambito commerciale, per quanto riguarda la pesca e lo sviluppo sostenibile.

La Ministra degli Esteri del nuovo governo autonomo groenlandese, Vivian Motzfeldt, ha dichiarato il suo interesse a rafforzare i rapporti con la Cina, in particolare per quanto riguarda gli accordi di libero scambio.

Il nuovo governo autonomo della Groenlandia, guidato dal social-liberale Jens-Frederik Nielsen, del resto come quello precedente, guidato dal socialista democratico Múte Bourup Egede, vuole l'indipendenza, sia dalla Danimarca che da eventuali mire statunitensi.

In merito, durante la campagna elettorale, aveva infatti dichiarato: “Non vogliamo essere Americani. No, non vogliamo essere danesi. Vogliamo essere groenlandesi e vogliamo la nostra indipendenza in futuro. E vogliamo costruire il nostro Paese da soli”.

Difficile non comprenderlo, ovvero difficile non comprendere le ragioni del popolo della Groenlandia.

Luca Bagatin

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Con la Fondazione Saragat a Palazzo Barberini

 
Marco Gianfranceschi, Presidente della Fondazione Saragat e Luca Bagatin, presso Palazzo Barberini

Luca Bagatin e Marco Gianfranceschi, Presidente della Fondazione Saragat, presso Palazzo Barberini


giovedì 10 aprile 2025

“Mondializzazione nuovo paradigma di sviluppo multipolare”, nuovo convegno del prof. Giancarlo Elia Valori sulle opportunità della Cina e i pericoli dei dazi USA. Articolo di Luca Bagatin

 

Mentre l'incoerente Trump (non meno irresponsabile del suo predecessore Biden) si appresta a varare pesanti dazi contro una Cina che, in tutti questi anni, ha garantito libero commercio, pace e stabilità globali, il costruttore di dialogo e di ponti, prof. Giancarlo Elia Valori e la sua Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, hanno organizzato un importante convegno-workshop – il 9 e 10 aprile – in merito.

Quello tenutosi a Roma, in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano, dal titolo “Mondializzazione nuovo paradigma di sviluppo multipolare” - ed al quale sono stato presente nella prima giornata di lavori - è stato un convegno profondamente lungimirante e di scottante attualità, anche perché verteva proprio sulla cooperazione Cina-Europa-Italia e sulle relative opportunità.

A presiederlo, oltre al prof. Valori, il prof. Oliviero Diliberto, il quale ha dato la parola al Ministro Consigliere dell'Ambasciata cinese Li Xiaoyong.

Il Ministro Li ha sottolineato come la Repubblica Popolare Cinese sia impegnata, nei rapporti fra Cina-Italia, nella cooperazione pragmatica fra istituzioni e imprese. Una cooperazione fondata sul mutuo vantaggio.

Il Ministro ha altresì esaltato la figura dell'Imperatore romano Adriano, ricordando come egli fosse ispirato a valori fondanti quali la pace e la stabilità, che sono gli stessi valori della Cina moderna, basati su uno spirito di apertura e inclusività.

Egli ha affermato come i dazi USA contro la Cina e l'UE rappresentino una violazione delle regole del commercio internazionale. Per questo, la Cina, ha inteso varare delle adeguate contromisure.

Il Ministro Li ha sottolineato come occorra, diversamente dai dazi, costituire un nuovo ordine mondiale internazionale multipolare, fondato su cooperazione e sviluppo, come già sta avvenendo fra imprese italiane e cinesi.

Il Ministro ha altresì affermato che la Cina intende continuare ad aprirsi verso l'esterno, condividendo opportunità di sviluppo e promuovendo il libero commercio multilaterale.

Oltre a continuare a promuovere legami di amicizia fra Cina e Italia e fra Cina e UE.

Successivamente, è intervenuto l'Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative, Andrea Tobia Zevi, a nome e in rappresentanza del Comune di Roma.

L'Assessore Zevi ha elogiato il titolo del convegno, quale sprone per superare l'attuale momento storico nel quale viviamo. Promuovendo uno sviluppo multipolare.

Egli ha altresì sottolineato come le città, nel tempo, stiano acquisendo, sempre più, una loro centralità geopolitica. Visto che le relazioni fra gli Stati sembrano sempre più difficili, le città possono diventare delle realtà volte alla promozione della cooperazione.

Roma, ha affermato l'Assessore, è una città universale sotto diversi punti di vista e può favorire la costruzione di nuovi ponti fra Italia-Cina e Europa.

Ha poi preso la parola il Dr. Pietro Abate, in rappresentanza della Camera di Commercio di Roma, portandone i saluti e sottolineando come il prof. Giancarlo Elia Valori, più il tempo passa e più porta avanti tematiche di grande attualità.

Il prof. Valori ha dunque preso la parola, ricordando come i suoi legami di amicizia con la Repubblica Popolare Cinese risalgano al 1976. Fu allora che egli iniziò a comprendere, studiare e apprendere gli sviluppi di questa grande realtà millenaria, che ha saputo coniugare socialismo e confucianesimo, tradizione e innovazione.

Il prof. Diliberto è poi intervenuto facendo presente che il convegno organizzato dalla Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica e pensato diversi mesi fa, si svolge proprio in un momento storico cruciale e difficile.

Un contesto nel quale le grandi organizzazioni internazionali appaiono morte e gli equilibri usciti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale sono stati stravolti. Così come sia la Corte Penale Internazionale, che il WTO, sembrano in profonda crisi, tanto quanto il diritto internazionale.

La forza, ha sottolineato il prof. Diliberto, si sostituisce alle regole. Il mondo si sta completamente ridisegnando.

Mentre gli USA sono diventati protezionisti, la Cina promuove il libero scambio.

Il prof. Diliberto ha ricordato come, in questo caos, purtuttavia, il Presidente cinese Xi Jinping abbia coniato una bellissima suggestione che si sostanzia nella frase “Costruire una comunità dal futuro condiviso”.

Ovvero, il futuro di ogni Paese è collegato a quello di ogni altro e, dunque, occorre lavorare, assieme, per costruire una comunità armoniosa, nella quale crescere assieme e realizzare una vita migliore per i popoli dei diversi Paesi.

Purtroppo, come rilevato da Diliberto, il mondo sembra andare nella direzione opposta. Una direzione confusa e priva di regole.

E' poi intervenuto il Cav. del Lavoro Dr. Marco Tronchetti Provera, il quale ha rilevato la lungimiranza del prof. Valori nella realizzazione di un convegno di tale portata. Egli ha altresì sottolineato come, oggi, la Cina sia la voce del mondo globale.

Una Cina che gli USA cercano di sfidare da molto tempo, ma con la quale, presto o tardi, saranno destinati a dover negoziare, anche perché l'economia USA rischia, con i dazi, di non crescere più.

E' positivo, secondo il Dr. Tronchetti Provera, che l'UE stia migliorando le relazioni con la Cina, per quanto l'UE – peraltro allargatasi in modo irrazionale - non abbia ancora creato le basi per unire le forze dei vari Paesi che la compongono. Ciò ha determinato una mancanza di governance comune.

Il Dr. Tronchetti Provera ha concluso il suo intervento, sottolineando come Pirelli abbia, da oltre vent'anni, un ottimo rapporto con le imprese e con le istituzioni cinesi e continuerà ad averlo.

Il prof. Diliberto è poi intervenuto facendo presente come l'UE, effettivamente, sia inesistente come soggetto politico. E come il riarmo attualmente proposto sia profondamente pericoloso, visto che finirà per riarmare in particolare una Germania che, in un domani nemmeno troppo lontano, potrebbe ritrovarsi al governo l'estrema destra neonazista dell'AFD. Con tutte le nefaste conseguenze del caso.

Successivamente è intervenuto il Dr. Zhuo Xian, Vice Direttore Generale del Centro di Ricerca e Sviluppo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese.

Il Dr. Zhuo ha sottolineato l'importanza di convegni come quello attuale, volti a denunciare una politica di dazi, quelli USA, che non si vedevano dagli Anni '30. Dazi che violano le regole del commercio internazionale e che danneggeranno l'economia di tutti. USA compresi.

Dazi che causeranno scompensi, sia per quanto riguarda l'inflazione, sia nel mondo del lavoro, con aumenti della disoccupazione e con il peggioramento delle condizioni dei lavoratori nel loro complesso.

Molti Paesi, ha sottolineato il Dr. Zhuo, si stanno rendendo conto di essere diventati eccessivamente dipendenti dal commercio USA. La Cina, diversamente, potrebbe svolgere un ruolo opposto, grazie a un mercato globale aperto al commercio.

Da grande fabbrica del mondo, dunque, la Cina potrebbe diventare un grande fornitore mondiale, secondo il Dr. Zhuo, anche grazie al fatto che il settore logistico cinese è più sviluppato rispetto a quello degli USA e ciò ha permesso alla Cina di sviluppare tecnologie a costi più contenuti.

La capacità di innovazione e di specializzazione, ha inoltre permesso alla Cina di sfornare, ogni anno, numerosi ingegneri specializzati in vari settori.

In Cina, ha sottolineato il Dr. Zhuo, si parla ancora di ulteriori aperture e riforme, in particolare per quanto concerne il commercio internazionale. In tal senso le istituzioni cinesi intendono perfezionare il loro sistema in modo da adattarsi, sempre più, alle regole internazionali in ambito commerciale.

Il prof. Diliberto, intervenuto dopo il CEO di Herzog Strategic, Ofer Sachs, che ha portato i suoi saluti, così come Zhao Jian, Vice Presidente del Gruppo Kelun, ha ricordato come il prof. Valori, che fu il primo a promuovere rapporti di amicizia fra la Repubblica Popolare Cinese e lo Stato di Israele, sia da sempre un costruttore di ponti. Un Pontefice, secondo l'antica definizione data agli antichi magistrati romani.

Ovvero un fautore di quella diplomazia parallela che cerca di far dialogare e unire realtà differenti fra loro per Storia, cultura, religione, ideologia. Per il bene comune e la pace globale.

Aspetti di cui avremmo assoluta necessità.

Luca Bagatin

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Il prof. Giancarlo Elia Valori e Luca Bagatin

lunedì 7 aprile 2025

L’alternativa del commercio cinese senza restrizioni all’ondata di protezionismo. Articolo del prof. Giancarlo Elia Valori


A fine dello scorso marzo Xi Jinping ha accolto con favore l’arrivo dei rappresentanti della comunità imprenditoriale internazionale e ha espresso apprezzamento per il loro impegno a lungo termine nella cooperazione con la Cina. Xi Jinping ha sottolineato che negli ultimi 70 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, e in particolare negli ultimi 40 anni di riforme e apertura, la Repubblica Popolare Cinese ha creato i “due miracoli” del rapido sviluppo economico e della stabilità sociale a lungo termine. Ciò è stato possibile grazie alla forte leadership del Partito Comunista e agli sforzi congiunti del popolo cinese. Era inoltre inscindibile dal sostegno e dall’aiuto della comunità internazionale, compresi i contributi forniti dalle imprese finanziate dall’estero in Cina. Grazie alle riforme e all’apertura, la Cina è riuscita a entrare rapidamente nel mercato mondiale e a stare al passo con i tempi. Un modo importante per raggiungere questo obiettivo è stato utilizzare attivamente il capitale straniero. Gli investimenti delle imprese straniere in Cina hanno stimolato la crescita economica e l’occupazione lavorativa del Paese, promosso il progresso tecnologico e gestionale e stimolato le riforme e l’apertura del Paese. La pratica ha dimostrato che le imprese a capitale straniero svolgono un ruolo importante nella modernizzazione della Cina, nella riforma, nell’apertura, nell’innovazione e nella creazione del Paese, nonché nel collegamento della Cina con il mondo e nell’integrazione nella globalizzazione economica. In questo processo, le imprese a capitale straniero hanno generalmente ottenuto rendimenti generosi, hanno continuato a crescere e svilupparsi, hanno ottenuto vantaggi reciproci e risultati vantaggiosi per entrambe le parti e hanno stretto una profonda amicizia con il popolo cinese.

La mattina del 28 marzo scorso, il presidente Xi Jinping ha incontrato a Pechino i rappresentanti della comunità imprenditoriale internazionale presso la Grande Sala del Popolo.
Xi Jinping ha sottolineato che per molti anni la Cina ha contribuito in modo determinante alla stabilità della crescita economica mondiale e sta portando avanti in modo completo la modernizzazione in stile cinese. L’apertura al mondo esterno è la politica nazionale fondamentale della Cina. Pechino sta promuovendo un’apertura di alto livello verso il mondo esterno e sta costantemente ampliando l’apertura istituzionale in termini di norme, regolamenti, gestione e standard. La porta all’apertura non potrà che allargarsi sempre di più e la politica di utilizzo degli investimenti esteri non è cambiata e non cambierà. La Cina è il secondo mercato di consumo più grande al mondo, con la fascia di reddito medio più numerosa al mondo e un enorme potenziale di investimento e consumo. La Cina è impegnata in uno sviluppo di alta qualità, accelerando la trasformazione verde, digitale e intelligente e rafforzando le sue capacità di supporto industriale. È lo scenario applicativo migliore per un nuovo ciclo di rivoluzione scientifica e tecnologica e di trasformazione industriale. La Cina ha creato un sistema relativamente solido di leggi, politiche e iniziative per sfruttare gli investimenti esteri, ha promosso la liberalizzazione e la facilitazione del commercio e degli investimenti e ha creato attivamente un ambiente imprenditoriale di prim’ordine, orientato al mercato, basato sulla legge ed internazionalizzato. La Cina ha mantenuto a lungo stabilità politica e sociale ed è riconosciuta come uno dei Paesi più sicuri al mondo. Questi dati dimostrano che la Cina ha un grande palcoscenico imprenditoriale, ampie prospettive di mercato, aspettative politiche stabili e una buona situazione di sicurezza: il che rappresenta un terreno fertile per le imprese finanziate dall’estero che vogliono investire e avviare attività imprenditoriali. La Cina è stata ed è e sarà sicuramente una destinazione ideale, sicura e promettente per gli investimenti stranieri. Stare con la Cina significa viaggiare con le migliori opportunità. Credere nella Cina significa credere nel domani. Investire in Cina significa investire nel futuro.

Xi Jinping ha sottolineato che la terza sessione plenaria del XX Comitato centrale del PCC (15-18 luglio 2024) ha formulato una tabella di marcia e un calendario per approfondire la riforma del sistema di gestione degli investimenti esteri e degli investimenti in uscita. La Cina amplierà ulteriormente l’apertura, concentrandosi sull’abbassamento delle soglie di accesso al mercato; garantirà che le imprese a capitale straniero in Cina godano di pari trattamento rispetto ai cittadini cinesi e mantengano una concorrenza leale sul mercato; la Repubblica Popolare rafforzerà la comunicazione e gli scambi con gli imprenditori stranieri, assicurerà i massimi vantaggi possibili per il commercio e investimento e proteggerà i legittimi diritti e interessi delle imprese a capitale straniero in conformità con la legge. Allo stesso tempo, la Cina seguirà con determinazione la strada dello sviluppo pacifico e si impegnerà a creare un ambiente esterno favorevole allo sviluppo delle imprese a capitale straniero.

Xi Jinping ha sottolineato che il multilateralismo è la scelta inevitabile per risolvere le difficili sfide che il mondo si trova ad affrontare e che la globalizzazione economica è una tendenza storica inarrestabile. La Cina aderisce al vero multilateralismo, promuove una globalizzazione economica inclusiva e vantaggiosa per tutti, partecipa attivamente alla governance economica globale e si impegna a costruire un’economia mondiale aperta. Le imprese a capitale straniero, in particolare le multinazionali, svolgono un ruolo importante nel mantenimento dell’ordine economico mondiale e hanno anche importanti responsabilità. Si deve mantenere insieme il sistema commerciale multilaterale, la stabilità della catena industriale e la fornitura globali, un ambiente internazionale aperto e cooperativo, nonché promuovere la globalizzazione economica nella giusta direzione.

A questo incontro hanno partecipato oltre 40 presidenti di aziende, amministratori delegati e rappresentanti di associazioni imprenditoriali di imprese a capitale estero. Hanno parlato uno dopo l’altro il presidente del gruppo FedEx, Martin Räsberg, il presidente del gruppo Mercedes-Benz, Ola Källenius, l’amministratore delegato del gruppo Sanofi, Paul Hudson, l’amministratore delegato del gruppo HSBC Holdings, Tom Aiden, il presidente di Hitachi Ltd. Higashihara Toshiaki, il presidente di SK Hynix, Kuo Luzheng, il presidente di Saudi Aramco, Amin H. Nasser, ecc.

Questi imprenditori e uomini d’affari hanno affermato che sotto la guida del presidente Xi Jinping, la Cina ha raggiunto una crescita economica stabile, approfondendo in modo completo le riforme ed espandendo l’apertura ad alto livello, il che è ammirevole. Dal Made in China alla nuova produttività di qualità, la Cina sta potenziando la trasformazione industriale e l’ammodernamento attraverso l’innovazione scientifica e tecnologica, che consentirà di raggiungere una qualità più elevata e uno sviluppo maggiormente sostenibile. Le prospettive economiche della Cina sono rosee. Sullo sfondo di crescenti protezionismo e dazi, la Cina ha continuato ad ampliare la propria apertura, iniettando stabilità nell’economia globale e diventando un’oasi di certezza e un punto caldo per investimenti e affari. Lo sviluppo della Cina è una forza trainante fondamentale per l’economia mondiale e le grandi opportunità e i margini di crescita del Paese sono entusiasmanti. Gli invitati hanno apprezzato profondamente gli sforzi del governo cinese volti a creare un ambiente imprenditoriale equo e favorevole per le imprese a capitale straniero. Gli imprenditori stranieri ampliano senza sosta gli investimenti e la cooperazione; approfondiscono la presenza nel mercato cinese; partecipano attivamente al processo di modernizzazione del Paese; costruiscono ponti per gli scambi e la cooperazione tra Pechino e i Paesi esteri; sostengono l’apertura dei mercati globali; salvaguardano il libero scambio internazionale; e contribuiscono allo sviluppo dell’economia mondiale.

Si ritiene che l’incontro fra Xi Jinping e gli imprenditori di Paesi terzi stabilizzerà gli investimenti esteri e darà la vitalità al mercato cinese ed efficacia alle autorità nel rilanciare i consumi, e le aziende straniere non correranno rischi geopolitici investendo nella Repubblica Popolare della Cina.

I vari discorsi di Xi Jinping nel corso di ulteriori incontri con i rappresentanti della comunità imprenditoriale internazionale, dimostrano che il governo cinese continua a rafforzare l’importanza e l’attrattiva del mercato cinese per gli investimenti esteri.

Da quando la Cina ha abrogato la sua politica anti-Covid nel 2023, ha consentito i liberi ingressi nel Paese e riconcentrato la sua attenzione sull’economia, le autorità hanno scoperto che il ripristino della vitalità del mercato cinese e la rivitalizzazione dell’economia sono inscindibili dalle imprese private e dal capitale straniero, e hanno spostato l’attenzione del lavoro economico sulla promozione dello sviluppo dell’economia privata e sull’attrazione di investimenti stranieri in Cina.

Va detto che il primo ha ottenuto risultati e che la fiducia delle imprese private è in una certa misura tornata a crescere, mentre il secondo è in fase di sviluppo, favorito dalle recenti chiusure statunitensi al commercio mondiale. Il motivo è che il contesto della riapertura della Cina ha subìto profondi cambiamenti. Lo scontro tra Cina e Stati Uniti d’America continua a perdurare. Le varie restrizioni imposte da Washington a Pechino, in particolare quelle sulla tecnologia e sugli investimenti, continuano ad accumularsi e rafforzarsi. Il ritmo con cui le aziende statunitensi, e parte delle occidentali agli ordini della Casa Bianca, si ritirano dal mercato cinese procede ma molte aziende, occidentali e non, che vogliono entrare in Cina stanno valutando anche i fattori favorevoli lasciati negli spazi dei predetti ritiri.

Il 28 marzo scorso, come detto sopra, Xi Jinping ha incontrato decine di alti dirigenti di importanti aziende globali partecipanti al Development High-level Forum di Pechino. Xi Jinping ha promesso ai rappresentanti della comunità imprenditoriale internazionale che investire in Cina significa investire nel futuro. I dati pubblicati dal ministero del Commercio cinese hanno mostrato che nel 2024 sono state costituite 59.080 nuove imprese a capitale estero, con un aumento del 9,9% rispetto all’anno precedente. Ciò dimostra che le politiche e gli sforzi della Cina per attrarre investimenti negli ultimi anni hanno progredito, il che conferma indirettamente che l’attuale contesto internazionale e la geopolitica hanno un impatto significativo sull’assorbimento degli investimenti esteri da parte della Cina.

Per la Cina, gli investimenti esteri non solo svolgono un ruolo importante nel migliorare il livello tecnologico e gestionale delle imprese cinesi, ma rappresentano anche un voto di fiducia nei confronti del Paese. In questo senso, stabilizzare gli investimenti esteri significa stabilizzare la fiducia nell’economia cinese. Due dati forniti dall’ex sindaco di Chongqing Huang Qifan illustrano la situazione. Lo scorso anno le aziende straniere hanno rappresentato il 30% delle esportazioni manifatturiere cinesi, e il 50% delle esportazioni cinesi di prodotti ad alta tecnologia, ad elevata intensità di attrezzature, a maggiore volume di conoscenza ed intensità tecnologica.

È sulla base di questa considerazione che le autorità hanno emanato all’inizio dell’anno un piano d’azione in venti punti per stabilizzare gli investimenti esteri, proponendo di ampliare l’apertura pilota nei settori delle telecomunicazioni, dell’assistenza medica, dell’istruzione, ecc.; di accelerare e rafforzare il lavoro completo di ampliamento dell’apertura del settore dei servizi nazionali, di ridurre ulteriormente le voci nell’elenco negativo dell’accesso al mercato, di continuare ad ampliare l’apertura istituzionale di norme, regolamenti, gestione, standard nelle zone pilota di libero scambio e di migliorare il livello di accrescimento economico orientato all’esterno nelle zone di sviluppo economico e tecnologico nazionale.

L’arrivo di Trump al potere per la seconda volta, ha portato sfide e opportunità a causa della sua guerra tariffaria, e ha esercitato pressione sulle autorità cinesi affinché ampliassero ulteriormente l’apertura, ma ha anche offerto alcune ulteriori opportunità. Pechino si aspetta che l’amministrazione Trump aumenti la pressione sulla Cina. Sebbene le autorità sembrino più esperte e prudenti dopo oltre sei anni di guerra commerciale rispetto a quando affrontarono per la prima volta la guerra tariffaria di Trump, quest’ultima intensificherà anche la pressione sull’economia cinese. Tuttavia, Trump ha anche riservato alla Cina una “sorpresa inaspettata”. La sua politica interna ed estera, in particolare le questioni tariffarie e l’avidità territoriale nei confronti dei suoi alleati, e soprattutto il suo atteggiamento nei riguardi dell’Ucraina, superano le attese del mondo esterno, rendendo gli alleati degli Stati Uniti d’America molto insoddisfatti. Faccio un esempio: l’Italia ricca di basi militari statunitensi, più di ogni altra, trattata come tutti; colonie e vari “commonwealth” (tipo Portorico).

Di conseguenza, le vie diplomatiche, economiche e commerciali della globalizzazione e del multilateralismo sostenute dalla Cina potrebbero incontrare una risposta da parte di più Paesi, compresi quelli occidentali. Per evitare rischi, nel quarto trimestre del 2024 scorso i capitali occidentali, con gli statunitensi, hanno iniziato a ritirarsi da Wall Street e a investire nei mercati finanziari di Cina e Hong Kong.

Chi farà per primo delle concessioni nella guerra tariffaria tra Cina e Stati Uniti d’America? È anche in tale contesto che è aumentato rispetto all’anno scorso il numero di aziende straniere che hanno partecipato al Boao Forum for Asia (Isola-Provinca di Hainan, 25-28 marzo 2025). Mentre il China Development High-Level Forum (Pechino, 23-24 marzo 2025) ha attirato la partecipazione di più di 100 funzionari stranieri. In totale quest’anno, 86 rappresentanti formali di società multinazionali di 21 paesi hanno partecipato al forum. Il China Development High-Level Forum è sponsorizzato dal Development Research Center del Consiglio di Stato e ospitato dalla China Development Research Foundation. Dalla sua fondazione nel 2000, è diventato un importante ponte per promuovere il dialogo e la cooperazione tra la Cina e il mondo.

Le aziende statunitensi sono state le più numerose, rappresentando circa un terzo, mentre in precedenza si prevedeva erroneamente che il loro numero sarebbe diminuito e che avrebbero mantenuto un basso profilo.

Xi Jinping ha incontrato pure i rappresentanti della comunità imprenditoriale internazionale presenti al suddetto vertice, che seguiva l’incontro con i rappresentanti del mondo accademico, industriale e commerciale statunitense, che hanno partecipato al China Development High-Level Forum 2024. All’incontro 2025 hanno preso parte non solo imprenditori statunitensi, ma anche di altri Paesi occidentali e non occidentali. Tra queste c’erano 14 aziende statunitensi, 10 tedesche, 6 britanniche, 3 francesi, oltre ad aziende provenienti da Giappone, Repubblica di Corea (sud), Brasile, Arabia Saudita e altri Stati.

I settori interessati comprendevano sanità, produzione, finanza, energia, commercio al dettaglio, tecnologia, automobili e consumi. Ovviamente, le aziende partecipanti e i loro settori industriali sono stati attentamente selezionati dalle autorità cinesi, con l’intento di dimostrare l’attrattiva e l’importanza del mercato cinese per il capitale straniero e le aziende straniere, nonché la fiducia del capitale e delle aziende stranieri nella Cina.

Il discorso di Xi si è articolato in tre punti principali: in primo luogo, riposizionare le aziende straniere e accrescere il loro status in Cina. A suo avviso, le aziende straniere svolgono un ruolo importante nella modernizzazione della Cina, nella riforma, nell’apertura, nell’innovazione e nella continua edificazione del Paese, nonché nel collegamento della Cina con il mondo e con l’integrazione nella globalizzazione economica. Sebbene la collocazione dei tre punti principali sia una descrizione dei fatti, in passato non era mai stata espressa in questo modo. Ora che l’enfasi è stata elevata a tal livello, ovviamente si fa sentire l’importanza degli investimenti esteri. In secondo luogo, per dare una spinta alla fiducia delle aziende straniere, Xi ha affermato che la Cina è stata, è e sarà sicuramente una destinazione ideale, sicura e promettente per gli investimenti degli imprenditori stranieri. Lo scopo è quello di dissipare i dubbi e le minacce di terzi verso le aziende straniere riguardo agli investimenti in Cina, rafforzare la loro fiducia e consentire loro di andare in Cina per svilupparsi con fiducia e condividere le opportunità di sviluppo Cina. In terzo luogo, per quanto riguarda le misure da adottare per le aziende straniere nella fase successiva, Xi ha affermato che la Cina amplierà ulteriormente la sua apertura e si concentrerà sulla risoluzione del problema specifico nell’accesso al mercato; garantire che le imprese finanziate dall’estero ottengano i fattori di produzione in modo equo e conforme alla legge; e assicurare che i prodotti realizzati dalle imprese finanziate dall’estero in Cina partecipino equamente agli appalti pubblici in conformità alla legge; rafforzare le garanzie di servizio; ascoltare le esigenze delle imprese; e aiutare a risolvere i problemi pratici.

Il numero di aziende straniere, tra cui le statunitensi, che hanno partecipato ai due forum sopra menzionati è aumentato rispetto allo scorso anno, il che indica che la fiducia del capitale internazionale nella Cina sta gradualmente recuperando, ed è facile vedere che queste azioni, in particolare l’incontro di Xi con i rappresentanti della comunità imprenditoriale internazionale, miglioreranno e accresceranno significativamente la fiducia delle aziende straniere nella Cina.

Si prevede che Trump continuerà a essere duro con la Cina e che le economie e le tecnologie degli Stati Uniti d’America e della Cina continueranno a separarsi. Questa tendenza è difficile da invertire nel breve termine, a meno che Washingon e Pechino non raggiungano davvero un grande accordo.

In definitiva vanno ricordate le riflessioni di Xi Jinping in merito a che la storia non è cronologia ma sintesi del presente: grazie alle riforme e all’apertura, la Cina è riuscita a entrare rapidamente nel mercato mondiale e a stare al passo con i tempi. Un modo importante per raggiungere questo obiettivo è stato di utilizzare attivamente il capitale straniero.
Nel 1979 la Cina promulgò la legge sulle joint venture sino-straniere, aprendo gradualmente le porte agli investimenti di altri Paesi.
Nel 1992 la Cina decise di istituire un sistema economico di mercato socialista e gli investimenti esteri in Cina subirono un’accelerazione generalizzata.
Nel 2001 la Cina è entrata ufficialmente a far parte dell’Organizzazione mondiale del commercio e sempre più investitori stranieri sono arrivati in Cina.
Dopo il XVIII Congresso nazionale del PCC (8-15 novembre 2012), la Cina è entrata in una nuova fase di apertura ad alto livello e ha compiuto nuovi progressi nell’utilizzo del capitale straniero. Attualmente, gli investimenti esteri in Cina riguardano 20 settori e 115 grandi industrie, con un totale di 1,24 milioni di imprese costituite e un investimento di quasi tre miliardi di miliardi di dollari (3^18ma).

In conclusione gli investimenti esteri in Cina hanno svolto un ruolo importante nello sviluppo del Paese. Le imprese a capitale straniero contribuiscono a un terzo delle importazioni ed esportazioni della Cina, a un quarto del valore aggiunto industriale e a un settimo delle imposte, e hanno creato oltre 30 milioni di posti di lavoro. La tecnologia avanzata e l’esperienza gestionale apportate dalle imprese finanziate dall’estero hanno avuto un impatto positivo sullo sviluppo delle imprese cinesi e sulla formazione dei talenti. Negli ultimi dieci anni, gli investimenti in R&S da parte di imprese industriali a capitale straniero di una certa dimensione in Cina sono aumentati dell’86,4% e il numero di brevetti di invenzione validi è aumentato del 336%. Gli investimenti hanno promosso le riforme e l’apertura della Cina; hanno favorito la profonda partecipazione della Cina alla divisione globale del lavoro, collegandosi attivamente alle norme economiche e commerciali internazionali di alto livello e promuovendo riforme istituzionali e meccanismi in molti aspetti quali economia, scienza, tecnologia ed ecologia. Le imprese a capitale straniero hanno inoltre partecipato attivamente alla campagna cinese per la riduzione della povertà e ad altre iniziative di assistenza sociale.

Xi Jinping sottolinea che sbloccare la circolazione interna è la base, ma ciò non significa costruire a porte chiuse. Significa invece fornire un solido sostegno a un livello più elevato di apertura verso il mondo esterno, stimolando il potenziale della domanda e costruendo un forte mercato interno.

In un contesto di crisi della globalizzazione e di ascesa del protezionismo, il ruolo e la posizione della Cina come grande potenza economica e commerciale nel mondo sono cruciali. Xi Jinping ha indubbiamente trasmesso la volontà positiva della Repubblica Popolare della Cina di mantenere la stabilità del sistema commerciale globale e di promuovere la costruzione di un’economia mondiale aperta.

Si ribadisce il fermo sostegno al sistema commerciale multilaterale con al centro l’Organizzazione mondiale del commercio, e ci si oppone all’unilateralismo e alle barriere commerciali e si dimostra l’atteggiamento di un grande Paese responsabile.

Allo stesso tempo, la Cina è impegnata a mantenere la resilienza e la stabilità della catena industriale e della catena di fornitura globale quali non solo necessità per il proprio sviluppo, ma anche un contributo al mondo. Ciò dimostra alla comunità internazionale che la Cina è un promotore dell’apertura e della cooperazione globale, non un soggetto che corre rischi, ed è disposta a collaborare con altri Paesi per rispondere congiuntamente alle sfide e condividere le opportunità di sviluppo.

La comunità imprenditoriale nazionale e internazionale sicuramente presterà molta attenzione al modo in cui questi impegni si tradurranno in azioni concrete e risultati tangibili. Ma in ogni caso, il discorso di Xi Jinping ha dato il tono alle politiche economiche e alle aspettative sociali della Cina per il periodo a venire, e le sue profonde implicazioni meritano continua attenzione e interpretazione da parte di tutte le parti. Non riguarda solo lo sviluppo della Cina, ma ha anche un profondo impatto sulla direzione e sul modello dell’economia globale.

Giancarlo Elia Valori

venerdì 4 aprile 2025

Per uscire dal caos e dall'irresponsabilità occorre aprirsi ai BRICS e al Sud del mondo. Articolo di Luca Bagatin

 

È assurdo e oserei dire pazzesco come, dopo la pandemia di Covid-19, il mondo Occidentale, anziché cogliere l'occasione per lavorare per un mondo più unito e più sicuro, approfittando della ricostruzione post-pandemica, rafforzando il sistema sanitario, lottando contro eventuali future (e tutt'altro che improbabili) pandemie e gettando le basi per rispondere alle crisi economiche globali e alle destabilizzazioni di vario genere, abbia – all'opposto - gettato le basi per la divisione del mondo.

Prima in due blocchi, oggi forse in tre o quattro.

L'inadeguatezza, impreparazione e scarsa lungimiranza delle leadership di UE e USA (e non da oggi) sono oltremodo evidenti.

I dazi danneggiano l'economia di tutti. Il sostenere una autocrazia né UE, né NATO, guidata da un soggetto totalmente impreparato, che peraltro ha bandito l'opposizione e congelato le elezioni; imponendo sanzioni alla Russia, anziché dialogare e cooperare con essa, è stato altrettanto dannoso e assurdo.

Le borse crollano. La stabilità vacilla.

Dove vogliamo arrivare?

La logica dovrebbe seguire due strade, entrambe percorribili e necessarie.

Il dialogo con tutti e la contrattazione.

Ad oggi a dialogare e contrattare con tutti c'è, in prima linea, la Cina socialista guidata dal riformista Xi Jinping. E non è poco.

Cina, peraltro, ad essere stata minacciata per prima, in tempi non sospetti, dai dazi dei nuovi USA di Trump. Dazi che Trump sta estendendo all'UE. Forse ignorando, peraltro, che tutto ciò potrebbe rivelarsi un boomerang per gli USA stessi.

Come ricordato da Giuseppe Gagliano, su Notizie Geopolitiche, Xi Jinping si muove con pragmatismo. Tessendo alleanze non solo in Asia (in primis con Vietnam, Malesia e Cambogia), ma anche verso l'Europa. Lo spagnolo Sanchez sarà infatti presto atteso a Pechino e così Macron.

Il buonsenso e la logica guidano la Repubblica Popolare Cinese. E così il Brasile di Lula, altro Paese BRICS volto a pace (sia nella crisi ucraina che in Medio Oriente) e cooperazione, che adotterà tutte le misure necessarie a difendere imprese e lavoratori brasiliani.

La logica e il buonsenso vorrebbero che l'UE, se fosse guidata da responsabili, anziché da cosiddetti “volenterosi” (volenterosi di riarmarsi e di proseguire un conflitto nel cuore dell'Europa?), iniziasse a dialogare con i BRICS e a ragionare verso un percorso comune.

Nel novembre scorso, riallacciandomi - con un articolo (https://amoreeliberta.blogspot.com/2024/11/per-un-possibile-tavolo-di-confronto.html) - a un interessante convegno organizzato, a Roma, dalla Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, presieduta dal prof. Giancarlo Elia Valori, condividevo con quest'ultimo, con il prof. Oliviero Diliberto e con il prof. Paolo Savona, la necessità di costituire un organismo/tavolo di confronto, che dovrebbe ricevere una “spinta dal basso” e volto a lavorare in sinergia con i BRICS e con il Sud del mondo (42% del mondo e 37% del PIL globale).

Come scrissi allora: “Un tavolo di confronto europeo, in tal senso, potrebbe aprire spiragli a uno scenario in grado non solo di riequilibrare l'attuale situazione internazionale, ma anche di aprire a nuove prospettive, per un'Europa che politicamente si è chiusa in sé stessa e che rischia, ancora una volta, di rimanere passiva spettatrice delle vecchie logiche dei blocchi contrapposti”.

Del resto, aggiungevo, “Le nuove tecnologie, Intelligenza Artificiale in primis, ci obbligano, pragmaticamente, a costruire un mondo sempre più interconnesso e fondato sulla fiducia reciproca e sulla collaborazione”.

Il prof. Giancarlo Elia Valori, il 9 aprile e 10 aprile prossimi, sempre a Roma, sempre in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, organizzerà un nuovo convegno nel quale si parlerà ancora una volta di tali aspetti, di scottantissima attualità.

Il titolo: “Mondializzazione nuovo paradigma di sviluppo multipolare”. Fra i relatori, oltre al prof. Valori, il prof. Oliviero Diliberto, che lo presiederà, il Cav. Del Lavoro Dr. Marco Tronchetti Provera, il prof. Gregorio De Felice Chief Economist di Intesa San Paolo, una rappresentanza del Centro di Ricerca per lo sviluppo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese e molti altri autorevoli relatori.

Nell'ambito di tale convegno, si tratterà della nuova fase di cooperazione Cina-Europa-Italia e ritengo che proprio tali iniziative vadano nella direzione giusta e “volino alto”, rispetto alla mediocrità e improvvisazione delle nostre attuali classi dirigenti. Preda più delle opposte tifoserie e degli ideologismi, piuttosto che votate alla concretezza e al pragmatismo.

Un pragmatismo che, come scrivevo nel mio articolo del novembre scorso, dovrebbe basarsi su “Prospettive fondate su pace, sicurezza, sviluppo, cooperazione, prosperità, modernizzazione e collaborazione con un Sud del mondo in crescita e che rappresenta il futuro di un Pianeta che non può più essere governato da un unilateralismo protezionista, sanzionatorio e omologato alle vecchie logiche della Guerra Fredda”.

Luca Bagatin

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mercoledì 26 marzo 2025

Dalla parte del Manifesto di Ventotene. Contro una UE oligarchica, militarista, burocratica e ferma alle logiche della Guerra Fredda. Articolo di Luca Bagatin

 

A proposito del Manifesto di Ventotene, quasi undici anni fa, alla fine del novembre 2014, scrissi un articolo pubblicato dal quotidiano nazionale “L'Opinione delle Libertà” (leggibile qui: https://opinione.it/cultura/2014/11/26/bagatin_cultura-26-11/).

Nell'articolo mi riferivo, in particolare, alla fiction “Un mondo nuovo”, trasmessa dalla Rai e che ricostruiva le vicende storiche degli autori di tale Manifesto.

Antifascisti e liberalsocialisti della prima ora.

Così li ricordavo: “Altiero Spinelli, ex militante comunista che abiura il comunismo per scegliere la strada dell'antifascismo laico; Ernesto Rossi, giornalista di formazione economica, liberalsocialista del Partito d'Azione e fra i fondatori del primo Partito Radicale ed Eugenio Colorni filosofo ebreo, anch'egli di fede politica liberalsocialista”.

Antifascisti confinati dal regime fascista nell'Isola di Ventotene e ove idearono, nel 1941 e in clandestinità, il celebre Manifesto di Ventotene, che – allora utopisticamente – parlava di Europa unita e federale, di popoli europei affratellati e di visione democratica del Continente, senza più Stati sovrani.

Nel mio articolo ricordavo che tale visione “recuperava gli ideali di Giuseppe Mazzini e di Giuseppe Garibaldi, già elaborata nell'ambito della Giovine Europa (1834)”.

E proseguivo facendo presente che “Il Manifesto di Ventotene (...) viene scritto ed elaborato dai tre senza farsi scoprire dalle milizie fasciste dell'Isola e sarà poi diffuso all'esterno grazie al contributo di due donne: Ursula Hirschmann – allora moglie di Eugenio Colorni (e successivamente diverrà moglie di Altiero Spinelli, dopo la morte di Colorni, ucciso barbaramente da una banda di fascisti) – e Ada Rossi, moglie di Ernesto Rossi. Un Manifesto, quello di Ventotene, che sarà destinato a fare clamore sia durante il regime mussoliniano che negli anni a venire, al punto che, nel 1984, Altiero Spinelli propone al Parlamento Europeo – nel quale era stato peraltro eletto nel 1979, come indipendente nelle liste del Pci – un progetto costituzionale per gli Stati Uniti d'Europa che, pur approvato, sarà successivamente bocciato dal Consiglio Europeo”.

Nel mio articolo sottolineavo come le lucide utopie di Spinelli, Rossi e Colorni, “siano state disattese, vilipese ed offuscate dai politicanti, dai burocrati e dai banchieri dei singoli Stati europei che, anziché volere una politica comune europea, su basi democratiche, hanno preferito mantenere gli Stati sovrani ed introdurre una moneta unica che, di fatto, avvantaggia solo le élite economico-finanziarie e politiche, peraltro non elette da nessuno, visto che la Commissione Europea non è un organo elettivo e lo stesso Parlamento Europeo discute unicamente di questioni marginali”.

E aggiungevo: “Chissà che direbbero oggi Spinelli, Rossi e Colorni di questo. Forse che viviamo una nuova stagione fascista, ma molto più subdola, perché ammantata di presunte libertà. E forse i loro spiriti sarebbero lì a suggerirci, ancora una volta, di lottare, ad ogni costo e con ogni mezzo”.

E siamo ancora lì, direi.

Anzi, siamo anche peggio.

Con una UE sempre più oligarchica, geo-politicamente auto isolatasi, la cui dirigenza pretende persino che essa si riarmi.

Sempre più l'opposto del Manifesto di Ventotene, che parlava di una rivoluzione europea socialista: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita”.

Il socialismo, invece, in Europa, è stato sistematicamente distrutto e vilipeso a partire dal 1993 e i partiti europei che si dicono tali, nella stragrande maggioranza dei casi, sono diventati liberal capitalisti, blairiani, ovvero hanno deregolamentato l'economia, distrutto i diritti dei lavoratori e sociali e promosso una fantomatica “esportazione della democrazia” a suon di armi.

In particolare, il socialismo democratico e, dunque, anticapitalista, antiburocratico e antimonopolista, del Manifesto di Ventotene, che è e sarà ispirazione dei più gloriosi partiti della Prima Repubblica, ovvero del Partito Socialista Italiano, Partito Socialista Democratico Italiano, Partito Repubblicano Italiano e del Partito Radicale (di Mario Pannunzio e dello stesso Ernesto Rossi) veniva così giustamente definito e così venivano giustamente definite le sue prospettive:

Il principio veramente fondamentale del socialismo, e di cui quello della collettivizzazione generale non è stato che una affrettata ed erronea deduzione, è quello secondo il quale le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma — come avviene per forze naturali — essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinché le grandi masse non ne siano vittime. Le gigantesche forze di progresso, che scaturiscono dall’interesse individuale, non vanno spente nella morta gora della pratica "routinière" per trovarsi poi di fronte all’insolubile problema di resuscitare lo spirito d’iniziativa con le differenziazioni dei salari, e con gli altri provvedimenti del genere dello stachenovismo dell’U.R.S.S., col solo risultato di uno sgobbamento più diligente. Quelle forze vanno invece esaltate ed estese offrendo loro una maggiore possibilità di sviluppo ed impiego, e contemporaneamente vanno perfezionati e consolidati gli argini che le convogliano verso gli obiettivi di maggiore utilità per tutta la collettività.

La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio.

Questa direttiva si inserisce naturalmente nel processo di formazione di una vita economica europea liberata dagli incubi del militarismo e del burocraticismo nazionali. In essa possono trovare la loro liberazione tanto i lavoratori dei Paesi capitalistici oppressi dal dominio dei ceti padronali, quanto i lavoratori dei Paesi comunisti oppressi dalla tirannide burocratica. La soluzione razionale deve prendere il posto di quella irrazionale anche nella coscienza dei lavoratori”.

Ovvero di un socialismo rettamente inteso, originario, democratico e autogestionario, che poneva (come pone) una critica radicale a ogni totalitarismo, sia esso di matrice nazifascista, comunista totalitaria e liberal capitalista padronale.

Un socialismo che metta al primo posto la comunità e le sue necessità, attraverso una pianificazione razionale dal basso, promossa dagli stessi ceti produttivi e nell'interesse degli stessi, che li liberi da ogni forma di oppressione e sfruttamento del lavoro dei ceti padronali e delle élite burocratiche.

Tutto ciò è sempre stato, del resto, l'obiettivo del PSI-PSDI-PRI del dopoguerra e anche di quel piccolo Partito Radicale, fondato da Pannunzio (già liberale di sinistra), che, con gli Amici del settimanale liberalsocialista e laico “Il Mondo”, tentò di creare le basi per quella Terza Forza laica, antimonopolista, liberalsocialista, anticapitalista, anticlericale, multipolarista oltre i blocchi contrapposti, purtroppo mai nata (per quanto ci fosse stato il tentativo denominato “Unità Socialista” alle elezioni politiche del 1948, che raccolse il 7% dei voti, con il simbolo garibaldino e turatiano del Sole Nascente).

Terza Forza di cui, ancora oggi, ci sarebbe necessità.

Terza Forza (sulle cui prospettive e sulla cui storia, chi vi scrive, si è formato in gioventù, avendo letto e approfondito gli scritti di Ernesto Rossi, Mario Pannunzio, oltre che quelli del laicista integrale e nazionalcomunista mazziniano Mario Bergamo, Giuseppe Saragat, Roberto Tremelloni, Randolfo Pacciardi e altri) autenticamente democratica e da sempre o snobbata o vilipesa tanto dai ceti padronali, quanto dai vari fascio-comunismi e clericalismi italiani e europei del dopoguerra, che preferivano rimanere legati a vecchie logiche, che si sono inasprite durante la Guerra Fredda.

Logiche che, ancora oggi, sembrano rimanere tali, con questa mentalità da Guerra Fredda che la neo-militarista e burocratica UE si rifiuta di abbandonare.

E' vero che il Manifesto di Ventotene può, ancora una volta, indicarci la via. Ma non solo. 

Anche le prospettive del socialismo democratico storico, purtroppo in Italia volutamente distrutto a partire dal 1993 e in Europa poco dopo, con il blairismo e con lo svuotamento dei partiti socialisti, trasformati in partiti liberal capitalisti, ovvero in una forma di destra non diversa dall'originale.

Socialismo democratico che, fortunatamente, ha resistito e resiste in America Latina (negli Anni '90 ebbe un nuovo slancio grazie a Chavez, Lula, ai peronisti di sinistra e altri), è sviluppato nel mondo panafricano e in quello riformista cinese, in particolare a partire dalla fine degli Anni '70.

Occorre, dunque, ancora una volta, tornare a parlare di: pianificazione economica; primato del pubblico sul privato; società ordinata e moralizzata (non moralista); cooperazione; dialogo; multipolarismo; sviluppo delle nuove tecnologie a beneficio della comunità.

E di una Europa fondata su quanto scritto nel Manifesto di Ventotene, ovvero sulla “restituzione al popolo degli imprescrittibili diritti di autodeterminazione”.

Luca Bagatin

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martedì 25 marzo 2025

"Noonomia", l'evoluzione dell'economia - a beneficio della comunità - attraverso lo sviluppo della conoscenza. Articolo di Luca Bagatin

 

Le tecnologie stanno portando l'umanità “oltre i confini della produzione materiale diretta”.

Ovvero la conoscenza umana è ormai la risorsa principale di tutto il processo produttivo.

Questa la tesi di fondo di “Noonomia”, saggio dell'economista russo Sergey Bodrunov, edito recentemente dalla Sandro Teti Editore.

La noonomia è un'evoluzione già per molti versi prevista da Karl Marx, come spiega l'Autore, nella seconda metà del XIX Secolo. 

Evoluzione che pone, appunto, al centro di tutto, la conoscenza umana, ovvero lo sviluppo della mente, che consente all'uomo di distaccarsi dalla produzione materiale.

Ciò genera, e ha generato, il superamento del cosiddetto “regno delle necessità”, ovvero del soddisfacimento dei bisogni, per approdare alla fusione fra istruzione-scienza-cultura-produzione.

La produzione meccanizzata – con tanto di utilizzo di relative materie prime - appare ormai un processo superato, secondo Bodrunov.

Le tecnologie hanno permesso tale superamento. Pensiamo ad esempio al fatto che, oggi, uno smartphone o un tablet sostituiscono più prodotti assieme (il vecchio telefono, il televisore, l'orologio, il navigatore satellitare e addirittura un negozio fisico!) e i relativi processi di produzione per realizzarli.

Ciò, ha determinato certamente un calo del PIL, ma, è davvero così importante il PIL, si chiede l'Autore? E' davvero così importante un parametro quantitativo, rispetto a una realtà qualitativamente più rilevante?

La capacità di acquisire nuove conoscenze e renderle disponibili alla comunità è, a parere dell'Autore, molto più importante e centrale rispetto al PIL di un Paese.

E' in questo modo che, i Paesi, si trasformano in realtà ad alta intensità di conoscenza e capaci di rispondere alle sfide del futuro. E saranno in grado di farlo riducendo enormemente, non solo lo sfruttamento del Pianeta e delle relative materie prime, ma inquinando molto meno e realizzando prodotti e producendo servizi a costi decisamente inferiori.

Sergey Bodrunov definisce tutto ciò “Nsi 2”, ovvero “nuova società industriale di seconda generazione”. Fondata, appunto, sullo sviluppo della conoscenza umana, la quale permette non solo di soddisfare bisogni, ma di dare risposte a un'infinità di altre possibilità, qualitativamente migliori.

L'aspetto qualitativo è, nella tesi dell'Autore, elemento fondante e centrale e ciò si può ottenere solamente attraverso la ricerca, frutto della conoscenza umana.

E tutto ciò permetterà all'essere umano di “oltrepassare i confini della produzione”, rivoluzionando l'intera struttura economica.

Affinché sempre più persone non si ritrovino, improvvisamente, senza lavoro, occorre una forma di pianificazione economica, secondo l'Autore, che permetta alle persone di essere reintegrate nella società, individuando fra queste nuove figure professionali, sempre più altamente formate.

L'approccio “nooeconomico” è, dunque, un approccio orientato alla cooperazione e allo sviluppo della società nel suo insieme. 

Un approccio razionale, che superi i bisogni indotti/simulati (come quelli veicolati dalla pubblicità commerciale) e il flusso del capitale finanziario, per soddisfare bisogni reali e volti allo sviluppo della società nel suo insieme, attraverso conoscenza e formazione continue.

Massimizzare i profitti, in sostanza, è ben poco razionale e ragionevole se la conseguenza è, ad esempio, la distruzione del patrimonio ambientale e di risorse vitali per il Pianeta e gli esseri viventi.

Attraverso la conoscenza, invece, si possono porre soluzioni e alternative a tutto ciò – mettendo finalmente fine alla crescita infinita dei consumi e dei bisogni simulati - e ciò grazie all'uso razionale delle tecnologie e di tecnologie ancora da ricercare e sviluppare.

Il tutto a beneficio della comunità nel suo insieme, preservando l'attuale civiltà e diffondendo ovunque una nuova forma di civiltà, più consapevole, evoluta e razionale.

“Noonomia” è un saggio economico su tematiche complesse, reso comprensibile a tutti da un linguaggio il più semplice possibile, usato da Sergey Bodrunov, classe 1958, professore universitario, membro dell'Accademia Russa delle Scienze, Presidente della Libera Società Economica della Russia.

Ideatore, appunto, della “nuova società industriale di seconda generazione”, ha all'attivo oltre 1000 pubblicazioni scientifiche, fra le quali più di 30 monografie.

Con la Sandro Teti Editore ha già pubblicato, assieme all'economista russo-statunitense, Vladimir Kvint, “Strategizzare le trasformazioni sociali: noonomia, sapere, tecnologia”. 

Saggio nel quale, gli Autori, propongono lo studio critico e l'incorporazione delle esperienze socio-economiche della Cina e dei Paesi del Nord Europa, promuovendo così un sistema fondato su una forma di pianificazione efficiente, che combini economia di mercato a sviluppo di un solido sistema di welfare.

Luca Bagatin

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sabato 22 marzo 2025

Battersi contro un liberal fondamentalismo senza libertà. Che veicola distruzione sociale, tifoserie, ignoranza, paura e totalitarismo. Riflessioni di Luca Bagatin

In quest'epoca preda del totalitarismo liberale, ove il danaro e le armi parlano al posto del dialogo, dell'onore, della decenza comune e dell'intelligenza frutto della ricerca e dell'approfondimento libero da dogmi, il convegno “Terzo Millennio: valori e diritti negari”, tenutosi a Roma il 14 marzo 2025, è stata una ventata di aria buona e con interventi di altissimo livello e qualità. Da me riassunto a questo link: https://amoreeliberta.blogspot.com/2025/03/terzo-millennio-valori-e-diritti-negati.html

Antonio Foccillo ha denunciato la cosiddetta “libertà economica”, che ha generato paura nei confronti del domani, mentre le élite economiche hanno iniziato a diffondere informazioni insignificanti che fanno leva sulle emozioni e non sulla riflessione. E tutto ciò ha generato opposte tifoserie inconsapevoli.

Il Sen. Giorgio Benvenuto ha denunciato una UE che, dopo la caduta del Muro di Berlino, non ha costruito una Europa sociale. Anzi, ha utilizzato i Paesi dell'Est per aprire a un mercato sempre più deregolato, anziché tutelarli e rafforzarli sotto il profilo sociale.

L'Avv. Angelo Caliendo ha invitato a lavorare per la costruzione di un ordine mondiale multilaterale volto alla pace, affermando il primato della programmazione, che si può ottenere con una classe dirigente competente e pragmatica, la quale ponga al centro una politica autorevole e responsabile e riaffermi il senso di comunità, coesione sociale e partecipazione.

Tiziano Busca ha puntato il dito contro una società neoliberale che comunica paura e totale perdita del senso di comunità.

L'On. Valdo Spini ha denunciato una sinistra che ha rinunciato a sé stessa per sostenere deregulation economica e una società sempre meno sicura.

Il prof. Luigi Pruneti ha denunciato un sistema politico piatto, fatto di maggioranze e opposizioni grigie e piatte e invitato a battersi contro un “liberalismo senza più libertà”, che ha generato darwinismo sociale.

Tutte cose che condivido da anni e che sono sotto gli occhi di chi vuol vederle e ha voglia di modificare lo status quo.

(Luca Bagatin)

La dittatura, oggi, può arrivare solo per mano liberale, ovvero da parte di coloro i quali, riempiendosi la bocca delle parole "libertà" e "democrazia" non sanno affatto che cosa siano e, nei fatti, censurano o reprimono chiunque non la pensi come loro.

Così, come, nella Storia fecero i nazifascisti, i comunisti totalitari e gli invasati religiosi.

Chi conosce la libertà, ovvero chi l'ha interiorizzata, negli anni, non ha nulla da temere. Perché conosce il significato di Abrahadabra. 

Nessun totalitarismo, sia esso fascista, comunista totalitario, liberal capitalista, religioso fondamentalista potrà toccare colui il quale ha in sé Luce, Vita, Amore e Libertà. Perché nulla è più forte del Potere che tutto questo racchiude. 

Il resto, semplicemente, è illusione creata da menti deboli, ignoranti e folli.

(Luca Bagatin)

Il fondamentalismo (religioso/politico) va di pari passo con l'ignoranza.
Più sei ignorante (e conseguentemente stupido) più ti radicalizzi e finisci per credere nei simulacri e hai necessità di sicurezze esteriori.
Più sei ignorante e, quindi, più sei debole, più ricerchi certezze in qualcosa di esteriore.
Quella attuale è l'era del fondamentalismo, perché è l'era dell'ignoranza diffusa. Il confronto è stato sostituito dallo scontro.
Uno scontro di deboli e insicuri contro altri deboli e insicuri.
Uno scontro di gente, in ogni caso, pericolosa per sé stessa e gli altri.

(Luca Bagatin)

Scendere allo stesso livello dei tifosi e dei fondamentalisti di oggi equivale a perdere potere e controllo su di sé e su ciò che ci circonda.

Il tifoso e il fondamentalista, chiunque egli sia, è un soggetto debole e impaurito.

Che ricerca nei suoi dogmi quelle sicurezze che non ha.

Nessuno di noi ha sicurezze, nella vita. Ma c'è chi ha la consapevolezza che ciò sia del tutto naturale e che solo attraverso il controllo su di sé e sulla propria Volontà si possa superare ogni Abisso. Esplorandolo, senza paura.

Il soggetto debole non ha questa consapevolezza e è privo degli strumenti per raggiungerla.

Per cui crea dogmi e simulacri da adorare. E pretende che tutto ciò che lo circonda si muova attorno a questo.

Ho molta pena per i tifosi, i fondamentalisti e dunque per i deboli.

(Luca Bagatin)