martedì 16 dicembre 2025

Amore (socialismo) e Libertà (interiore) contro censura e totalitarismo (materialismo, liberal capitalismo). Riflessioni di Luca Bagatin

 

Il sinistrismo borghese vede fascisti ovunque.

Il destrismo borghese vede comunisti ovunque.

Entrambi si guardano bene dal denunciare il peggiore, aberrante e più pericoloso totalitarismo (che genera alienazione, violenza, odio, noia, sfruttamento sia fisico che mentale e persino sessuale....), ovvero il liberal capitalismo.

Perché entrambi, sinistrismo e destrismo borghesi, sono parti integranti di questo totalitarismo.

E sono il nuovo nazifascismo.

Viva il Socialismo!

Abbasso il liberal capitalismo!

(Luca Bagatin) 

Per essere davvero libero devi isolarti da tutto, ma farlo progressivamente.

Devi distaccarti da ogni cosa.

Essere consapevole che, nel mondo, prevalgono ipocrisia, egoismo, stupidità e ignoranza.

Devi essere consapevole che non potrai sradicarle, ma potrai osservarle e evitare che ti contaminino.

Potrai affrontarle, anzi, dovrai affrontarle, ma con il giusto distacco. E con pari determinazione.

Non lasciarti prendere dal vortice delle passioni rabbiose, ad ogni modo, ma l'unica passione alla quale dovresti abbeverati è quella erotica. Ovvero mistica.

La libertà è dentro di te, non là fuori.

Là fuori c'è solo menzogna.

Osservala, come un film comico.

Perché la gran parte di coloro i quali si prendono troppo sul serio o credono di farlo, sono attori. Comici.

(Luca Bagatin)  

La libertà assoluta non è di questo mondo.

Penso sia anche per questo che a me, di vivere, non è mai interessato granché.

Un giorno penso ci scriverò un lungo articolo (testamento?).

In realtà, in ogni mio articolo, riflessione, saggio, c'è questa spasmodica volontà di andare oltre la banalità, oltre l'ideologia, la retorica, l'ipocisia.

Ero così anche quando ero bambino e riflettevo su ogni cosa.

Perché ero curioso e vorace di tutto quanto il mondo avesse da offrirmi.

Ero però spesso triste, perché il mondo mi metteva regole e paletti.

Che derivavano dalla stupidità e del pregiudizio, che ho scoperto essere, al pari dell'ego, le malattie ataviche dell'umanità.

Ma ero felice ogniquavolta abbattevo regole e paletti.

E facevo di testa mia.

Anche crescendo è sempre stato così.

Alla lunga però, la vita, le persone, mi sono venute a noia.

Perché ragionano per compartimenti stagni e i paletti li hanno nel cervello.

Dubito che, alla lunga, in quest'epoca di stupidità, ignoranza e censura, avrò voglia di proseguire.

(Luca Bagatin)  

Detesto la banalità, l'ignoranze e l'ipocrisia.
Profondamente.
Al punto dall'aver imparato a selezionare moltissimo le persone da frequentare.
Penso che banalità, ignoranza e ipocrisia siano malattie umane molto gravi e che possano essere debellate solamente isolando chi ne è affetto.
Invitandolo, ovviamente, a curarsi.
Ma raramente chi è banale, ignorante e ipocrita, vorrà curarsi.
Meglio escluderlo dalle frequentazioni, quindi.

(Luca Bagatin) 

 

Meglio essere meno letti che ricercare compromessi con chi, anche una sola volta, ti ha censurato (per questo non sono pentito di non aver più inviato miei articoli nè a Electomagazine, nè al Nuovo Giornale Nazionale, nè ad altre testate che, senza motivazione valida, mi hanno cansurato, anche un solo articolo).
La libertà di pensiero (che deriva dalla libertà interiore, che a sua volta deriva dalla propria Vera Volontà) non può accettare compromessi.
Perché non può essere compromessa.
Va preservata.
 
(Luca Bagatin) 

lunedì 15 dicembre 2025

La Repubblica Popolare Cinese dalla parte dei popoli oppressi. Articolo di Luca Bagatin

 

La Repubblica Popolare Cinese, oltre che volta allo sviluppo delle forze produttive, nell'ambito della costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi, a livello interno e per la promozione della pace e stabilità, a livello globale, si conferma impegnata in prima linea dalla parte dei popoli oppressi.

Il Presidente cinese Xi Jinping, ha infatti annunciato, lo scorso 4 dicembre, nell'ambito della conferenza stampa congiunta con il Presidente francese Macron, in visita in Cina, che fornirà alla Palestina 100 milioni di dollari, al fine di alleviare la crisi umanitaria a Gaza e sostenere la ricostruzione del Paese.

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha altresì dichiarato che la Cina continuerà a sostenere la causa del popolo palestinese, per quanto riguarda i suoi legittimi diritti nazionali e a lavorare per il completo cessate il fuoco a Gaza

E, sempre il 4 dicembre scorso, a Pechino, si è tenuto un seminario teorico – sull'esperienza della modernizzazione socialista attraverso la pianificazione e lo sviluppo scientifico - che ha visto la comune partecipazione del Partito Comunista Cinese e del Partito Comunista di Cuba.

Nell'ambito del seminario, sono intervenuti Li Shulei, membro dell'Ufficio politico del Comitato centrale del PCC e Gladys Martinez Verdecia, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba.

Quest'ultima ha sottolineato il ruolo degli scambi fra i due partiti comunisti fratelli, volti a rafforzare la cooperazione bilaterale, nella costruzione di una comunità dal futuro condiviso.

Ella ha denunciato l'inasprimento dell'embargo statunitense contro Cuba, sia in ambito economico, commerciale e finanziario, oltre all'arbitraria e assurda inclusione di Cuba fra i Paesi “sponsor del terrorismo”, da parte degli USA.

Aspetti peraltro sempre denunciati dalla Repubblica Popolare Cinese, che Gladys Martinez Verdecia ha ringraziato, anche per il sostegno della Cina in settori chiave quali l'agroalimentare, l'energia e la sicurezza informatica.

Tale seminario è il terzo effettuato di recente, assieme a quelli tenutisi fra il PCC e il Partito Rivoluzionario Popolare del Laos e il Partito Comunista del Vietnam.

Li Shulei, da parte sua, ha ricordato che quest'anno ricorrono i 65 anni di relazioni diplomatiche fra Cina e Cuba e sottolineato la necessità di far progredire gli scambi bilaterali fra questi due Paesi, oltre alla necessità di elaborare piani a medio e lungo termine, volti al reciproco sviluppo socioeconomico.

Il seminario ha riguardato gli aspetti ideologici, economici e anticorruzione e i partecipanti hanno approfondito tali tematiche.

Luca Bagatin

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Con l'elezione dell'estremista di destra Kast a Presidente del Cile l'America Latina libertaria e socialista arretra ulteriormente. La denuncia del Presidente colombiano Gustavo Petro. Articolo di Luca Bagatin

Il Presidente socialista della Colombia, Gustavo Petro, ha commentato molto duramente l'esito del secondo turno delle elezioni presidenziali in Cile che, domenica 14 dicembre scorsa, hanno visto la vittoria dell'estremista di destra José Antonio Kast, il quale ha ottenuto il 58% dei voti, contro il 41,8% della candidata della coalizione socialista, comunista e democratico cristiana, Jeannette Jara.

Il Presidente Petro ha affermato che “Stanno arrivando venti di morte” e ha paragonato Kast a Pinochet, Hitler e altri dittatori. E, sui social, ha altresì affermato che “il fascismo avanza, non stringerò mai la mano a un nazista o al figlio di un nazista”, ricordando che Kast è figlio del nazista Michael Kast, emigrato dalla Germania in Cile per sfuggire alle forze Alleate che lo avevano arrestato e, in Cile, collaborò con la dittatura militare di Augusto Pinochet.

Il Presidente Petro ha affermato che “È triste che Pinochet abbia dovuto imporsi con la forza, ma è ancora più triste ora che le persone scelgono il loro Pinochet: eletti o no, sono figli di Hitler, e Hitler ha ucciso milioni di persone”.

Il Presidente colombiano Petro ha esortato la gioventù cilena a vegliare sulla tomba di Neruda. E a resistere al fascismo, invitando i giovani cileni a “abbracciare la vita e non unitevi mai alla morte”.

Il Presidente cileno eletto, José Antonio Kast, ha ricevuto il plauso dall'estrema destra internazionale, ovvero da Donald Trump passando per Bolsonaro, Milei, Fujimori, la Meloni e Salvini (sic!).

Decisamente un passo in dietro per l'America Latina libertaria e socialista, che si oppone anche fermamente alle recenti interferenze statunitensi in Colombia e in Venezuela, ree di essere governate da socialisti che hanno permesso ai rispettivi popoli di riappropriarsi delle risorse naturali.

In merito, peraltro, è intervenuto anche il Senatore indipendente statunitense Bernie Sanders, il quale ha affermato che Trump cerca di distogliere l'attenzione dai problemi interni degli USA, attraverso la sua campagna di aggressione contro il Venezuela.

Sanders, in merito, ha pubblicato un post su X, scrivendo cheI costi dell'assistenza sanitaria stanno salendo alle stelle. I costi degli alloggi stanno salendo alle stelle. I costi del cibo stanno salendo alle stelle. NO. Non abbiamo bisogno che Trump ci trascini in una guerra illegale e incostituzionale con il Venezuela per distogliere l'attenzione dalle crisi che il nostro Paese sta affrontando. Che fine ha fatto lo slogan "America First"?”.

Anche nell'ambito del 25esimo vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America - Trattato di Commercio dei Popoli (ALBA-TCP), tenutosi domenica 14 dicembre scorsa, vi è stata una condanna unanime relativamente agli atti di pirateria statunitensi al largo delle coste del Venezuela e contro ogni nuova colonialista “Dottrina Monroe”.

Stessa condanna era già stata espressa anche dalla Repubblica Popolare Cinese, il cui governo ha affermato l'impegno a difendere la sovranità del Venezuela e le sue risorse naturali e ha sostenuto la richiesta di Caracas di fare appello alle Nazioni Unite, per fermare le minacce militari statunitensi nella regione dei Caraibi.

La Repubblica Popolare Cinese è peraltro il principale acquirente del petrolio venezuelano. E' chiaro che i tentativi di Trump sono direttamente e/o indirettamente volti contro la Cina, in una ridicola quanto anti-storica riedizione della Guerra Fredda. Con la differenza che ad essere autocratici, autarchici e protezionisti sono gli USA, non certo la Cina.

La Repubblica Popolare Cinese, infatti, a differenza degli USA, promuove, pragmaticamente, dialogo, commercio e pace con tutti i popoli e i Paesi. E pensare che questo dovrebbe essere uno dei fondamenti della Costituzione degli Stati Uniti d'America (da sempre ampiamente tradita da tutti i Presidenti USA)!

Luca Bagatin

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sabato 13 dicembre 2025

Resoconto del convegno di presentazione del saggio di Paola Bergamo "Ritrovare i sentieri dell'Europa - Sulla via tracciata da Mario Bergamo"

 

Giovedì 11 dicembre scorso, in una gremita Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto – Camera dei Deputati, si è tenuto il convegno di presentazione del saggio di Paola Bergamo “Ritrovare i sentieri dell'Europa – Sulla via tracciata da Mario Bergamo”.

Il convegno, moderato dallo scrittore e blogger Luca Bagatin, ha visto la partecipazione, quali relatori, oltre all'Autrice, il prof. Giancarlo Elia Valori, il Gen. Di Corpo d'Armata Antonio Bettelli e Augusto Vasselli.

Dopo aver portato i saluti di rito da parte dell'On. Paolo Barelli, Presidente Gruppo Parlamentare di Forza Italia, che non ha potuto essere presente per motivi istituzionali e aver dato la parola all'On. Giandiego Gatta, per i saluti da parte della Camera dei Deputati, Luca Bagatin ha introdotto il convegno.

Egli ha voluto focalizzare l'attenzione sulla figura volutamente dimenticata di Mario Bergamo, che, oltre ad essere illustre nonno dell'Autrice del saggio, fu eroe e esule antifascista.

Già Segretario e ricostruttore del Partito Repubblicano Italiano nel suo esilio francese, nel 1925 – ha ricordato Bagatin - fu capostipite della corrente denominata “Repubblica Sociale”, la quale mirava a recuperare l'ideale autogestionario e cooperativista di Giuseppe Mazzini.

Ovvero mirava a unire il capitale e il lavoro nelle stesse mani, a liberare i lavoratori dallo sfruttamento del salario, a renderli emancipati e proprietari del proprio lavoro.

Mario Bergamo propugnava, dunque, un'alleanza fra repubblicani e socialisti, come nella Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864” - ha sottolineato Bagatin – “che vide per la prima volta nella Storia uniti, contro lo sfruttamento, l'imperialismo e le oligarchie europee, mazziniani, garibaldini, socialisti, marxisti e anarchici”. Egli sognava un'Italia e un'Europa ove la giustizia sociale, la sovranità nazionale, l'indipendenza economica e la laicità, trionfassero su ogni forma di dogmatismo e totalitarismo”.

Il saggio dell'amica Paola” - ha fatto presente il moderatore - “che agli ideali di suo nonno e di suo padre, Giorgio Mario Bergamo, si ispira, ci parla di un'Europa che ci sarebbe potuta essere, ma che non c'è. Un'Europa mazziniana, libertaria, democratica, affratellata, sociale e sovrana. Un'Europa che non ha nulla a che spartire con l'attuale UE autoreferenziale, oligarchica, servile e bellicista”.

Bagatin, nel ringraziarlo per averlo scelto quale moderatore, unitamente a Paola Bergamo, ha successivamente ceduto la parola al prof. Giancarlo Elia Valori, già importante manager pubblico, oltre che fine analista geopolitico, nonché Presidente della Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica, "Honorable" dell'Accademia delle Scienze dell'Institut de France nel 2002 e Professore Onorario all'Università di Pechino.

Il prof. Valori ha tenuto una vera e propria lectio magistralis.

Egli, nel sottolineare l'empatia con la quale Paola Bergamo ha scritto il suo libro e la sua capacità di collegare e porre in evidenza i dettagli e “collegare cose apparentemente lontane fra loro”, ha sottolineato come l’Europa di oggi e non quella che pensavano i padri fondatori”.

Ed ha proseguito sottolineando che “L’Europa attualmente è una figura indifesa e direi patetica – specie in relazione alle recenti proposte di pace degli Stati Uniti d’America per l’Ucraina – perché priva di un piano alternativo unificato. Essa annaspa per far sentire almeno la sua voce ininfluente mentre Washington e Mosca negoziano un accordo che potrebbe mettere da parte non solo gli interessi europei, ma pure quel minimo di credibilità diplomatica che l’è rimasta.

La dipendenza dell’Europa dagli aiuti militari degli Stati Uniti d’America - comprati a caro prezzo - l’ha resa strategicamente vulnerabile e politicamente debole, mentre i leader europei stanno spingendo nei loro tentativi di pace per un maggiore coinvolgimento personalistico e niente di più”.

Il prof. Valori ha dunque evocato la figura dello storico e indimenticato Presidente francese Charles de Gaulle. Ed ha fatto presente come egli fosse “l’esatto opposto di un euroscettico”.

Sottolineando come “De Gaulle aveva colto istintivamente il principio di sussidiarietà, una delle cui applicazioni era che l’Europa non poteva essere costruita contro gli Stati nazionali”.

Ed ha proseguito facendo presente come l’indipendenza fosse un valore cardinale per de Gaulle “importante tanto per le nazioni europee quanto per l’Europa nel suo complesso: non poteva esserci un’Europa indipendente se le sue componenti nazionali non erano indipendenti”.

Il prof. Valori ha voluto dunque contrapporre la figura di De Gaulle a quella di Jean Monnet, fra i padri fondatori dell'UE ed ha affermato che “Al contrario l’ideale europeo di Jean Monnet era estraneo alla civiltà europea in sé; era la sezione continentale dell’internazionale globalista dominata allora dagli Stati Uniti d’America, il banco di prova di uno Stato mondiale, come egli stesso afferma nell’ultima riga delle sue Mémoires (Parigi, 2022, p. 794): «la Comunità europea è solo un passo verso le forme di organizzazione del mondo di domani»”.

Egli ha voluto sottolineare altresì che “oggi l’Europa non esiste perché ha perso la sua indipendenza dall’alleato statunitense, fino al punto di abbracciare ormai ciecamente, sotto la bandiera di una NATO in gran parte fuori dal suo ruolo originario, tutte le cause in cui gli uomini che comandano a Washington, soprattutto i “neoconservatori”, sono riusciti a trascinarla: la guerra nei Balcani, i cambi di regime in Medio Oriente - le cosiddette illusorie “primavere arabe”- , l’Afghanistan, la guerra in Ucraina, le sanzioni contro la Russia o le esercitazioni militari nei Paesi baltici”. Ed ha fatto presente che “Oggi Bruxelles non oserebbe nemmeno inviare un corriere per la spedizione di un pacco natalizio in quella regione senza l’approvazione del Dipartimento di Stato. Il passo strategico in questa involuzione fu il Trattato di Maastricht, che subordina esplicitamente la Politica di Sicurezza Comune Europea (PESC) a quella della NATO (articolo J 4)”.

Il prof. Giancarlo Elia Valori ha elogiato, dunque, la visione lungimirante di Charles de Gaulle, il quale “rifiutò un’Europa sovranazionale e sostenne invece, come abbiamo visto, un’Europa di Stati sovrani”.

Egli ha dunque concluso il suo intervento affermando che “L’8 dicembre scorso si leggono le parole di Elon Musk, che a distanza di oltre mezzo secolo danno ragione a de Gaulle e non al filo-staunitense Jean Monnet: «L’Unione Europea dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli Paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro popoli». Va bene che l’ha detto per i propri interessi, ma nessuno lo direbbe per uno Stato che esistesse sul serio. Trump non affermerebbe mai: «La Repubblica Popolare della Cina dovrebbe essere abolita». La Cina esiste, l’Europa non è mai esistita come unità e soggetto di diritto internazionale”.

Il moderatore del convegno, Luca Bagatin, condividendo in pieno il discorso del prof. Valori, ha sottolineato che anche l'Italia ha avuto il suo De Gaulle, ma di sinistra, nel Presidente del Consiglio Bettino Craxi e nella politica del Ministro degli Esteri Gianni De Michelis. Figure, non a caso, volutamente prese di mira e estromesse dalla politica, dai poteri forti internazionali, all'epoca.

Successivamente, è intervenuto Augusto Vasselli, Presidente del Nuovo Giornale Nazionale, un passato in Bankitalia ed esperto di economia e finanza, oltre che autore dell'introduzione al saggio di Paola Bergamo.

Vasselli ha ricordato come la BCE sia una banca centrale senza Stato di riferimento. E come la nostra sia stata una Repubblica nata su “basi consociative, che non ha saputo riprendere il cammino statuale risorgimentale, reciso nel corso del Ventennio”.

Egli ha esaltato la lungimiranza dell'idea di Mario Bergamo nel voler fondere il Partito Repubblicano Italiano e il Partito Socialista Italiano: “Partiti nella sostanza analoghi e utili al governo del Paese” e la cui mancata unione ha purtroppo favorito da un lato la DC e dall'altro il PCI.

Luca Bagatin ha ripreso la parola, ricordando come ad ogni modo un abbozzo di unificazione fra la cultura repubblicana e quella socialista vi sia stata, in Italia, grazie a Guido Bergamo, fratello di Mario, il quale – staccandosi dal PRI – fondò, nel 1947, il Partito Repubblicano Sociale, che alle elezioni del 1948 confluirà nel Fronte Democratico Popolare, nel quale, oltre a socialisti e comunisti, vide candidare anche repubblicani sociali e ex aderenti al PRI.

Esperienza – ha ricordato Bagatin - non troppo dissimile dalla corrente “Socialista mazziniana” all'interno del PRI, guidata da Alfredo Bottai e Giulio Andrea Belloni e che sarà marginalizzata, ben presto, da Ugo La Malfa e dalla corrente liberale e anti-mazziniana del PRI.

Successivamente ha parlato il Gen. Di Corpo d'Armata della Riserva dell'Esercito Italiano, Antonio Bettelli, il quale ha partecipato a numerose missioni all'estero, fra le quali Antica Babilonia in Iraq; UNIFIL in Libano e l'operazione militare Resolute Support in Afghanistan, guidata dalla NATO.

Il Gen. Bettelli, oltre ad essere autore della prefazione al libro di Paola Bergamo è egli stesso uno scrittore, avendo pubblicato il libro “Leonte”, sempre edito da Futura Libri.

Il Gen. Bettelli ha voluto sottolineare lo straordinario rapporto che lega Paola Bergamo al valore della libertà, ricordando l’aneddoto che vide Paola nascere, per volontà del padre Giorgio Mario, a San Marino “e ciò a dispetto delle consolidate e antiche tradizioni venete della famiglia Bergamo”.

Egli ha affermato che “San Marino è la Repubblica più antica, nonché più antica terra di libertà, che l’umanità annoveri nella sua storia. Fondata nel 301 d.C. per opera di un tagliatore di pietre di origine dalmate, Marino appunto, fuggito alle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano e rifugiatosi sul monte Titano, uno dei colli dell’attuale Repubblica, la comunità di San Marino divenne luogo di protezione per chiunque fosse fatto oggetto di tribolazione, angheria e sopruso. Anche Garibaldi ne fu ospite”.

Il Gen. Bettelli ha proseguito ricordando che “In punto di morte, si narra che Marino, prima di spirare, lasciò ai suoi concittadini una fondamentale testimonianza della vocazione libertaria della comunità da lui fondata; lo fece con una frase divenuta poi celebre: “relinquo vos liberos ab utroque homine”, vi lascio liberi da entrambi gli uomini, intendendo che i due uomini fossero il papa e l’imperatore. Sotto questa stella vocazionale di libertà, Paola Bergamo è nata nello stesso anno e nello stesso mese della scomparsa dell’amato nonno Mario, morte sopraggiunta a Parigi, luogo di esilio volontario per l’eroe della Repubblica Bergamina nell’ultima fase del suo cammino di vita”.

Egli ha fatto presente che “Sappiamo che quella scelta di coerenza radicale, coraggiosamente sferzante nei riguardi di una Repubblica nata, dopo il lungo travaglio del fascismo, con i segnali già compromissivi dei valori democratici e sociali d’ispirazione mazziniana per i quali l’Italia sarebbe dovuta nascere libera e appartenente a un’Europa ispirata al laicismo e alla giustizia sociale. Così non accadde, e oggi ci tocca tristemente fare i conti con il fallimento preannunciato dall’atto di rinuncia di Mario Bergamo”.

Il Gen. Bettelli ha poi voluto entrare nel merito dell'attualità, con un'analisi puntuale e precisa: “Parlando di Europa e di difesa, tema di straordinaria e drammatica attualità, mi sento di dire che se da un lato è inconfutabile che non esista alcuna credibile “Difesa Europea”, dall’altro è egualmente inconfutabile che esiste, invece, la “Difesa dell’Europa”: una difesa messa in campo dai punti del trattato nordatlantico, dai piani strategici e operativi della NATO e dallo schieramento di unità e di assetti militari degli stati europei dell’Alleanza e degli stessi Stati Uniti, ancora oggi massicciamente presenti in Europa nonostante le invettive dell’attuale amministrazione di Washington a danno del continente europeo e dei suoi Paesi. Caso mai, sarebbe necessario focalizzare l’attenzione su quale sia il reale ambito di questa architettura difensiva: cioè chi va difeso e da che cosa. L’aggettivo “europea” associato al temine della difesa NATO va infatti riferito a un’Europa, meglio a un’area euro-atlantica, che comprende gli stati europei dell’Alleanza e l’Oceano Atlantico con le linee di comunicazione marittima che congiungono il continente americano a quello europeo. Non si tratta di un’Europa geografica tout-court, neppure dell’Unione Europea dei 27 stati, neppure di un’Europa estesa all’Ucraina oggi afflitta dall’aggressione russa. E poi qual è la reale minaccia a danno dell’Europa nordatlantica? Se essa si disvelasse sarebbe con molto probabilità una minaccia non in grado di ledere così gravemente come talora si vorrebbe far credere. Ho dunque l’impressione che si faccia, forse non del tutto inconsapevolmente da parte di taluni, un po' di confusione. Non è, appunto, una confusione casuale e, forse, neppure una confusione non voluta”.

E' successivamente intervenuta l'Autrice del libro, Paola Bergamo, imprenditrice veneta, Presidente del Centro Studi MB2 Monte Bianco-Mario Bergamo per dare un tetto all'Europa; Animatrice Perpetua del prestigioso circolo “La Caduta” e Presidente del Premio “Scoiattolo d'Oro” di Cortina.

Paola Bergamo ha esordito spiegando come “Ritrovare i sentieri dell'Europa – Sulla via tracciata da Mario Bergamo” sia prima di tutto un “Manifesto politico e battaglia di libertà”.

Ella ha spiegato come proprio noi italiani dovremmo farci promotori di una “nuova Europa, cioè di una unione perfetta, come la sognava Mario Bergamo, fatta di giustizia sociale e laicismo integrale, considerando le nazioni come sono le classi sociali all'interno di uno stesso Paese”.

E ha sottolineato come, per Mario Bergamo, libertà e giustizia sociale dovessero andare di pari passo.

Paola Bergamo ha affermato che è necessario costruire un'Europa Federale, ma “questo non può essere a opera di una Holding Finanziaria qual è la UE. Un’unione imperfetta, che ha mancato l’appuntamento con la Storia”.

Ed ha sottolineato che l'UE è “rimasta mercatale, un burosauro in cui vi è un Parlamento che di fatto è una grande lobby e comanda una Commissione di funzionari che eseguono i diktat della grande finanza. Funzionari che si danno al miglior offerente, attenti solo al loro profitto personale e al profitto dei loro mandanti, non certo dei cittadini ridotti a sudditi. Una UE inadatta a far fronte alla multipolarità in cui operano gli Imperi in quel vortice che è un tempo scomposto, peraltro aforisma coniato dal Gen. Bettelli, qual è la nostra contemporaneità”.

Ricordando il nonno, Mario Bergamo, Paola ha ricordato che “il suo Repubblicanesimo Sociale, valido per il suo programma nazionale, ma anche europeista era per definizione Antimperialista, Antimilitarista, Antiplutocrazia e Anticlericale. Ecco che tutto invece va in direzione opposta e allora il mio auspicio è di Ritrovare quei Sentieri che lui delineò ed io ho fatto miei, e, traslitterando Garibaldi :“O si fa l'Europa Federale e sociale o si muore!”.

Paola Bergamo ha spiegato come, nel suo saggio, abbia affrontato temi come la democrazia, la guerra, la globalizzazione, la deglobalizzazione, il capitalismo, il socialismo, il liberalismo e l'ambientalismo. Ma sempre prendendo il “meglio di ciò che contengono, in un rapporto di complementarietà”.

Ella ha sottolineato come nel mondo di oggi manca la “concordia”, mentre occorre ritrovare una “necessaria armonia”, “concetto che dal Confucianesimo si è riversato nelle parole spesso pronunciate dal Presidente Xi Jinping”.

Paola Bergamo ha ringraziato per l'intervento il prof. Giancarlo Elia Valori, il quale “ha anche detto che nei miei articoli ci sono dei dettagli di cose che solo apparentemente sembrano lontani tra loro mentre implicano dei collegamenti particolari” Ed ha proseguito sottolineando che “Ci sono cose che talvolta paiono banali come per esempio quel viaggio di Putin a Pechino per le Olimpiadi Invernali del 2022 che si sono svolte dal 4 al 20 febbraio 2022. Ora quel viaggio che ai più deve essere sembrato banale, a me ha sempre colpito per la sua importanza geopolitica e geostrategica e geoeconomica tanto più che la Russia era esclusa dai giochi olimpici poiché condannata per doping di stato dalla Wada e per gli atleti russi in gara, ad ogni medaglia vinta veniva suonato non l’inno nazionale ma un brano di Igor Stravinsky . Però molte furono le foto scattate dell’incontro nel nome dello sport tra Putin e Xi Jinping solo che a soli quattro giorni dalla conclusione dei giochi la Russia inizia la sua “Operazione Speciale” in Ucraina. Insomma a me piace leggere le cose in ciò che serbano dietro e spesso una cosa banale diventa un segnale essenziale”.

Paola, parlando dell'Italia, ha affermato che “Occorre che l’Italia non usi il passato per far guerriglia politica ma per fare i conti con la propria Storia e trasformi il 25 aprile nella festa di una ritrovata libertà, ricucendo la frattura sociale latente, figlia di una guerra civile mai del tutto sopita”.

Per Paola vi è la necessità, dunque, di “un'Italia pacificata, pacifica e unita, che sappia chiudere la sua travagliata epopea risorgimentale” e si ponga quale “alfiere per un'Europa unita, sulle tracce di Mario Bergamo, nel quale si ritrovano i più genuini ideali del nostro Risorgimento”.

Paola Bergamo ha ricordato come suo nonno Mario, peraltro, oltre a non voler tornare in Italia, dal suo esilio antifascista, rifiutò, assieme al fratello Guido, la “seggiola di Senatore, sua di diritto in quanto Aventiniano”.

Una scelta sofferta, ma fatta in quanto “la nascente Repubblica non era come lui l'aveva sperata e per la quale aveva lottato e che definì concetta nel dolore e che non avrebbe preso parte al vituperio. Quale dolere e vituperio? Quello degli italiani che si erano combattuti l'un l'altro in una cruenta guerra civile piena di regolamenti di conti, che con la lotta per la libertà poco c'entravano”.

Paola Bergamo ha ricordato come suo nonno, durante il fascismo, per le sue idee, fu brutalmente picchiato dalla vile marmaglia fascista, fu costretto a bere l'olio di ricino, il suo studio legale fu devastato e fu esposto, nudo, in vetrina al ristorante Diana, di Via Indipendenza, a Bologna.

Ella ha ricordato come fuggì dal Paese, prima a Lugano e poi a Parigi, in maniera rocambolesca, assieme a Pietro Nenni, con l'aiuto della moglie e di Ferruccio Parri.

E a Parigi, aiutato dalla Massoneria francese, riprese la lotta contro la dittatura, ricostituendo il PRI, fondando la Concentrazione Antifascista e aderendo alla LIDU.

A Parigi, peraltro, mise più volte a repentaglio la sua vita per salvare ebrei e perseguitati politici.

Paola ha ricordato come suo nonno non si sarebbe mai riconosciuto nell'UE di oggi, che lei ha definito “una Holding economico-affaristico finanziaria”.

Ed ha affermato che, probabilmente, se negli Anni '20 del '900 ci fosse stata la fusione del PRI con il PSI, sulla base della giustizia sociale e del laicismo integrale, come auspicato da Mario Bergamo, ci saremmo risparmiati il Ventennio fascista e tutto ciò che è venuto dopo.

Paola ha comunque spiegato che “Il pensiero di Mario Bergamo ha avuto una applicazione in quella che fu la Repubblica di Montebelluna, altrimenti detta Repubblica Bergamina, fondata da mio nonno, dal mio prozio Guido e dal mio bisnonno Luigi e durò dal 1919 al 1921.

Immaginate una Repubblica Sociale che portò armonia e concordia tra le classi sociali in un Veneto bianco e monarchico dove svettava, con tanto di bandiera e inno una Repubblica poi distrutta dal fascismo. Una Repubblica nata dal Consorzio di sette Comuni della Marca Trevigiana con centrale Montebelluna, oggi Capitale dello Sport System, e la creazione di 43 cooperative con 3000 iscritti alle leghe, dove furono riscritti i patti colonici mettendo capitale e lavoro nelle stesse mani e la comunanza di beni di prima necessità raggiungendo la concordia che mio nonno diceva essere un accordo di gente di buona fede” .

Paola Bergamo ha altresì ringraziato l'amico moderatore, Luca Bagatin, ricordando quanto egli sia estimatore della “portata rivoluzionaria del pensiero di Mario Bergamo, tanto che lo cita spesso nei suoi articoli”.

E Luca Bagatin ha concluso l'evento, riprendendo due concetti espressi da Paola Bergamo, in particolare. Ovvero il “principio di complementarietà” e quello di “armonia”.

Egli ha affermato pertanto che, “Per ritrovare i sentieri dell'Europa e quelli del mondo intero, probabilmente, occorre riunire ciò che è stato sparso. Ricomporre ciò che è stato e che qualcuno, in particolare, vuole e vorrebbe dividere. Ricomporre le divisioni con pragmatismo, a partire dai valori umani, tanto cari a Mario Bergamo, ma, prima di lui, al conte Alessandro Cagliostro, a Giuseppe Mazzini e a Giuseppe Garibaldi: Fratellanza, Uguaglianza, Libertà e Giustizia Sociale”.


Il Gen. Antonio Bettelli; Paola Bergamo; il prof. Giancarlo Elia Valori; Augusto Vasselli; Luca Bagatin; l'On. Giandiego Gatta

Luca Bagatin, Paola Bergamo, Amelia Scrocco, Mariangela Petruzzelli

Il Gen. Antonio Bettelli e Luca Bagatin

venerdì 12 dicembre 2025

Anche con Trump la musica non cambia. L'obiettivo è sempre quello di distruggere il socialismo, a iniziare da quello latinoamericano. Articolo di Luca Bagatin

 

Gli USA di Trump, per quanto riguarda l'America Latina, sembrano non aver rinunciato all'idea di distruggere e/o destabilizzare i governi socialisti, come nel desiderata di tutti i precedenti Presidenti USA, che del resto hanno da sempre storicamente operato per fare in modo di distruggere il socialismo, ovvero la giustizia sociale, la sovranità nazionale e l'indipendenza economica, tanto in America Latina quanto in Europa, Libia, Siria e via discorrendo.

E continuano a farlo, con il pretesto, questa volta, della cosiddetta “lotta al narcotraffico”, puntando il dito contro i governi socialisti di Colombia e Venezuela.

In merito, nei giorni scorsi, oltre al Ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, al deputato peronista argentino Jorge Taiana e alla portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, era già intervenuto il Presidente socialista della Colombia Gustavo Petro, il quale è tornato sull'argomento.

Il Presidente Petro, sui social, ha affermato che: “Trump è molto disinformato sulla Colombia. È un peccato, perché sta liquidando il Paese che più di tutti sa del traffico di cocaina.
Durante la mia amministrazione, la Colombia ha condotto 1.446 scontri armati e 13 attentati contro i cartelli della droga, sequestrando 2.700 tonnellate di cocaina, la quantità più alta mai registrata al mondo, equivalente a 32 miliardi di dosi che non hanno mai raggiunto i Paesi consumatori.
18.000 laboratori rudimentali sono stati distrutti senza un solo morto e 30.000 ettari di coca sono già stati registrati dagli agricoltori per la sostituzione delle colture, con il supporto di aziende private statunitensi.
Questa terribile disinformazione da parte del Presidente degli Stati Uniti lo porta a rilasciare dichiarazioni e ad adottare misure che non possono essere dirette contro un presidente democraticamente eletto dalla maggioranza della società colombiana. È così che la Colombia viene mancata di rispetto.
Invito gli Stati Uniti a sostenere il controllo delle grandi spedizioni di cocaina attraverso le acque territoriali colombiane. Insieme accelereremo la costruzione di navi della nostra marina: motoscafi ad alta velocità, fregate porta-elicotteri e altro ancora.
La Colombia non ha bisogno che la sua sovranità venga violata: siamo i più interessati a fermare le mafie che hanno causato 300.000 vittime in mezzo secolo, e questo Stato ha affrontato questa violenza con decisione.
Non sono mai stato ostile agli Stati Uniti, ma non accetto imposizioni basate sulla disinformazione alimentata da politici colombiani alleati con le mafie o da ex ufficiali militari accusati di gravi violazioni dei diritti umani e di loschi affari”.

Egli ha anche denunciato il sequestro della petroliera venezuelana da parte degli USA, al largo delle coste del Venezuela. Il Presidente Petro ha parlato di atto di pirateria volto a sequestrare il petrolio venezuelano.

E anche il Presidente di Cuba, Miguel Diaz-Canel, aveva espresso la sua solidarietà e appoggio al governo socialista venezuelano sulla vicenda.

Cuba esprime il suo pieno appoggio alla dichiarazione di denuncia del governo venezuelano e condanna fermamente l'assalto a una petroliera nel Mar dei Caraibi, perpetrato dalle Forze Armate degli Stati Uniti” aveva affermato Diaz-Canel su X.

Anch'egli ha parlato di “atto di pirateria”, di “violazione del diritto internazionale” e di “escalation di aggressione contro un Paese fratello”.

Il Presidente socialista del Venezuela, Nicolas Maduro, in merito, ha affermato che “è stato smascherato il vero obiettivo dell'offensiva imperiale: il desiderio ossessivo di impossessarsi delle sue risorse naturali”.

Egli ha spiegato come la petroliera trasportasse petrolio greggio venezuelano verso i mercati internazionali nei Caraibi e che l'atto delle forze militari USA va considerato come atto di pirateria navale.

Egli ha anche fatto presente che “Se il Venezuela non avesse le maggiori riserve petrolifere del mondo, il Venezuela non esisterebbe per i miliardari e i suprematisti degli Stati Uniti. Vogliono rubare il petrolio del Venezuela e non pagarlo”, e ha concluso affermando che “fin dai tempi di Bolívar, per decreto presidenziale, tutto ciò che si trova sottoterra – oro, minerali, petrolio e gas – appartiene al popolo sovrano del Venezuela per mandato costituzionale, e nessuno e niente può rubare le risorse naturali e la ricchezza del popolo”.

Anche la Repubblica Popolare Cinese, attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri, Guo Jakun, ha ribadito di opporsi fermamente alle sanzioni unilaterali illegali, prive di fondamento nel diritto internazionale e non autorizzate dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

Luca Bagatin

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sabato 6 dicembre 2025

In Laos si celebra la nascita della Repubblica e l'emancipazione socialista. Altrove, invece, si vorrebbe bandire chi si batte per la giustizia sociale. Articolo di Luca Bagatin

 

Il 2 dicembre scorso si sono tenute le celebrazioni per il 50esimo anniversario di fondazione della Repubblica Democratica Popolare del Laos (LPDR).

Una fondazione avvenuta a seguito di decenni di lotte civili, sociali e politiche contro il colonialismo francese, il militarismo giapponese, l'imperialismo statunitense e i reazionari all'interno del Paese.

Il tutto sotto la guida del Partito Comunista d'Indocina prima e, successivamente, del Partito Rivoluzionario Popolare del Laos (LPRP).

Congratulazioni per l'anniversario sono giunte al Segretario Generale del Comitato Centrale del LPRP e Presidente del Laos, Thongloun Sisoulith, da parte del Segretario Generale del Partito Comunista Cinese (PCC) e Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping.

Il Presidente Xi ha osservato che il LPRP ha ottenuto risultati encomiabili, grazie al percorso socialista di riforma e apertura, adattato alle condizioni nazionali, il quale ha permesso di migliorare le condizioni di vita del popolo laotiano e rafforzare l'influenza internazionale e regionale del Paese.

Il Presidente laotiano Thongloun si è, a sua volta, congratulato con la Cina per la riuscita del XX Comitato Centrale del PCC ed ha espresso apprezzamento per le preziose e durature relazioni bilaterali fra i due Paesi socialisti, i quali, entrambi, hanno condiviso un percorso antimperialista e di costruzione di un socialismo adatto alle condizioni nazionali e volto alla modernizzazione.

Nel suo discorso, il Presidente laotiano Thongloun Sisoulith, ha sottolineato che la politica del Laos continuerà ad essere improntata a un'economia autosufficiente, volta ad uno sviluppo equilibrato sotto ogni profilo, sia esso economico, culturale e verde e su una politica estera fondata su pace, indipendenza, amicizia e cooperazione con tutti i Paesi.

Mentre il socialismo asiatico fa passi avanti, collocandosi dalla parte giusta della Storia – ovvero dalla parte della giustizia sociale, dell'armonia e di un'economia volta al benessere della comunità - imparando dai propri errori ed evolvendosi, in Polonia, guidata dalla destra di Karol Nawrocki, si chiede di mettere al bando il Partito Comunista Polacco (KPP).

Un po' come da tempo sta accadendo in vari Paesi dell'est UE guidati dall'estrema destra, fra i quali la Repubblica Ceca, che vorrebbe mettere al bando il Partito Comunista di Boemia e Moravia.

La giustizia sociale, del resto, non è da tempo di casa in UE. Avanzano le destre, anche quando si dicono sinistre. Avanzano gli antisemitismi, i pretestuosi anticomunismi, avanzano gli pseudo-socialismi (in realtà ultra liberal capitalismi), i fondamentalismi, gli ideologismi camuffati da “riformismi” o “europeismi” (ma che nulla hanno a che spartire con i promotori dell'europeismo di matrice sociale e socialista, da Mazzini a Garibaldi, da Colorni a Spinelli, a Ernesto Rossi e Mario Bergamo).

E siamo sempre lì. Senza renderci conto che il liberal capitalismo – che è il totalitarismo moderno - tutto ha messo in vendita. Tutto ha distrutto. Dai rapporti sociali alla scuola, fino alla sanità pubblica. Facendo avanzare ignoranza, violenza gratuita (vedi il fenomeno baby gang e quello maranza, ma anche i vari femminicidi, infanticidi e così via) e contrapposizione.

Avremmo, invece, molto da apprendere, dalla Storia. Sia europea che asiatica (visto che il socialismo in Asia ha avuto origine in Europa).

E invece prevale la censura. E invece prevale l'odio. E invece prevale una logica sempre più aberrante, che i fatti (economici e sociali in primis), presto o tardi, smaschereranno.

Luca Bagatin

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venerdì 5 dicembre 2025

Esce, ufficialmente, il numero 1 della rivista di geopolitica, attualità e cultura, “BRICS & Friends”

E' uscito il numero 1 della nuova rivista di geopolitica, attualità e cultura, “BRICS & Friends”.

In questo numero, fra le altre cose, vi sono approfondimenti su Ecuador, Corea del Sud, Transnistria, Russia e Egitto e sulla figura di Padre Romero, Sun Tzu e un lungo articolo di Luca Bagatin su Eduard Limonov, il naziionalbolscevismo e l'Altra Russia.

Chiunque volesse abbonarsi alla rivista, può farlo attraverso un semplice bonifico bancario intestato a Mario Pascale, inserendo come causale “Abb. BRICS & Friends 2026 – Spedire a (inserire indirizzo di spadizione”, sull IBAN: IT78F0760103200001070435589. 

Il sito web della rivista, ove potete leggere altri articoli di attualità è: https://bricsandfriends.com 

mercoledì 3 dicembre 2025

Cos'è il socialismo? Articolo di Luca Bagatin

 

Il socialismo è sinonimo di giustizia sociale, sovranità nazionale e indipendenza economica.

E' sinonimo di autogoverno, autogestione e razionalità.

E' qualcosa che, pur nato in Europa, sviluppatosi in particolare grazie alla Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864 (e grazie a Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Pierre Joseph-Proudhon, Michail Bakunin, Karl Marx e Friedrich Engels), in Europa abbiamo perduto da tempo, ma che altrove, dall'America Latina socialista, a molte realtà africane e panafricane e dell'estremo oriente, è ben presente e non ha mai smesso di svilupparsi, modernizzarsi ed evolversi, di pari passo con le esigenze della comunità.

Perché socialismo è sviluppo delle forze produttive della comunità a beneficio della comunità.

Non è ideologia stantia, dogmatica, settaria.

E finanche le varie divisioni storiche fra mazziniani, garibaldini, anarchici e marxisti (e aggiungerei anche bonapartisti, rimandando ad altri articoli che in merito ho scritto, anche su riviste storiche francesi, proprio sul socialismo bonapartista), hanno ben poco senso e sono state sanate proprio in gran parte delle realtà extraeuropee di cui sopra.

Sulla base del trinomio, tanto caro all'indimenticato Presidente argentino Juan Domingo Peron: giustizia sociale, sovranità nazionale e indipendenza economica.

E, fra i socialismi più seri e pragmatici, diffusi nel mondo, vi è quello con caratteristiche cinesi, la cui teoria fu elaborata dal comunista riformista Deng Xiaoping, il quale sviluppò il Pensiero di Mao Tse-Tung, adattandolo alla modernità, introducendo riforme e apertura e si è rafforzato grazie alle generazioni di socialisti successivi: Jiang Zemin, Hu Jintao, Xi Jinping.

Sostegno al socialismo con caratteristiche cinesi, quale baluardo di concretezza e lungimiranza, è giunto recentemente dal Presidente nazionale del Partito Comunista d'Australia (CPA), Vinnie Molina, il quale, in una intervista a Global Times, ha affermato cose molto interessanti, che meritano di essere riportate.

Molina afferma, fra le altre cose: “Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso azioni concrete e di base per affrontare i problemi della gente e ottenendo il sostegno della popolazione” e che “I leader devono mantenere uno stretto contatto con la base. Chi ricopre posizioni di responsabilità deve impegnarsi a fondo per guadagnarsi la fiducia del popolo e non separarsi mai da esso”.

In particolare egli ha sostenuto che “Il Partito Comunista Cinese utilizza il metodo della critica e dell'autocritica nella costruzione del partito a tutti i livelli, dalla leadership alla base, per rafforzare l'unità dell'organizzazione e il suo posto nella società cinese. (…). Il Partito realizza ciò che è irraggiungibile in sistemi capitalistici disorganizzati, con istituzioni in rovina e partiti distaccati dal popolo. Infrange il mito secondo cui dimensioni maggiori significhino inevitabilmente maggiore disorganizzazione, dimostrando invece che la sua crescita ha alimentato maggiore coesione ed efficacia”.

Vinnie Molina ha altresì sottolineato come “Possiamo imparare dal PCC, un partito comunista al potere, che ha adattato la concezione ortodossa e classica del marxismo in modo flessibile alle complesse circostanze della società cinese. Comprendere la società cinese e il modo in cui la teoria è stata adattata a queste condizioni specifiche offre lezioni preziose. (…). Dobbiamo lavorare con le comunità, non contro di esse, guadagnandoci la fiducia della gente, anche di coloro che non sono politicamente impegnati, e affrontando sempre le questioni di base che contano davvero, come strade più sicure, infrastrutture più accessibili e trasporti migliori. Queste sono le preoccupazioni che contano per i comunisti. Non possiamo pensare in grande senza pensare anche alla base. Questo è stato l'approccio adottato dal PCC in passato e rimarrà il nostro obiettivo centrale negli anni a venire. In definitiva, noi comunisti dobbiamo cambiare in meglio la vita delle persone”.

Personalmente non sono comunista (non ho nemmeno simpatia per la storia del PCI e delle sue involuzioni successive, perché lo considero all'origine degli equivoci a sinistra e all'origine della fine del socialismo in Italia), ma ho una tradizione differente, ma affine. Una tradizione socialista mazziniana, risorgimentale, ma anche bonapartista e peronista. Non marxista, ma non per questo cieca nei confronti delle analisi marxiste e non per questo cieca nei confronti dell'evoluzione in senso lungimirante, pragmatico e riformista del socialismo cinese.

Da sempre e in particolare di questi tempi, vanno di moda le etichette e gli slogan.

Le etichette, gli slogan e le vuote ideologie lasciano il tempo che trovano e sono sempre dannose. Perché ottenebrano la mente, che invece dovrebbe abbeverarsi di conoscenza, virtù e approfondimento.

Ed è proprio attraverso questi aspetti che si possono sanare le vecchie divisioni e ricomporre ciò che è stato drammaticamente sparso.

Perché gli ideali di emancipazione civile e sociale della Prima Internazionale rimangono validi e lo possono essere se adattati, con concretezza, alla situazione odierna e declinati, ciascuno nel proprio contesto nazionale. Come fa il socialismo con caratteristiche cinesi, ad esempio.

Fra i promotori di questi ideali, nel nostro Paese, personalità spesso volutamente dimenticate e accantonate.

Mario Bergamo, antifascista, Segretario del Partito Repubblicano Italiano, promotore dell'unità fra repubblicani e socialisti. Roberto Tremelloni, già mazziniano e successivamente degno ministro dell'Economia e della Difesa, nelle fila del socialismo democratico.

Ma potremmo citare anche Gabriele d'Annunzio, Alceste De Ambris, Alfredo Bottai, Giulio Andrea Belloni e prima di loro i Padri Nobili, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Arcangelo Ghisleri.

Figure da recuperare, da onorare, ma soprattutto da studiare e le cui volontà si intrecciano con la spiritualità laica e teosofica, con gli ideali cagliostriani e massonici di Fratellanza, Uguaglianza e Libertà, che hanno un significato spirituale, prima ancora che politico. E che non sono parole vuote e prive di significato. 

Esse non significano né livellamento verso il basso, né edonismo liberale, che ha fatto degenerare le società liberal capitaliste, in una spirale di consumismo sfrenato, violenza gratuita e indifferenza verso il prossimo.

Il socialismo, dunque, non è dogma, ma spirito. 

E' il sole dell'avvenire che illumina le menti. E' la falce che rappresenta l'Opera e il martello, che rappresenta la Volontà.

Il socialismo non è chiesa, ma tempio interiore.

Un tempio da edificare, incessantemente, nel corso delle ere, nel corso dei secoli, nel corso delle vite, seguendo e costruendo la Storia, che è poi la storia di ciascun componente della comunità umana, alla ricerca dell'emancipazione e della giustizia.

Luca Bagatin

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lunedì 1 dicembre 2025

Sostegno del mondo socialista internazionale al Venezuela, contro le dichiarazioni di Trump. Articolo di Luca Bagatin

 

Se Trump, in Europa, sembra ricercare la pace, altrove, in America Latina, sembra proseguire una politica imperialista e bellicista di ingerenza negli affari di Stati sovrani.

E' il caso della dichiarazione, da parte del Presidente USA, di chiusura dello spazio aereo del Venezuela, usato come pretesto per combattere il traffico di droga, che ha sollevato le proteste di numerosi leader ed esponenti socialisti, latinoamericani e non.

Fra questi il Presidente socialista della Colombia, Gustavo Petro, il quale, fra le altre cose, sui social, ha dichiarato che “La chiusura dello spazio aereo del Venezuela è completamente illegale. L'ICAO (ovvero l'Organizzazione Internazionale per l'Aviazione Civile) deve riunirsi immediatamente. (…). L'ordine internazionale deve essere preservato e l'America Latina e i Caraibi devono dirlo senza timore (…). Chiedo al Presidente Trump di ritornare al rispetto dell'ordine giuridico internazionale che è la summa della saggezza della civiltà umana

Chiedo all'Unione Europea, nell'interesse dell'accordo raggiunto tra l'Unione Europea e l'America Latina e i Caraibi, di ordinare la normalizzazione dei voli per il Venezuela o di multare le imprese che non lo fanno.

Chiedo a tutti i Paesi dell'America Latina e dei Caraibi di riavviare i loro voli normali.

In Colombia devono essere sanzionate le imprese che si rifiutano di assumere i servizi per i quali si sono impegnate; devono seguire le indicazioni dell'ICAO o del governo colombiano.

L'umanità deve essere libera di volare e i cieli devono essere aperti in ogni parte del mondo”.

Dello stesso avviso anche Cuba che, attraverso il Ministro degli Esteri Bruno Rodríguez Parrilla, ha parlato di “atto aggressivo per il quale nessuno Stato ha autorità al di fuori dei propri confini nazionali”, invitando la comunità internazionale a “denunciare il preludio a un attacco illegittimo”.

Egli ha altresì sottolineato che “si tratta di una minaccia molto seria al diritto internazionale e di un aumento dell’escalation dell’aggressione militare e della guerra psicologica contro il popolo e il governo venezuelano, con conseguenze incalcolabili e imprevedibili per la pace, la sicurezza e la stabilità in America Latina e nei Caraibi”.

Numerose le proteste provenienti da varie organizzazioni e esponenti latinoamericani e del resto del mondo di ispirazione socialista, fra le quali quelle del deputato peronista argentino Jorge Taiana, il quale ha appoggiato pienamente il discorso del Presidente colombiano Gustavo Petro.

La Repubblica Popolare Cinese, attraverso la portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, alcuni giorni fa, aveva peraltro invitato gli USA a revocare le sanzioni “illegali e unilaterali” imposte al Venezuela e ad adoperarsi per “favorire la pace, la stabilità e lo sviluppo in America Latina e nella regione dei Caraibi”.

Mao Ning aveva altresì affermato che “La Cina si è sempre opposta alle sanzioni unilaterali che non hanno alcun fondamento nel diritto internazionale e non sono autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e si oppone alle forze esterne che interferiscono negli affari interni del Venezuela con qualsiasi pretesto”.

Luca Bagatin

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sabato 29 novembre 2025

L'11 dicembre, presentazione, presso la Camera dei Deputati, del saggio di Paola Bergamo "Ritrovare i sentieri dell'Europa - Sulla via tracciata da Mario Bergamo"

 

L'11 dicembre prossimo, dalle ore 16.00 alle ore 18.00, alla Camera dei Deputati, presso la Sala del Refettorio del Palazzo di San Macuto, in Via del Seminario 76 a Roma, sarà presentato il saggio, edito da Futura Libri, "Ritrovare i sentieri dell'Europa - Sulla via tracciata da Mario Bergamo", di Paola Bergamo.

Moderato dal blogger e scrittore Luca Bagatin, l'evento avrà i saluti dell'On. Giandiego Gatta e, come relatori, oltre naturalmente all'autrice del saggio, ci saranno il prof. Giancarlo Elia Valori, importante manager pubblico e fine analista geopolitico, oltre che Presidente della Fondazione di Studi Internazionali e Geopolitica; il Gen. di Corpo d'Armata Antonio Bettelli e il Presidente del Nuovo Giornale Nazionale, Augusto Vasselli.

Paola Bergamo è un'imprenditrice, Presidente del Centro Studi MB2 Monte Bianco - Mario Bergamo per dare un tatto all'Europa. E' nipote dell'antifascista repubblicano mazziniano Mario Bergamo. 

L'evento sarà un'occasione per parlare di un'Europa che ci potrebbe essere, ma che non c'è.

Un'Europa mazziniana, libertaria, democratica, affratellata, sociale e sovrana.

Un'Europa che non ha nulla a che spartire con l'attuale UE autoreferenziale, oligarchica, servile e militarista.

Per poter partecipare all'evento occorre segnalare la propria presenza alla mail presidente@centrostudimb2.eu.

venerdì 28 novembre 2025

Gianni De Michelis, il socialismo, la democrazia costituzionale e il mondo multipolare. Articolo di Luca Bagatin

Gianni De Michelis e Luca Bagatin, dicembre 2003
 

Il 26 novembre scorso, Gianni De Michelis, avrebbe compiuto 85 anni.

Lo conobbi nel 2003, quando era Segretario del Nuovo PSI, al quale mi iscrissi anch'io - pur per un breve periodo – essendo socialista (e mazziniano) fin da quando ero ragazzino e leggevo Marx, Proudhon, Garibaldi, Mazzini, Gaetano Salvemini e Ernesto Rossi, oltre ai discorsi di Craxi e dello stesso De Michelis.

Fu per me, quindi, un onore diventarne amico e avere anche l'occasione di essere relatore, accanto a lui, ad un convegno pubblico socialista (vedi foto).

De Michelis aderì al Partito Socialista Italiano negli Anni '60, collocandosi a quei tempi nella corrente di sinistra, guidata da Riccardo Lombardi, denominata “Alternativa Socialista”, nella quale erano presenti anche i socialisti rivoluzionari.

Nel 1976 appoggiò - e a mio avviso giustamente - la Segreteria guidata da Bettino Craxi e divenne componente della Direzione Nazionale del PSI.

Nel corso degli Anni '80 ricoprirà anche il ruolo di Ministro delle Partecipazioni Statali (quando in Italia e Europa ancora lo Stato contava qualcosa e la politica comandava sull'economia e non viceversa!), Ministro del Lavoro, Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri.

Coinvolto nella falsa rivoluzione di Tangentopoli, sarà sottoposto a diversi procedimenti giudiziari, ma spesso fu assolto.

Denuncerà sempre, assieme a Craxi, il clima avvelenato di quegli anni, teso a colpire unicamente i partiti di governo e in particolare quel PSI che, se da una parte voleva modernizzare l'Italia, smarcandosi dalle “chiese” democristiana e comunista (ma già da tempo non più comunista e via via sempre più liberal-capitalista e visceralmente anti-socialista), dall'altra mirava a una politica estera multipolare, smarcata dagli USA e parimenti denunciava l'avanzare della globalizzazione neoliberale e le sue pericolose derive, che avrebbero portato – con il successivo avvento del capitalismo assoluto - a una diffusa povertà, alla sudditanza dell'Italia a poteri stranieri ed economici e all'immigrazione di massa.

Gianni De Michelis sosterrà sempre una politica estera multipolare, a partire dal ruolo centrale del Mediterraneo e dei Balcani in Europa (fece peraltro di tutto per evitare la disgregazione della Jugoslavia); propose l'integrazione della Federazione Russa nel sistema comunitario europeo; promosse un rapporto privilegiato e sinergico con una Repubblica Popolare Cinese, che già negli Anni '80 e '90 si stava modernizzando e aprendo al mondo.

A confronto dei politicanti di oggi, tutti chiacchiere, voltafaccia, rosari e tatuaggi da esibire, Gianni De Michelis, con realismo e pragmatismo, aveva tutto da insegnare. E lo avrebbe ancora.

Fu peraltro degnissimo consigliere di Silvio Berlusconi, negli ultimi decenni della sua vita e si può dire che proprio Berlusconi (non certo i suoi sodali, che presto lo tradiranno), fu l'ultimo politico di razza di questo triste scorcio di Seconda Repubblica.

A Gianni De Michelis, Paolo Franchi ha dedicato un'interessante biografia, “L'irregolare”, edita da Marsilio.

Appena uscita, nel 2024, l'ho volentieri recensita e può essere letta a questo link: https://amoreeliberta.blogspot.com/2024/07/lirregolare-gianni-de-michelis-nella.html.

Ci sono alcuni passaggi molto interessanti.

Fra questi una risposta di Gianni De Michelis all'intervista di Stefano Lorenzetto – che Paolo Franchi riporta - che recita così: “Dalla fine del precedente ordine mondiale sono passati invano vent'anni. O l'ordine nuovo lo costruiamo adesso, trovando i compromessi necessari per quella che io chiamo la governance multilaterale del mondo multipolare, oppure scoppierà un altro conflitto planetario. E' inevitabile (…). Un mondo così è troppo pesante anche per le spalle degli Stati Uniti, non può essere governato da un Paese solo, da un sistema unipolare”.

Ancora lontani erano i tempi delle irresponsabili Von Der Leyen e Kaja Kallas e delle e dei loro emulatori – bipartisan - in Italia.

Ancora lontani erano i tempi in cui persino i comici avrebbero fondato partiti e sarebbero persino stati eletti a capo di Paesi, con tutte le nefaste conseguenze del caso!

Indietro, ad ogni modo, non si torna più.

Ma il realismo e il pragmatismo di certi politici e statisti con la P e la S maiuscola rimangono, così come rimane l'insegnamento pratico di certi partiti politici storici che hanno guidato, nella democrazia costituzionale, l'Italia, dal 1946 al 1993.

Luca Bagatin

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giovedì 27 novembre 2025

Positivi colloqui fra Xi Jinping e Donald Trump. Proteste della Cina contro la Premier giapponese sulla questione Taiwan. Articolo di Luca Bagatin

 

Il 24 novembre scorso, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente degli USA Donald Trump, sottolineando il successo del recente Accordo di Busan, in Corea del Sud, fra Cina e Stati Uniti d'America.

Egli ha sottolineato il riavvicinamento delle relazioni sino-statunitensi, inviando, così, un messaggio positivo al mondo.

Un accordo, ad avviso di Xi, volto ad avvantaggiare le parti e a farle prosperare assieme, sulla base del buon senso e della concretezza.

Egli ha sottolineato la necessità di proseguire su questa strada, fondata su uguaglianza, rispetto e reciproco vantaggio.

Egli ha anche fatto presente a Trump il principio della Cina sulla questione Taiwan, il cui ritorno alla Repubblica Popolare Cinese è “parte integrante dell'ordine internazionale del dopoguerra”.

Egli ha ricordato come Cina e USA siano state entrambe impegnate, fianco a fianco, nella lotta contro il nazifascismo e il militarismo, durante la Seconda Guerra Mondiale, che le ha viste vittoriose.

I due Presidenti hanno anche discusso relativamente alla crisi ucraina e il Presidente Xi ha sottolineato, ancora una volta, il sostegno della Cina a tutti gli sforzi volti a favorire la pace, auspicando che le parti coinvolte nel conflitto possano appianare le divergenze e raggiungere presto “un accordo di pace equo, duraturo e vincolante e risolvere la crisi alla radice”.

Recentemente, la Cina, attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun, ha peraltro esortato gli USA ad ascoltare l'appello di gran parte della comunità internazionale e di revocare l'embargo e le sanzioni contro Cuba, le quali, anche secondo le relazioni ONU, hanno avuto ripercussioni gravi sull'economia e la situazione umanitaria dell'Isola Caraibica.

Il portavoce Guo, ha peraltro ricordato come una recente risoluzione adottata dall'Assemblea Generale dell'ONU, votata a larghissima maggioranza, abbia invitato gli USA a porre fine all'ingiustificato e antistorico embargo contro Cuba, richiedendo altresì di rimuovere Cuba dall'elenco dei Paesi ritenuti dagli USA “sponsor del terrorismo”.

Sulla questione Taiwan, lo scorso 21 novembre si era invece espresso l'Ambasciatore cinese Fu Cong, rappresentante della Cina presso le Nazioni Unite, il quale aveva inviato, in merito, una lettera al Segretario Generale dell'Onu Antonio Guterres.

In tale documento, l'Ambasciatore Fu Cong, aveva criticato le posizioni provocatorie della Premier giapponese Sanae Takaichi, la quale aveva dichiarato che “una situazione di emergenza per Taiwan è una situazione di emergenza per il Giappone” ed aveva parlato di diritto all'autodifesa del Giappone, minacciando di usare la forza contro la Cina.

L'Ambasciatore Fu ha espresso forte insoddisfazione, in quanto la Premier Takaichi si è rifiutata di scusarsi e ritrattare le sue dichiarazioni dal sapore militarista e l'ha accusata di violare il diritto internazionale. Oltre a far presente che le sue dichiarazioni rappresentano una chiara provocazione nei confronti del popolo cinese e dei popoli asiatici, i quali hanno storicamente subito l'aggressione militarista e imperialista giapponese.

Egli ha altresì ricordato che la questione Taiwan riguarda unicamente e storicamente il popolo cinese e su questo la Cina non tollera alcuna interferenza straniera, facendo presente che, qualora il Giappone osasse intervenire militarmente nello Stretto di Taiwan, “La Cina eserciterà con risolutezza il suo diritto all'autodifesa ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale e difenderà con fermezza la sua sovranità e integrità territoriale”.

Luca Bagatin

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martedì 25 novembre 2025

Ancora una volta (stra)vince l'astensione. E, forse, oggi, non potrebbe essere diversamente. Articolo di Luca Bagatin

 

Ancora una volta, ma forse mai in maniera così massiccia, gli elettori, hanno disertato le urne.

Parliamo di quasi il 60% di elettori che, in Veneto, Campania e Puglia, non sono andati a votare a queste elezioni regionali.

Del resto, come si può votare, quando le regole sono truccate, ovvero le leggi elettorali in vigore, dal 1993 ad oggi, sono incostituzionali e prevedono maggioritari e sbarramenti di vario tipo, come ha spiegato anche al sottoscritto l'ex Sen. Socialista Giorgio Pizzol, in una recente intervista?

Come si può votare, quando i grandi schieramenti, quelli più pubblicizzati e sbandierati dai media, sono pressoché tutti uguali e tutti uniti nel sostenere più armi e meno stato sociale; più UE oligarchica e meno UE sovrana; più interessi personali e meno interessi per la comunità?

Stavo rileggendo un passo dell'ultimo saggio dell'amica Paola Bergamo, “Ritrovare i sentieri dell'Europa. Sulla via tracciata da Mario Bergamo”, che presenteremo l'11 dicembre prossimo, presso la Camera dei Deputati, alla presenza, fra gli altri, dei nostri comuni amici prof. Giancarlo Elia Valori, Augusto Vasselli e del Gen. Antonio Bettelli.

Paola così scrive, in un passaggio: “Il tema del rapporto tra cittadino e politica è centrale. Quest'ultima non viene più percepita come capace di occuparsi dei problemi concreti della polis per cercare di risolverli in tutto o in parte. (…) con l'avvento della Seconda Repubblica si è spazzata via un'intera classe dirigente, si è aperta la via del fenomeno bi-populista accelerato dal sistema elettorale maggioritario. Un sistema che, se tutto vorrebbe semplificare, di fatto tutto polarizza estremizzando il dibattito politico nell'ottica di una massimizzazione del consenso. In epoca proporzionale le spinte verso il consenso venivano contenute in molteplici sfumature che caratterizzavano la dialettica nello spazio politico con istanze provenienti senza mediazioni dalla base stessa. Esse venivano poi indirizzate dal sistema dei partiti, i quali, ben diversamente da oggi, non erano padronali e virtuali ma popolari e territoriali”.

Oggi, diversamente da ieri, assistiamo a personalismi estremistici, sempre più spesso provenienti da soggetti che si dicono – a sproposito - “riformisti” o di “centro” (posto che il centro, come la sinistra, nel nostro Paese e sempre più nel resto dell'UE, non esistono, nei fatti, pressoché più e ciò a partire dall'anno di disgrazia 1993). E che, al libero dibattito, vorrebbero sostituire la censura.

Oggi assistiamo a una pressoché totale mancanza di cultura politica e di conoscenza della Storia. Nazionale e internazionale. Assistiamo a slogan ripetuti ad oltranza, anche da un sistema mediatico sempre meno all'altezza e sempre meno di qualità, che preferisce anteporre la propaganda al confronto e all'approfondimento.

Che è riflessione, che è sfumatura.

E, dunque, come scrive Paola Bergamo, nipote dell'antifascista repubblicano mazziniano Mario Bergamo, era il sistema dei partiti, quelli veri, autentici, democratici, che hanno retto il Paese dal 1946 al 1993, che mediavano le istanze della comunità. Che la comunità ascoltavano. Che avevano dei valori, una Storia, una cultura e, soprattutto, che erano fatti di persone.

Di quelle che venivano chiamati “militanti”, che si riunivano nelle “sezioni di partito” e che spesso frequentavano anche apposite “scuole di partito”. Ove si imparava a vivere, prima ancora che a governare.

Oggi, diversamente, siamo nelle mani degli influencer politici di turno. Di soggetti che ieri dicevano una cosa, oggi ne dicono un'altra (spesso a seconda dei desiderata o del Presidente USA di turno o dei dirigenti UE del momento) e domani....? Chissà.

Soggetti senza radici storiche, culturali, sociali profonde. Che, della comunità, nel suo complesso, sembrano conoscere poco. Preferendo affibbiare etichette facili e fare della semplificazione la loro regola, in modo da evitare di entrare nel merito delle questioni.

Perché, se si entra nel merito, forse si rischia di perdere consenso politico.

Gli elettori, i cittadini, ad ogni modo, hanno compreso che, da tempo, il Re è Nudo. E, la stragrande maggioranza, non vota più e non segue più quelli che oggi ricoprono ruoli politici.

Ma, senza la base, senza la comunità, non si va certamente lontano.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it