
Giovedì 11 dicembre
scorso, in una gremita Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto –
Camera dei Deputati, si è tenuto il convegno di presentazione del
saggio di Paola Bergamo “Ritrovare i sentieri dell'Europa –
Sulla via tracciata da Mario Bergamo”.
Il convegno, moderato
dallo scrittore e blogger Luca Bagatin, ha visto la
partecipazione, quali relatori, oltre all'Autrice, il prof.
Giancarlo Elia Valori, il Gen. Di Corpo d'Armata Antonio
Bettelli e Augusto Vasselli.
Dopo aver portato i
saluti di rito da parte dell'On. Paolo Barelli, Presidente
Gruppo Parlamentare di Forza Italia, che non ha potuto essere
presente per motivi istituzionali e aver dato la parola all'On.
Giandiego Gatta, per
i saluti da parte della Camera dei Deputati, Luca Bagatin
ha introdotto il convegno.
Egli
ha voluto focalizzare l'attenzione sulla figura volutamente
dimenticata di Mario Bergamo, che, oltre ad essere illustre nonno
dell'Autrice del saggio, fu eroe e esule antifascista.
Già
Segretario e ricostruttore del Partito Repubblicano Italiano nel suo
esilio francese, nel 1925 – ha ricordato Bagatin - fu capostipite
della corrente denominata “Repubblica Sociale”, la quale mirava a
recuperare l'ideale autogestionario e cooperativista di Giuseppe
Mazzini.
Ovvero
mirava a unire il capitale e il lavoro nelle stesse mani, a liberare
i lavoratori dallo sfruttamento del salario, a renderli emancipati e
proprietari del proprio lavoro.
“Mario
Bergamo propugnava, dunque, un'alleanza fra repubblicani e
socialisti, come nella Prima Internazionale dei Lavoratori del 1864”
- ha sottolineato Bagatin – “che vide per la prima volta nella
Storia uniti, contro lo sfruttamento, l'imperialismo e le oligarchie
europee, mazziniani, garibaldini, socialisti, marxisti e
anarchici”. Egli sognava un'Italia e un'Europa ove la giustizia
sociale, la sovranità nazionale, l'indipendenza economica e la
laicità, trionfassero su ogni forma di dogmatismo e totalitarismo”.
“Il
saggio dell'amica Paola” - ha fatto presente il moderatore -
“che agli ideali di suo nonno e di suo padre, Giorgio Mario
Bergamo, si ispira, ci parla di un'Europa che ci sarebbe potuta
essere, ma che non c'è. Un'Europa mazziniana, libertaria,
democratica, affratellata, sociale e sovrana. Un'Europa che non ha
nulla a che spartire con l'attuale UE autoreferenziale, oligarchica,
servile e bellicista”.
Bagatin,
nel ringraziarlo per averlo scelto quale moderatore, unitamente a
Paola Bergamo, ha successivamente ceduto la parola al prof. Giancarlo
Elia Valori, già
importante manager pubblico, oltre che fine analista
geopolitico, nonché Presidente della Fondazione di Studi
Internazionali e Geopolitica, "Honorable" dell'Accademia
delle Scienze dell'Institut de France nel 2002 e Professore Onorario
all'Università di Pechino.
Il
prof. Valori ha tenuto una vera e propria lectio magistralis.
Egli,
nel sottolineare l'empatia con la quale Paola Bergamo ha scritto il
suo libro e la sua capacità di collegare e porre in evidenza i
dettagli e “collegare
cose apparentemente lontane fra loro”,
ha sottolineato come “l’Europa
di oggi e non quella che pensavano i padri fondatori”.
Ed ha proseguito
sottolineando che “L’Europa attualmente è una figura indifesa
e direi patetica – specie in relazione alle recenti proposte di
pace degli Stati Uniti d’America per l’Ucraina – perché priva
di un piano alternativo unificato. Essa annaspa per far sentire
almeno la sua voce ininfluente mentre Washington e Mosca negoziano un
accordo che potrebbe mettere da parte non solo gli interessi europei,
ma pure quel minimo di credibilità diplomatica che l’è rimasta.
La dipendenza dell’Europa dagli aiuti militari
degli Stati Uniti d’America - comprati a caro prezzo - l’ha resa
strategicamente vulnerabile e politicamente debole, mentre i leader
europei stanno spingendo nei loro tentativi di pace per un maggiore
coinvolgimento personalistico e niente di più”.
Il prof. Valori ha
dunque evocato la figura dello storico e indimenticato Presidente
francese Charles de Gaulle. Ed ha fatto presente come egli fosse
“l’esatto opposto di un euroscettico”.
Sottolineando come “De Gaulle aveva colto
istintivamente il principio di sussidiarietà, una delle cui
applicazioni era che l’Europa non poteva essere costruita contro
gli Stati nazionali”.
Ed ha proseguito facendo presente come
l’indipendenza fosse un valore cardinale per de Gaulle “importante
tanto per le nazioni europee quanto per l’Europa nel suo complesso:
non poteva esserci un’Europa indipendente se le sue componenti
nazionali non erano indipendenti”.
Il prof. Valori ha voluto dunque contrapporre la
figura di De Gaulle a quella di Jean Monnet, fra i padri fondatori
dell'UE ed ha affermato che “Al contrario l’ideale europeo di
Jean Monnet era estraneo alla civiltà europea in sé; era la sezione
continentale dell’internazionale globalista dominata allora dagli
Stati Uniti d’America, il banco di prova di uno Stato mondiale,
come egli stesso afferma nell’ultima riga delle sue Mémoires
(Parigi, 2022, p. 794): «la Comunità europea è solo un passo verso
le forme di organizzazione del mondo di domani»”.
Egli ha voluto
sottolineare altresì che “oggi l’Europa non esiste
perché ha perso la sua indipendenza dall’alleato statunitense,
fino al punto di abbracciare ormai ciecamente, sotto la bandiera di
una NATO in gran parte fuori dal suo ruolo originario, tutte le cause
in cui gli uomini che comandano a Washington, soprattutto i
“neoconservatori”, sono riusciti a trascinarla: la guerra nei
Balcani, i cambi di regime in Medio Oriente - le cosiddette illusorie
“primavere arabe”- , l’Afghanistan, la guerra in Ucraina, le
sanzioni contro la Russia o le esercitazioni militari nei Paesi
baltici”. Ed ha fatto presente
che “Oggi Bruxelles non oserebbe nemmeno inviare un
corriere per la spedizione di un pacco natalizio in quella regione
senza l’approvazione del Dipartimento di Stato. Il passo strategico
in questa involuzione fu il Trattato di Maastricht, che subordina
esplicitamente la Politica di Sicurezza Comune Europea (PESC) a
quella della NATO (articolo J 4)”.
Il prof. Giancarlo Elia
Valori ha elogiato, dunque, la visione lungimirante di Charles de
Gaulle, il quale “rifiutò un’Europa sovranazionale e sostenne
invece, come abbiamo visto, un’Europa di Stati sovrani”.
Egli ha dunque concluso il suo intervento affermando
che “L’8 dicembre scorso si leggono le parole di Elon Musk,
che a distanza di oltre mezzo secolo danno ragione a de Gaulle e non
al filo-staunitense Jean Monnet: «L’Unione Europea dovrebbe essere
abolita e la sovranità restituita ai singoli Paesi, in modo che i
governi possano rappresentare meglio i loro popoli». Va bene che
l’ha detto per i propri interessi, ma nessuno lo direbbe per uno
Stato che esistesse sul serio. Trump non affermerebbe mai: «La
Repubblica Popolare della Cina dovrebbe essere abolita». La Cina
esiste, l’Europa non è mai esistita come unità e soggetto di
diritto internazionale”.
Il
moderatore del convegno, Luca Bagatin, condividendo in pieno
il discorso del prof. Valori, ha sottolineato che anche l'Italia ha
avuto il suo De Gaulle, ma di sinistra, nel Presidente del Consiglio
Bettino Craxi e nella politica del Ministro degli Esteri Gianni De
Michelis. Figure, non a caso, volutamente prese di mira e estromesse
dalla politica, dai poteri forti internazionali, all'epoca.
Successivamente,
è intervenuto Augusto Vasselli, Presidente del Nuovo Giornale
Nazionale, un passato in Bankitalia ed esperto di economia e finanza,
oltre che autore dell'introduzione al saggio di Paola Bergamo.
Vasselli
ha ricordato come la BCE sia una banca centrale senza Stato di
riferimento. E come la nostra sia stata una Repubblica nata su “basi
consociative, che non ha saputo riprendere il cammino statuale
risorgimentale, reciso nel corso del Ventennio”.
Egli
ha esaltato la lungimiranza dell'idea di Mario Bergamo nel voler
fondere il Partito Repubblicano Italiano e il Partito Socialista
Italiano: “Partiti nella sostanza analoghi e utili al governo
del Paese” e la cui mancata unione ha purtroppo favorito da un
lato la DC e dall'altro il PCI.
Luca Bagatin ha
ripreso la parola, ricordando come ad ogni modo un abbozzo di
unificazione fra la cultura repubblicana e quella socialista vi sia
stata, in Italia, grazie a Guido Bergamo, fratello di Mario, il quale
– staccandosi dal PRI – fondò, nel 1947, il Partito Repubblicano
Sociale, che alle elezioni del 1948 confluirà nel Fronte Democratico
Popolare, nel quale, oltre a socialisti e comunisti, vide candidare
anche repubblicani sociali e ex aderenti al PRI.
Esperienza – ha
ricordato Bagatin - non troppo dissimile dalla corrente “Socialista
mazziniana” all'interno del PRI, guidata da Alfredo Bottai e Giulio
Andrea Belloni e che sarà marginalizzata, ben presto, da Ugo La
Malfa e dalla corrente liberale e anti-mazziniana del PRI.
Successivamente ha
parlato il Gen. Di Corpo d'Armata della Riserva dell'Esercito
Italiano, Antonio Bettelli, il quale ha partecipato a numerose
missioni all'estero, fra le quali Antica Babilonia in Iraq; UNIFIL in
Libano e l'operazione militare Resolute Support in Afghanistan,
guidata dalla NATO.
Il Gen. Bettelli, oltre
ad essere autore della prefazione al libro di Paola Bergamo è egli
stesso uno scrittore, avendo pubblicato il libro “Leonte”, sempre
edito da Futura Libri.
Il Gen. Bettelli ha
voluto sottolineare lo straordinario
rapporto che lega Paola Bergamo al valore della libertà, ricordando
l’aneddoto che vide Paola nascere, per volontà del padre Giorgio
Mario, a San Marino “e ciò a dispetto delle consolidate
e antiche tradizioni venete della famiglia Bergamo”.
Egli
ha affermato che “San Marino è la Repubblica più
antica, nonché più antica terra di libertà, che l’umanità
annoveri nella sua storia. Fondata nel 301 d.C. per opera di un
tagliatore di pietre di origine dalmate, Marino appunto, fuggito alle
persecuzioni dell’imperatore Diocleziano e rifugiatosi sul monte
Titano, uno dei colli dell’attuale Repubblica, la comunità di San
Marino divenne luogo di protezione per chiunque fosse fatto oggetto
di tribolazione, angheria e sopruso. Anche Garibaldi ne fu ospite”.
Il
Gen. Bettelli ha proseguito ricordando che “In punto di morte,
si narra che Marino, prima di spirare, lasciò ai suoi concittadini
una fondamentale testimonianza della vocazione libertaria della
comunità da lui fondata; lo fece con una frase divenuta poi celebre:
“relinquo vos liberos ab utroque homine”, vi lascio liberi da
entrambi gli uomini, intendendo che i due uomini fossero il papa e
l’imperatore. Sotto questa stella vocazionale di libertà, Paola
Bergamo è nata nello stesso anno e nello stesso mese della scomparsa
dell’amato nonno Mario, morte sopraggiunta a Parigi, luogo di
esilio volontario per l’eroe della Repubblica Bergamina nell’ultima
fase del suo cammino di vita”.
Egli
ha fatto presente che “Sappiamo che quella scelta di coerenza
radicale, coraggiosamente sferzante nei riguardi di una Repubblica
nata, dopo il lungo travaglio del fascismo, con i segnali già
compromissivi dei valori democratici e sociali d’ispirazione
mazziniana per i quali l’Italia sarebbe dovuta nascere libera e
appartenente a un’Europa ispirata al laicismo e alla giustizia
sociale. Così non accadde, e oggi ci tocca tristemente fare i conti
con il fallimento preannunciato dall’atto di rinuncia di Mario
Bergamo”.
Il
Gen. Bettelli ha poi voluto entrare nel merito dell'attualità, con
un'analisi puntuale e precisa: “Parlando di Europa e di difesa,
tema di straordinaria e drammatica attualità, mi sento di dire che
se da un lato è inconfutabile che non esista alcuna credibile
“Difesa Europea”, dall’altro è egualmente inconfutabile che
esiste, invece, la “Difesa dell’Europa”: una difesa messa in
campo dai punti del trattato nordatlantico, dai piani strategici e
operativi della NATO e dallo schieramento di unità e di assetti
militari degli stati europei dell’Alleanza e degli stessi Stati
Uniti, ancora oggi massicciamente presenti in Europa nonostante le
invettive dell’attuale amministrazione di Washington a danno del
continente europeo e dei suoi Paesi. Caso mai, sarebbe necessario
focalizzare l’attenzione su quale sia il reale ambito di questa
architettura difensiva: cioè chi va difeso e da che cosa.
L’aggettivo “europea” associato al temine della difesa NATO va
infatti riferito a un’Europa, meglio a un’area euro-atlantica,
che comprende gli stati europei dell’Alleanza e l’Oceano
Atlantico con le linee di comunicazione marittima che congiungono il
continente americano a quello europeo. Non si tratta di un’Europa
geografica tout-court, neppure dell’Unione Europea dei 27 stati,
neppure di un’Europa estesa all’Ucraina oggi afflitta
dall’aggressione russa. E poi qual è la reale minaccia a danno
dell’Europa nordatlantica? Se essa si disvelasse sarebbe con molto
probabilità una minaccia non in grado di ledere così gravemente
come talora si vorrebbe far credere. Ho dunque l’impressione che si
faccia, forse non del tutto inconsapevolmente da parte di taluni, un
po' di confusione. Non è, appunto, una confusione casuale e, forse,
neppure una confusione non voluta”.
E'
successivamente intervenuta l'Autrice del libro, Paola Bergamo,
imprenditrice veneta, Presidente del Centro Studi MB2 Monte
Bianco-Mario Bergamo per dare un tetto all'Europa; Animatrice
Perpetua del prestigioso circolo “La Caduta” e Presidente del
Premio “Scoiattolo d'Oro” di Cortina.
Paola
Bergamo ha esordito spiegando come “Ritrovare i sentieri
dell'Europa – Sulla via tracciata da Mario Bergamo” sia prima di
tutto un “Manifesto politico e battaglia di libertà”.
Ella
ha spiegato come proprio noi italiani dovremmo farci promotori di una
“nuova Europa, cioè di una unione perfetta, come la sognava
Mario Bergamo, fatta di giustizia sociale e laicismo integrale,
considerando le nazioni come sono le classi sociali all'interno di
uno stesso Paese”.
E ha
sottolineato come, per Mario Bergamo, libertà e giustizia sociale
dovessero andare di pari passo.
Paola Bergamo ha
affermato che è necessario costruire un'Europa Federale, ma
“questo non può essere a opera di una Holding Finanziaria
qual è la UE. Un’unione imperfetta, che ha mancato
l’appuntamento con la Storia”.
Ed
ha sottolineato che l'UE è “rimasta mercatale, un
burosauro in cui vi è un Parlamento che di fatto è una grande
lobby e comanda una Commissione di funzionari che eseguono i
diktat della grande finanza. Funzionari che si danno al miglior
offerente, attenti solo al loro profitto personale e al profitto
dei loro mandanti, non certo dei cittadini ridotti a sudditi. Una
UE inadatta a far fronte alla multipolarità in cui operano gli
Imperi in quel vortice che è un tempo scomposto, peraltro
aforisma coniato dal Gen. Bettelli, qual è la nostra
contemporaneità”.
Ricordando
il nonno, Mario Bergamo, Paola ha ricordato che “il
suo Repubblicanesimo Sociale, valido per il suo programma
nazionale, ma anche europeista era per definizione
Antimperialista, Antimilitarista, Antiplutocrazia e
Anticlericale. Ecco che tutto invece va in direzione opposta e
allora il mio auspicio è di Ritrovare quei Sentieri che lui
delineò ed io ho fatto miei, e, traslitterando Garibaldi :“O
si fa l'Europa Federale e sociale o si muore!”.
Paola
Bergamo ha spiegato come, nel suo saggio, abbia affrontato temi
come la democrazia, la guerra, la globalizzazione, la
deglobalizzazione, il capitalismo, il socialismo, il liberalismo
e l'ambientalismo. Ma sempre prendendo il “meglio di ciò
che contengono, in un rapporto di complementarietà”.
Ella
ha sottolineato come nel mondo di oggi manca la “concordia”,
mentre occorre ritrovare una “necessaria armonia”,
“concetto che dal Confucianesimo si è riversato nelle
parole spesso pronunciate dal Presidente Xi Jinping”.
Paola Bergamo ha ringraziato per
l'intervento il prof. Giancarlo Elia Valori, il quale “ha
anche detto che nei miei articoli ci sono dei dettagli di cose
che solo apparentemente sembrano lontani tra loro mentre
implicano dei collegamenti particolari” Ed
ha proseguito sottolineando che “Ci sono cose che
talvolta paiono banali come per esempio quel viaggio di Putin a
Pechino per le Olimpiadi Invernali del 2022 che si sono svolte
dal 4 al 20 febbraio 2022. Ora quel viaggio che ai più deve
essere sembrato banale, a me ha sempre colpito per la sua
importanza geopolitica e geostrategica e geoeconomica tanto più
che la Russia era esclusa dai giochi olimpici poiché condannata
per doping di stato dalla Wada e per gli atleti russi in gara, ad
ogni medaglia vinta veniva suonato non l’inno nazionale ma un
brano di Igor Stravinsky . Però molte furono le foto scattate
dell’incontro nel nome dello sport tra Putin e Xi Jinping solo
che a soli quattro giorni dalla conclusione dei giochi la Russia
inizia la sua “Operazione Speciale” in Ucraina. Insomma a me
piace leggere le cose in ciò che serbano dietro e spesso una
cosa banale diventa un segnale essenziale”.
Paola,
parlando dell'Italia, ha affermato che “Occorre che
l’Italia non usi il passato per far guerriglia politica ma per
fare i conti con la propria Storia e trasformi il 25 aprile nella
festa di una ritrovata libertà, ricucendo la frattura sociale
latente, figlia di una guerra civile mai del tutto sopita”.
Per Paola vi è la
necessità, dunque, di “un'Italia pacificata, pacifica e
unita, che sappia chiudere la sua travagliata epopea
risorgimentale” e si ponga quale “alfiere per
un'Europa unita, sulle tracce di Mario Bergamo, nel quale si
ritrovano i più genuini ideali del nostro Risorgimento”.
Paola
Bergamo ha ricordato come suo nonno Mario, peraltro, oltre a non
voler tornare in Italia, dal suo esilio antifascista, rifiutò,
assieme al fratello Guido, la “seggiola di Senatore, sua di
diritto in quanto Aventiniano”.
Una scelta sofferta,
ma fatta in quanto “la nascente Repubblica non era come lui
l'aveva sperata e per la quale aveva lottato e che definì
concetta nel dolore e che non avrebbe preso parte al vituperio.
Quale dolere e vituperio? Quello degli italiani che si erano
combattuti l'un l'altro in una cruenta guerra civile piena di
regolamenti di conti, che con la lotta per la libertà poco
c'entravano”.
Paola Bergamo ha
ricordato come suo nonno, durante il fascismo, per le sue idee,
fu brutalmente picchiato dalla vile marmaglia fascista, fu
costretto a bere l'olio di ricino, il suo studio legale fu
devastato e fu esposto, nudo, in vetrina al ristorante Diana, di
Via Indipendenza, a Bologna.
Ella ha ricordato
come fuggì dal Paese, prima a Lugano e poi a Parigi, in maniera
rocambolesca, assieme a Pietro Nenni, con l'aiuto della moglie e
di Ferruccio Parri.
E a Parigi, aiutato
dalla Massoneria francese, riprese la lotta contro la dittatura,
ricostituendo il PRI, fondando la Concentrazione Antifascista e
aderendo alla LIDU.
A Parigi, peraltro,
mise più volte a repentaglio la sua vita per salvare ebrei e
perseguitati politici.
Paola ha ricordato
come suo nonno non si sarebbe mai riconosciuto nell'UE di oggi,
che lei ha definito “una Holding economico-affaristico
finanziaria”.
Ed ha affermato che,
probabilmente, se negli Anni '20 del '900 ci fosse stata la fusione
del PRI con il PSI, sulla base della giustizia sociale e del laicismo
integrale, come auspicato da Mario Bergamo, ci saremmo risparmiati il
Ventennio fascista e tutto ciò che è venuto dopo.
Paola ha comunque
spiegato che “Il pensiero di Mario Bergamo ha avuto una
applicazione in quella che fu la Repubblica di Montebelluna,
altrimenti detta Repubblica Bergamina, fondata da mio nonno, dal mio
prozio Guido e dal mio bisnonno Luigi e durò dal 1919 al 1921.
Immaginate una
Repubblica Sociale che portò armonia e concordia tra le classi
sociali in un Veneto bianco e monarchico dove svettava, con tanto di
bandiera e inno una Repubblica poi distrutta dal fascismo. Una
Repubblica nata dal Consorzio di sette Comuni della Marca Trevigiana
con centrale Montebelluna, oggi Capitale dello Sport System, e la
creazione di 43 cooperative con 3000 iscritti alle leghe, dove
furono riscritti i patti colonici mettendo capitale e lavoro nelle
stesse mani e la comunanza di beni di prima necessità raggiungendo
la concordia che mio nonno diceva essere un accordo di gente di buona
fede” .
Paola
Bergamo ha altresì ringraziato l'amico moderatore, Luca Bagatin,
ricordando quanto egli sia estimatore della “portata
rivoluzionaria del pensiero di Mario Bergamo, tanto che lo cita
spesso nei suoi articoli”.
E Luca Bagatin ha
concluso l'evento, riprendendo due concetti espressi da Paola
Bergamo, in particolare. Ovvero il “principio di complementarietà”
e quello di “armonia”.
Egli ha affermato
pertanto che, “Per ritrovare i sentieri dell'Europa e quelli del
mondo intero, probabilmente, occorre riunire ciò che è stato
sparso. Ricomporre ciò che è stato e che qualcuno, in particolare,
vuole e vorrebbe dividere. Ricomporre le divisioni con pragmatismo, a
partire dai valori umani, tanto cari a Mario Bergamo, ma, prima di
lui, al conte Alessandro Cagliostro, a Giuseppe Mazzini e a Giuseppe
Garibaldi: Fratellanza, Uguaglianza, Libertà e Giustizia Sociale”.
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| Il Gen. Antonio Bettelli; Paola Bergamo; il prof. Giancarlo Elia Valori; Augusto Vasselli; Luca Bagatin; l'On. Giandiego Gatta |
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| Luca Bagatin, Paola Bergamo, Amelia Scrocco, Mariangela Petruzzelli |
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| Il Gen. Antonio Bettelli e Luca Bagatin |