venerdì 4 ottobre 2024

Sogno d'incanto. Poesia di Luca Bagatin

Sogno d'incanto

Poesia di Luca Bagatin

Musa nella foto: Maribel Rosales Rivas

La notte scorsa

Ho fatto un sogno.

L'aria era calda

Ma un vento leggero

Mi ha accarezzato la pelle.

Il vento trasportava

Una canzone

Melodiosa e forte.

Ho seguito quella canzone

E alla fine,

Ho visto l'amore.

Capelli lunghi

Volto profondo

E enigmatico

Abito scuro,

Come scura è la notte,

Che nel suo mistero

Avvolge il ricercatore

Dello Spirito.

Ti ho visto

Scalza

Cantare dal profondo.

Un'emozione erotica

Ha colpito il mio cuore

E la mia anima.

Mi sono avvicinato

Ho percepito

Il tuo profumo ancestrale,

E un bacio appassionato

Ci ha avvolti.

E questo è il sogno.

Di un incantesimo.

Luca Bagatín

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Sueño de encantamiento

Poesía de Luca Bagatin  

Musa de la foto: Maribel Rosales Rivas


Ayer por la noche

Tuve un sueño.

El aire estaba caliente

Pero un viento ligero

Acarició mi piel.

El viento llevó

Una canción

Melodioso y fuerte.

Seguí esa canción

Y al final,

He visto el amor.

Pelo largo

Visión profunda

Y enigmático

Traje oscuro,

Que oscura es la noche,

Que en su misterio

Envuelve al buscador

Del Espíritu

Te vi

Descalza

Cantar desde las profundidades.

Una emoción de erotismo

Golpeó mi corazón

Y mi alma

Me acerque

Yo percibí

Tu perfume ancestral,

Y un beso apasionado

Nos abrumó.

Y este es el sueño.

De un encantamiento.

Luca Bagatin

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I 75 anni della Repubblica Popolare Cinese e la necessità di pace, cooperazione e stabilità mondiale. Articolo di Luca Bagatin

In occasione del 75esimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, i co-editori dell'associazione Friends of Socialist China, Keith Bennett e Carlos Martinez, hanno curato e dato alle stampe, con la casa editrice britannica, specializzata in testi di cultura socialista e marxista Praxis Press, il saggio People's China at 75 – The Flag Stays Red”.

Il saggio, presentato a Londra lo scorso 28 settembre, raccoglie gli scritti di studiosi del socialismo cinese degli ultimi 75 anni e ha lo scopo di dare un punto di vista, senza pregiudizi, del socialismo cinese e dei progressi ottenuti dalla Cina in tutti questi decenni.

Il tutto partendo dalla sua fondazione, ovvero dal 1 ottobre 1949, in cui la Cina era una delle società più povere del pianeta.

Una realtà in cui analfabetismo e aspettativa di vita erano fra i più bassi al mondo e che, grazie alle riforme socialiste introdotte dal leader cinese Mao Tse-Tung e, successivamente, grazie ai suoi successori (ricordiamo in particolare i riformatori Zhou Enlai, Hua Guofeng e Deng Xiaoping), sia riuscita, non solo a eliminare analfabetismo e povertà assoluta, ma anche a divenire una potenza mondiale.

I capitoli del saggio, disponibile purtroppo solo in lingua inglese (e acquistabile sul sito della casa editrice a questo link in formato cartaceo: https://redletterspp.com/products/peoples-china-at-75 e a questo in formato digitale: https://redletterspp.com/collections/digital-books/products/peoples-china-at-75-the-flag-stays-red-digital), sono i seguenti:

  • Keith Bennett e Carlos Martinez: comprendere il socialismo con caratteristiche cinesi

  • Ken Hammond: Costruire il socialismo con caratteristiche cinesi

  • Jenny Clegg: La transizione della Cina al socialismo: 1949-1956

  • Andrew Murray: alzarsi in piedi, vivere a lungo, opporsi all'egemonia

  • Cheng Enfu e Chen Jian: l'importanza del raggiungimento da parte della Cina del suo secondo obiettivo del centenario entro il 2049

  • Kenny Coyle: La "fase primaria del socialismo" nel contesto storico

  • Roland Boer: la democrazia socialista della Cina

  • Mick Dunford: Prosperità comune

  • J Sykes: Mao, la Cina e lo sviluppo del marxismo-leninismo

  • Efe Can Gürcan: Costruire il socialismo, costruire la civiltà ecologica

  • Radhika Desai: Finanza paziente: la sfida principale di Pechino al Washington Consensus

  • Carlos Martinez: Come la Cina è sopravvissuta alla fine della Storia

Un saggio certamente interessante, in particolare in quest'epoca storica, in cui la Cina guida non solo l'alleanza dei BRICS, ma è anche leader della diplomazia e della ricerca della stabilità e della pace mondiale.

Si pensi non solo al piano per il cessate il fuoco, redatto dai Ministeri degli Esteri di Cina e Brasile, per quanto concerne il conflitto russo-ucraino, ma anche all'intervento del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, alla fine del settembre scorso, in cui egli ha ribadito le posizioni di pace e diplomazia anche in Medioriente, affermando : “Per quanto riguarda la Palestina, la Cina è fermamente a fianco dei Paesi arabi. Dobbiamo spingere per la rapida realizzazione di un cessate il fuoco completo e duraturo a Gaza, sostenere la piena adesione della Palestina alle Nazioni Unite e attuare la soluzione dei due Stati, nel tentativo di portare una pace duratura in Medio Oriente”.

Inoltre, ha affermato che “La pace è la cosa più preziosa nel nostro mondo odierno. Potreste chiedervi se esista una via che conduce alla pace. In effetti, la pace è la via. Senza pace, lo sviluppo non si manterrà; senza pace, la cooperazione non può avvenire. Per amore della pace, un singolo raggio di speranza è motivo sufficiente per non arrendersi; la minima possibilità merita uno sforzo centuplicato”.

Il mondo moderno di oggi, sempre più complesso e interconnesso, uscito peraltro da poco da una terribile pandemia e attraversato da violenze e fondamentalismi di ogni genere, ha assoluta necessità di pace, stabilità e cooperazione.

Luca Bagatin

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mercoledì 2 ottobre 2024

Ottobre 1993. Il criminale golpe di Eltsin, che pose definitivamente fine al socialismo in Russia. Articolo di Luca Bagatin


Nell'ottobre dell'Anno Orribile 1993, mentre in Italia imperversava quella che Bettino Craxi definì, giustamente, “falsa rivoluzione di Tangentopoli”, che – annientando sotto la mannaia politico-mediatico-giusiziaria i partiti di governo democratici, ovvero la DC, il PSI, il PSDI, il PRI e il PLI - metteva fine a 50 anni di democrazia nel Paese, nella Russia neo-eltsiniana, accadeva più o meno la stessa cosa. Anche se in modo più violento e cruento.

Erano il 3 e 4 ottobre 1993, quando i commandos russi, su ordine di Boris Eltsin, bombardarono il Parlamento, ovvero il Congresso dei Deputati del Popolo.

Fu il culmine di quel golpe bianco liberale, che attentò al cuore della democrazia russa, ovvero della Repubblica Socialista Federativa Russa (RSFR).

Quasi 2500 le vittime.

Il tutto nacque con la crisi costituzionale del 21 settembre 1993, nel momento in cui Eltsin, Presidente della RSFR, decise di sciogliere il Congresso dei Deputati del Popolo e il suo Soviet Supremo, accusando i deputati di essere “troppo comunisti”.

Un atto totalmente incostituzionale, autoritario, golpista, ma fatto passare dai media occidentali come un atto di grande democrazia, così come ogni nefandezza di Eltsin. Ovvero il piano di svendita del patrimonio statale sovietico e la sua conseguente spartizione fra oligarchi e criminali.

Il Parlamento russo si oppose a tale piano definito, vergognosamente, “riformista”.

Il Vicepresidente Aleksandr Ruckoj – che si pose a difesa del Parlamento - denunciò il programma liberale di Eltsin definendolo una forma di “genocidio economico”, anche in quanto impoverì drammaticamente e drasticamente la popolazione.

Il Parlamento – dopo la richiesta di scioglimento - si affrettò dunque a sostituire Eltsin con Ruckoj, ma il Presidente rispose, dal 3 al 4 ottobre, inviando le forze speciali e i carri armati, bombardando la sede della democrazia sovietica, con i deputati chiusi all'interno.

Durissimi gli scontri, anche di piazza, fra le forze speciali e cittadini scesi a difendere – con tanto di bandiere rosse con la falce e martello e ritratti di Lenin in mano, ma anche con bandiere zariste - la legittimità del Parlamento e ciò che rimaneva delle conquiste socialiste e sovietiche.

Conquiste sostenute pensino dai monarchici neo zaristi, che combatterono assieme ai loro ex nemici, ovvero i comunisti, per difendere ciò che rimaneva della democrazia russa.

Nonostante la resistenza popolare eroica, le forze di Eltsin accerchiarono la Casa Bianca, sede del Parlamento, che fu conquistata.

Il resto è Storia che conosciamo.

Gli oppositori al golpe liberale eltsiniano si riunirono nel Fronte Patriottico o Fronte di Salvezza Nazionale, composto da numerosi neonati partiti comunisti, fra cui i comunisti guidati da Gennady Zjuganov e dai nazionalbolscevichi dello scrittore Eduard Limonov, il quale partecipò attivamente alla difesa del Parlamento, mentre sua moglie di allora, la cantante e poetessa Natalya Medvedeva, lanciò un appello contro il golpe – pubblicato anche dalla stampa francese dell'epoca – e sottoscritto da numerosi artisti e intellettuali russi.

Nonostante ciò, l'oligarchia liberal-capitalista ebbe la meglio.

In Russia il comunismo – che dal 1917 aveva emancipato il popolo - fu, se non bandito, considerato alla stregua del fascismo. E continuarono le svendite di Stato e lo smembramento delle Repubbliche ex sovietiche, ormai preda di oligarchi, affaristi, mafiosi e neonazisti. Una svendita ancora per nulla terminata con il passaggio delle consegne da Eltsin a Putin, che ha proseguito nello smantellamento del sistema sociale e economico sovietico.

Ancora oggi, la gran parte dei cittadini russi, non ha dimenticato. E, molti dei famigliari delle vittime di allora, oltre che molti cittadini, sfilano ancora oggi con cartelli recanti le foto dei propri cari, amici, parenti e conoscenti morti negli scontri.

Nel 1993 venne pubblicato, in Italia, dall'editore Roberto Napoleone, un interessante saggio dal titolo “L'enigma Gorbaciov”, di Egor Ligaciov, di cui ho parlato qui: https://amoreeliberta.blogspot.com/2023/02/egor-ligaciov-il-riformista-leninista.html

Ligaciov, esponente riformista del PCUS e successivamente anima riformista e moderata dell'opposizione guidata dal Partito Comunista della Federazione Russa, spiegò molto bene la tensione di quegli anni e le ragioni che portarono a tale tensione, che ancora oggi si trascina ad Est, con guerre fratricide, che sembrano drammaticamente non avere fine. Vedi il conflitto russo-ucraino.

Molto interessanti questi passaggi di Ligaciov: “Il vero dramma della perestrojka consiste nel fatto che i suoi leader, invece di usare la normale arma della critica contro i cosiddetti conservatori, fecero loro la guerra e, impegnati in questo, non videro invece – o non vollero vedere – il vero, grande, principale pericolo che gradualmente aumentava: il nazionalismo e il separatismo”.

E molto interessanti le conclusioni di Ligaciov, in merito alla necessità di recuperare l'idea socialista democratica, peraltro distrutta, alla metà degli Anni '90, sia in Italia (con la distruzione del PSI di Bettino Craxi e del PSDI di Pietro Longo, leader purtroppo dimenticato e al quale ho dedicato diversi articoli), che nel resto d'Europa (dopo la scomparsa di Mitterrand e dei grandi leader socialisti europei degli Anni '70 e '80): “Sono convinto che il socialismo sia una delle vie che conducono al progresso universale. Come intendo io il socialismo? Una società in cui si dà priorità all'uomo e alla democrazia. La base economica del socialismo è la proprietà sociale dei mezzi di produzione, ma in forme differenziate: l'uomo vi diventa comproprietario, e vi convivono pianificazione e libero mercato.

La base politica di questo regime sono i Soviet a tutti i livelli e uno Stato di diritto. Sul piano morale è una società in cui nei valori socialisti trovano posto sublimandosi i valori individuali; sul piano sociale è un regime di giustizia sociale, privo di oppressioni e ingiustizie, una società in cui non esiste la disoccupazione e in cui a ciascuno viene garantito il diritto al lavoro”.

Luca Bagatin

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martedì 1 ottobre 2024

Il benessere economico e tecnologico genera una società sempre più egoista e sempre più violenta. Articolo di Luca Bagatin

Una società in cui si uccide per “vedere che cosa si prova ad uccidere”, è arrivata definitivamente al capolinea.

Una società in cui esistono minorenni violenti, baby gang, rapine, famigliari che uccidono loro stessi famigliari, stupri in continuo aumento, in una spirale di violenza e odio senza fine.

Una società in cui i genitori proteggono sempre e comunque i propri figli, li giustificano, li seguono poco. Impegnati con il lavoro o a farsi belli.

Una società in cui la scuola è una proforma, è diventata giustificazionista, promuove tutti indistintamente.

Una società in cui l'opulenza è diffusa, l'apparire conta più dell'essere, il soldo facile fa gola a tutti.

Una società in cui una patologia dell'anima, purtroppo non riconosciuta come tale, ovvero l'ego, viene sdoganata, finendo per far prevalere il dio danaro, il dio consumo, il dio edonismo al posto di ogni altra cosa.

Al posto dell'amore. Che ormai non esiste più nemmeno nelle famiglie, per non parlare nelle coppie.

Una società che è divenuta tale per il troppo benessere materiale. Per una tecnologia e un progresso materiale che hanno reso tutto più semplice, alla portata di tutti.

Quando non ottieni le cose con fatica, tutto ti sembra dovuto. E tutto finisce per annoiarti al punto che... vuoi sempre di più. Vuoi superare ogni limite, anche quello della decenza. Anche quello della vita... e della morte. Ti senti immortale e padrone persino della vita e dei corpi altrui.

Tutto ciò è aberrante, come è aberrante la società in cui viviamo. In cui il diritto (di fare qualsiasi cosa) prevale sul dovere (che è la base della convivenza civile e del senso di civiltà e andrebbe sempre anteposto al diritto).

Una società edonista, liberal-capitalista, egoista, violenta, ipocrita, giustificazionista, bambinesca, infantile e criminale, pur nell'inconsapevolezza. E ciò è ancora peggio.

Il progresso è il vero regresso. E' la vera malattia delle società opulente, industrializzate, tecnologizzate.

Se pensiamo che, invece, per vivere davvero felici, basterebbe poco.

Come avveniva e avviene ancora nelle società arcaiche, contadine e matriarcali. Ove il vivere del necessario, senza quell'opulenza che genera noia e frustrazione, promuove condivisione, fratellanza, unione e amore fra simili. Simili perché eguali, sia nei punti di partenza che di arrivo.

Non divisione, odio, ricerca del possesso, come avviene, appunto, laddove l'egoismo è sdoganato e stimolato da quel progresso materiale che genera spirali di accumulo e profitto senza fine.

Lavorare tutti il giusto. Guadagnare tutti il giusto. Senza eccessi. Avere sanità, scuola, sicurezza nazionale e internazionale e servizi pubblici efficienti e per tutti. Non altro.

Questo dovrebbe essere il fondamento di una società armoniosa, ordinata. Ove il limite - che è necessario e imprescindibile - deve essere posto proprio per garantire tale equilibrio ed armonia.

Una società senza limiti non è una società ove prevale la libertà. Ma è una società ove prevale la schiavitù del danaro, dei robot, della prevaricazione, dell'accumulo, dell'odio, della violenza, della criminalità.

Lo vediamo ogni giorno, sotto i nostri occhi.

Ma preferiamo voltarci dall'altra parte. Non riconoscere che, il nostro ego, la nostra ambizione, genera squilibrio, prima di tutto dentro noi stessi. E non vogliamo riconoscere che siamo sempre più schiavi delle macchine e degli stimoli esterni.

E' il dramma di un Occidente che preferisce le armi al dialogo. Che preferisce l'apparire all'essere. Ove i libri vengono sostituiti da internet. Ove la sanità pubblica viene distrutta in favore delle assicurazioni private e della sanità privata. Ove la scuola non forma più nessuno, ma permette a tutti di parcheggiare i propri figli. Che vengono seguiti poco e che vengono giustificati in tutto. E finiscono per delinquere.

Ove i governanti parlano per slogan e vogliono raccogliere voti di cittadini distratti dalla pubblicità commerciale o dall'ultima offerta vista sul web.

Purtroppo anche società non occidentali e non capitaliste, come la Cina, sono sempre più preda di tali rischi, che il benessere economico-tecnologico generano, inevitabilmente.

Se non si ha la capacità di osservare tale drammatico fenomeno e porvi un argine, dove andremo a finire?

Dove stiamo già andando a finire?

Luca Bagatin

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