sabato 2 agosto 2025

L'UE non ne ha azzeccata una. Articolo di Luca Bagatin

 

L'UE, in questi decenni, ma soprattutto anni, non ne ha azzeccata una.

Anziché gettare acqua sul fuoco, ha preferito sostenere e armare una autocrazia (che ha messo al bando l'opposizione di sinistra), né appartenente all'UE, né alla NATO. Seguendo peraltro i desiderata della famiglia Biden.

Del resto, le cose sarebbero forse andate diversamente se si fosse ascoltato ciò che Silvio Berlusconi, forse l'ultimo e unico vero leader della Seconda Repubblica (il cui unico vero errore fu di sdoganare missini e leghisti), diceva e scriveva già il 9 maggio 2015, in una lettera, sul Corriere della Sera, riportata anche sul suo profilo Facebook:

Caro direttore, l’assenza dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una miopia dell’Occidente che lascia amareggiato chi, come me, da presidente del Consiglio ha operato incessantemente per riportare la Russia, dopo decenni di Guerra fredda, a far parte dell’Occidente”.

E proseguiva, fra le altre cose, scrivendo: “È vero, con la Russia ci sono delle serie questioni aperte. Per esempio la crisi ucraina. Ma sono problemi che è ridicolo pensare di risolvere senza o contro Mosca. Anche perché in Ucraina coesistono due ragioni altrettanto legittime, quelle del governo di Kiev e quelle della popolazione di lingua, cultura e sentimenti russi. Si tratta di trovare un compromesso sostenibile fra queste ragioni, con Mosca e non contro Mosca”.

Egli peraltro, nel febbraio 2023, affermò: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.

Inascoltato anche e soprattutto dai suoi, che hanno fatto e continuano a fare l'opposto di ciò che egli disse e promosse.

Suoi che, come i post-comunisti (PD and Co.) e i loro alleati, non hanno minimamente una politica estera seria e chiara, come diversamente Berlusconi proponeva: multipolare, dialogante, con un Occidente che – pragmaticamente – arginasse ogni forma di estremismo.

Anche relativamente al Medio Oriente, l'UE, non ha una politica seria e coerente, quando sarebbe invece necessario lavorare, anche lì, per una mediazione, per riconoscere lo Stato della Palestina, lottare contro il terrorismo, per il rilascio degli ostaggi e arginare governi che bombardano i civili.

Non ne parliamo, poi, della questione dei dazi, ove, ancora una volta, la dirigenza UE si è inchinata ai desiderata del Presidente USA di turno.

Un Trump che, peraltro, oggi dice una cosa, poi ne fa un'altra e... chissà, ne farà e dirà altre ancora, dimostrando assai poca coerenza e molta inconsistenza nella sua leadership.

Del resto, anche i bambini sanno che i dazi sono un danno economico per tutti e, nel medio-lungo periodo, finiranno per ritorcersi contro gli stessi USA.

In tempi di globalizzazione, di e-commerce, di Intelligenza Artificiale, del resto, nessun Paese è e può essere autosufficiente. Ogni divisione ideologica è, dunque, controproducente e profondamente sciocca.

L'arroccamento su posizioni ideologiche, estremiste, vetero-conservatrici, assunte dalla dirigenza di USA e UE, appare tanto assurdo quanto profondamente controproducente.

Il già Ministro degli Esteri Gianni De Michelis (dal 1989 al 1992), che ebbi l'onore di conoscere una ventina di anni fa, riconobbe tanto la necessità di integrare la Russia nel sistema europeo, quanto riconobbe l'importanza del nuovo corso socialista riformista intrapreso dalla Repubblica Popolare Cinese, da Deng Xiaoping in poi.

Ovviamente inascoltato, se pensiamo anche che fu ingiustamente travolto, come accadde a molti politici della sua epoca e generazione, nell'ambito della falsa rivoluzione di Tangentopoli.

Da allora in poi, sappiamo com'è andata.

Il socialismo, in Italia e Europa, è pressoché scomparso. In Italia sono stati sdoganati post-fascisti e post-comunisti (che hanno ampiamente malgovernato il Paese e che ben presto sono diventati fondamentalisti atlantisti). I partiti democratici di Centro-Sinistra (l'unico, vero e inimitabile, non certo il caravanserraglio del PD and Co.), sono stati completamente distrutti e sono scomparsi (lasciamo stare i cespuglietti che oggi si richiamano ad alcuni di quei gloriosi partiti della gloriosa Prima Repubblica...).

Mentre i Paesi BRICS crescono e lavorano per un nuovo ordine multipolare, più equo e più giusto, noi siamo ancora fermi alla mentalità da Guerra Fredda.

Alle guerre economiche e agli inutili riarmi.

Quando, diversamente, sarebbe necessario un mondo più unito, con un'unica alleanza militare globale (come peraltro proposto recentemente anche dal Presidente socialista colombiano Gustavo Petro) e magari anche con un'unica moneta mondiale, come teorizzato dall'ottimo prof. Giancarlo Elia Valori (egli in particolare, in un suo interessante articolo scrisse: quando tutte le persone avranno coscienza di essere uguali, e di avere parità di condizioni economiche e benessere, potrebbe essere possibile unificare la moneta mondiale. Un’unica moneta come frutto di un’acquisizione prima di tutto umana e psicologica, e solo dopo di fattori macro- o microeconomici”).

Le sfide che abbiamo davanti sono molto serie e un mondo diviso non potrà che aggravarle e renderle sempre più impervie.

Con l'Intelligenza Artificiale, adeguatamente governata, potremmo avere un valido supporto per il comparto sanitario e della sicurezza interna e internazionale.

Ma senza una classe dirigente all'altezza, tutto ciò potrebbe essere vanificato.

Non saranno gli estremismi, i fondamentalismi, gli arroccamenti ideologici nei quali si è infilato il cosiddetto Occidente che potranno esserci d'aiuto.

L'Europa unita (se mai lo sia stata davvero), ha smesso da tempo di essere quel baluardo di equilibrio, ragionevolezza, pragmatismo, welfare. Ma si è trasformata nel suo contrario.

Diversamente, tale ruolo, è stato assunto dalla Repubblica Popolare Cinese del socialista riformista Xi Jinping, che, con moderazione e ragionevolezza, promuove una “comunità umana dal futuro condiviso”, sostenendo il Sud del Mondo, dialogando e commerciando con tutti e gettando acqua sul fuoco dei conflitto globali.

Anche il Brasile del socialista Lula, sta svolgendo un ruolo simile. Il Presidente Lula, anche recentemente, ha ribadito peraltro la necessità di diffondere democrazia, affermando al summit di Santiago del Cile, del 21 luglio scorso: “In questo momento in cui l'estremismo sta cercando di far rivivere pratiche interventiste, dobbiamo agire insieme. Difendere la democrazia non è responsabilità esclusiva dei governi; richiede la partecipazione attiva del mondo accademico, dei parlamenti, della società civile, dei media e del settore privato”.

Più democrazia, più investimenti nel welfare, nel comparto sanitario, nell'Intelligenza Artificiale (per il benessere della comunità, non per i giochini da smartphone), più cooperazione internazionale. Più meritocrazia nella selezione della classe dirigente.

Più sinergia con i Paesi BRICS e meno dipendenza e sudditanza nei confronti degli ideologici USA.

Di questo avremmo necessità.

Mi spiace, come spesso mi accade, scrivere nelle conclusioni che sono molto, molto pessimista in merito.

Perché, purtroppo, credo che si proseguirà inesorabilmente, invece, nell'ideologismo e nel fondamentalismo controproducente nel quale ci si è già infilati e tutto ciò finirà per disgregare l'Europa e non per unirla. Per impoverirla e non per migliorare le condizioni dei suoi cittadini.

Per svenderla e non per renderla parte di una comunità globale, nell'ambito della quale prosperare, assieme a tutti gli altri Paesi del mondo.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

venerdì 1 agosto 2025

Summit dei Movimenti di Liberazione in Sudafrica. Il Presidente Ramphosa: "Sostenere la visione di un ordine mondiale multipolare, multiculturale, equo, inclusivo e giusto". Articolo di Luca Bagatin

 

Dal 25 al 28 luglio scorso, in Sudafrica, a Johannesburg, si è tenuto il Summit dei Movimenti di Liberazione, ospitato dall'African National Congress (ANC), partito di governo socialista democratico e populista di sinistra.

Al Summit erano presenti rappresentanti del Movimento di Liberazione Popolare dell'Angola; dell'Organizzazione Popolare dell'Africa Sudoccidentale della Namibia (SWAPO); del Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO); dell'Unione Nazionale Africana dello Zimbabwe - Fronte patriottico (ZANU-PF); del Chama Cha Mapinduzi, ovvero del Partito Rivoluzionario della Tanzania (CCM); del Partito Comunista Cinese; del Partito Comunista di Cuba; del Fronte di Liberazione Nazionale dell'Algeria; del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale del Nicaragua; del Fronte Nazionale del Borswana; del Partito Democratico del Botswana e di Russia Unita. Sono giunti, peraltro, i saluti anche da parte del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF).

Tema del Summit: “Difendere le conquiste della liberazione, promuovere lo sviluppo socioeconomico integrato, rafforzare la solidarietà per un'Africa migliore”.

Nel suo discorso introduttivo, il Presidente del Sudafrica e leader dell'ANC, Cyril Ramphosa, ha affermato che “Insieme, i nostri movimenti sono stati forgiati nel calderone della lotta anti-apartheid e anticoloniale. Oggi, insieme, dobbiamo essere nuovamente forgiati nel fuoco di una nuova lotta. La lotta per la giustizia sociale ed economica per il nostro popolo, l'unità regionale, l'integrazione e la sovranità in un ordine globale sempre più ostile”.

Egli ha aggiunto che: “Ci riuniamo quest'anno in occasione del 64° anniversario dell'indipendenza della Tanzania, del 50° anniversario dell'Indipendenza di Angola e Mozambico, del 45° anniversario dell'indipendenza dello Zimbabwe e del 35° anniversario dell'indipendenza della Namibia. È un momento non solo di celebrazione, ma anche di riflessione critica. Dobbiamo onorare la memoria dei nostri giganti fondatori: Julius Nyerere, Eduardo Mondlane, Samora Machel, Agostinho Neto, Sam Nujoma, Robert Mugabe, Joshua Nkomo, Kenneth Kaunda, Oliver Tambo, Nelson Mandela e molti altri”.

Il Presidente Ramphosa ha infatti sottolineato che “La loro visione, il loro coraggio, la loro audacia, la loro bravura e il loro sacrificio hanno gettato le basi dell'Africa meridionale libera in cui viviamo oggi. Ricordiamo con profonda riverenza il compagno Sam Nujoma e il compagno Hage Geingob della Namibia, recentemente scomparsi, fedeli sostenitori della SWAPO e combattenti per tutta la vita per la giustizia, l'uguaglianza e la dignità. Anche noi, qui in Sudafrica, ricordiamo il recentemente scomparso David Dabede Mabuza, ex Presidente della Repubblica del Sudafrica e dell'African National Congress”.

Egli ha fatto presente come “l'Europa si è sviluppata attraverso lo stesso sottosviluppo dell'Africa” e come sia necessario “respingere la xenofobia in tutte le sue forme”.

In tal senso ha sottolineato che “La nostra libertà è stata conquistata non solo dalle instancabili lotte dei nostri popoli, ma anche dagli sforzi di persone provenienti da tutto il mondo”.

E come, sulla base di tale esperienza, “riaffermiamo il nostro sostegno ai popoli della Palestina, del Sahara Occidentale e di Cuba. Condanniamo con la massima fermezza i crimini contro l'umanità e il genocidio commessi dallo Stato di apartheid di Israele contro il popolo palestinese. Siamo particolarmente inorriditi dalla deliberata fame inflitta alla popolazione di Gaza.

Chiediamo allo Stato di Israele di consentire l'ingresso e la distribuzione di cibo e aiuti essenziali tra i palestinesi affamati. Chiediamo la fine immediata dei bombardamenti incessanti sui civili e della distruzione delle loro case, dei loro ospedali, dei loro luoghi di culto. Chiediamo al mondo di fermare l'uccisione di bambini e neonati per fame”. Sottolineando come “La nostra posizione rimane molto chiara. La liberazione è indivisibile. Non saremo veramente liberi finché tutti non saremo liberi…”.

Il Presidente Ramphosa ha proseguito affermando che “Dovremmo sostenere la visione di un ordine mondiale multipolare, multiculturale, equo, inclusivo e giusto. Dovremmo chiedere la riforma delle istituzioni di governance politica ed economica globale, la fine delle sanzioni unilaterali e la creazione di un sistema di governance globale giusto, radicato nella dignità e nell'equità. Collaborando con forze affini in tutto il mondo, dobbiamo essere gli architetti del nuovo ordine mondiale che cerchiamo”.

Il capo del Dipartimento internazionale del Partito Comunista Cinese (PCC), Liu Jianchao, è successivamente intervenuto portando i saluti dei 100 milioni di membri del PCC e del Presidente e Segretario Generale Xi Jinping.

Egli ha esaltato la lotta di liberazione economica e di rinascita delle civiltà africane, liberatesi dal giogo del colonialismo europeo, ricordando anche le lotte di Nelson Mandela. Egli ha altresì fatto presente come la stessa Cina abbia affrontato un percorso lungo e difficile verso l'emancipazione e la modernizzazione, che l'ha portata, attraverso la saggia guida del PCC, ad essere la seconda economia del mondo.

Relativamente all'Africa, Liu Jianchao ha affermato che “La Cina sosterrà l'Africa nel coltivare i motori della modernizzazione, vale a dire un'industrializzazione verde, equilibrata e sostenibile, la modernizzazione agricola e una forza lavoro qualificata per trasformare ogni risorsa, le ricche risorse e il dividendo demografico in veri e propri motori di crescita. E la Cina sosterrà l'Africa nel rivitalizzare le civiltà africane e nel trarre forza dalla sua splendida civiltà nel cammino verso la modernizzazione. Come disse una volta il compagno Nelson Mandela, la rinascita africana è ormai più di un'idea”.

E' stato inoltre letto un messaggio da parte del Partito Comunista della Federazione Russa, nel quale si afferma, fra le altre cose, che “Siamo orgogliosi che l'Unione Sovietica, guidata dal Partito Comunista, abbia dato un contributo significativo al sostegno della lotta di liberazione. Migliaia di attivisti dei vostri movimenti hanno ricevuto formazione nelle scuole e nelle università militari dell'allora Unione Sovietica. I nostri ufficiali militari hanno lavorato nei campi del movimento di liberazione in Africa. I diplomatici sovietici hanno difeso i vostri legittimi interessi alle Nazioni Unite. Abbiamo fornito questo supporto nonostante l'Occidente cercasse di etichettarvi come terroristi. Oggi, il potere politico appartiene ai governi democratici che riflettono gli interessi del popolo”.

Secondo i rappresentanti dell'African National Congress, partito che governa il Sudafrica, “L'ANC ritiene che la sopravvivenza politica, economica e culturale dell'eredità di liberazione dell'Africa meridionale richieda un'onesta introspezione, un apprendimento condiviso e un'unità concreta”.

In tal senso “Il Summit promuoverà quadri di collaborazione interpartitica, integrazione regionale, coinvolgimento dei giovani e governance delle risorse sovrane. Riaffermando valori condivisi e rafforzando alleanze, il Summit dei Movimenti di Liberazione del 2025 traccerà un percorso che protegga le conquiste del passato e costruisca al contempo un futuro africano giusto, inclusivo e autodeterminato”.

Il prossimo vertice dei Movimenti di Liberazione africana e panafricana, sarà ospitato dal Partito Rivoluzionario della Tanzania (CCM), che al momento governa in Paese, guidato da Samia Suluhu Hassan e che sarà anche la candidata alle elezioni presidenziali e parlamentari del 29 ottobre prossimo.

L'Africa sovrana e socialista, sostenuta dai BRICS, c'è e ribadisce e sostiene quella giustizia e quell'ordine internazionale equo e giusto, troppo spesso violato da chi ha fatto del colonialismo, del razzismo, del suprematismo e dell'ipocrisia, la sua bandiera.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it