Vorrei, qui di seguito, ripubblicare questo articolo, che scrissi e pubblicai diversi anni fa, contenuto anche nel mio primo saggio, "Universo Massonico" (Bastogi Editrice Italiana, con prefazione del prof. Luigi Pruneti, edito nel dicembre 2012) e che ritengo essere sempre di attualità.
L. B.
Gelli e la P2 fra cronaca e Storia. Articolo di Luca Bagatin
Di Licio Gelli e della
Loggia Propaganda 2 sono state scritte un sacco di cose.
Quasi tutte pressoché a
sproposito a cominciare dal fatto che fu una "Loggia segreta".
La P2, Loggia all'Ordine
del Grande Oriente d'Italia, fu - diversamente - una Loggia "coperta"
di diretta pertinenza del Gran Maestro dell'Obbedienza.
"Coperta" in
quanto al suo interno vi erano personalità di spicco (del panorama
culturale, politico, artistico ecc...) che - per la loro particolare
posizione professionale - preferivano non rivelare l'appartenenza
alla Massoneria e dunque figurare unicamente "all'orecchio"
del Gran Maestro, come si dice in gergo massonico.
Si pensi solo al fatto
che la Loggia Propaganda Massonica (poi, quando fu ricostituita, dopo
la messa al bando delle logge massoniche, da parte del fascismo,
prese il nome di Loggia Propaganda Massonica nr. 2), fu fondata nel
1877 e di essa vi faceva parte anche il Vate della letteratura
risorgimentale Giosue Carducci e l'ottimo ed indimenticato Sindaco di
Roma Ernesto Nathan.
Tutto ciò e molto altro
ancora è spiegato dettagliatamente e con una ricchissima
documentazione e bibliografia dallo storico Alessandro Aldo Mola -
Medaglia d'Oro per la Cultura dal 1980 - nel suo ultimo saggio "Gelli
e la P2 fra cronaca e storia" edito dalla Bastogi.
Mola, senza faziosità
alcuna, racconta di come il "presunto scandalo" P2 non fu
che il pretesto per una lotta senza quartiere contro i massoni e la
Massoneria italiana, da sempre vista con sospetto da settori
clericali, fascisti e comunisti.
Mola ripercorre così -
come già fece lo scrittore Pier Carpi nel suo "Il
Venerabile" nei primi anni '90 - la vita di Licio Gelli sin
dai tempi della Guerra di Spagna quando combattè a fianco dei
franchisti e successivamente in Italia a Capo del Fascio di Pistoia.
Sino a quando salvò da morte certa 62 prigionieri fra ebrei e
partigiani, evitando così la loro deportazione nei campi di
sterminio in Germania.
Ciò gli vantò un
attestato da parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Pistoia e
gli consentì, a guerra finita, di rifarsi una vita. Prima come
commerciante di prodotti di cancelleria e via via, negli anni '50,
nell'ambito della Permaflex ove divenne direttore dello stabilimento
di Frosinone.
E così, successivamente,
come racconta Mola, Gelli decise di farsi iniziare massone negli anni
'60 con l'obiettivo di rendere la Massoneria un organismo in grado di
risolvere le controversie internazionali e nazionali. Un po' come
durante il Risorgimento italiano o con la fondazione della Società
delle Nazioni e dell'ONU.
Nulla, insomma, di oscuro
e di occulto. Anzi.
Un capitolo molto denso
del saggio di Mola, oltre a quello dell'amicizia fra Gelli ed il
generale Peron, è infatti dedicato alla fondazione dell'OMPAM da
parte di Licio Gelli, ovvero dell'Organizzazione Mondiale Per
l'Assistenza Massonica.
Un organismo
sovranazionale, appunto, in grado di "contribuire a
soccorrere ed ad elevare le condizioni morali, spirituali e materiali
dell'Uomo e della Famiglia umana, operando secondo i principi etici
propri dell'insegnamento massonico", come dichiarato dal
promotore stesso.
Un organismo che faceva
leva proprio sulla fratellanza massonica che era l'unico principio in
grado di superare tutte le divisioni in fatto di politica, razza,
religione....
Un organismo "alla
luce del sole", che fu riconosciuto anche in sede ONU alla
stregua della Fao e dell'Unesco e che si proponeva di integrare
l'opera umanitaria laddove le giurisdizioni massoniche non
disponessero di strutture economicamente e giuridicamente idonee per
operare sia all'interno dei singoli Stati che a livello
internazionale.
Operazione ambiziosa che
purtroppo la stampa nostrana omise di far conoscere al grande
pubblico. E che si arenò con l'avvento del presunto scandalo P2, nel
1981.
L'OMPAM fu tuttavia
un'operazione autonoma di Gelli e per nulla legata al Grande Oriente
d'Italia, anche se egli stesso propose all'allora Gran Maestro del
GOI, Lino Salvini, di nominare il suo predecessore - Giordano
Gamberini - alla carica di Ambasciatore del GOI presso l'OMPAM.
Licio Gelli, sia detto
per inciso, allora non era ancora Venerabile della Loggia P2, anche
se la P2 era attiva e nota ai Gran Maestri sopra citati ed ai loro
predecessori senza scandalo alcuno come spiegato all'inizio di questo
articolo.
Gelli fu solamente un
personaggio particolarmente attivo sia all'interno che all'esterno
della Massoneria. Il che lo porterà ad occuparsi di cose estranee
alla stessa Istituzione come ad esempio di politica (si noti bene
che le Costituzioni di Anderson del 1723, vietano espressamente ai
massoni di occuparsi di politica e religione in Loggia).
Ma ad ogni modo anche qui
nessuno scandalo "profano", come rilevato dall'ottimo
Alessandro Mola nel capitolo dal titolo "Gelli per la Seconda
Repubblica".
Alla metà degli anni '70
- vista l'estrema fragilità e litigiosità della coalizione di
Pentapartito e l'incalzante terrorismo rosso e nero - l'Italia si
trovò ad un bivio: o una dittatura clericale di estrema destra,
oppure un ancor meno auspicabile regime di estrema sinistra.
Licio Gelli stilò così
il famigerato "Schema R" (Rinascita), all'indomani
dell'avanzata del Pci alle elezioni amministrative del 1975.
Lo "Schema R",
come documentato dal saggio di Mola, non fu altro che un piano
riformatore, che elaborava la strategia politica per arginare la
dilagante avanzata dei comunisti in Italia e dell'eversione di
destra, per mezzo di un rafforzamento della coalizione di
Pentapartito (Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli) a partire dalla Democrazia
Cristiana, a patto che essa si depurasse da correnti ed alchimie che
la rendevano inefficiente ed inefficace.
L'obiettivo finale di
Gelli non era altro che un ritorno ai "fasti ed al prestigio
della Segreteria De Gasperi".
Un rafforzamento, dunque,
della democrazia centrista e moderata. Altro che autoritarismo
filo-fascista tanto sbandierato dalla grande stampa dell'epoca !
Gelli delineò nel suo
"Schema", anche un elenco molto preciso di riforme che -
peraltro - erano condivise dalla gran parte degli italiani di allora
e di oggi e che proprio oggi - trent'anni dopo - sono di
scottantissima attualità e dibattito.
Dalla riforma
presidenziale all'abrogazione dell'immunità parlamentare; dalla
riduzione ad una Camera dei Deputati sino all'abolizione dei
ministeri e degli enti inutili quali le Province; dall'introduzione
di pene severissime per i reati di corruzione perpetrati da politici,
funzionari e pubblici ufficiali sino alla privatizzazione del
carrozzone Rai-Tv. Riforme allora necessarie come lo sono oggi.
Al punto che lo stesso
Gelli precisò subito che tutto ciò "non preludeva ad un
colpo di Stato", bensì intendeva "scongiurare
l'irreparabile jattura di una guerra civile e allontanare dall'Italia
il pericolo di un governo dittatoriale di ispirazione comunista o
fascista".
Chi accusò Gelli di
cospirazione politica sulla base dello "Schema R" o fu in
mala fede oppure quello "Schema" non lo lesse punto. Come i
fatti - documentati dal Mola - si sono incaricati di dimostrare.
Che poi, forse, il Gran
Maestro di allora - Lino Salvini – avesse concesso troppo "potere
massonico" a Licio Gelli, siamo d'accordo.
Licio Gelli fu elevato al
grado di Maestro Venerabile della P2 il 9 maggio 1975 e ciò fu un
po' un'anomalia visto che la P2 era storicamente di pertinenza del
Gran Maestro in carica.
Come un'anomalia
massonica fu che Gelli iniziasse gli aspiranti Fratelli "in
punta della spada", ovvero senza alcun rituale massonico, come
ricordò anche il prof. Claudio Bonvecchio in un convegno sulla
Massoneria tenutosi a Pordenone. Ma, come il Bonvecchio ed il Mola
ricordano: la P2 divenne il capro espiatorio del malaffare di gran
parte delle forze politiche di allora, le quali montarono ad arte la
famosa "teoria cospirazionista ai danni dello Stato",
istituendo addirittura una costosissima ed inutile Commissione
Parlamentare d'Inchiesta presieduta da Tina Anselmi e che si concluse
con nulla di fatto. Mettendo a nudo unicamente l'ignoranza di gran
parte dei politici e dei magistrati di allora in fatto di Massoneria
ed Esoterismo.
La P2, dunque, non era
affatto una organizzazione segreta, bensì una "Loggia coperta"
come ve ne sono moltissime anche all'estero e per i motivi già sopra
spiegati.
Il saggio di Alessandro
Mola lo chiarisce, citando anche le sentenze della Corte d'Assise di
Roma che fra il '94 ed il '96, assolsero sia la P2 dalle accuse di
"complotto ai danni dello Stato" che lo stesso Gelli per le
innumerevoli accuse attribuitegli.
Il tutto documenti alla
mano, come peraltro fece anche lo scrittore e regista Pier Carpi con
il suo "Il caso Gelli" (1982) ed il romanzo "Il
Venerabile" (1993). Scritti che gli costarono l'esilio da parte
del panorama culturale dell'epoca....sic!
Rimane solo una domanda
di fondo, che emerge dalla conclusione stessa del saggio di Mola:
perché i mass-media tacquero in merito a queste sentenze al punto
che ancora oggi Gelli e la P2 sono bollati con marchio d'infamia?
Quella di "Gelli
e la P2 fra cronaca e storia" è senza dubbio una lettura
appassionante, dunque, che permette al lettore di addentrarsi in una
vicenda mai del tutto trattata per com'è stata nei fatti, con
un'analisi dell'Italia degli ultimi trent'anni.
Un'Italia ancora incapace
di scrollarsi di dosso il suo pesante passato.
Luca Bagatin
www.amoreeliberta.blogspot.it