Che cos'è il sentimento repubblicano
del Dovere ?
Che cosa può insegnarci ancora oggi,
nel 2015, Guseppe Mazzini ?
Giuseppe Mazzini questo sconosciuto o,
meglio, conosciuto solo superficialmente come uno dei propugnatori e
fautori dell'Unità d'Italia, che, ad ogni modo, fu anche filosofo,
grande pensatore illuminato, teosofo, democratico in un periodo
storico nel quale la democrazia era pressoché assente.
Mazzini che, rivolgendosi agli operai
italiani, insegnava che i Doveri, prima ancora della pretesa dei
diritti, erano la chiave di volta per una società di liberi, eguali,
per una civiltà ove a prevalere fosse il sentimento spirituale
dell'amore fraterno, del libero scambio umano e non del mero e freddo
scambio economico, con tutto ciò che ne consegue in termini di
egoismo ed accumulazione della ricchezza.
Mazzini, colui il quale criticò
pesantemente tanto il marxismo quanto il liberalismo, proponendo una
terza strada, contrassegnata dall'associazionismo e dalla
cooperazione.
Di tutto questo e di molto altro, si è
parlato sabato 20 e domenica 21 giugno scorsi, presso la Sala Margana
di Piazza Margana a Roma, grazie ad un interessante convegno
organizzato dall'Associazione Mazziniana Italiana, presieduta dal
dott. Mario Di Napoli ed alla presenza del prof. Sebastiano
Maffettone, filosofo di formazione liberale.
Il Presidente Di Napoli ha esordito
sottolineando il contesto nel quale ci troviamo a vivere e ad
operare. Un contesto dalle molteplici crisi (economiche, sociali,
etiche...).
Il prof. Maffettone ha focalizzato
invece l'attenzione su ciò che egli ritiene essere la radice della
crisi, ovvero la crisi dell'etica pubblica, della presenza di persone
che sono ormai complessivamente sfiduciate, di persone che hanno
perduto il senso del rapporto fra merito e impegno e quindi che hanno
smesso di credere nella possibilità di investire sul cosiddetto
“capitale umano”. E ciò ha dunque portato la nostra società a
ricercare facili “scorciatoie” e quindi ad un sistema di
corruzione diffusa.
“Contro la corruzione servono
degli ideali”, questa la ricetta del prof. Maffettone, per
quanto egli prosegua affermando che “è difficile costruirsi
degli ideali in un mondo già corrotto”, ma, ad ogni modo, egli
ritiene che è proprio in presenza di molteplici crisi – la fine
della Seconda Guerra Mondiale ed il successivo boom economico
insegnano - che l'individuo propende verso il miglioramento di sé.
In questo senso Mario Di Napoli ha
parlato di “mazzinianesimo come ideologia della crisi” in
quanto formatosi in un periodo di forti sconvolgimenti
storico-politici e dunque nella necessità di un ritorno ai Doveri
dell'Uomo mazziniani, in quanto ciascuno ha il dovere di conquistare
- con le proprie forze - la propria libertà attraverso, dunque, una
vera e propria filosofia dell'azione.
Milena Mosci ha aperto poi la
discussione facendo presente che il progresso dell'individuo è un
processo molto lento ed in termini di etica pubblica, di etica del
dovere, occorre non già fare bene qualche cosa semplicemente per
averne un riconoscimento e/o comunque un tornaconto personale, ma in
quanto utile proprio allo stare bene con sé stessi e con la propria
intima coscienza.
Alla discussione ho voluto partecipare
anch'io, come militante mazziniano e garibaldino da sempre, facendo
presente che quella che viviamo sembra essere piuttosto una crisi
umana, di valori umani che sono sempre più assenti. Una crisi di
sentimenti, sui quali proprio Mazzini – peraltro teosofo e
spiritualista come Garibaldi - faceva leva, contrapponendoli al
piacere effimero ed alle facili conquiste. In questo senso ho parlato
del pensatoio che ho fondato due anni fa, “Amore e Libertà”, di
cui uscirà a breve un saggio, che ha per simbolo Anita Garibaldi,
una donna, una rivoluzionaria brasiliana morta in Italia a soli
ventotto anni per amore della libertà e dei popoli oppressi. Un
pensatoio, “Amore e Libertà”, che ha fra i suoi ispiratori,
oltre ai Garibaldi ed a molti altri, anche e proprio Giuseppe
Mazzini. Ho proseguito facendo poi presente che, molto probabilmente,
oggi, Mazzini e Garibaldi non si riconoscerebbero in questa Unione
Europea e la combatterebbero, liberandola dalla tirannia del danaro e
dall'egoismo dei governi, dei banchieri, della BCE, delle
multinazionali e del Fondo Monetario Internazionale, attraverso un
recupero di quei principi cardine della Prima Internazionale dei
Lavoratori del 1864 che loro contribuirono a fondare, fondati sulla
cooperazione, sulla fratellanza e sull'autogestione della cosa
pubblica e delle imprese. Superando, di fatto, la concezione marxista
e liberale che tendono purtroppo a mercificare e ad economicizzare
ogni processo: umano, civile, storico, politico.
Luca Bagatin e Mario Di Napoli |
Il convegno è poi proseguito con gli
interventi di Giovanni Vetritto della rivista Critica Liberale, il
quale ha tentato di trovare una chiave di confronto e di sintesi fra
il pensiero liberale classico e quello repubblicano mazziniano; di
Pietro Finelli, esponente di spicco dell'Associazione Mazziniana
Italiana e di molti altri iscritti e simpatizzanti fra i quali quello
di Federico Picca Orlandi, esponente dello scautismo laico - non
fattosi fagocitare da quello cattolico - il quale ha posto la
necessità di una sinergia fra associazioni scout laiche o comunque
fra associazioni che si occupano di valori umani, e l'Associazione
Mazziniana Italiana, proprio allo scopo di diffondere cultura,
educazione e formazione che vada poi ad incidere nell'etica pubblica.
Luca Bagatin
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