L'11 novembre i cittadini romani sono
stati chiamati a votare un referendum consultuvo sul trasporto
pubblico urbano. I sostenitori del Sì, in sostanza, vorrebbero che
il servizio di trasporto pubblico fosse svolto - attraverso una gara
d'appalto - da soggetti privati; mentre i sostenitori del No
vorrebbero mantenere la cose come stanno oggi, ovvero mantenere il
servizio di trasporto nelle mani della società pubblica Atac.
La società pubblica Atac, si noti, fu
fondata dal Sindaco mazziniano Ernesto Nathan - il miglior Sindaco
che la Città Eterna abbia avuto sino ad oggi - allo scopo di
garantire il servizio di trasporto a tutti, a prezzi calmierati.
E' chiaro che, il privato, vuole fare
profitto e non è certo sinonimo di efficienza. Prova peraltro ne è
la volontà della Gran Bretagna di fare marcia indietro relativamente
alle varie concessioni e privatizzazioni del comparto pubblico, le
quali hanno portato ad aumenti delle tariffe, riduzione della
produttività e dell'occupazione. Al punto che la Gran Bretagna ha
ri-nazionalizzato - almeno temrporaneamente - parte del servizio
ferroviario.
La malagestione di Atac è tutta
politica, ovvero relativa al malgoverno delle giunte di
destra-sinistra succedutesi negli anni, le quali dovrebbero essere
richiamate a risponderne, e non ha nulla a che vedere con
l'inefficienza nel pubblico.
Già quattro anni fa, a gennaio del
2015, scrissi un articolo - pubblicato anche dal quotidiano nazionale
L'Opinione
(http://amoreeliberta.blogspot.com/2015/01/assenteismo-e-disservizi-autogestiamo-i.html
- http://www.opinione.it/politica/2015/01/11/bagatin_politica-11-01)
- parlando della questione servizi pubblici nella Capitale,
proponendo una strada ancora mai attuata, ma che potrebbe essere
estesa a tutta Italia e, ancor meglio, a tutta Europa, ovvero
l'autogestione dei servizi pubblici da parte dei cittadini.
In particolare scrissi: "(...)
Occorrerebbe abolire il perverso sistema delle gare d'appalto,
foriero nel nostro Paese di corruttela, ovvero occorrerebbe far
gestire i servizi pubblici direttamente ai cittadini stessi,
attraverso apposite assemblee alle quali i residenti dei rispettivi
Municipi potrebbero partecipare. In questo modo, ovvero rendendo i
vari enti (Ama, Atac, Acea...) completamente autogestiti dai
cittadini medesimi, il personale preposto – composto a sua volta di
cittadini con pari diritti e doveri – diverrebbe a quel punto
responsabile diretto nei confronti del servizio offerto. Se un
dipendente è sgarbato o inefficiente, insomma, ne dovrebbe
direttamente rispondere al cittadino a cui ha offerto il servizio
inadeguato, pena una decurtazione dello stipendio o un possibile
rischio di licenziamento.
In questo modo, finalmente, i vari
enti pubblici – a Roma, ma volendo questa cosa potrebbe essere
estesa a tutte le città italiane – non sarebbero più soggetti al
controllo politico, ovvero non rientrerebbero più nella cosiddetta
“macchina del consenso” che, spesso, ha favorito l'assunzione dei
cosiddetti “amici degli amici”.
Le assunzioni potrebbero anzi
avvenire semplicemente in modo trasparente, diretto, controllabile da
parte di ogni cittadino residente, anche online volendo. Ed i servizi
erogati, essendo controllati/autogestiti dai cittadini medesimi,
difficilmente potrebbero risultare scadenti proprio in quanto a
scapito del singolo e dunque della collettività nel suo complesso.
Una proposta semplice, radicale,
solo apparentemente utopistica in quanto siamo troppo abituati a
delegare agli altri, anziché assumerci le nostre responsabilità.
La medesima cosa vale peraltro per i
sistemi elettorali: noi deleghiamo sempre ad altri, ai politici, ai
governanti, con un voto che, di fatto, va spesso a favorire/eleggere
il più ricco, il più paraculo, il politico che sa vendersi (o
svendersi) meglio. Ma che, alla fine, si fa gli affari suoi e che
spesso non ha mai lavorato in vita sua !
Diversamente, con un sistema
ricalcato sull'Agorà dell'Antica Grecia, ovvero fatto di assemblee
popolari, di quartiere, senza un governo centrale e centralizzato, il
cittadino-contribuente sarebbe costretto ad assumersi le sue
responsabilità: civiche, civili, politiche, ideali, pecuniarie e
così via.
Esempio di autogestione da parte dei
cittadini - anche delle imprese private peraltro, oltre che di
diversi servizi pubblici - esistono peraltro da diversi anni in
America Latina (in Venezuela e Uruguay in primis). Paesi con una
cultura peraltro non così dissimile dalla nostra ed ove sino ad
alcuni decenni fa la corruzione politica la faceva da padrone.
Oltretutto è da Porto Alegre in
Brasile che si è avuta, nel 1989, la prima esperienza di bilancio
parcetipativo, ovvero la parcecipazione attiva dei cittadini
nell'elaborazione della politica municipale".
Un sistema di
autogestione in grado di superare sia le inefficienze della politica
che la volontà di profitto del privato. Un sistema che potrebbe
essere esteso ad ogni settore a livello europeo: dalle costruzioni
pubbliche, passando per il settore dell'energia e della telefonia. Un
sistema socialista partecipativo e dunque pienamente democratico ed
al servizio del cittadino, il quale avrebbe tutto l'interesse di
mantenerlo sotto controllo ed efficiente. Con tariffe calmierate,
basse e fisse, ovvero alla portata di tutti ed il cui scopo sarebbe
unicamente il servizio della comunità per la comunità medesima.
Luca Bagatin
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