Il 30 luglio scorso, in
Venezuela, si erano tenute le elezioni per la democratica Assemblea
Costituente, la quale aveva lo scopo di iniziare un dialogo
costruttivo e pacifico con l'opposizione - che per mesi aveva
organizzato vere e proprie guerriglie di piazza - e
costituzionalizzare alcuni diritti sociali. Il 15 ottobre scorso,
alle elezioni regionali (ovvero la ventitreesima elezione democratica
in diciotto anni in Venezuela), poi, il partito di governo, ovvero il
Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), aveva conquistato la
maggioranza di 18 governatori su 23, assicurandosi complessivamente
il 54% dei consensi, in elezioni che hanno visto aumentare
l'affluenza, passata dal 53,9% del 2012 al 61,4% degli aventi
diritto. Tutto ciò, ad ogni modo, pressoché nel quasi totale
silenzio della gran parte dei media europei.
Successi, ad ogni modo,
per il governo socialista bolivariano e chavista, il quale, anche
grazie agli accordi commericiali con Russia e Cina, si sta
apprestando a restituire il debito contratto con l'estero.
Successi che,
evidentemente, non sono piaciuti nè agli Stati Uniti d'America, i
quali ambiscono al petrolio venezuelano, nè all'Unione Europea, che
ha imposto in questi giorni assurde sanzioni contro il Paese
latinoamericano.
L'Ambasciata del
Venezuela in Italia ha rilasciato, alcuni giorni fa, un comunicato
ufficiale che condanna fermamente la decisione dell'Unione Europea,
la quale sembra tornata ai tempi in cui l'America Latina era una
colonia delle potenze europee.
Nel comunicato si legge,
fra l'altro: "La Repubblica Bolivariana del Venezuela
condanna fermamente la decisione del Consiglio dell'Unione Europea
che intende imporre sanzioni illegali, assurde e inefficaci contro il
popolo del Venezuela. Violando palesemente il Diritto Internazionale
e i sacri principi del rispetto della sovranità,
dell'autodeterminazione e della non ingerenza negli affari interni
degli Stati, stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite, le
istituzioni europee dimostrano la loro deplorevole e vergognosa
subordinazione ai dettami del governo degli Stati Uniti. Assecondando
la condotta aggressiva di Washington, il Consiglio dell’Unione
Europea giustifica le sue azioni con argomenti ricalcati dalle
sanzioni che l'amministrazione Trump ha recentemente imposto contro
il Venezuela e il suo popolo. (...) Bisogna evidenziare che queste
presunte sanzioni non solo aggrediscono il popolo venezuelano, ma
anche il quasi milione di europei che hanno scelto il nostro Paese
come la loro casa e che hanno direttamente subito le conseguenze
della violenza politica ed economica generata dall'opposizione negli
ultimi mesi. L'Unione Europea stabilisce anche un pericoloso
precedente nei rapporti con l'America Latina, arrogandosi l'autorità
di punire un paese sovrano, soltanto perché il suo modello di
democrazia popolare non è in linea con i modelli elitari e
corporativi dei regimi europei".
Nel comunicato è
peraltro ribadita la volontà del Venezuela socialista e bolivariano
di proseguire nel cammino della pace, della concordia e della
giustizia sociale, affermando: "I popoli del mondo e della
comunità internazionale devono sapere che la priorità del Venezuela
non sono le armi o le attrezzature militari, e questa inefficace
operazione mediatica e politica non influenza in alcun modo la nostra
sicurezza interna. L'obiettivo del governo Bolivarano è quello di
preservare la pace nazionale attraverso il dialogo e il perseguimento
dello sviluppo attraverso la giustizia sociale, superando i problemi
attuali".
Viene infine e
giustamente rammentato il suo essere Stato indipendente e sovrano,
fedele alla sua eredità libertaria. Si legge nel comunicato,
infatti: "La Repubblica Bolivariana del Venezuela ribadisce
il suo irrevocabile stato indipendente e sovrano e denuncia questi
atti ostili davanti alla Comunità Internazionale. Nessuna decisione
proveniente da élite e burocrazie europee riuscirà a intaccare la
decisione sovrana del nostro popolo di essere libera. Il Governo
della Repubblica Bolivariana del Venezuela esige all'Unione Europea
di cessare con le sue azioni ostili e prendere le distanze dal
bellicismo e dal programma interventista del governo degli Stati
Uniti che ha fatto tanto male al nostro paese e nel mondo. Ribadiamo
che, fedele alla sua eredità libertaria e sostenitore
dell'indipendenza, il popolo venezuelano si manterrà forte contro
qualsiasi attacco o minaccia. Il governo Bolivariano del Venezuela
mantiene il suo potere decisionale in diversi ambiti per assicurare
la difesa della pace e della sovranità nazionale".
Il Venezuela, in
sostanza, non deve diventare una nuova Libia e una nuova Siria, cosa
che con le sue sanzioni l'Unione Europea rischia di fare.
Una Unione Europea,
peraltro, sempre più autoreferenziale, oligarchica, lontana dalle
necessità dei cittadini e dalla giustizia sociale, la cui linea è
dettata principalmente dall'estrema destra dei popolari e da
cosiddetti "socialisti" ormai approdati da tempo al
capitalismo assoluto.
Una Europa distante anni
luce da quella che noi garibaldini e mazziniani abbiamo sempre
sognato: fraterna, solidale, sociale, libertaria, democratica,
civile.
Il Venezuela laico,
socialista cristiano e libertario va dunque rispettato e difeso e
così tutta l'America Latina del Socialismo del XXI secolo.
Non a caso, proprio in
questi giorni, l'ex Presidente dell'Uruguay Josè "Pepe"
Mujica, meglio conosciuto come il Presidente più povero del mondo
per aver destinato il 90% del suo stipendio in beneficenza, ha
invitato tutte le organizzazioni sociali a partecipare a Montevideo,
alla Conferenza Continentale per la Democrazia e contro il
Neoliberismo" nelle giornate dal 16 al 18 novembre. L'obiettivo
è quello di mettere in comunicazione fra loro i vari movimenti che
si contrappongono al capitalismo ed all'oligarchia in America Latina.
Nel 1969 John Lennon e
Yoko Ono cantavano "Give Peace a Chance" contro la guerra
nel Vietnam scatenata sempre dall'imperialismo statunitense. Oggi,
ancora una volta, occorre dare una chance alla pace e all'amore nel e
per il continente Latinoamericano e per tutti i popoli liberi e
sovrani, ovunque si trovino, nel nome del socialismo libertario, nel
nome di Bolivar e di Garibaldi.
Luca Bagatin
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