"Chi critica il capitalismo
approvando l'immigrazione, di cui la classe operaia è la prima
vittima, farebbe meglio a tacere. Chi critica l'immigrazione restando
muto sul capitalismo, dovrebbe fare altrettanto". Questa una
delle frasi più emblematiche del filosofo francese Alain De Benoist,
mai attuale come oggi.
Già due anni fa esatti scrissi un
articolo proprio su questo argomento di scottantissima attualita e
che si ripropone ad ogni nuovo sbarco
(http://amoreeliberta.blogspot.com/2016/06/immigrazionismo-ovvero-logica_14.html).
L'immigrazione è conseguenza del
capitalismo e del neocolonialismo e, sino a che non si romperà tale
circolo vizioso, misure come le chiusure dei porti o simili saranno -
per quanto temporaneamente utili a fare la voce grossa in una Europa
ipocrita e ondivaga sul fenomeno - inefficaci e spesso viste come
mera propaganda ideologica.
Lo stesso socialista statunitense, già
candidato del Partito Democratico USA alle scorse primarie, Bernie
Sanders, così come negli Anni '70 fece il Segretario del Partito
Comunista Francese Georges Marchais, si è espresso in questi giorni
contro il fenomeno migratorio, affermando come molto più utile
sarebbe un aumento dei salari e la necessità di creare posti di
lavoro per le persone attualmente disoccupate, evitando lotte fra
poveri e concorrenza al ribasso fra gli stessi, come invece avviene
oggi (si veda in proposito il seguente articolo:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-migrazioni_e_diritti_tra_gli_opposti_estremismi_emerge_il_buon_senso_del_socialista_bernie_sanders/21163_24326/).
Nel corso della Storia molti politici,
militanti e paladini della causa panafricana si sono battuti per
l'emancipazione dell'Africa e per l'uscita dal neocolonialismo, non
ultimo Kemi Seba, il quale sta pubblicando proprio in questi giorni
il suo saggio "L'Afrique libre ou la mort"
(https://beninwebtv.com/2018/06/lafrique-libre-ou-la-mort-le-livre-de-kemi-seba-preface-par-6-figures-internationales-2/).
Attivisti panafricani che desiderano
semplicemente che l'Africa torni ad essere libera e sovrana e non più
preda delle multinazionali e dello sfruttamento economico di natura
monetaria (si veda il seguente articolo in merito:
http://megachip.globalist.it/kill-pil/articolo/2017/09/01/due-cose-sul-franco-cfa-e-sull-euro-e-l-africa-2010755.html).
Fra tali militanti ricordiamo il
Presidente del Burkina Faso Thomas Sankara, il quale affermava, fra
le altre cose che: "Dobbiamo decolonizzare la nostra
mentalità e raggiungere la felicità nei limiti del sacrificio che
siamo disposti a fare. Dobbiamo ricondizionare la nostra gente ad
accettarsi per come è e a non vergognarsi della sua situazione
reale" ed ancora:
"L'imperialismo è un sistema di sfruttamento che si
verifica non solo nella forma brutale di chi viene a conquistare il
territorio con le armi. L'imperialismo avviene spesso in modi più
sottili. Un prestito, l'aiuto alimentare, il ricatto. Stiamo
combattendo questo sistema che permette a un pugno di uomini di
governare l'intera specie".
A proposito delle
lotte di emancipazione sociale e nazionale africana e asiatica,
sabato 30 giugno prossimo, a Clarens, in Svizzera, vicino a Losanna,
in Rue des Artisans 10, si terrà - a partire dalle ore 18.00 - una
interessante conferenza organizzata dalle riviste "Rébellion"
e "éléments" dal titolo "Rivoluzioni d'Africa e
Asia" ("Révolutions d'Afrique et d'Asie), condotta dal
militante panafricano di origine congolese Dany Colin e
dall'intellettuale svizzero David L'Epée
(http://rebellion-sre.fr/conference-de-david-lepee-et-dany-colin-en-suisse-revolutions-dafrique-et-dasie).
Dany
Colin, autore del saggio-brochure "L'Europe
et l'Afrique: meme combat contre le mondialisme!" ovvero
"L'Europa e l'Africa: stessa lotta contro il mondialismo!",
fu da me intervistato
nell'ottobre scorso a proposito proprio delle lotte d'emancipazione
africane e della necessità di fermare l'immigrazione proprio
attraverso il sostegno a tale emancipazione (l'intervista al seguente
link:
http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/10/europa-e-africa-unite-nella-lotta-conto.html).
David
L'Epée, grande conoscitore dell'Asia e dell'Oriente, avendovi
vissuto e soggiornato a lungo, è anche esperto di socialismi
asiatici e pubblicò un anno fa il saggio-brochure "Socialismes
asiatiques. L'Orient est-il toujours rouge ?", ovvero
"Socialismi asiatici. L'Oriente è sempre rosso ?", che
recensii al seguente link:
http://amoreeliberta.blogspot.com/2017/06/socialismi-asiatici-loriente-puo-dirsi.html.
Una
conferenza interessante in una Europa che, divisa fra buonisti e
cattivisti, ed avendo da tempo perduto la sua sovranità non solo
economica, ma anche intellettuale ed avendo da tempo dimenticato il
socialismo, finisce per non andare al cuore del problema.
Luca
Bagatin
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