Camille Mordelynch è una giovane laureata in filosofia alla Sorbona e docente di cultura religiosa a Parigi.
Ha pubblicato, recentemente, per le Editions des Livres Noirs, legate alla rivista socialista rivoluzionaria francese “Rébellion” (http://rebellion-sre.fr), un libretto dal titolo “La Christ contre l'Avoir” (“Il Cristo contro l'Avere”) (http://rebellion-sre.fr/boutique/le-christ-contre-lavoir), nel quale dimostra l'influenza dell'eredità cristiana delle origini, sui valori del socialismo e del comunismo.
Ho avuto l'amichevole possibilitò di intervistarla, per approfondire meglio il suo punto di vista e i suoi studi in merito.
Prima di tutto, mi farebbe piacere che ci raccontassi come è nata l'idea di scrivere questo libro...
Avendo incontrato la fede cristiana, dopo essere stata influenzata dal marxismo, questi due aspetti non mi sono mai sembrati antagonisti, al contrario. Come comunista, sono stata subito colpita dal messaggio sociale di Cristo e, come cristiana, l'applicazione di questo messaggio, in realtà, mi è sembrato eminentemente vicino al progetto comunista.
Ho quindi scelto di
scrivere questo libro per offrire un punto di vista diverso, andando
contro l'opposizione quasi dogmatica, emersa tra cristianesimo e
comunismo. Dimostrando che entrambi sono un ideale comune di
comunità. Tale tentativo di conciliazione, mi è parso tanto più
ricco, in quanto ha permesso di ridare visibilità a un cristianesimo
poco conosciuto, quello delle origini, che, per molti aspetti, si
discosta dalla religione cristiana, così come viene presentata e
praticata oggi.
Puoi dirci, più nel dettaglio, di
cosa parla il tuo libro ?
Parla essenzialmente
delle prime comunità cristiane. I primi cristiani vivevano in una
comunità solida, condividendo cibo e pasti, in modo da uniformarsi e
uniformare le loro condizioni di vita. Molto presto, quindi, la
preoccupazione per l'unità tra i credenti divenne il fulcro della
struttura della comunità. Ma da dove proveniva questa preoccupazione
? Quali potrebbero essere state le influenze di una simile
organizzazione collettivista ? Il mio libro cerca di rispondere a
queste domande, tracciando la genealogia dell'ideale comune del
cristianesimo primitivo, risalendo alle sue radici filosofiche
nell'antica Grecia e, successivamente, passando per il giudaismo
dissidente della setta degli esseni. Il concetto di proprietà
privata, combattuto in questi modelli di società, costituisce il
punto focale della mia ricerca.
La mia fede ha oscillato per tutta la vita. Fin da quando posso ricordare, ho sentito la “scintilla”, ma la mia educazione e il mio percorso di vita mi hanno spesso condotta altrove.
Ho attraversato una fase di ateismo, prima di tornare alla religione nei miei studi di filosofia.
La scoperta di Tommaso
d'Aquino e di Léon Bloy, alla fine, mi convinsero. Ero sempre stata
una cristiana, anche senza saperlo. Ed è stata l'assolutizzazione
dell'amore, propria del Dio dei Vangeli, che mi ha conquistata per
sempre.
Il mio impegno politico mi ha coinvolta molto presto nella lotta anticapitalista.
Il mio interesse per i lavoratori e l'emancipazione dalle loro condizioni di sfruttamento, mi hanno portata a considerare la lotta di classe come l'unico processo storico e rivoluzionario valido.
Mi ha sempre conquistata il progetto comunista di una società spogliata dei suoi antagonismi, delle sue nevrosi di appropriazione materiale e in cui il proletariato trionferà, abolendosi da sé stesso.
La vedo più come un'idea guida, che deve condurre instancabilmente la lotta, piuttosto che come una finalità che dovrebbe avverarsi.
Nel tuo libro, in sostanza, oltre a ricercare le origini del cristianesimo e le ispirazioni cristiane nel socialismo, viene denunciato il concetto di “proprietà privata”. Per giungere, scrivi, a una possibile “comunità d'Amore, vittoriosa sulla corruzione dell'Avere”. Questo concetto lo trovo particolarmente interessante e vorrei che lo spiegassi meglio.
Nel dizionario della teologia cattolica, troviamo - alla parola proprietà - questa osservazione: “il diritto di proprietà è una realtà sociale e un'istituzione giuridica che il teologo non deve costruire, ma osservare”. In realtà è proprio il contrario: il riconoscimento di un diritto naturale e umano di proprietà privata nel cristianesimo è una costruzione che ha ampiamente trasgredito quanto originariamente venne formulato. Il diritto di proprietà, ovvero il diritto di disporre delle cose in maniera assoluta, è inizialmente riservato solo a Dio, l'uomo ne ha solo diritto di usufrutto ! Nessuno, tranne Dio, può affermare di essere il proprietario della Creazione. Inoltre, la pretesa dell'uomo di impadronirsi di questo status di detentore sovrano, contiene tutta la metafisica del peccato originale: è infatti in questo momento che l'uomo si separa da Dio, rompe la sua comunione di con l'essere Divino, per cadere nell'interesse privato ed egoistico.
Nella proprietà privata, è l'uomo che cerca di determinarsi come soggetto individuale capace di appropriazione, e questo è precisamente l'intero gesto della colpa adamica.
Luca Bagatin
Nessun commento:
Posta un commento