Sin da prima dell'inizio del conflitto russo-ucraino, la Cina ha saputo mantenere equilibrio e razionalità.
Lo stesso equilibrio e razionalità che ha mantenuto durante la gestione della pandemia.
Prima dello scoppio del conflitto, il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, si era espresso alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza nella ricerca di: “una soluzione pacifica che garantisca sicurezza e stabilità in Europa”, sottolineando come “nessuno è al di sopra del diritto internazionale”. E, in tal senso, aveva aggiunto: “si è tornati ad una mentalità da Guerra Fredda, ma è sbagliato riportare indietro le lancette della Storia. Per trasformare il mondo in un posto migliore, i Paesi devono lavorare insieme, in un clima fondato sulla cooperazione, non sulla competizione”.
E' del 15 febbraio scorso un'interessante intervista di Carlo Valentini, su “ItaliaOggi” (https://www.italiaoggi.it/news/basta-con-l-europa-subalterna-2592982), a Giancarlo Elia Valori, attento analista in ambito internazionale, nonché importante dirigente d'azienda italiano e autore di numerosi saggi che spaziano dalla geopolitica, alla spiritualità, alla globalizzazione.
In tale intervista, Giancarlo Elia Valori, peraltro professore onorario all'Università di Pechino, fa presente – fra le altre cose - come l'obiettivo della Cina non sia mai stato quello di superare gli USA, bensì di migliorare la propria economia e affrancarsi dall'imperialismo e dal colonialismo occidentale, del quale essa fu preda nell'Ottocento, ai tempi delle guerre dell'oppio.
Il governo cinese, recentemente, ha posto un piano di pace in dodici punti, che, riassumendo, prevede: il rispetto di sovranità, indipendenza e integrità di tutti i Paesi secondo le leggi internazionali riconosciute, compresi scopi e principi della Carta delle Nazioni Unite; l'abbandono della mentalità della Guerra Fredda: la sicurezza di un Paese non dovrebbe essere perseguita a spese di altri e tutte le parti dovrebbero ricercare pace e cooperazione; il cessare le ostilità e riapertura del dialogo fra Russia e Ucraina; la riaffermazione che dialogo e negoziati sono l'unica via d'uscita praticabile”; dare priorità alla protezione dei civili ed alla creazione di corridoi umanitari; il rispetto del diritto umanitario internazionale: nessun attacco ai civili e alle strutture civili e favorire lo scambio di prigionieri; il mantenimento della sicurezza delle centrali nucleari; il rifiuto dell'uso di armi nucleari in qualsiasi circostanza; la facilitazione delle esportazioni di cereali; lo stop alle sanzioni unilaterali e la creazione delle condizioni affinché i Paesi in via di sviluppo possano far crescere le loro economie e migliorare la vita dei loro popoli; il mantenimento della stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento; la promozione della ricostruzione postbellica.
Un piano di ragionevolezza, equilibrio, cooperazione e sviluppo volto a unire, anziché dividere, tutti gli attori coinvolti.
Anziché inviare armi, ancor peggio se all'uranio impoverito, come fa La Gran Bretagna, con tutti i rischi del caso in termini di sicurezza e salute, come sottolineato di recente anche dal giornalista Michele Santoro, visti anche i precedenti che hanno visto coinvolti i militari italiani nell'ex Jugoslavia, la Cina propone un piano di pace.
Piano che, purtuttavia, gli USA rifiutano e l'UE sembra, ancora una volta, andare dietro a Washington.
Non sappiamo se a prevalere sarà la logica della ragionevolezza, ma ad oggi sembra che la Cina di Xi Jinping, erede di quella di Zhou Enlai e Deng Xiaoping, rappresenti quel socialismo riformista che incarnò quel Pietro Nenni, già Ministro degli Esteri socialista, che per primo, in Italia e Europa, aprì – alla fine degli Anni '60 - alle relazioni con la Repubblica Popolare Cinese.
Luca Bagatin
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