Lo chiamano Italicum, in realtà è un
Italicus, ovvero una nuova strage politica ai danni dei cittadini.
Una nuova forma di autoritarismo incostituzionale che, per
stemperare, ad ogni modo, preferiamo definire Cacarellum. L'ennesimo,
a dirla tutta, dopo il Porcellum.
Matteo Renzi è un novello Berlusconi.
Come il Berlusconi del 1994 non ha alcun merito politico personale.
Vive di luce riflessa e, soprattutto, vive di una nuova crisi della
politica e della classe politica.
Silvio Berlusconi nasceva dalle ceneri
dei partiti democratici della Prima Repubblica. Matteo Renzi –
novello spot elettoralpubblicitario vivente con alle spalle Ciriaco
De Mita - nasce dalle ceneri di un sistema politico-partitico ormai
alla futta, senza alcuna credibilità nei confronti dei cittadini.
Silvio e Matteo, un ottantenne
condannato e ineleggibile e un quarantenne che farebbe bene a pensare
unicamente alla sua Firenze, senza alcun proprio merito, senza
brillare per lungimiranza, oggi si accordano per far fuori una buona
fetta dell'elettorato. Per spazzare i piccoli movimenti e per imporre
definitivamente il monopartitismo Renzusconiano Pd-Forza Italia. Il
renzusconismo, infondo, è questo qui. Una nuova forma di
autoritarismo che impone sbarramenti, che non riammette le preferenze
e che vìola, per l'ennesima volta, la Costituzione repubblicana.
Ma c'è di più. Renzi punta a
sostituire Enrico Letta alla guida di un governo già di per sé
monopartitico. E' il solito gioco delle parti, in sostanza. Cambiamo
il manovratore per non cambiare nulla. Infondo, del resto, l'alleanza
destrosinistrica rimarrà, come sempre da un Ventennio (neofascista),
al Potere.
Un Potere politico che sbaglia e non
paga, ma, come sempre, fa pagare al cittadino contribuente, che sia
lavoratore o, purtroppo sempre più spesso, disoccupato.
Pensiamo solo al fatto che la pubblica
amministrazione paga le aziende in grave ritardo e pensiamo al fatto
che per questo l'Italia è stata sanzionata dall'Unione Europea. Ma
non sarebbe stato più corretto che ad essere sanzionate fossero le
Istituzioni italiane, ovvero quei politici ed amministratori rei di
non aver pagato le aziende creditrici ? E' mai possibile che a pagare,
ancora una volta, siano i cittadini per colpa di politici ed
amministratori pubblici che non sanno fare il loro mestiere ?
E' tempo di elezioni europee. Di
un'Europa che non funziona, ovvero che esiste unicamente per
mantenere in piedi un'apparato burocratico e finanziario utile alle
élite politico-economiche. Siamo lontani anni luce, dunque, dai
sogni di Giuseppe Mazzini, di Garibaldi, di Altiero Spinelli e di
Ernesto Rossi. Loro volevano un'Europa di popoli affratellati.
L'Unione Europea, diversamente, vuole un'Europa di concorrenti, di
banchieri, di burocrati e di politicanti arraffoni ed arruffoni.
Ordunque ci chiediamo perché mai
scannarsi per le elezioni europee visto che sono l'ennesima truffa
legalizzata dalla politica.
Quando ideammo il pensatoio politico
“Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.altervista.org; www.amoreeliberta.blogspot.it) ci ispirammo al Partito d'Azione di Mazzini.
Ovvero un Partito inteso come pensatoio d'azione. Critico nei
confronti del parlamentarismo politico-burocratico e dei sistemi
elettorali.
Oggi, un progetto come
“Amore e Libertà”, è più che mai necessario. Per abbattare, con
amore, un sistema insostenibile. Una politica che è contro i
cittadini e che legalizza le truffe ai loro danni.
Per questo proponiamo, da tempo, in
luogo delle elezioni politiche, l'estrazione a sorte fra tutti i
cittadini aventi diritto al voto dai 18 ai 65 anni, come avveniva
nell'Antica Grecia, culla della Democrazia.
E vorremmo anche che, se un politico o
un amministratore sbaglia, pagasse di tasca sua e non scaricasse sui
cittadini le sue colpe, attraverso imposte, tasse e balzelli.
Proponiamo la Civiltà dell'Amore e dei
diritti civili e sociali, in luogo dell'inciviltà dell'economia,
della politica e del burocraticismo partitocratico.
Siamo forse utipici utopisti, ma lo
furono anche le nostre madri ed i nostri padri, ovvero Anita e
Giuseppe Garibaldi. Ricominciamo da lì.
Luca Bagatin
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