Ho sempre pensato
che la professione di insegnante sia, in assoluto, la professione più
nobile e degna che possa esistere.
La formazione,
molto più della mera e spesso mediata informazione, è lo strumento
di base attraverso il quale un bambino può non solo e non tanto
approcciare al mondo adulto, ma raggiungere la piena maturità
esistenziale, che gli permetterà di avere tutti gli strumenti –
formativi, appunto – per poter essere l'uomo o la donna del domani.
E' veramente
triste, invece, assistere da decenni – con il contributo dei
Governi e degli Stati, sempre più asserviti alle logiche dei mercati
– ad una vera e propria privatizzazione della scuola pubblica –
e, dunque, della formazione. Una privatizzazione finalizzata a
trasformare gli studenti in nuove generazioni di
consumatori/lavoratori passivi e schiavizzati da un sistema che li
sta privando, sempre più, di autentiche basi culturali, emotive,
affettive e, dunque, formative.
Uno Stato civile
e democratico, che ha a cuore il benessere delle persone, non può
permettersi di tagliare i bilanci delle scuole. E non può
permettersi di far entrare sponsor o privati nelle medesime, che è
ciò che, nei fatti, avviene da decenni, inseguendo il modello
statunitense che, peraltro, produce da sempre generazioni di somari.
Mi ha fatto molto
piacere, dunque, essere stato invitato ieri – presso l'Aula dei
gruppi parlamentari della Camera dei Deputati – alla proiezione
ufficiale del film-documentario “Educazione affettiva”, di
Federico Bondi e Clemente Bicocchi, prodotto dalla Ardaco, una casa
di produzione indipendente (www.educazioneaffettiva.com).
Molte le
insegnenti e gli studenti presenti ed anche qualche politico ha fatto
capolino.
Interessante e
leggero il documentario, realizzato dai bambini della quinta
elementare della Scuola-Città Pestalozzi di Firenze e dai loro
insegnanti, Matteo e Paolo.
Il
film-documentario racconta alcuni momenti della vita scolastica della
classe, l'ultima gita, le lezioni di educazione affettiva per
imparare a rapportarsi con l'altro ed infine i consigli che i maestri
danno agli allievi, nel difficile passaggio che accompagna i bambini
verso l'adolescenza.
E' un film, a
parer mio, che nella sua semplicità aiuta a riflettere sul ruolo
centrale dell'insegnante, sin dalle scuole elementari. Ruolo spesso
non compreso sia dai genitori dei ragazzi, che dalla classe politica
italiana che, forse, non ha nemmeno le basi formative per
comprenderlo.
Ruolo spesso
marginale o marginalizzato. Così come ritenuta marginale o
marginalizzata è l'educazione affettiva ed anche quella sessuale che
– salvo una proposta di legge dell'On. Ilona Staller negli Anni '80
ed oggi dell'On. Valentina Vezzali (che presto intervisteremo) – è
ritenuta tabù nelle scuole italiane.
Fa piacere che,
ogni tanto, anche la politica getti uno sguardo su tali tematiche.
Farebbe ancor più
piacere che si invertisse la rotta, ovvero che si iniziasse a fare
spallucce di fronte ai tanti vincoli di bilancio e, dunque, si
investisse di più nella scuola pubblica, nella formazione degli
insegnanti, nella stabilizzazione di tutti i precari (senza
costringerli a pagare fior fior di quattrini per abilitarsi !),
nell'istituzione di corsi di educazione affettiva e sessuale sin
dalle scuole elementari !
Sarebbe una bella
utopia, ma un'utopia lucida e concreta, sulla quale sarà opportuno
iniziare a ragionare e sulla quale sarebbe urgente attivarsi.
Luca Bagatin
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