L'Ecuador è un piccolo grande Paese.
Un piccolo grande Paese che, dal 2007 sta avanzando sotto il profilo
socioeconomico grazie all'avvento del primo Presidente autenticamente
democratico ed inclusivo che l'Ecuador abbia mai conosciuto, ovvero
dell'economista Rafael Correa con suo movimento Alianza PAIS (Patria
Altiva i Soberana) (www.alianzapais.com.ec),
il quale ha avviato una vera e propria Rivoluzione Civile, la
cosiddetta Revolucion Ciudadana.
Una Rivoluzione democratica e civile,
che ha portato il Paese a rinegoziare il debito, a ridurre
l'influenza straniera (in particolare dei rapaci USA), a ridurre la
provertà, l'analfabetismo ed a permettere l'inclusione nella vita
politica dei cittadini.
Di tutto questo e di molto altro si è
parlato nel “Primer Taller de Verano – Buen Vivir y Revolucion
Ciudadana” organizzato a Roma dal 23 al 25 luglio scorsi, presso il
Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi Roma Tre, in
collaborazione con l'Ambasciata dell'Ecuador in Italia ed il
Ministero ecuadoriano degli Affari Esteri e della Mobilità.
Un workoshop al quale io stesso ho
partecipato e che ha visto come relatori, fra gli altri,
l'Ambasciatore della Repubblica dell'Ecuador in Italia Dr. Juan
Fernando Holguin, la Dr.ssa Federica Zaccagnini, il prof. Salvatore
Monni e molti altri.
Si è parlato del Buen Vivir
equadoriano, ovvero il nuovo modello di sviluppo, ispirato al “buon
vivere” tipico dei popoli andini indigeni. Un modello che pone al
centro del progetto politico-economico l'essere umano, anziché
inseguire modelli edonisti che producono ricchezza effimera o
comunque detenuta nelle mani di pochi.
L'Ecuador, come gli altri Paesi
dell'America Latina, proviene da secoli di sfruttamento coloniale, da
successive dittature militari, da pseudo-democrazie autoritarie che
hanno distrutto l'economia del Paese e creato fortissimi squilibri e
disparità sociali.
Con l'avvento del cosiddetto Socialismo
del XXIesimo Secolo - un'alternativa sia al socialismo reale
novecentesco che al liberalismo - al quale si ispirò anche Rafael
Correa, anche l'Ecuador, come già avvenuto per il Venezuela di
Chavez, per l'Argentina di Kirchner e per la Bolivia di Morales (e
successivamente l'Uruguay di Mujica), iniziò a cambiare marcia.
Iniziò così ad attuare finalmente
politiche alternative alla corruzione dilagante, politiche di
rinnovata ricerca della sovranità nazionale, politiche di inclusione
sociale e di lotta alla povertà ed all'analfabetismo, oltre che
politiche di inclusione dei cittadini nel processo politico.
Un nuovo modello, dunque, che potrebbe
essere di assoluta ispirazione per un'Europa nella quale è
completamente fallito sia il modello liberal-democratico che
social-burocratico.
Un'Europa che per secoli ha sfruttato
il Terzo Mondo e che ne ha ancora per molti versi paura. Un'Europa
che conosce benissimo quella che io definisco la “società del
piacere” effimero, dell'edonismo egoista, della dittatura del
danaro, ma che non conosce un'alternativa possibile, quella che
nell'ambito del movimento “Amore e Libertà”
(www.amoreeliberta.altervista.org
– www.amoreeliberta.blogspot.it)
ho definito “Civiltà dell'Amore” e di cui parlo nel mio ultimo
saggio sociopolitico.
Una Civiltà dell'Amore che è
totalmente in linea con la Rivolucion Ciudadana di Correa e degli
altri leader dell'America Latina che hanno avviato questo processo.
Un processo che ricerca – forse per la prima volta nella Storia –
un modello di sviluppo nel quale la popolazione, le persone
economicamente più disagiate in particolare, sono poste al centro
della visione politica.
Purtuttavia l'Ecuador del Presidente
Correa, così come altre realtà affini e che abbiamo già sopra
citato, sono sempre a rischio di colpo di Stato da parte
dell'opposizione, appoggiata molto spesso da nazioni straniere che
hanno tutto l'interesse nel far prevalere interessi particolari e
tutt'altro che popolari.
La Revolucion Ciudadana, la Rivoluzione
Civica Equatoriana è ad ogni modo avviata e merita di essere
conosciuta e diffusa in tutto l'Occidente cosiddetto “democratico”.
Perché mai come in questo preciso
momento storico necessitiamo di una seria Rivoluzione Civica sul
modello del “Buen Vivir”.
Luca Bagatin
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