Nella società
matriarcale un genere, femminile, piuttosto che maschile, non si
sostituisce ad un altro, così come ci ricorda la filosofa tedesca
Heide Göttner-Abendroth.
Nella società
matriarcale donne e uomini percorrono un unico cammino, assieme,
fondato sulla cooperazione e sull'amore comunitario per i figli, che
rappresentano la reincarnazione dei loro antenati e che sono un bene
di tutti, ovvero della società nel suo complesso. E non devono
essere feriti o privati dell'amore di uno dei due genitori, come
avviene nella società moderna, patriarcale, capitalista, opulenta e
fondata sul possesso e sul piacere effimero. Che fa pagare un prezzo
altissimo alle persone in termini affettivi, sentimentali, economici.
Le società
matriarcali non sono solo un retaggio del Neolitico, ma esistono
tutt'oggi, nelle Americhe, in Africa e in Asia. E sono società che,
inevitabilmente devono difendersi dalla globalizzazione,
dall'avanzare del progresso occidentale che le spazzerebbe via, come
accaduto nel passato. Società o, meglio, civiltà ove non esiste la
gerarchia, il potere, la prevaricazione, bensì le decisioni sono
prese all'unanimità, dopo numerose discussioni. Affinché a
prevalere sia il bene di tutti, della natura, della Madre Terra che è
il simbolo della Donna per eccellenza.
Civiltà ove non
esiste il femminicidio, lo stupro, ove non esiste violenza. Civiltà
sane che stridono fortemente con le società malate di casa nostra.
Opulente sì, ma nevrotiche. Fondate sul possesso di beni materiali
anziché sui sentimenti. Fondate sulla competizione, anziché sulla
condivisione.
E quindi soggette
alla crisi economica, che è prima di tutto una crisi umana, come
peraltro vado ripetendo nell'ambito del pensatoio “Amore e Libertà
(www.amoreeliberta.altervista.org
– www.amoreeliberta.blogspot.it),
che ho fondato due anni fa e dal quale uscirà a breve un saggio
socio-politico e che intende proprio denunciare la società
capitalista e patriarcale.
Di questo si è
parlato il 3 luglio, a Roma, presso la Biblioteca Vaccheria Nardi nel
quartiere Colli Aniene, alla presenza delle autrici del saggio
“Matriarchè”, Monica Di Bernardo e Francesca Colombini. Un
saggio che è anche un documentario, con interviste e contributi, fra
gli altri, di Vandana Shiva, attivista ambientalista indiana.
E proprio Vandana
Shiva parla del rapporto fra capitalismo e patriarcato, fra potere
del danaro e dei maschi che lo utilizzano, per prevalere nella
società. In una società competitiva, di mercato, ove il progresso
distrugge l'ambiente e le relazioni umane. A differenza invece delle
civiltà matriarcali, la cui economia è fondata sul dono, ove
proprio lo scambio di beni permette alle persone di relazionarsi, di
conoscersi meglio, di comprendersi, di amarsi.
Ecco che,
pensando alla crisi greca, se l'Unione Europea scegliesse - come
andiamo dicendo da tempo
- una strada diversa ed abbracciasse l'economia del dono - anziché
azioni sanzionatorie e di sfruttamento - se fosse in sostanza
un'Europa di popoli affratellati e ormai affamati, alla ricerca di un
percorso comune alternativo rispetto a quello dei governanti e dei
capitalisti, forse allora una nuova civiltà, una Civiltà dell'Amore
potrebbe nascere e la crisi via via scomparire. Come nel sogno di
Mazzini, Garibaldi, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli.
Ma quanti errori
ancora dovrà commettere l'uomo opulento prima di comprendere che la
strada dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo è una strada di
autodistruzione ?
La
globalizzazione, peraltro, ha già dimostrato il suo volto aberrante,
modificando l'assetto della natura e annientando le diversità, che,
invece, sono un valore prezioso.
Gli stessi
invasati sostenitori della presunta “teoria gender”, sessuofobi
della prima ora, temono a tal punto la diversità dal chiudersi a
riccio e ripropongono vecchi modelli patriarcali e machisti che hanno
portato persino molte donne a “mascolinizzarsi”, a perdere la
loro sensibilità ancestrale, tipica di Madre Natura.
I veri pericoli
sono questi e sono sotto i nostri stessi occhi.
Lo studio e la
conoscenza approfondita delle società/civiltà matriarcali, assieme
alla ricerca di una possibile Civiltà dell'Amore fondata sulla
cooperazione e l'autogestione, forse, potrà salvarci dal baratro nel
quale ci stiamo infilando ed al quale stiamo condannando le
generazioni future. Che di certo non ci saranno grate.
Luca Bagatin
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