giovedì 12 ottobre 2017

La Prima Internazionale contro il totalitarismo liberale: per un ritorno al socialismo originario, né a destra né a sinistra. Per l'autogoverno e l'autogestione.


Per un ritorno al socialismo delle origini: né a destra, né a sinistra. Per l'autogoverno e l'autogestione. Articolo di Luca Bagatin del 10 marzo 2016

Il termine socialismo è spesso frainteso ed equivocato, specie da coloro i quali pretendono di collocarlo a “sinistra”, ma talvolta anche a “destra” dell'agone politico, allorquando, invece, i socialisti delle origini, primo fra tutti quel Pierre Leroux (1797 - 1871) – ex carbonaro, operaio tipografo e filosofo francese – che ideò il termine ed il concetto di Socialismo, mai si definirono di sinistra.
Va peraltro detto che il socialismo non è comunismo marxista, per quanto nella Prima Internazionale dei Lavoratori si trovarono a dialogare tanto socialisti, quanto marxisti, ma anche anarchici, mazziniani, repubblicani e garibaldini.
Pierre Leroux, ovvero l'ideatore del termine “socialismo”, lungi dal proporre una dottrina economica statalista o, peggio ancora, mercantilista, proponeva una società fondata sull'autogoverno e l'autogestione. Una visione non dissimile da quella degli anarchici Bakunin e Proudhon, oltre che per nulla lontana dalla visione di Giuseppe Mazzini dell'associazionismo repubblicano e operaio fondato sul concetto di “capitale e lavoro nelle stesse mani”.
Concetti tutt'altro che antichi, ma che si sono perduti in nome da una parte del trionfo del capitalismo mercantilista e liberale ad Ovest e dall'altra dal trionfo, ad Est, del capitalismo di Stato ovvero del comunismo stalinista e sovietico.
Una visione, quella socialista delle origini, che filosofi contemporanei quali Jean-Claude Michéa e Alain De Benoist, definiscono tutt'altro che di sinistra. E ciò in quanto il concetto di “sinistra” trae origine dalla Rivoluzione Francese, ovvero da una rivoluzione borghese e illuministico/modernista, fatta dai borghesi e per i borghesi ed ove il popolo, quello che definiremmo proletariato e/o sottoproletariato, fu tenuto ai margini.
E così, infatti, né Pierre Leroux, né Marx, Engels, Proudhon, Bakunin e Mazzini, mai si sono definiti di sinistra e certamente non di destra, ma sempre dalla parte dei lavoratori e degli oppressi.
Su queste basi, infatti, fu fondata la Prima Internazionale dei Lavoratori nel 1864, ovvero il primo tentativo ove ideali ed elaborazioni diverse, ma con un medesimo fine, tentavano di coesistere.
Senza farla troppo lunga e senza passare per la crisi della Prima Internazionale e tutto il Novecento, osserviamo, con Michéa e De Benoist, la forte crisi del socialismo europeo che, da difensore dei lavoratori e dei più deboli è progressivamente diventato il difensore dei borghesi, dei capitalisti e dei banchieri, oltre che delle élite sovranazionali come gli Stati Uniti d'America e le politiche nefaste della Federal Reserve.
Se escludiamo il caso di Bettino Craxi, messo in croce proprio per essersi opposto più volte alle politiche imperialiste e di ingerenza degli USA in Italia, oltre che per aver finanziato movimenti di liberazione nazionale quali l'OLP e per essersi opposto, in Italia, alle privatizzazioni selvagge, abbiamo visto come, dagli Anni '90 in poi, da Blair sino a Hollande, Renzi e Schulz, questi abbiano seguito pedissequamente gli ordini ed il volere degli Stati Uniti d'America, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e delle élite finanziarie a tutto scapito dei loro stessi popoli, oltre che del popolo libico, iracheno e siriano, barbaramente bombardati in nome di guerre di presunta esportazione della democrazia.
Non possono costoro, questi “liberal”, ovvero questi “fighetti di sinistra”, dirsi eredi del socialismo. Costoro sono infatti conseguenti alla loro estrazione sociale, ovvero alla borghesia progressista e modernista e dunque servi delle politiche keynesiane, stataliste e da sempre in favore della media borghesia e non dei meno abbienti. Costoro, ovvero i vari Blair (che, come abbiamo scritto altre volte, andrebbe incriminato per crimini contro l'umanità, assieme a Bush e Obama, per la sua barbarica politica estera), Hollande, Strauss-Kahn e compagnia, sono infatti dalla parte del trionfo del capitalismo assoluto.
Il socialismo autentico e delle origini, che per moltissimi versi fu seguito da statisti del calibro di Bettino Craxi, Juan Domingo Peron, Hugo Chavez, Gamal Abdel Nasser, Mu'Ammar Gheddafi, Bashar-Al-Assad e da tempo da pressoché tutti i leader dell'America Latina degli ultimi quindici anni da Evo Morales a José Mujica, è di fatto anticapitalismo e politica della derescita. Visione al contempo nazionalista, sovranista, libertaria e spiritual-sentimentale della società. Una visione di società o, meglio, di civiltà, che punti e guardi all'autogestione, al dono (come insegnò l'antropologo socialista Marcel Mauss) ed alla condivisione e che, nell'insegnamento di Serge Latouche, liberi la società occidentale dalla dimensione economicista, classista e capitalista.
Solo su queste basi può essere rifondato il socialismo. Una prospettiva che, nell'ambito del mio pensatoio (anti)politico e (contro)culturale “Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.altervista.orgwww.amoreelberta.blogspot.it), mi piace definire di “estremo centro”, perché al centro vi è l'essere umano e non ci si può non collocare, in maniera estrema, dalla parte dell'essere umano al quale vanno forniti gli strumenti materiali ed intellettuali per potersi autogestire ed autogovernare in maniera libera ed indipendente. Senza ingerenze straniere.

Luca Bagatin

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