La censura è un bavaglio
alla libertà di espressione. Di qualsiasi espressione, purché
rispettosa del prossimo. La censura impedisce ogni comunicazione e
ogni dibattito e quindi è, di per sé, sempre un atto autoritario e
antidemocratico.
Sembra che i cosiddetti
“social”, che in realtà di sociale hanno poco o nulla, ma hanno
molto di commerciale (essendo peraltro di proprietà di società
private statunitensi, tutt'altro che neutrali), amino da sempre
censurare tutto ciò che non si allinea al pensiero unico
politicamente corretto, specie se liberale e atlantista. Oltre che
tutto ciò che non è commercialmente vendibile o spendibile.
Se in Italia Facebook
censura le pagine di partitini di estrema destra, che comunque in
pochi votano, a cadere nelle maglie della censura, ieri, sono stati i
ben più seguiti account dei siti istituzionali e media cubani, che
sono stati oscurati da Twitter in concomitanza con il discorso del
Presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri di Cuba, Miguel
Diaz-Canel. Il Presidente stava infatti annunciando importanti
provvedimenti economici, al fine di affrontare l'aggravarsi
dell'ingiusto e iniquo embargo statunitense contro Cuba, che rende
difficile, in primis, la produzione di energia e la distribuzione dei
prodotti alla popolazione.
E così, ad essere
oscurati, oltre che l'account dei principali organi di informazione
dell'isola caraibica - Granma, Radio Rebelde, Cuba Debate e Mesa
Redonda - anche le pagine del Partito Comunista di Cuba; quello del
Ministero della Comunicazione; del Vicepresidente del sindacato dei
giornalisti cubani e quello del direttore della comunicazione del
Ministero degli Esteri.
Il sindacato dei
giornalisti di Cuba, UPEC, ha pubblicato su Cuba Debate un comunicato
stampa di denuncia dell'accaduto, nel quale si legge, fra le altre
cose: “Appena cominciata la diretta del programma Mesa Redonda,
che è cominciata alle 18.30 ora locale ed era attesa da milioni di
cubani, decine di giornalisti hanno denunciato su Facebook, WhatsApp
e altri social network di essersi visti sospendere i propri account
Twitter. Sembrerebbe un’operazione organizzata, con segnalazioni di
violazioni dei termini del servizio della piattaforma. Sorprende
l’intento politico, la selezione degli account colpiti e il
tempismo: proprio mentre parlava Diaz-Canel”.
Nel comunicato, peraltro,
si fa presente che lo scorso giugno, la Cuba Internet Task Force del
Dipartimento di Stato USA, ha pubblicato un elenco di consigli per
l'utilizzo di internet quale mezzo di sovversione e dissidenza a Cuba
e, da allora, l'isola sarebbe stata colpita da un numero sempre più
crescente di cyber attacchi, come denunciato peraltro dalla
giornalista di TeleSur Camila Sanchez.
Una censura davvero
pretestuosa, che non fa che gettare ulteriore discredito sulla sedicente democraticità e apertura al dibattito dei cosiddetti “social”.
Luca Bagatin
Nessun commento:
Posta un commento