Mi permetto di dissentire dal direttore
del quotidiano nazionale “L'Opinione delle Libertà”, Arturo Diaconale, con il
quale peraltro collaboro, relativamente all'articolo pubblicato il 13
novembre scorso, dal titolo “La legge elettorale, il peronismo
fiorentino”.
Ne dissento non tanto nel merito della
questione, nel senso che le critiche di Diaconale relativamente
all'autoritaria legge elettorale – denominata Italicum - che vuole
imporre Matteo Renzi peraltro sostenuto da Silvio Berlusconi, sono
legittime. Il solito sbarramento per i partiti cosiddetti più
piccoli, oltre che un premio di maggioranza spropositato, di certo
non è in linea con la Costituzione della Repubblica italiana.
Purtuttavia mi sento di dissentire con
forza relativamente all'azzardato paragone fatto da Diaconale fra un
grande leader internazionale quale fu Juan Domingo Peron, Presidente
dell'Argentina dal 1946 al 1955, democraticamente eletto dal suo
popolo ed indimenticato dallo stesso proprio per i suoi interventi in
favore delle classi più disagiate, al punto che fu defenestrato
dalle dittature militari che cercarono di offuscarne la memoria
almeno sino agli Anni '80.
Della figura umana e politica Juan
Domingo Peron ho scritto peraltro più e più volte negli ultimi
mesi, proprio sulle pagine dell'Opinione e così della moglie Evita
Duarte, la quale si occupò per tutta la sua
pur breve vita di diritti delle donne e degli anziani.
Assolutamente
fuori luogo, pertanto, anche il paragone del direttore Diaconale fra
Evita e Maria Elena Boschi, figura pur interessante, ma certo –
come ho scritto più volte in numerosi miei articoli – per nulla
emancipata dalla figura del “patriarca Renzi” ed ancora
lontanissima dall'ideale di eroina che incarnò Evita (ma anche Anita
Garibaldi e quella Moana Pozzi che, con il Partito dell'Amore,
offrirà all'elettorato un'alternativa antipartitocratica e
libertaria, fondata su principi e valori garibaldini). Evita Peron,
una pasionaria innamorata del popolo e di suo marito, ma capace di
avere una sua visione politica personale, al punto da influenzare le
scelte di Peron stesso - in sostanza - non può essere paragonata ad
una giovane ed inesperta ministra quale è Maria Elena Boschi, ancora
priva di una sua personale linea politica ed al traino di Renzi.
In conclusione,
mentre Matteo Renzi è un leader mai eletto al governo da nessuno,
che sta attuando politiche autoritarie ed antisociali contro
lavoratori, disoccupati ed imprenditori, oltre ad essere un
sostenitore della politica fondata sull'imperialismo e sulle banche
centrali; Juan Domingo Peron fu leader eletto democraticamente (al
punto che ancora oggi al Governo dell'Argentina vi sono leader che si
rifanno al peronismo), fu un autentico socialista nazionale, laico e
di ispirazione cristiana ma anticlericale (che con il fascismo nulla
aveva a che spartire se non per l'ammirazione che Peron aveva per le
riforme sociali attuate in un primo tempo da Mussolini), fu il primo
a denunciare - come scrissi il 5 settembre scorso proprio in un mio
articolo sull'Opinione dal titolo “Peron, giustizialismo e
socialismo nazionale” - il pericolo
dell'imperialismo yankee,
ovvero statunitense, e l'avanzare dell'imperialismo sovietico e
comunista. Inoltre, fu forse il primo a denunciare le manovre
speculative dei governi USA relative al dollaro, fra cui il fenomeno
dei signoraggio, e del Fondo Monetario Internazionale che, peraltro,
sono tutt'oggi all'origine della crisi economica che stiamo subendo e
fu il primo che, durante il suo mandato di governo, propose
l'unificazione dell'America Latina, ovvero la fondazione degli Stati
Uniti Latino-Americani.
In questo senso
Juan Domingo Peron ricorda piuttosto Bettino Craxi che Matteo Renzi,
peraltro figlio, quest'ultimo, del cattocomunismo dei Berlinguer e
dei De Mita.
Da una parte un
leader del socialismo libertario e nazionale, erede di Bolivar,
Garibaldi e Peron, insomma, mentre dall'altra un politico autoritario
servo dei Poteri Forti.
E, come scrissi
nel mio già citato articolo: Oggi,
nel 2014, forse, avremmo necessità di un nuovo Juan Domingo Peron.
L'avrebbe l'America Latina, ancora non unificata ed ancora
attraversata da una grave crisi socio-economica. E l'avrebbe
l'Europa, unita solo dall'economia e dal continuo sfruttamento
monetario e tartassatorio che noi cittadini subiamo ogni giorno,
peraltro soggetti alle scelte di politica internazionale dei soliti
USA e del solito Fondo Monetario Internazionale.
Luca Bagatin
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