Si fa un gran parlare, in questi
giorni, dell'invito da parte della “tv dei Vescovi” - ovvero di
TV2000 – a Vladimir Luxuria di partecipare ad una loro trasmissione
per discutere di tematiche cosiddette “etiche” riguardanti la
comunità omosessuale e transessuale.
Partecipazione, peraltro,
successivamente negata in quanto - come spiegato dal direttore del
tg di TV2000 - la trasmissione sarebbe andata in onda in
concomitanza con l'assemblea della CEI, che avrebbe dovuto discutere
ancora una volta sui temi legati alla famiglia.
Ora, per carità, ciascuno è libero di
esprimersi sulle tematiche che desidera, ed in questo senso anche i
Vescovi della CEI lo sono. Per quanto dovrebbe essere ben chiaro a
tutti che i giudizi dei Vescovi non dovrebbero essere vincolanti per
nessuno, visto che, sino a prova contraria, l'Italia dovrebbe essere
uno Stato laico. E ciò anche in presenza di una classe politica
conservatrice, autoritaria e clericale, oggi anche al governo del
Paese.
Al di là di questo la mia riflessione
verte piuttosto sull'idea di invitare – a rappresentanza della
cosiddetta comunità LGBT, ovvero del mondo omoessuale, bisessuale e
transessuale – Vladimir Luxuria, volto noto della tv, “maitre à
penser” catodico in sostanza, di cui si è tornati a parlare grazie
al suo recente incontro con Silvio Berlusconi e con la sua compagna
Francesca Pascale.
Un'idea, quella dell'invito di TV2000 a
Luxuria, che segue – ancora una volta – logiche meramente
mediatiche, anziché tendenti a rappresentare una realtà umana,
un'orientamento sessuale, che certo non può dirsi rappresentato dal
solo Luxuria.
Mi sono sempre chiesto perché, nelle
varie trasmissioni televisive, in sostanza, poco si invitino
cittadini qualsiasi, siano questi omosessuali, transessuali o
eterosessuali (infondo siamo tutti esseri umani !), bensì si tendi
ad invitare sempre ed unicamente i soliti “maitre à penser”
catodici, i soliti giornalisti catodici, i soliti politicanti
catodico-imbonitori. Quelli che, in sostanza, siamo abituati a vedere
a Ballarò, a Porta a Porta e così via.
Costoro non rappresentano la realtà
delle persone, dei cittadini (omosessuali, transessuali,
eterosessuali, operai, impiegati, imprenditori, infermieri,
insegnanti ecc...), bensì l'indecoroso spettacolo del linguaggio
mediatico che filtra una realtà a suo uso e consumo. Uno spettacolo
indecoroso già denunciato peraltro da Pier Paolo Pasolini, che lo
paragonò al “nuovo fascismo”. Sul “Corriere della Sera” del
9 dicembre 1973, Pasolini scriveva infatti, fra le altre cose: È
attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto
lo spirito del nuovo potere. Non c'è dubbio (lo si vede dai
risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai
nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le
scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con
dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio
ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire
l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi
mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la
televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata,
bruttata per sempre.
Il
mondo dei media, in sostanza, grancassa della società dei consumi e
del pensiero unico imposto dalla trimurti
"politica-religione-showbusiness", finisce - come ci ricordava già
Pasolini - per annientare ogni realtà umana, ogni sentimento umano,
ogni orientamento sessual-sentimentale. Oltre che presentarci una
realtà falsata, fuorviante, imposta.
Luca Bagatin
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