Sulla questione ho preferito non
scrivere nulla e nemmeno dichiarare "Io sono Charlie" o, appunto, "Je suis Charlie".
Io, Charlie Hebdo, sino all'altro
giorno, nemmeno lo conoscevo, così come immagino molti altri non ne
avessero mai sentito parlare, nel nostro Paese e/o altrove. Mi
sarebbe sembrato ipocrita associarmi ad un coro che ho trovato e
trovo assai mediatico.
Mi sono sentito vicino alla moglie del
direttore ucciso, Stéphane Charbonnier. Mi sono commosso quando lei
ha pianto, in televisione. Così come mi sento vicino al dolore di
tutte le famiglie che hanno perduto i loro cari a causa di un gesto
di profonda violenza e stupidità perpetrato da due balordi in nome
di un Dio che credevano, così, di onorare.
Il dolore è intimo e va pertanto
rispettato.
Così come va rispettata la satira, che
è spesso più seria della cronaca, del mero giornalismo mediatico
d'accatto. La satira, lo si è visto, come il dolore, fa riflettere e
va sempre a segno.
Ho visto le vignette di Charlie e
francamente non solo le condivido, ma mi piace il loro spirito
libertario e graffiante. E, una volta di più, penso che le tre
Religioni Monoteiste Istituzionalizzate siano da sempre foriere di
stupidità, ignoranza, violenza intima. Perché vilipedono lo stesso
Dio che dicono, ma solo a parole, di onorare.
Baglu
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