Non sappiamo se esultare o meno per la
vittoria di Alexis Tsipras alle elezioni politiche greche.
Tsipras non ci entusiasma granché e la
sua amicizia e vicinanza con molti politici del conservatore Partito
Democratico italiano certo non ce lo rendono troppo convincente.
Interessante, ad ogni modo e comunque,
il fatto che la stragrande maggioranza del popolo greco abbia
espresso il suo voto favorevole nei confronti di un leader anti-Fondo
Monetario Internazionale ed anti-Banca Centrale Europea, che,
peraltro, ha deciso di allearsi con il partito dei nazionalisti
greci, altrettanto se non ancor più anti-Troika.
Non è un caso, dunque, se un leader
anti-europeista ed anti-capital-globalista come Tsipras venga
elogiato tanto dalla pasionaria Marine Le Pen quanto dai movimenti
dell'ultra-sinistra, oltre ad essere stato votato dalla stragrande
maggioranza dei liberali e moderati greci.
Ed è interessante anche
un'astensionismo del 36%, che indica comunque una sfiducia importante
nei confronti della politica e, forse, anche nei confronti di un
sistema socio-economico che ha fatto il suo tempo. E che andrebbe
superato.
Sistema politico e socio-economico
purtuttavia non messo in discussione da Tsipras, così come non è
messo in discussione da nessun politicante europeo. Purtuttavia i
limiti della politica, ovvero di questa politica fondata sulla
divisione fra fazioni, sulla ricerca del potere, del consenso a tutti
i costi e dunque sul danaro e sulla società mediatica dei bisogni e
consumi indotti, è proprio questo.
E' il limite di coloro i quali
pretendono di rappresentare un popolo senza in realtà farlo. Poiché
il popolo è e rimane soggiogato dal sistema monetario
internazionale, da un debito pubblico impagabile e contratto dai
politici attraverso le banche e dai cittadini attraverso l'accensione
di mutui ed il tutto ad interessi altissimi e a tutto vantaggio del
sistema bancario. Un sistema che, da tempo immemorabile, è peraltro
non più legato alle riserve auree ed ai beni e servizi
effettivamente prodotti, bensì fondato su regole materialistiche,
consumistiche, egoistiche, illiberali, come denunciato da diverso
tempo dal nostro movimento-pensatoio “Amore e Libertà”
(www.amoreeliberta.altervista.org
– www.amoreelibertalblogspot.it).
Per questo, ben vengano le critiche e
le prospettive anti-europeiste ed anti-Troika di Tsipras o della
signora Le Pen, purtuttavia questa dovrebbe essere l'ora dei popoli
sovrani, affratellati fra loro, alla ricerca di prospettive simili a
quelle concretamente realizzate da José “Pepe” Mujica in
Uruguay, da Chavez in Venezuela, da Evo Morales in Bolivia, dal
peronismo dei Kirchner in Argentina. E' dunque l'ora dei popoli
consapevoli che non è e non sarà questo sistema politico,
economico, anti-sociale ed egoistico a poterli/poterci far uscire
dalla crisi e dallo sfruttamento sociale.
La prospettiva dovrebbe essere dunque
la ricerca di una Civiltà dell'Amore alternativa ad una società del
piacere effimero e dello sfruttamento dei molti a scapito dei pochi.
La vera crescita dovrebbe essere dunque
umana, spirituale, sociale. Lasciando la fredda economia e la fredda
politica ai frustrati ed ai repressi di sempre.
Luca Bagatin
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