Federica Zaccagnini, trentaseienne
romana, ha lavorato per il Governo dell'Ecuador ed è stata la
coordinatrice della Scuola di formazione continua sul Buen Vivir
ecuatoriano (Escuela de Formacion Continua Sobre el Buen Vivir
ecuatoriano) per conto del Ministero degli Esteri della Repubblica
dell'Ecuador.
Poiché dell'Ecuador si parla molto
poco nel nostro Paese, in particolare dell'Ecuador del XXI secolo,
che ha visto l'ascesa dell'attuale Presidente Rafael Correa, il quale
– con la sua Revolucion Ciudadana - ha ridotto drasticamente il
tasso di povertà e le diseguaglianze sociali, approvato una nuova
Costituzione inclusiva e molto altro, ho voluto intervistare Federica
al fine di approfondire i miglioramenti che hanno interessato questo
fiero Paese latinoamericano.
Luca Bagatin: Dunque Federica,
iniziamo dal tuo percorso professionale che ti ha condotto in
Ecuador.
Federica Zaccagnini: Sono
stata in Ecuador la prima volta nel 2005, dunque in un periodo
pre-Revolucion Ciudadana. Qui ho svolto il mio servizio civile
all’estero per la FOCSIV. Esattamente ero a Tulcan - una città
alla frontiera nord con la Colombia - e mi occupavo di microcredito
per le donne nell'area rurale e urbana marginalizzata.
Tornata in Italia, i miei studi si
sono focalizzati tutti su quel Paese. Ho così realizzato prima la
tesi di Laurea sulla dollarizzazione dell’economia in Ecuador e,
dopo aver passato un altro periodo come Professore Full Time in una
Università ecuadoriana, ho realizzato anche la ricerca per la tesi
del dottorato su una questione che caratterizza molto il Paese,
ovvero, sulla migrazione. Infatti si calcola che nel mondo ci siano
fra i 2,5 e i 3 milioni di ecuadoriani espatriati a causa delle
pessime condizioni di vita a cui li hanno condotti da una parte le
politiche neoliberiste, dall’altra la stessa dollarizzazione.
Pensa che per realizzare tale
cambiamento di moneta, che nel corto periodo – fra l’altro- ha
portato ad un peggioramento delle condizioni socio-economiche, le
banche sono state chiuse per “realizzare il cambio monetario” e
quello che è successo è che a causa della fortissima svalutazione,
la maggior parte dei piccoli e medi risparmiatori hanno perso tutto.
Il risultato è stato: caos, depressioni, emigrazioni, e finanche
morti e suicidi.
Avendo studiato le nefandezze delle
politiche neoliberiste portate avanti dalla commistione
élites-politici corrotti e Whashington Consensus, non potevo che
guardare con speranza ed ammirazione la proposta politica di Rafael
Correa, che ebbi l’onore di intervistare per il quotidiano “il
manifesto” all’inizio della sua avventura.
Quando iniziai a dare il mio
contributo a tale ammirevole processo, ebbi l’opportunità di
progettare assieme al Ministro degli Esteri Ricardo Patiño e ad
alcuni giovani volontari e funzionari del ministero, la Escuela de
Formacion Continua Sobre el Buen Vivir ecuadoriano. Ovvero uno
strumento di tipo accademico che da una parte informasse a livello
globale ed in profondità sulle straordinarie politiche che si
stavano mettendo in piedi e dall’altro creasse un centro di
dibattito fra governo, deputati, giovani, studenti e militanti
ecuadoriani e stranieri.
C’è da dire che non mi sarei mai
aspettata che un governo ed i suoi ministri potessero aprire le porte
della loro rivoluzione in modo così trasparente e generoso come lo
ha fatto il Governo ecuadoriano.
Questo la stampa non lo racconta, ma
lo hanno vissuto centinaia di giovani e ricercatori.
Luca Bagatin: Che cosa ha
portato l'elezione dell'economista di ispirazione socialista e
cristiana Rafael Correa alla carica di Presidente dell'Ecuador nel
2006 ?
Federica Zaccagnini: Iniziamo
con il dire che Correa, prima di essere un politico, è ed era un
docente universitario e un economista dello sviluppo. Questo gli
permise di creare un team di persone preparatissime, ma outsider e
contro la vecchia partitocrazia corrotta che potesse contrapporsi al
modello neoliberista ed esclusivista.
Io sono convinta che la Revolucion
Ciudadana è anche frutto di quell’ondata di cambiamento e
rivendicazione dei diritti delle persone re-iniziata nel continente
con la Rivoluzione Bolivariana di Hugo Chavez in Venezuela e con
l'elezione di Evo Morales in Bolivia, ma nella fattispecie la
Revolucion Ciudadana si ispira sia al Socialismo del Secolo XXI che
alla Rivoluzione Liberale di Eloy Alfaro, Presidente ecuatoriano di
inizio '900.
L'Ecuador è sempre stato un Paese
ricco di risorse energetiche e naturali che, prima del suo avvento,
erano detenute da pochi ricchi oligarchi o da imprese di stranieri o
multinazionali.
Il nuovo team auto organizzatosi
intorno a Correa, assieme ad alcune persone che componevano movimento
Jubileo Dos Mil, ovvero il movimento cristiano che chiedeva
l'abolizione del debito dei Paesi poveri,
presentarono quale candidato alla Presidenza della Repubblica Rafael
Correa, senza presentare liste elettorali, con la richiesta di
eleggere una Assemblea Costituente che promulgasse una nuova
Costituzione inclusivista e democratica. Nuova Costituzione che
superasse l’individualismo neoliberista e proponesse una società
solidale in cui l’essere umano non fosse considerato come un
soggetto al servizio della finanza e del mercato, ma che il mercato e
la finanza ritornassero ad occupare il loro posto di strumento nelle
mani delle persone, al fine di rendere migliore la vita di queste.
Così accadde: Correa fu eletto e la
nuova Costituzione approvata dai cittadini ecuadoriani con l'80% dei
consensi, che fra l'altro prevede il diritto all'istruzione pubblica
e gratuita per tutti, la cittadinanza universale, il riconoscimento
dei diritti delle coppie di fatto eterosessuali ed omosessuali ed l
riconoscimento dell’acqua come diritto umano inalienabile ed a
gestione pubblica.
Luca Bagatin: In che cosa si
sostanzia il modello ecuadoriano del Buen Vivir, proposto ed
introdotto da Correa ?
Federica Zaccagnini: Nella
costruzione di un'economia popolare e solidale, inclusivista e
rispettosa dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori. L'elemento che
più caratterizza il Buen Vivir è che tale modello di sviluppo
prende in considerazione la vita in comunità, superando
l’individualismo e considera come unità sociale le aggregazioni
delle persone unite da una vicinanza culturale, di interessi, fisica.
Forse in economia potremmo dire che si predilige il benessere
collettivo alle curve di preferenza individuali.
Grazie alla creazione di una
Commissione di Audit del debito estero, l’Ecuador si è rifiutato
di pagare quella parte di debito che la commissione ha considerato
immorale ed illegittimo ed ha rinegoziato il proprio debito. Si
tratta di un caso di successo assoluto, diretto da Ricardo Patino che
come Ministro dell’Economia all’epoca, il quale era a capo della
Commissione di Audit. Ciò ha fatto emergere tante irregolarità ed
abusi da parte dei prestatori ed ha portato il Paese a risparmiare
milioni di dollari. Un esempio al quale anche l'Italia dovrebbe
guardare, rinegoziando il proprio debito.
In Ecuador si sono inoltre
rinegoziati i contratti petroliferi con le imprese estrattrici di
petrolio, secondo il principio che il 100% del petrolio ecuadoriano è
dello Stato; che l’80% delle utilità derivanti dalla vendita vanno
allo Stato e che una parte consistente di tali utilità, pari al 12%,
vanno investite per migliorare le condizioni di vita nella zona di
estrazione.
I primi decreti del Presidente
Correa hanno inoltre abolito il lavoro interinale e si sono ridotti i
salari degli incarichi pubblici a partire da quello del Presidente.
Si è lavorato molto sul riconoscimento dei diritti dei lavoratori,
l’innalzamento dei salari minimi, l’obbligo di iscrizione dei
propri dipendenti all’equivalente della nostra INPS.
La Rivolucion Ciudadana di Correa ha
provveduto a costruire nuove scuole, ospedali, una nuova rete viaria,
nuove cittadelle con abitazioni popolari. Ha costruito cittadelle
amazzoniche nel rispetto della natura e delle culture ancestrali,
restituendo dignità a quella popolazione che viveva in miseria al
lato della fonte della ricchezza petrolifera.
Nell’aprile scorso sono entrate in
funzione le prime quattro turbine della prima struttura di produzione
idroelettrica del Sudamerica, con sede in Ecuador appunto, che sarà
in grado di produrre energia meno costosa rispetto all'attuale
importazione di gas e che dunque libererà risorse dello Stato
attualmente impegnate per i sussidi del gas domestico e porterà
entrate delle esportazioni dell’energia idroelettrica.
E’ stata appena terminata anche
una grande diga che fornisce acqua alle piantagioni anche durante i
periodi di secca.
Tutto ciò è stato possibile
attraverso l'introduzione di piani di sviluppo quadriennali per il
Buen Vivir, alla regolazione dell'attività delle multinazionali
straniere, alla diversificazione delle relazioni internazionali,
politiche, commerciali e di investimento, oltre che attraverso una
riforma fiscale.
Si sta dunque passando da
un'economia basata sull'esportazione di materie prima ad un'economia
diversificata, fondata sulla conoscenza e sulla formazione. Ma il
cammino intrapreso da questa rivoluzione è ancora lungo. C’è
ancora molto da fare, e, molto da migliorare e ciò l'ha affermato lo
stesso Presidente Correa, il quale terminerà il suo mandato il
prossimo anno ed ha già dichiarato che non si candiderà di nuovo.
Luca Bagatin: Il Presidente
Correa, nel 2010, è stato vittima di un Colpo di Stato, se non erro.
Puoi parlarcene ?
Federica Zaccagnini:
Quello che ha colpito Correa nel
2010 è apparentemente nato a seguito di misure da lui intraprese in
favore dei ceti più bassi della polizia. Il governo Correa ha
infatti abolito le gratifiche per i gradi più alti di tale corpo,
innalzando il salario medio dei poliziotti comuni ed equipaggiandoli
meglio. Ciò ha provocato una sollevazione della polizia, fomentata
da menzogne e da alcuni ex Presidenti. Correa tentò il dialogo con
coloro i quali stavano protestando a Quito, ma viene aggredito
fisicamente e ben presto si scoprì che l’ordine era di uccidere il
Presidente e che la protesta era stata organizzata capillarmente per
sfociare in Colpo di Stato. Infatti Correa venne ricondotto in
ospedale perché aveva appena subìto una operazione al ginocchio.
L’ospedale militare venne dunque accerchiato della polizia, la
quale, a sua volta, venne accerchiata da gran parte della popolazione
ecuadoriana a sostegno di Correa.
Correa sarà infine salvato dai
corpi speciali dell'esercito. Ci furono diversi morti e feriti fra
cui uno studente universitario che perse la vita difendendo
l’elezione democratica di quattro anni prima.
Ma i Colpi di Stato moderni, in
America Latina, sono spesso Colpi di Stato soft, che fanno spesso
leva sulla stabilità economica e finanziaria o sulla denuncia di
corruzione, creando scontento ed attraverso l'organizzazione di
manifestazioni popolari che dimostrano un ipotetico malcontento della
popolazione. Questo è il nuovo Plan Condor, che va dal Brasile al
Venezuela, passando per tutti i Paesi rivoluzionari e progressisti,
che siano marcatamente sovrani. L’Ecuador per
esempio nel 2009 ha fatto chiudere la base militare USA nella città
di Manta.
Vi sono ad ogni modo altri tentativi
di destabilizzazione del Paese, in particolare provenienti
dall'Agenzia Centrale di Intelligence degli USA, come ad esempio i
tentativi di spionaggio ai danni del governo dell'Ecuador fatti
pubblici anni fa da Wikileaks, oppure la recente denuncia da parte di
Telesur delle connessioni tra oppositori del governo e giornalisti
con la stessa CIA.
Non da ultimo il caso
Chevron-Texaco, per il quale un’ azienda petrolifera è condannata
da una sentenza giudiziaria a pagare milioni di dollari ai cittadini
colpiti dai danni ambientali nell’Amazzonia ecuadoriana ed invece
un arbitrato con sede negli USA accetta - secondo il governo
ecuadoriano in modo illegittimo - una istanza presentata dalla
multinazionale, con la finalità di far pagare il suo danno
ambientale allo Stato ecuadoriano. Qual è qui l’obiettivo? Da una
parte ovviamente non creare un precedente, altrimenti le imprese
estrattrici di petrolio dovrebbero pagare tali somme per tutti i
luoghi che hanno contaminato nel mondo e dall’altra colpire un
governo progressista e sovrano sottraendogli risorse per mantenere il
proprio livello di investimento nel sociale.
Luca Bagatin
La ringrazio per il suo intervento, che giunge ad ogni modo ad affermazioni del tutto fuorvianti (anche sulla mia persona, che non credo lei conosca).
RispondiEliminaLe dirò che personalmente non sono di sinistra e non lo ero nemmeno quando da ragazzo militai in partiti cosiddetti di sinistra. Ho una formazione liberale che, nel corso degli anni, ho abbandonato in quanto ho compreso che la libertà di cui parlano i liberali è valida unicamente per i ricchi e per chi ha la pancia piena.
Non sono nemmeno un radical-chic, anzi, i radical-chic li ho sempre mal sopportati per tutta la vita. Sono orgoglioso di non avere etichette (le etichette limitano e delimitano) e di appartenere alla classe povera e, in questo senso, sono un sostenitore del Socialismo del XXI Secolo del quale ho scritto numerosi articoli.
Dunque quel "finta ammirazione" e "radical chic", per favore, se non ha letto altri miei articoli e studi, lo attribuisca a qualcun altro.
Rispetto le sue idee, ma ritengo sia assurdo altresì ritenere "dittature" Paesi che hanno approvato Costituzioni inclusive e finalmente democratiche dopo decenni di dittature militari e oligarchiche. E' assurdo anche perché i Presidenti che lei cita sono stati eletti, democraticamente, a maggioranza. Paesi che, ogni giorno, rischiano colpi di stato oligarchici e militari e proprio per questo sono costretti a difendersi. Anche da certa parzialissima (quella sì) informazione.
Un tempo, gentile Alessandro, sono stato amerikano anche io. Ma mi accorsi, crescendo (si può essere amerikani e liberali a 20 anni, poi per fortuna passa), che da qualle parti, forse, avrebbero necessità di qualche lezione di democrazia. I colpi di stato in Cile ed Argentina, le violenze in Uruguay compiute in complicità con le dittature, le invasioni in ex Jugoslavia, Iraq, Libia, oggi Siria...mi fanno volentieri rimanere lontano, molto, molto lontano, da quello che l'intellettuale Alain De Benoist ha definito, giustamente, "problema americano".