"Fatelo sapere".
Queste le ultime parole del videomessaggio di Marina Elide
Punturieri, conosciuta da tutti come Marina Ripa di Meana, deceduta
il 5 gennaio 2018 nella sua casa romana.
Fate sapere che la
sedazione profonda è una alternativa alla "dolce morte",
all'eutanasia, ed è consentita in Italia ai malati terminali.
E' un messaggio che mi ha
commosso molto il suo. Un messaggio eminentemente politico, come
politica è stata tutta la sua vita anticonformista e libertaria.
Amava lo scandalo e la
provocazione, Marina Ripa di Meana, ma sempre all'insegna
dell'intelligenza, dell'arguzia, della sana goliardia.
Usò la sua popolarità
per dare voce all'ambientalismo militante, accanto al marito Carlo,
il quale, va ricordato, votò nel 1998 - da deputato dei Verdi -
contro l'adozione dell'euro quale moneta unica, denunciandone i
pericoli e denunciò, anni dopo, fra i pochissimi, l'intervento
militare dell'Italia in Libia.
Marina Ripa di Meana era
una radical chic consapevole di esserlo, ma le etichette non le
interessavano, preferendo andare avanti per la sua strada, senza
ipocrisie e falsi pudori.
Fu icona di una stagione
certamente migliore della nostra, quella dei Moravia (suo testimone
di nozze, assieme a Goffredo Parise) e dei Pasolini, oltre che di
Bettino Craxi, di cui fu molto amica.
Scrittrice,
intellettuale, opinionista, addirittura regista e militante politica
pur non appartenendo formalmente a nessun partito, ma da sempre
vicina a socialisti, verdi e radicali (e ciò mi ricorda la mia
originaria formazione politica, peraltro nel partito che guidò negli
Anni '90 suo marito e dal quale, come il sottoscritto, uscì). Marina
Ripa di Meana ha fatto del suo corpo e del suo essere - mai tenuto
nascosto, mai mascherato - un manifesto sino alla fine.
Un manifesto colorato
come i suoi abiti ed i suoi bizzarri cappellini. Un manifesto che ha
lottato per sedici lunghi anni contro una delle malattie peggiori che
possano colpire essere umano. Un manifesto che ha voluto mostrarsi
anche nella sofferenza, per dare speranza ai tanti che oggi soffrono
di quella malattia.
La ricorderemo come la
donna rara che è sempre stata. Una di quelle che oggi, forse, non
esistono più.
Luca Bagatin
Nessun commento:
Posta un commento