I risultati sono stati
annunciati prima che i seggi chiudessero – in un Paese che conta 11
fusi orari - e già questo dato è tutto dire. Oltre a ciò, sono
emerse numerose irregolarità.
Ad ogni modo, il
referendum costituzionale più lungo della storia – le cui
votazioni sono durate dal 25 giugno scorso sino al 1 luglio – hanno
incoronato – con il 78% dei SI (affluenza al 65%) - Vladimir Putin
“Re” a vita. Ovvero sarà rieleggibile sino al 2036.
In realtà, il governo
liberal capitalista russo, ha ben pensato di inserire questo aspetto
in un pacchetto referendario comprendente ben 206 emendamenti di
modifica alla Cosituzione entrata in vigore nel 1993.
Fra gli emendamenti
costituzionali sicuramente anche aspetti sacrosanti, come la priorità
dell'infanzia nell'ambito della politica statale, l'indicizzazione
delle pensioni e il salario minimo...ma anche, ebbene sì, la
possibilità di avere Putin monarca assoluto per parecchi anni !
Numerose, ad ogni modo,
le segnalazioni di violazioni elettorali al movimento per la difesa
dei diritti degli elettori “Golos”, fra cui il “voto coatto”,
con pressioni da parte dei datori di lavoro sui lavoratori, affinché
andassero a votare o votassero direttamente in azienda.
Oltre a ciò, il governo,
aveva organizzato una sorta di “enalotto” affinché venissero
distribuiti agli elettori certificati per poter vincere premi o
ottenere sconti nei supermercati.
Come se non bastasse, un
esperimento del giornalista del canale TV Dozhd Pavel Lobkov, ha
dimostrato che era possibile addirittura votare due volte online e al
seggio elettorale.
Di fronte a tutto ciò,
dunque, a poco sono serviti i picchetti e le manifestazioni con
cartelli e striscioni (con la scritta “Abbasso il Re !”) degli
attivisti del partito nazionalbolscevico di Eduard Limonov, “Altra
Russia”, peraltro arrestati senza motivazione (e subito dopo
rilasciati), nei giorni scorsi, solo perché invitavano
all'astensione e denunciavano l'illegittimità degli emendamenti.
E a poco sono serviti
anche gli appelli del maggior partito di opposizione alla Duma, il
Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) di Gennady Zjuganov,
il quale ha condotto la campagna per il NO.
Putin, nei giorni scorsi,
aveva attaccato Zjuganov, affermando che i comunisti erano contrari
alle modifiche costituzionali in quanto “i comunisti hanno
sempre sostenuto la dittatura del proletariato”.
Da parte sua, Zjuganov,
si è sempre opposto all'oligarchia in Russia, prima con Eltsin e
oggi con Putin. Egli – in un comunicato apparso ieri nel sito del
Partito - ha affermato che i comunisti avevano presentato 15
emendamenti alla Duma, che miravano a ripristinare lo stato sociale
smantellato da Putin, a garantire una miglior assistenza sanitaria e
un'istruzione gratuita per tutti.
Nessun emendamento
comunista è stato purtuttavia accettato dal partito liberal
capitalista di governo “Russia Unita”.
Nulla cambia, dunque, in
Russia. Il regime liberal capitalista è ancora saldo al potere e,
purtroppo, si è ulteriormente rafforzato.
Luca Bagatin
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