Mi è capitato spesso,
negli ultimi anni, di leggere, in varie discussioni o articoli
online, analisi piuttosto bislacche o, meglio, bigotte, sulla
sessualità. Su come, mi spiego meglio, questa sarebbe influenzata da
“una certa politica”. O da una “certa tendenza politica”. Oppure
da una certa idea di società che si vorrebbe “imporre” (immagino
una società che taluni definiscono “femminilizzata”).
Ragionamenti di questo
tipo mi hanno sempre lasciato perplesso. In quanto ideologici e privi
del giusto inquadramento e delle giuste argomentazioni.
Un po' come la critica, a
tutti i costi, a scelte di sessualità diverse da quelle della
“massa” (come se tutti dovessero per forza avere le stesse
preferenze !).
In questo senso, le
critiche all'orientamento sessuale, ma anche le critiche a certe
pratiche o fantasie erotiche del tutto lecite - fra persone
maggiorenni e consenzienti - mi hanno sempre lasciato interdetto. Se
non, le ho sempre considerate una forma di “rompicoglionaggine”
bigotta (mi si passi il termine, ma ritengo renda bene l'idea). Di
giudizio morale su scelte altrui. Giudizio spesso scambiato, da chi
lo ha espresso, per forme di “critica alla modernità” o di
“critica al sistema economico dominante”.
Ora, le fantasie erotiche
sono del tutto innate, tanto quanto gli orientamenti sessuali delle
persone (aspetti slegati tanto dalla “modernità” quanto dal
“sistema economico dominante”, visto che sono aspetti antichi
quanto il mondo). E, tutto ciò, pertanto, non dovrebbe mai essere
oggetto né di giudizio, né di critica da parte della società.
Società che,
ricordiamolo, non ha il “libretto delle istruzioni” in tasca ed è
composta da persone che non hanno alcuna “verità infusa” (quella
forse ce l'hanno le religioni dogmatiche, ma sono aspetti che non ci
interessano).
La vita, il mondo, è una
continua scoperta. Perlopiù interiore. E va presa come tale.
Possiamo al massimo provare ad analizzare noi stessi, mai gli altri.
In questo senso non ho
mai pensato (e anzi ho contrastato) che esistessero fantomatiche e
mai dimostrate “teorie gender”, sbandierate da taluni. Non credo
nemmeno nella “femminilizzazione” del maschio. Credo al massimo
in una ridicola quanto inutile lotta fra i sessi, che dura da troppo
tempo e che non porta a nulla, se non alla fine di ogni rapporto
sentimentale, a tradimenti e a ipocrisie (di cui troppo spesso le
vittime sono gli incolpevoli figli !).
Esiste, diversamente,
nella società occidentale e liberal-capitalista – come peraltro
rilevato dal filosofo orwelliano Jean-Claude Michéa – qualche cosa
di davvero svilente e pericoloso, ma mai sottolineato davvero. Ovvero
l'inaridimento e la mercificazione dei rapporti umani, sociali,
sentimentali.
Nella società
dell'individualismo esasperato e della disgregazione del senso di
comunità (mai autenticamente presente nella nostra società opulenta
e alla ricerca spasmodica della modernità), l'individuo, lungi
dall'essere veramente libero, si trasforma in un atomo che si trova
nelle condizioni di non poter ricercare legami stabili con i suoi
consimili. Ciò, al punto che ogni impegno nei confronti degli altri
diventa una sorta di ostacolo al perseguimento dei proprie interessi,
del proprio successo personale e materiale.
Questo quanto accade,
fondamentalmente, nelle società borghesi (per borghesi intendo né
socialiste, alla ricerca dell'emancipazione della propria classe
sociale; né aristocratiche, ovvero nelle quali è presente il senso
del dovere e dell'onore cavalleresco), moderne, liberali, fondate
sullo sdoganamento dell'egoismo e sulla ricerca di progresso,
ricchezza, agi, ovvero niente affatto sul senso di comunità e di
amore (quel senso di comunità e di amore che dovrebbero essere il
fondamento di civiltà socialiste e aristocratiche rettamente intese,
ai limiti della lucida utopia).
Allorquando l'essere
umano sdogana l'egoismo (che è una patologia di cui non siamo mai
abbastanza consapevoli) avviene tale fenomeno. Che non fa che gettare
le fondamenta di una società commerciale, usuraia, nella quale tutto
si vende e tutto si compra: dall'amicizia (online, sui “social”,
ad esempio) sino all'amore (online e non solo, ma ormai sempre più
spesso online).
Una società nella quale
tutti sono sempre più centrati su sé stessi (donne e uomini devono
mantenersi sempre bellissimi e eternamente giovani) e sempre più
menefreghisti nei confronti del proprio prossimo che, piuttosto,
preferiscono giudicare (per come si veste, se ha la panza, se ha o
non ha le tette rifatte ecc...), ma raramente sono interessati a
conoscere, considerare, amare per ciò che è.
Ho letto in giro un'altra
cosa che mi ha fatto riflettere e che si lega al ragionamento di cui
sopra.
Ovvero che molti ragazzi,
oggi, si sentirebbero insicuri e spaventati. Verissimo. Molti ragazzi
e anche ragazze, aggiungerei. Questo proprio perché il modello
commerciale si fonda sul dover essere a tutti i costi perfetti. Ma
perfetti secondo il modello che una società malata come quella
borghese, egoista, liberal occidentale vuole imporre: magri, alti, à
la page...
Una società e un
modello, in sostanza, conformista e tutt'altro che trasgressivo. Gli
hippie dei tempi di Abbie Hoffman (un signore che per la sua
ribellione al sistema liberal capitalista è stato perseguitato dal
governo USA per tutta la vita), per dire, si vestivano come volevano
e portavano i capelli come volevano. E soprattutto pensavano come
volevano. Oggi, tutto ciò, non sarebbe possibile. Pena l'essere
isolati socialmente (se non anche fisicamente).
Però essere isolati
socialmente o fisicamente, pur di trasgredire queste regole assurde e
bigotte, vale la pena, dico io. Per non essere pecore. Per poter
usare le propria testa e soprattutto per non crearsi un ulteriore
problema in una vita che già di problemi è e sarà per tutti piena zeppa (specie con il passare degli anni).
Occorre coraggio. Occorre
forza per contrastare il conformismo (sociale, economico,
spirituale). Quella forza tipica delle civiltà che lottano e che non
amano le comodità e gli agi. Che disprezzano il benessere materiale,
ma anelano a quello interiore.
Civiltà fondate su
valori eterni. Al di là dei giudizi e dei pregiudizi degli esseri
umani, che rimangono solamente una delle tante specie – non
necessariamente la più evluta - che compongono la Natura e il
Pianeta.
Luca Bagatin
Nessun commento:
Posta un commento