Oggi, l'amico Paolo Di Mizio - scrittore e giornalista - per vent'anni nella redazione del TG5 e di numerose altre importanti testate nazionali, ha pubblicato questo interessante post su Facebook, a proposito delle fake news diffuse dai media occidentali, relative al Venezuela.
Il post è molto interessante, perché si rifà allo studio di Alan MacLeod, ricercatore universitario britannico che, in merito a tale argomento, ha redatto un interessante quanto poco conosciuto rapporto/saggio.
Alcuni significativi stralci del rapporto sono stati tradotti da Paolo, che li riporta nel suo post e che pubblico, di seguito, integralmente.
L. B.
Paolo Di Mizio: IL VENEZUELA E LA DISINFORMAZIONE OCCIDENTALE
CHE CI HA INSTUPIDITI
(questo post è dedicato a molti di noi, cioè a quelli che sono acciecati dalla falsa propaganda americana e occidentale orchestrata dalla Cia).
CHE CI HA INSTUPIDITI
(questo post è dedicato a molti di noi, cioè a quelli che sono acciecati dalla falsa propaganda americana e occidentale orchestrata dalla Cia).
L'autore dello scritto che pubblico qui sotto è Alan
MacLeod, un ricercatore universitario britannico e collaboratore di
un'associazione di sorveglianza sui falsi mediatici chiamata “Fairness
and Accuracy in Reporting”. MacLeod ha vissuto per alcuni anni in
Venezuela per studiare il regime chavista. Nell'aprile scorso ha
pubblicato il libro “Cattive nuove dal Venezuela. Vent’anni di false
notizie e disinformazione”. Ecco alcuni brani di una sua lunga relazione sul Venezuela per l'ente di sorveglianza sulle fake news.
Una delle conclusioni cui giunge il ricercatore britannico è che le notizie dal Venezuela sono state profondamente e coscientemente inquinate dai massmedia americani ed occidentali per favorire gli interessi politici e petroliferi degli Stati Uniti.
Quella che segue è solo una parte del rapporto, che ho tradotto dall'inglese.
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DAL RAPPORTO DI A. MACLEOD
L’ultimo straordinario capitolo nel bizzarro romanzo della politica venezuelana si svolge sotto i nostri occhi. Pur avendo vinto le elezioni presidenziali del 2018, Nicolàs Maduro ha visto autoproclamarsi Presidente il Segretario dell’Assemblea popolare Juan Guaidò, un uomo di cui l’80% dei venezuelani non aveva mai sentito parlare fino a quel giorno.
Una delle conclusioni cui giunge il ricercatore britannico è che le notizie dal Venezuela sono state profondamente e coscientemente inquinate dai massmedia americani ed occidentali per favorire gli interessi politici e petroliferi degli Stati Uniti.
Quella che segue è solo una parte del rapporto, che ho tradotto dall'inglese.
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DAL RAPPORTO DI A. MACLEOD
L’ultimo straordinario capitolo nel bizzarro romanzo della politica venezuelana si svolge sotto i nostri occhi. Pur avendo vinto le elezioni presidenziali del 2018, Nicolàs Maduro ha visto autoproclamarsi Presidente il Segretario dell’Assemblea popolare Juan Guaidò, un uomo di cui l’80% dei venezuelani non aveva mai sentito parlare fino a quel giorno.
Guaidò è stato immediatamente sostenuto dai governi
degli Stati Uniti e del Regno Unito. Il vicepresidente americano Mike
Pence ha dichiarato: “Nicolàs Maduro è un dittatore senza alcuna
legittimità. Non ha conquistato la presidenza con libere elezioni ed è
andato al potere imprigionando chiunque gli si opponesse”.
Ho già
scritto in dettaglio su come i mass-media si siano impegnati a fare da
eco all’idea secondo cui Maduro sarebbe totalmente illegittimo e a
definire la posizione degli USA sulla politica venezuelana come quella
di un arbitro neutrale.
Ma perché i mass-media, che detestano
Trump a casa loro, si allineano così prontamente alla sua politica
quando si tratta del Venezuela? E perché ci sono così poche voci
critiche di quello che è essenzialmente un tentativo di colpo di Stato
sostenuto dagli Stati Uniti?
(…)
Due elezioni, un caso di scuola.
A sostegno di questo metodo per testare i modelli di propaganda [ndr, si riferisce al libro di Noam Chomsky ed Edward Herman “La fabbrica del consenso”, sulla disinformazione nei mass-media], ho studiato la copertura mediatica in Occidente delle elezioni del 2018 in Colombia, un alleato degli Stati Uniti, e in Venezuela, nemico giurato degli USA. In Colombia ha trionfato il conservatore Ivan Duque; in Venezula ha vinto il socialista Maduro.
(…)
Due elezioni, un caso di scuola.
A sostegno di questo metodo per testare i modelli di propaganda [ndr, si riferisce al libro di Noam Chomsky ed Edward Herman “La fabbrica del consenso”, sulla disinformazione nei mass-media], ho studiato la copertura mediatica in Occidente delle elezioni del 2018 in Colombia, un alleato degli Stati Uniti, e in Venezuela, nemico giurato degli USA. In Colombia ha trionfato il conservatore Ivan Duque; in Venezula ha vinto il socialista Maduro.
Le elezioni in Colombia si sono svolte in
un clima di terrore. Il candidato della sinistra Gustavo Petro è
sopravvissuto per un pelo a un tentativo di assassinio, mentre i
paramilitari di destra minacciavano i suoi sostenitori. Il partito
conservatore del presidente uscente Alvaro Uribe ha massacrato più di
10.000 civili, mentre alcuni osservatori elettorali statunitensi, come
Daniel Kovalik, professore di Giurisprudenza all'Università di
Pittsburgh, scambiati per elettori colombiani davanti alle urne, si sono
visti offrire denaro per votare per Duque. Ci sono state più di 250
denunce ufficiali di frode elettorale.
I maggiori mass-media
occidentali, nel frattempo, hanno massicciamente approvato le elezioni
di questo Stato alleato degli USA, presentandole come una speranza per
il paese e minimizzando tutti gli aspetti negativi, in particolare le
violenze. La Cnn ha riferito che “nonostante ci siano stati isolati
episodi di violenza, essi sono stati minimi”. La Associated Press è
andata più lontano, affermando che il solo pericolo reale per la
Colombia era che Petro avrebbe condotto il Paese “pericolosamente a
sinistra”, mentre la Npr descriveva Alvaro Uribe come “immensamente
popolare”, senza neppure menzionare i massacri commessi dal suo governo.
Al contrario, quasi all’unanimità i mass-media hanno presentato
le elezioni che si tenevano contemporaneamente in Venezuela come “una
parodia”, “l’incoronazione di un dittatore”, “pesantemente truccate”,
“l’arroccamento di una dittatura”, “una farsa che cementa l’autocrazia”.
Il Miami Herald le ha definite “fraudolente”, “truccate”, “teatrali”,
“truffaldine”, il tutto in una sola colonna.
Le elezioni
venezuelane hanno comportato forse alcuni aspetti discutibili. Ma l’idea
che si trattasse di un “simulacro di elezioni” è stata subito
contraddetta dagli osservatori internazionali che monitoravano le
elezioni, molti dei quali hanno pubblicato rapporti dettagliati che ne
attestano la corretta organizzazione e il corretto svolgimento.
Hanno seguito le elezioni anche diversi osservatori internazionali di
primo piano, tra i quali l’ex Primo ministro spagnolo José Zapatero e
l’ex Presidente dell’Ecuador Rafael Correa. Zapatero ha dichiarato che
“non c’è alcun dubbio sul processo elettorale”, e Correa ha detto che le
elezioni erano state “organizzate in modo impeccabile” e si erano
“svolte nella completa normalità”. Ma farete fatica a trovare sui
mass-media occidentali una qualunque menzione delle loro opinioni.
L’amministrazione americana getta la maschera
(…) Uno dei pochi aspetti positivi dell’amministrazione Trump è che non cerca neppure di nascondere le sue vere intenzioni. E infatti John Bolton, consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, ha apertamente descritto il Venezuela come un’opportunità di business. “Farebbe una grande differenza per gli Stati Uniti sul piano economico, se le compagnie petrolifere americane potessero investire nelle riserve petrolifere e nella produzione del Venezuela” ha detto Bolton. [ndr, il Venezuela possiede riserve petrolifere superiori a quelle dell’Arabia Saudita].
(…) Uno dei pochi aspetti positivi dell’amministrazione Trump è che non cerca neppure di nascondere le sue vere intenzioni. E infatti John Bolton, consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, ha apertamente descritto il Venezuela come un’opportunità di business. “Farebbe una grande differenza per gli Stati Uniti sul piano economico, se le compagnie petrolifere americane potessero investire nelle riserve petrolifere e nella produzione del Venezuela” ha detto Bolton. [ndr, il Venezuela possiede riserve petrolifere superiori a quelle dell’Arabia Saudita].
Con una similitudine evidente con la preparazione della
guerra all’Iraq, Bolton ha anche etichettato il Venezuela come membro
di “una troika della tirannia” e ha di recente suggerito di imprigionare
Maduro a Guatanamo Bay.
Il governo britannico ha bloccato il
trasferimento dell’oro venezuelano custodito dalla Banca d’Inghilterra,
dopo aver dichiarato Guaidò legittimo presidente. Parallelamente, gli
Stati Uniti hanno intensificato, nonostante gli appelli contrari
dell’ONU, le sanzioni contro il Paese già assediato. Il Consiglio dei
diritti umani dell’ONU ha formalmente condannato le sanzioni, facendo
notare che esse hanno aggravato la crisi umanitaria. Un ex inviato
speciale per il Venezuela ha dichiarato che si trattava di un possibile
“crimine contro l’umanità”.
Da parte sua la stampa fa da
grancassa alla “promozione della democrazia” e alla protezione dei
diritti dell’uomo. Il Washington Post, per esempio, ha applaudito alle
azioni della Casa Bianca, esortandola a indurire le sanzioni e
affermando che Guaidò aveva “donato una speranza al popolo del
Venezuela”.
I grandi mass-media sembrano ignorare le opinioni dei
venezuelani. L’86% di loro è contrario a un intervento militare e l’81%
è in disaccordo con le sanzioni, secondo un recente sondaggio.
L’approccio uniformemente adottato dai grandi mezzi di comunicazione per
delegittimare il regime di Maduro ha forse una motivazione nascosta:
minare e discreditare le idee di ispirazione socialista (dette
“populiste”) che riemergono nei loro Paesi.
Quando si tratta di
questioni come la politica estera, la maschera dell’imparzialità e della
verità dei mass-media cade e rivela il loro vero ruolo: servire i
potenti.
Alan MacLeod
Nella prima foto, tratta dal post di Paolo Di Mizio, si vede la folla venezuelana a un comizio di Maduro di qualche settimana fa: è
la stessa gente che prima dell'avvento del governo socialista soffriva
la fame mentre le società petrolifere americane incameravano tutti i
proventi del petrolio venezuelano. Il governo socialista ha tolto le
concessioni alle società americane e ha nazionalizzato il petrolio, di
cui possiede le maggiori riserve al mondo, superiori a quelle
dell'Arabia Saudita.
La seconda foto è la copertina del saggio di Alan MacLeod, acquistabile, in lingua originale, anche online.
tratto da: https://www.facebook.com/paolo.dimizio.1/posts/1209154832574623
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